Emigrare o rimanere
Ormai da più di tre anni ho una valigia pronta sotto al letto, proprio come le partorienti. Ma non perché sono un’atipica gestante di 36 mesi, ma semplicemente perché vivo nella continua incertezza: emigrare o rimanere?
Vorrei andarmene ma per qualche inspiegabile motivo neanche a me chiaro non mi decido mai a partire definitivamente.
Qualcuno di voi ha mai visto un film intitolato Le riserve? Se la risposta è no, ve lo consiglio.
È una divertente commedia incentrata sul football americano, ma soprattutto è un film che sottolinea l’importanza per ognuno di noi di avere una seconda possibilità nella vita.
Una seconda possibilità per raddrizzare le cose, per rimettersi in carreggiata, per cambiare in meglio il corso degli eventi.
In una scena della pellicola viene chiesto al protagonista (Keanu Reeves) di parlare della sua più grande paura in campo, come nella vita. Lui risponde: le sabbie mobili. Più cerchi di uscirne, di salvarti e più loro ti fanno scendere, sprofondare, finché non riesci più a vedere, a sentire, a respirare, a pensare, perché ti hanno risucchiato e travolto completamente.
Lo so, lo so, detta così è un pò inquietante, ma vi giuro che il film ha scene davvero esilaranti.
Il punto è che, vivere a Palermo oggi più che mai rappresenta una lotta costante contro gigantesche sabbie mobili. Sono sicura che è capitata anche a voi, almeno una volta nella vita, questa sensazione. Svegliarsi la mattina e chiedersi se è finalmente arrivato il giorno della svolta, se riuscirò ad aggrapparmi a qualcosa di stabile, o se più probabilmente continuerò a sprofondare.
Perché mi trovo in questa situazione? Come ci sono arrivata? Non saprei. So che in questi ultimi anni ogni cosa è andata al suo posto, ma in quello sbagliato, a mio modo di vedere.
Tante cose hanno contribuito a farmi risucchiare sempre più dalle sabbie mobili palermitane: i soldi che ti spettano di diritto da anni e anni e che non rivedrai mai più perché sono stati già spesi da qualcun altro in modo illecito, i raccomandati che passano avanti in qualsiasi concorso, il posteggiatore abusivo che ti minaccia perché hai osato posteggiare senza dargli quanto dice lui e cosa dice lui, la serie infinita di porte sbattute in faccia in ambito lavorativo, nonostante ti dicano tutti PRO-FORMA che hai un ottimo curriculum.
E poi ci si lamenta che i giovani se ne vanno all’estero. Ma chi li può biasimare?
Io fuori ci sono stata, sono tornata e probabilmente ho sbagliato. Ma la mia città ha questa suadente caratteristica, se la lasci, senti inevitabilmente la sua mancanza, ma se rimani, lei ti tratta talmente male che poi devi fare una pausa e allontanarti per un pò per riprendere aria.
Per lo meno questo è l’effetto che ha su di me.
C’è qualcosa che non va nella nostre vite e credo che il motivo principale stia proprio nel fatto che sono diventate ormai a tutti gli effetti una lotta per la sopravvivenza. Sempre più spesso si ha quella brutta sensazione di non riuscirle a gestire più totalmente, ma ci si limita a schivarne i colpi, quando ci si riesce, evitando, insomma, di sprofondare sempre più giù.
È una lotta impari: Sono Io contro le sabbie mobili.
Dunque partire o rimanere? Questo è il dilemma.
Devo fare le valigie ed emigrare senza voltarmi più indietro o continuare a dare una chance alla mia città e al mio paese che se ne stanno fregando altamente di chi sono, cosa voglio, cosa posso dare e di cosa ho bisogno, e che anzi se potessero mi calpesterebbero per bene?
Il film ovviamente si conclude con il protagonista che riesce a riappropriarsi della sua vita.
