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martedì 19 mar

Archivio del 20 Febbraio 2006

  • Forza Zoro

    Ci sono voluti tre mesi e un piccolo, sconosciuto, paesino del Salento. Dopo il “no” sdegnato del sindaco di Milano e l’indifferenza della Sicilia. Alla fine a Cursi, in provincia di Lecce, qualcuno ha pensato che il gesto di Marc Zoro contro i tifosi razzisti dell’Inter che lo insultavano, meritasse un riconoscimento. E così da oggi Marc, difensore centrale del Messina e della Costa d’Avorio, è cittadino onorario di questo centro pugliese. «Sono felice ed emozionato, per un gesto che mi ha colpito profondamente e che voglio che sia trasmesso ai più piccoli, come questi bambini che ho di fronte, perché loro un domani, capiscano che nel c’è solo una razza e un colore, quello dell’umanità», ha detto Zoro commosso nell’aula del Consiglio comunale. «È un gesto che non potrei più rifare — ha poi proseguito il difensore ivoriano — perché non fu programmato ma estemporaneo. Da allora credo che qualcosa un po’ sia cambiato negli stadi nei confronti di noi giocatori di colore. Ricordo ancora gli applausi allo stadio di Treviso, considerato uno dei più a rischio razzismo. Forse si è incominciato a capire che il calcio è un fenomeno che unisce e non deve dividere».

    In una terra nella quale i movimenti autonomisti si alleano con la Lega di Calderoli, l’intelligenza del mio amico Marc merita attenzione e rispetto. Non dico che qualcuno potrebbe spingersi a candidarlo alle elezioni, ma visto chi ci andrà a rappresentare, una persona come lui non sfigurerebbe affatto. Anzi, ne sovrasterebbe tanti. E non solo per l’altezza.

    Ghiaccioli...online!
  • La stasi del movimento

    Si può fotografare il movimento? Renderlo statico? Lo fa Giancarlo Marcocchi con 19 scatti dedicati alla danza in mostra fino al 28 febbraio al Lulù bar di via San Basilio, 37 (aperto ore serali).

    La stasi del moto è una contraddizione in termini eppure è l’oggetto della serie esposta, costruita seguendo la criticità di due opposti che si attraggono, si liquefanno e si alternano in iconiche vittorie.
    Immagini trasparenti, fantasmi fuggevoli di un moto perpetuo perché congelato da uno scatto in composizioni che cercano di rappresentare un attimo, la tensione fra due stati, fondendoli, facendoli diventare un tutt’uno con l’oggetto indagato (il corpo) eppure anche altro da sé, un ibrido in fuga verso l’astrattismo, la nitidezza di linee che s’incrociano e niente altro. Continua »

    Palermo
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