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martedì 19 mar
  • “Mio marito, eroe dimenticato”

    La foto di Nicolino Billitteri ha un mezzo sorriso che il rimpianto fa brillare ad ogni anniversario, nella lapide di una piazza frequentata da cani al guinzaglio e persone frettolose. Nel luccicare di quella bocca semichiusa, gli occhi di chi guarda annotano fremiti diversi. È sicuramente un mezzo sorriso da vigile del fuoco esperto, abituato alle fiamme del rischio. Delimita la saggezza di un coraggio che non diventa mai incosciente spavalderia. Per i suoi cari rappresenta un lampo di tenerezza intermittente, un’oasi nel deserto dei giorni attraversati dal dolore.
    Il pompiere Nicolino Billitteri correva nel ventre di un palazzo di piazza Cascino consumato dalle fiamme – nel rogo del negozio «Licata» – il 27 agosto del ’99. Il fuoco lo intrappolò. Un solaio gli cadde addosso.
    Ora, Letizia Ferrara, la vedova – una donna forte e dignitosa – accusa: «Mio marito è stato dimenticato. È come se non fosse morto nessuno». C’è stata una messa nella ricorrenza della tragedia. La chiesa – dicono – era praticamente vuota.
    Letizia l’avevo intervistata qualche tempo fa, quando le fiamme di piazza Cascino erano ancora recenti. Una casa bella e tranquilla. Figli da crescere, ma senza un padre. Un ciondolo del ricordo appeso al collo. Foto di Nicolino dapperutto: nel mobile dell’ingresso, accanto alle porcellane, nella quiete domestica della cucina, nei corridoi. Come per trattenere una vicinanza che si era ormai crudelmente dissolta.
    Adesso, Letizia torna a parlare: «Le istituzioni, tutti, hanno dimenticato mio marito. Soltanto Pino Apprendi ha offerto a me e alla mia famiglia la sua affettuosa vicinanza. Questo silenzio mi ha fatto male. Nicolino non è morto di malattia. Sono dispiaciuta e indignata».
    No, il pompiere Billitteri non è morto di malattia. Eppure la memoria non l’ha salvato, neanche con l’ipocrisia generale che santifica personaggi in vita ritenuti “rompicoglioni” e approdati – generalmente dopo il trapasso violento – alla retorica delle condoglianze di Stato. Nicolino, vigile del fuoco, padre e marito, non ha avuto nemmeno questo. Il suo mezzo sorriso è rimasto da solo a bruciare nella lapide. In quella piazza di cani al guinzaglio e gente che ha fretta.

    Quello che resta nel taccuino
  • 17 commenti a ““Mio marito, eroe dimenticato””

    1. E’ vero a Palermo i morti specialmente quelli innocenti si dimenticano presto.

    2. Grazie per l’attenzione Giuseppe. Purtroppo questa storia di ordinaria ingiustizia – si vede benissimo anche qui – non smuove di un millimetro le cosiddette coscienze.

    3. Grazie Roberto,è stata l’occasione per rileggere quel post che mi ha commossa di nuovo come la prima volta che l’ho letto.

    4. Grazie ancora a te (anche per il tuo bellissimo blog)

    5. A quanto pare anche in blog come questo ci si tuffano in pochi in un pezzo come questo. Eppure è il giornalismo che più mi piace: parlare di chi non si parla.
      Meglio il silenzio per Billitteri o meglio l’ipocrisia nei riguardi dei “rompicoglioni”?
      Questa terra deve molto a molta gente, ma dà microfoni e penne alle persone sbagliate. Con qualche Puglisi in più forse si darebbe meno ascolto alle “importantissime” fesserie che appassionano l’opinione pubblica domestica e più solidarietà ai dimenticati

    6. 02-09-07 ore 0,13.
      – Toc, toc, c’è nessuuuno?
      – “Il tuo commento è in attesa di essere approvato”.
      – In Cina hanno introdotto il poliziotto virtuale in veste di censore internet ed è molto più veloce di questo approvatore.

    7. Comparz questo blog ha una policy dei commenti che i commentatori sono tenuti a leggere e a rispettare pena la rimozione del commento. Il tuo commento era ok e infatti ora viene correttamente mostrato.
      A differenza della Cina, però, se qui un commento non va bene non ti facciamo “sparire”. 😉

    8. Bè, Comparz ti ringrazio per l’apertura di credito. E il tuo commento comunque mi dice che ho raggiunto il mio scopo, anche in minima parte. Eì che l’opinione pubblica (la chiamano così) è drogata dal Corona di turno – lo dico senza polemica – e non sa ascoltare sussurri evidentemente più flebili, ma – a mio parere – assai più importanti. Io comunque non mollo, le storie che voglio raccontare le scriverei pure sui muri 😉

    9. Caro Roberto in Sicilia è difficile fare carriera se non si è appoggiati a qualcuno(politici in genere)anche nel giornalismo come lo spettacolo è davvero difficile ed allora cosa fare?EMIGRARE(cu nesci arrinesci).