Sconfigge le sue paure, ritrova il successo che la vita gli aveva fino a quel momento negato e guarda caso trova pure l’amore. Riemerge dunque dalle sabbie mobili.
Ma la vita reale è un’altra cosa…per lo meno a Palermo.
Nel dubbio, prendi la valigia e vai.
emigrare senza dubbio, imparare e poi tornare. e a quel punto cambiare le cose.
La penso come te Giorgia, e anche io ho fatto la mia epserienza fuori,per pentirmi di essere tornato. A differenza di quello che dice Giulia la paglia “imparare e poi tornare. e a quel punto cambiano le cose” (non cambia proprio un cavolo, se non hai una forte raccomandazione sempre disoccupato resti, o al max vai a lavorare nei call center) la realtà ti schiaccia, se vuoi lavorare te ne devi andare, qua c’è posto solo per i malacarne, ci sono quelli che riescono ad entrare al comune o in municipalizzate, e quelli che vivono di illegalità ma che per effetto di una legge non scritta non vengono perseguiti dalle forze dell’ordine…per tutti gli altri non c’è storia, via da Palermo.
emigra e caso mai dovessi poi tornare non pensare di poter cambiare le cose 🙂
io ormai sono apolide, torno spesso in sicilia perché ci sono gli affetti ed i luoghi a me cari. ma per il resto… in bocca al lupo
Vai. E poi torna per le vacanze. Buona Fortuna.
I miei genitori sono emigrati in Veneto, per motivi di lavoro, 55 anni fa; per poi ritornare a Palermo dopo 30 anni.
Io sono cresciuto a Palermo e sono stato costretto a lasciare, non la Sicilia ma l’Italia, per gli stessi motivi che hanno spinto loro in passato…
Dunque,facendo due calcoli, se in 55 anni nulla è cambiato in Sicilia(e in Italia la situazione è peggiorata, visto che oggi nemmeno il nord è tanto appetibile), mi sembra evidente che per questa terra non c’è speranza…
Ma, siccome la speranza è l’ultima a morire, magari fra 30 anni tornerò pure io… ;o)
Quindi, non necessariamente in questo ordine:
1. spolvera la tua valigia,
2. mettici un pò di parmigiano dentro(se vai all’estero e se ti piace),
3. prendi tutto il coraggio che hai,
4. scegli una meta,
5. fai un respiro profondo e parti senza guardarti indietro…. ;o)
Ce la meritiamo questa possibilità!
In bocca al lupo!
Quando mi trovai nella tua stessa situazione decisi di andare via. Non mi sono mai pentito e quando ho avuto la possibilità di tornare, il mondo palermitano mi era così estraneo che sono rimasto dove sono. I frequenti soggiorni che effettuo non possono superare i 10 giorni pena una sofferenza indicibile per il dolore che trovo a vedere la mia città precipitare sempre più in basso.
io sono andato via da palermo nel 2003, qui a roma non passa giorno che in ufficio, con gli amici, in effetti un po’con tutti , non impieghi 30 minuti del mio tempo per elogiare la sicilia, palermo, la mia terra, giurando e spergiurando che tornerei immediatamente, a parità di condizioni professional/lavorative. che tutto sommato non sono eccellenti, ma tant’è.
giuro, non passa un solo giorno che non lo faccia.
poi però, due o tre volte l’anno torno a palermo, vedo e rivivo gli amici (quasi tutti), la famiglia, la vucciria, il nostro amato street food, le serate a non fare nient’altro che tampasiare di posto in posto, e nonostante tutto mi basta una settimana per ricredermi. a palermo infondo non ci tornerei, per quanto la possa amare. e affermando questo, non so perchè, mi cresce addosso un forte e profondo senso di colpa.
non sono mai riuscito ad essere coerente, in questo. non me lo so spiegare, ma è un continuo conflitto interiore, in cui palermo e roma si sconfiggono solo se giocano fuori casa. a roma vince palermo, a palermo vince roma.
quindi, a questo punto, ti invito a valutare una terza alternativa: vai, parti, ma non smettere mai di guardarti indietro. e nella valigia, oltre al parmigiano, mettici anche un po’ di insalata di musso, che fuori dalla sicilia non si trova.
ciao.
