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e-mail: giulialapaglia@hotmail.com

Biografia: Nasce a Palermo il 23 maggio del 1989. Studia in Inghilterra, capita per caso in Cina e si innamora. Dell'energia del luogo, non di un cinese miliardario, malgrado incoraggiamenti materni. Torna a Shanghai nel 2010 e capisce che il futuro della comunicazione è online. Specialmente in Cina, dove censura informatica e sviluppo economico creano un ecosistema digitale di una complessità affascinante. Diventa esperta di web marketing e inizia a lavorare con l'Italia, sperando un giorno di riuscire a tornare a casa.

Giulia La Paglia
  • La marcia in più dei palermitani (raccontata da Shanghai)

    Ritorno in questo momento da un’incontro con il direttore generale di una grande azienda con sede a Palermo a cui ho posto un quesito che mi frulla in testa da un po’: «Ma l’essere palermitani è un valore aggiunto all’estero?».

    La risposta è sempre la stessa: «Certo che sì. Noi palermitani abbiamo una marcia in più rispetto a tutti gli altri».

    «Perché?». È la domanda che sono certa che nessuno di voi che lettori si sarà fatto. Avrete invece annuito mentalmente e magari sorriso con aria compiaciuta. Tanto scaltri quanto orgogliosi, tanto intelligenti quanto vanesi. Ci sentiamo i migliori al mondo, e obiettivamente lo siamo in tantissime cose, accucchiando successi individuali di proporzioni cosmiche. Ma purtroppo, per una ragione che ancora non riesco a comprendere, questo ci rallenta come collettività, invece di farci crescere.

    La ragione dei nostri insuccessi “di gruppo” è evidente. Siamo troppo concentrati su noi stessi e troppo brillanti per accorgerci delle opportunità di collaborare con il vicino di casa. Non solo. Se accanto a noi si presenta uno altrettanto brillante, abbandoniamo immediatamente quello che stiamo facendo per concentrare tutte le nostre energie nella distruzione totale del nostro apparente nemico. Continua »

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  • La “mala taliata” in Cina

    È da ormai tre anni che sono assolutamente convinta che ci siano dei comportamenti intrinsecamente identici fra i cinesi e i siciliani. La gente seduta fuori dalla porta a guardarsi il passio, la rilassatezza con cui si affrontano i cambiamenti nel mondo, il valore dato alla famiglia come primo riferimento e prima responsabilità, l’enorme rispetto per gli anziani, i mercati con la gente che abbannia e le signore col carrellino.
    Ieri, girando in bicicletta per le strade della Concessione Francese, mi è venuta in mente un’altra cosa. La cosiddetta “mala taliata”. Eh sì, perché anche i cinesi guardano e fissano e comunicano tutto con “mezza parola”. È quasi paradossale che io, siciliana, capisca meglio (o almeno più in fretta) i cinesi dei miei colleghi e amici inglesi e francesi. Soprattutto se consideriamo che Regno Unito e Francia sono in Cina dal 1800 nonostante guerre dell’oppio, rivolta dei boxers e via dicendo, e che oggi le comunità cinesi siano molto meglio integrate in città come Parigi o Londra piuttosto che a Palermo.
    Eppure, la “taliata” loro proprio non la capiscono. Continua »

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  • La Cina è proprio strana

    La Cina è proprio strana. Però ci sono alcune cose che mi fanno sentire proprio a casa. Tipo l’altro giorno quando ho preso l’aereo. Era solo un aereo locale, da Hong Kong a Ningbo, due ore di volo. tipo Palermo-Roma, un volo che prenderesti spesso per lavoro. Insomma ero seduta sull’aereo, ultima fila, accanto a una signora sulla cinquantina. La cosa che mi ha fatto ridere un sacco è stato l’atterraggio. non appena il pilota ha aperto il carrello e abbiamo toccato terra ho iniziato a sentire il classico rumore di cinture slacciate, tutti si sono cominciati ad alzare e ad aprire le cappelliere per prendere le borse…come se qualcuno gliele stesse per fregare. Al solito, le hostess hanno provato senza successo a fare sedere le persone almeno fino a quando l’aereo non si fosse fermato. Non c’è stata speranza.
    I cinesi mi hanno ricordato mio papà che ogni volta sui voli Ryanair da Palermo a Londra è uno di quelli che nel momento esatto in l’aereo rallenta un poco si alza e si mette la giacca, pronto per scendere anche se il segnale della cintura ci metterà ancora dieci minuti a spegnersi. Continua »

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