    10. So di attirarmi gli strali di tutti ma… in che modo si dovrebbe ricordare il vigile del fuoco? E perché?
      L’uomo è morto facendo il suo dovere, probabilmente facendo quello che gli piaceva fare. Immagino che ai tempi la città abbia pianto, che la famiglia sia stata risarcita (spero) e che tutto quello che ci si aspettava (nei limiti degli onori ad un caduto sul lavoro) sia stato fatto.
      E’ bello e giusto che egli continui a vivere nella memoria della famiglia (e/o degli amici), ma perché aspettarsi qualcosa ancora dalla città?
      Le città come la nostra hanno la memoria corta, e l’amministrazione di oggi non è quella di allora.
      Non metto in dubbio la buona fede di Apprendi nel porgere le sue rinnovate condoglianze, ma, se fossi stato uno dei familiari, avrei visto con fastidio e sospetto una parata di assessori e consiglieri.

    11. Perchè ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

    12. Ah, sapevo che sarebbe finita su questo livello.

      Le mie scuse alla vedova, perché non sapevo che suo marito fosse stato ucciso dalla mafia.
      Pensavo che fosse un bravo vigile del fuoco morto mentre spegneva un incendio.

      E se la successiva obiezione è che tutti e tre erano servitori dello stato e che la loro morte ha pari dignità e pari significato, allora mi arrendo subito.

      Perché allora poi bisognerebbe ricordare ogni carabiniere/poliziotto/finanziere/ morto in servizio, e per estensione, chiunque sia morto mentre faceva un lavoro a rischio, dal sommozzatore al guardiacoste agli operatori enel.

      Sarebbe bello e se lo meriterebbero. Ma non è così che funzionano le cose. Noi ricordiamo quelli che consideriamo eroi e/o quelli il cui sacrificio riteniamo fonte di ispirazione o insegnamento.

      Tant’è che ricordiamo molto bene Falcone e Borsellino ma molto, molto meno bene persone come ad esempio Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, gli agenti di scorta morti con Borsellino…(mentre facevano il loro mestiere a rischio)

      Ricordiamo Emanuela Loi, della stessa scorta, ma solo perché è la prima donna della polizia di stato ad essere morta in servizio.

    13. Quindi, secondo te, devono essere ricordati solo coloro che sono morti per mano mafiosa. Complimenti per il tuo livello. Sublime. Davvero complimenti.

    14. No, Roberto. Non “Devono”. Ho detto che sarebbe bello che anche gli altri venissero ricordati ma che purtroppo le cose non vanno così. E alla fine gli eroi ce li scegliamo, o forse i media li scelgono per noi. Non so.
      Questa estate è morto almeno un pilota di canadair, mentre spegneva l’incendio che qualche piromane aveva appiccato ai nostri boschi. Credimi, io lo considero un eroe. Andrebbe ricordato da qui a dieci anni? No, non penso. Gli eroi fanno il loro mestiere in silenzio, conoscendo i rischi che corrono.
      Poi ci sono i Falcone, i Borsellino, i Livatino. Gente che non faceva un mestiere a rischio ma che la mafia ha fatto diventare tale. Sono eroi di cui siamo responsabili e dei quali è bene che continuiamo a ricordarci. Perché fare il giudice o il pubblico ministero SOLO qui da noi è considerato un mestiere a rischio.

    15. Il mondo e’ pieno di mestieri a rischio
      piu’ o meno consapevole,e,quando avviene l’incidente,qualcuno parla di eroismo.
      Chi scende in miniera a cavare carbone,
      e ci resta,e’ un eroe ?
      I trecento e passa vigili di New York
      caduti l’11 settembre,erano degli eroi?
      Tutti trecento?
      Secondo me sapevano di rischiare,ma
      il rischio era insito
      nella loro missione e non avrebbero mai immaginato che sopravvenisse il crollo.
      Erano uomini coraggiosi,questo si’.
      ED E’BENE RICORDARLI
      Io credo che uno diventa eroe quando
      affronta consapevolmente una situazione
      “al limite delle possibilita’umane”,abbia successo o no.
      I magistrati in genere non corrono rischi
      (ingegneri e medici si’).
      Nelle aree operative “calde”,le cose cambiano.
      MI PARE PERO’ SEMPLICISTICO AFFERMARE
      “Poi ci sono i Falcone, i Borsellino, i Livatino. Gente che non faceva un mestiere a rischio ma che la mafia ha fatto diventare tale”,DAL MOMENTO CHE
      NON SI E’ FATTA ,ANCORA OGGI,LUCE SUI MANDANTI.

    16. Caro Giuseppe, per me chi muore nello svolgimento di un mestiere rischioso che svolgeva per la collettività è uno a cui va gratitudine. Indipendentemente dalla qualifica.

    17. Salve, avevo letto tanto tempo fà questo post ma forse non ero pronto a rispondere, forse non capivo bene e forse avrei risposto troppo istintivamente…Io sono il figlio di quel pompiere, oggi faccio lo stesso lavoro di mio padre e ne vado fiero. Non me ne frega proprio nulla se negli anni per qualcuno è stato o non è stato un eroe, lo faceva perchè sapeva quel che faceva!!!ma non sempre le cose vanno bene e fin quando non si prova sulla propria pelle non lo si può capire…l’articolo non è stato fatto per farci pubblicità, ne per avere una statua in quella piazza al posto della lapide…è stato scritto e pubblicato perchè per ottenere quel che tocca di diritto molte volte si deve ricorrere a questo.
      Magari nessuno leggerà questa mia risposta, ma non importa perchè ad oggi abbiamo finalmente ottenuto quel che volevamo
      Saluti

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