La paura dell’ignoto è una catena più forte delle viscide sabbie mobili. Anche se si è già partiti, anche se si ha un punto dove approdare. Darsi una seconda, una terza, una quarta possibilità, significa vivere e alla fine è meno faticoso che annaspare nelle sabbie mobili.
“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e la vita risponde.”
C’è un tempo per partire ed uno per tornare.
L’importante è agire e prendere in mano la propria vita.
Meglio rischiare che rimpiangere di non averlo mai fatto.
Baicuz
Parti Giorgia.
Non puoi offrire nulla in un posto che non ti domanda nulla.
Hai descritto Palermo perfettamente. Ormai, vivo a Milano dal Gennaio 2007 e torno giù solo per “turismo” e per i familiari.
Mi manca Palermo, davvero.
Ma come dici tu dopo un paio di settimane inizia a mancarmi l’aria.
Vai! Provaci!
E come finisce si cunta! 😉
Baci
Concordo con Daniele, anche io mi sono trovato nella stessa situazione, adesso sono 6 anni che vivo a Milano ma quando sara’ il momento rifaro’ le valigie per ritornare nella mia Palermo….
L’importante e’ reagire ed avere tanta fiducia nella vita….
In bocca al lupo….
Bel post. Giorgia devo farti i complimenti. Per essere il tuo primo post su Rosalio non è affatto male.
Sicuramente quel che si definisce un articolo efficace: è piaciuto talmente tanto che già tutti ti consigliano di andare via 😀
😉
E’ difficile trovare una risposta a questa tua situazione, io penso che “parte” soltanto chi ha motivo di partire, chi non sa per cosa “parte”, può provare a trasformare le sabbie mobili in una piscina!!!(metafora)
rispolvera la valigia e dentro mettici pure oltre al parmigano e alla insalata di musso , mettici pure un panino ca meusa
ciao
parti, parti, torna solo quando potrai comprarti una casa sul mare e non dovrai fare un biiiipp, allora forse Palermo ti piacerà
Non sò quanti anni hai.Se sei sotto i trenta,non ci pensare e parti.Se li hai superati,fai come ho fatto io,non ci pensare e parti.Il nostro Paese è pienodi siciliani come noi.Posso assicurarti che,fuori dalla nostra amata isola,se hai voglia,intraprendenza,spirito di sacrificio ed un pò di c… scopri che le sabbie mobili non ci riguardano.
Parti, e non guardare indietro mai
Realizza i tuoi sogni, lavora e cercati tutte le soddisfazioni professionali. Se ti manca casa acchiappa un’aereo e fatti un week end.
Non avrei mai lavorato a Palermo senza chiedere il “favore” a qualcuno… ma nella vita è bello non avere debiti con nessuno, è bello poter dire no.
Palermo mi manca, ma come dicono in molti, dopo dieci giorni d’estate, non vedo l’ora di ritornarmene (troppe cose mi danno fastidio, maleducazione e grascia in primis)
giorgia
resta!
perchè?
perchè se vuoi in questa città puoi trovare “un senso” che nessuna altra città può darti,ma se resti prova in qualche modo a “combattere” sarà forse una battaglia contro i mulini a vento ma è un modo per sentirsi “vivo”
pequod
p.s. ma se poi ti sei,a ragione, proprio stufata ,un consiglio:Vai lontano!perchè come diceva qualcuno” a 20 anni la crosta ormai è fatta…”
CIAO GIORGì. IO LUNEDI PARTO. MA POI TORNO. SE MI FERMASSI A PENSARE SAREI RIMASTO LADDOVE SONO NATO. L’IDEA è DI PARTIRE, TORNARE E… SE TUTTO VA BENE MIGLIORARE LE COSE.
