Paradossi europei
C’è un dibattito che va per la maggiore tra i tifosi del Palermo. E anche tra quelli che si ritrovano puntualmente dal signor Franco, il barbiere che annovera il maggior numero di clienti non paganti della storia dell’acconciatura mondiale. Il senso è pressappoco questo. Gli eccessivi impegni dei rosanero in Coppa Uefa finiscono per debilitare la squadra e compromettono l’andamento di Corini e soci nel campionato. Che, ovviamente, conta molto di più di una manifestazione di terz’ordine come quella europea alla quale, tanto per capirci, partecipano alcune tra le migliori formazioni del continente. Già il fatto che in un secolo di storia il Palermo non l’abbia mai giocata dovrebbe convincere i tifosi dell’importanza storica di esserci, ma ai palermitani di questa Uefa non gliene frega granché. Pazienza, ce ne faremo una ragione.
Ma il paradosso, tutto siciliano, è un altro. Dicono i tifosi che, continuando di questo passo, per colpa della Coppa il prossimo anno non riusciremo a qualificarci per l’Europa. E questo, sinceramente, è intollerabile. Dunque, ricapitolando, la Uefa ci impedirà di andare in Uefa.
Ma se la Uefa non ci interessa, perché è così importante tornarci? Meglio evitare, giocare il campionato e liberarci i giovedì sera, no? Il ragionamento non farebbe una grinza. Ma il “Signor Franco Fan Club” non gradisce e manda cortesemente a quel paese qualsiasi forma di logica. «Certo che bisogna qualificarsi, altrimenti la stagione è un fallimento».
Ho capito che il tifoso del Palermo vorrebbe entrare in Europa ma senza darle troppa confidenza. Magari iscriversi e uscire al primo turno. Però poi si incazzerebbe Zamparini e questo non sta bene. Maledetta Uefa, e ora come se ne esce?
Credo che stavolta hai toccato un nervo pulsante della nostra palermitudine.
il punto è che a palermo siamo troppo “palermitani”. Bisogna fare le cose per poter dire di averle fatte ed esserci riusciti, ma mai portarle a compimento come si deve. Pilastro irrinunciabile della nostra storia è la precarietà, quindi…
ai poster l’ardua sentenza