SE RIUSCISSI A FARLO, VINCEREI UNA SFIDA, SE NON RIUSCISSI, PERDEREI CON ONORE DELLE ARMI. IN BOCCA AL WOLF.
A PRESTO.
Ciao Giorgia, ho 24 anni e mi sono molto rispecchiata nelle tue parole. Tutte le mattine provo questa tua identica sensazione guardando il trolley che si trova di fronte il mio letto. Proprio ieri, una giornata caratterizzata da tante inutili parole a cui io dovrei credere, mi sono detta che ci vuole più CORAGGIO a rimanere che ad andare via, lontano…Io rimango ancora per un anno e poi probabilmente andrò via causa “abbuttamento del coraggio”! 🙂
Vorrei capire perchè tornate dopo che qualcuno ha creduto in voi a differenza della nostra regione.
Non ci vogliono, non gli serviamo.
I miei fratelli se fossero rimasti qui con la loro laurea sarebbero a spasso o al call center sotto casa mia.
Ormai devo quasi ringranziare chi ha deciso di farlo vicino la mia abitazione!
Ho rivisto un sacco di amici con laurea…nella loro ora d’aria….
Andate via e non tornate.
Cara Giorgia ho riso e allo stesso tempo mi sono un po’ rattristato leggendo le tue parole! Da tanto, direi troppo tempo, la decisione di andare è mitigata dagli affetti, dal sole e dal mare della MIA Sicilia. Tuttavia prima o poi arriva la consapevolezza che è difficile che le cose cambino, anche se niente è impossibile! Anch’io penso che andrò via! Dopo 8 anni dalla laurea ho fatto di tutto non ottenendo quasi niente! Voglio vivere la mia vita cercando di dare il massimo di quello che Dio mi ha donato…purtroppo la NOSTRA beneamata Sicilia (o meglio colore che la rovinano) non ce ne dà la possiblità! Anche se realisti, comunque, non perdiamo mai l’ottimismo 😉
Ma che ci fai ancora qui? Fuggi all’estero o sposati il figlio di Silvio.
Giorgia,
Se stavi cercando conforto nei pensieri degli altri credo che a quest’ora (avendo letto tutti questi commenti) non avrai più dubbi e spero che sei già a Punta Raisi. Vattene e scoprirai che tutto quello che a Palermo ti sembra eccezionale (e ti da un filo di speranza che qualcosa è cambiata) non è altro che normale altrove…
in bocca a lupo
Ma dai, il mondo è grande. Non c’è solo Palermo. Villabate, Capaci, Carini, Bagheria, Misilmeri, Ficarazzi, sono luoghi incantevoli se la tua città ti sta stretta. Vedrai come sarai felice al tuo ritorno!
Giorgia…che bello ritrovarti quì! Abbiamo fatto lo stesso percorso universitario (almeno fino ad un certo punto) quindi mi sento di riportare in questo spazio la mia esperienza.
Sono siciliana e palermitana di adozione, per studio e “lavoro” ho vissuto nella vostra città 10 anni circa, ma è arrivato anche per me il giorno di aprire la valigia, metterci dentro un pò di cose e partire. Adesso sono contenta di averlo fatto, all’inizio avevo mille dubbi.
Mi ritengo fortunata perchè nella mia amata Sicilia ho sempre lavorato senza dover dire grazie a nessuno se non a me stessa, alla mia voglia di fare, alla mia tenacia. Tutor e insegnante in corsi di formazione, accoglienza in mostre, organizzazione eventi, servizio civile…tutto con contratti di collaborazione, retribuzione a distanza di tempo (quando mi è andata bene!), ma, cosa più importante, nessuna attinenza con il mio ambito di studi! Ho tanto sudato per arrivare ad una laurea con mille ambizioni per il mio futuro per poi dovermi “accontentare” perchè “c’è chi sta peggio di me”. Non mi sta bene.
Dopo migliaia di curricula inviati ovunque, mi arriva una telefonata seguita da un telegramma con data e luogo dove presentarmi per un colloquio selettivo…tre giorni dopo…solamente tre giorni per riflettere, combattere contro i miei dubbi, preparare i bagagli e partire!! Nessuna certezza, se non la voglia di sentirmi realizzata, sono partita.
Offerta: un mese di corso di formazione presso un’azienda, tre mesi di stage con rimborso spese e poi…se tutto va bene…forse…un contratto. Ho accettato. Una scommessa con me stessa, con chi mi diceva che ero pazza, una lotta contro la nostalgia…però ho vinto! Finalmente sono arrivate le prima soddisfazioni: l’essere apprezzato per quello che sei e che sai fare, per le tue competenze e per il tuo modo di lavorare. E poi…la soddisfazione più grande…un contratto e l’inserimento in un progetto lavorativo presso un cliente prestigioso!
Sono felice, soddisfatta, inizio a fare progetti per il futuro…ma c’è anche il risvolto della medaglia…sono lontana dai miei familiari, i miei amici, il mio paese, la mia Sicilia! Questo è il prezzo da pagare per costruirsi una vita propria, decente e indipendente, questo è il prezzo da pagare per sentirsi vivi. Ne vale la pena? Secondo me, e secondo la mia esperienza positiva, mi sento di rispondere SI, ne vale la pena.
Contro la nostalgia delle persone care…controllo le tariffe low cost pronta ad acquistare un biglietto conveniente per me o per qualcuno che vuole venirmi a trovare. E contro la nostalgia della nostra terra…ho aggiunto ai preferiti i siti del Giornale di Sicilia, La Sicilia, Repubblica Palermo, AgrigentoNotizie, ILoveSicilia, Balarm, Rosalio e altri….perchè VOGLIO tenermi sempre informata su ciò che accade nel mio caro triangolo pieno di sole, di colori, di odori e di sapori che ogni giorno ricordo e divulgo nella mia nuova città di adozione.
sono via da un anno: primo concorso tentato..primo concorso vinto, un contratto a tempo indeterminato per il lavoro che ho sempre sognato!
In Sicilia…non ho mai neanche avuto le possibilità per provarci. E quando mi chiedono se farò domanda di trasferimento (non prima dei 4 anni necessari..) sorrido! Quando mai servirà la mia professionalità di psicologa del lavoro in sicilia..che non c’è neanche il lavoro..
e a casa ci torni per le vacanze…quando sono lunghe: perchè vista la poco rilevante numerosità di giovani e non emigrati, la nostra regione non ha mai pensato o provveduto a stipulare accordi con le compagnie aeree. E allora il messaggio “acchiappo un aereo nel week end” non è così fattibile
in bocca al lupo!!
PS: e portati gli anellini che non si trovano da nessuna parte
non può essere vero tutto quello che hai scritto!!!
Che strano…!rileggendo questo post ho trovato la mia storia….!!!
Mi è piaciuto il tuo post. Mi viene in mente la scena alla stazione di Nuovo Cinema Paradiso, quando Alfredo sussurra alle orecchie di Totò di dimenticare tutto della Sicilia, e non farsi prendere dalla malinconia.
Io ho scelto di andar via senza perdere tempo ad illudermi dopo la laurea, ma non passa giorno in cui non penso a lei. E penso come Fausto che se un giorno riuscirò a tornare lo farò senza chiedere grazie a nessuno. Vivo con questo pensiero.
Nessuno ti potrà dire mai cosa fare, ma se restare significa resistere, andar via non significa dimenticare ne fregarsene della propria terra.
@ Dadda: me chi ssi catanisi?? Chiamasi ANELLETTI! per cortesia……. 🙂
mi sa che hai ragione..ma non essendo di palermo palermo, ma della provincia mi sono confusa
Sono lontano ormai da 20 anni,io ci provai due volte a tornare,ma a Palermo non hanno apprezzato le mie capacita professionali,come hanno saputo farlo a Roma,Parigi(vicino) e Nizza,saro’ cretino io.
Per un po’ mi sono detto un po’ di sacrifici e forse si aprira’ una bella porta,ma poi pensai “devo fare passare pure ai miei figli questo calvario?”
Certo adesso ho una discreta situazione,il futuro della mia prole non la vedo nera,i familiari rimasti a Palermo sono sempre alla ricerca del “posto” tra tribulazioni varie sono arrivati quasi ai 40 senza un briciolo di futuro.
Questo mi conforta sulla mia scelta, ma Palermo manca tanto assai ancora oggi a distanza di 20 anni.
Questa è la mia umile esperienza,ma la decisione resta la tua…con abbraccio lo so è difficile
Bellissimo post Giorgia
porta a riflettere, fa commuore, e rispecchia molto noi giovani.
Anch’io vivo sempre questo dilemma, tutti mi dicono che fuori potrei fare molta strada, ma ancora non sono riuscita a prendere questa decisione.
Ho trascorso un mese fuori, e la prima settimana mi mancava tanto la mia famiglia, pian piano mi sono abituata ed è stata un’esperienza bellissima che vorrei rivivere… ma non credo di avere il coraggio di abbandonare la mia terra… purtroppo
Però ti assicuro che ce la sto mettendo tutta per realizzare i miei sogni anche da qui… e sono convita che se ci si crede veramente si può riuscire ad uscire dalle sabbie mobili… anche da qui…
Ho 24 anni e vivo all’estero da 5.
Ho considerato la possibilitá di tornare, magari per concludere gli studi nella mia amata odiata Italia.
I commenti dei miei amici peró mi hanno dissuaso dall’idea, ed ogni volta che torno (un paio di volte l’anno) ne rimango sempre deluso e provo vergogna dal dover procedere da una terra così meschina con i suoi figli.
Tuttavia il senso di colpa continua ad accompagnarmi. Nonostante mi possa deleitare con la mia universitá e ne decanti meraviglie, mi dispiace non poter stare in piazza con voi, protestando per la 133, cercando di migliorare le cose, ogni pensiero del mattino é diretto al mio regno della trinacria, una isola di luce ma tanto disgraziata…
Chissá forse torneró un giorno.
la risposta ai tuoi dubbi, se basata sui commenti al post, mi sembra plebiscitaria.
Anche la mia opinione è in linea con quelle degli altri commentatori: ammesso che qui si riesca, con la stessa fatica altrove ci si troverebbe a realizzare 10,100 volte di più.
Sopra vedo citati Tomasi di Lampedusa e “Nuovo Cinema Paradiso”; anche Sciascia si è trovato a scrivere che avrebbe preferito morire fuori dalla Sicilia non fosse altro che per compensare di esserci nato…(cito a memoria mi sembra da “Nero su Nero”. Anche se in effetti poi morì a Palermo).
condivido in pieno quello che ha scritto Giorgia
e anche i commenti di tutti i rosaliani…
lasciare questa terra è così ovvio che abbiamo anche un proverbio che recita ” sulu cu nesci arrinesci” (che mi è sempre stato spiegato proprio in questo senso, cioè che il successo è legato all’andar via dalla nostra terra)e questo la dice lunga su noi siciliani o no?
e non credo ci sia un corrispettivo “nordico” di questo proverbio.
buona fortuna
Gianni
hai speso anni a studiare per laurearti,
hai cercato lavoro ovunque, ma ci sono solo 600 euro al call center,
senza lavoro non si fa niente,
quidi biglietto di sola andata e portatile sotto l’ascella!
>Cosa c’è da riflettere, rimpiangere?
Per ora in Sicilia c’è solo dispoccupazione, niente qualità della vita per un/a laureato/a senza lavoro.
Quindi…tanto spirito di adattamento ed elasticità, quello che consente la sopravvivevenza e la conservazione.
Senza stare troppo a menarsela sentimentalmente con la terra natia e tutto quello che non si imbarca nel volo per il nord.
Sono d’accordo con Franceso Bianco. Bisogna avere una forte motivazione per muoversi, in generale è così x tutto. Perchè non si parte solo x il lavoro, ma per la voglia di cambiare, di libertà, di esplorare, perchè si vuole fuggire dal proprio destino, perchè come diceva
Pequod non sai dare un senso alla tua vita.Allora bisogna mollare tutti i pensieri ed ascoltarsi dentro e poi, vai ….dove ti porta il cuore!
Con il cuore direi di rimanere per provare a cambiare sta Terra ma con la testa ti dico di andare. Purtroppo a zita è chista.
Prendi due foglietti di carta, scrivi su uno PARTIRE sull’altro RESTARE e …. sorteggia.
v alentina
io ho scritto
resta!
perchè se vuoi in questa città puoi trovare “un senso” che nessuna altra città può darti,ma se resti prova in qualche modo a “combattere” sarà forse una battaglia contro i mulini a vento ma è un modo per sentirsi “vivo”
……
non sarò stato chiaro ma per restare almeno fino ad adesso un “senso”per restare l’ho trovato….alcuni la chiamerebbero “utopia” io preferisco chiamarla lotta.
ma siamo sempre pochi…e molti sono quelli che se ne vanno,basta leggervi….
quanto al cuore…resto in attesa di un infarto…
pequod
Pequod lodevole intento,ma gia’ bisognerebbe sapere contro chi “lottare”.
A chi la colpa?
Quelli che accettano 600 euro al mese?
Quelli che ti dicono,”se vuoi è questo,se no fuori c’è ne sono altri 10 che aspettano”.
Quelli che” non posso pagarti non c’è la faccio” ma intanto hanno la villa a mondello,e passano il natale ai caraibi?
Quelli dei concorsi che tanto il 95% sa chi lo vince?
Quelli che “cu futti futti dio perdona a tutti?”
Io ci ho provato,anzi ci ho perso tempo,lascio il posto di don chichotte ad altri!
Paradosso della storia,malgrado tutto adoro questa citta’ e altrove non è mai stata casa mia,ma almeno adesso ho la soddisfazione che le mie figlie,non saranno costrette a lasciare “casa” loro!
vuoi vedere che sono l’unica scema che ha fatto la sua migrazione al contrario? verso sud!
a volte questa terra la odio e la maledico, poi la amo come se ci fossi nata e non ho rimpianti e rimorsi per la scelta che ho fatto.
secondo me è bello quando si parte, si intraprende in viaggio, perchè si ha voglia di mettersi in viaggio e si è aperti al mondo. ci si mette a nudo e si ricomincia con poche zavorre, se non quelo che la vita ci ha insegnato. partire per fuggire è diverso.
poi ognuno deve sentire nel proprio intimo priorità e necessità.
auguri Giorgia, qualsiasi scelta tu faccia….
Mamma mia come ti capisco!!vivo esattamente allo stesso modo, ma io ho deciso: parto!
No, Pequod, ti ho capito! E anch’io che da ragazza volevo sempre andarmene, a Londra, a Roma, poi quando ho trovato il lavoro qui, “sudato e conquistato”, ho capito che la mia vita era qui, che c’era bisogno di me qui, sì, perchè ognuno di noi per quanto possa sentirsi insignificante ha un ruolo, uno scopo che deve capire, accettare, e vivere con passione rinnovandolo ogni giorno.
x Nissa :non bisogna guardare troppo gli altri perchè fa male ,la vita è generosa e dà sempre una possibilità a tutti; neanche io faccio più il don Chisciotte, perchè ho preso atto che determinate cose “io” non le posso cambiare , però lottare sempre , per affermare il
bene ,l’importanza della vita , i valori a cui penso tutti crediamo, vedrai che alla fine la vita diventa bella e ti ricompensa!
Perchè smettete di lottare? Perchè tutti voi non Credete e non Sperate più?
Il futuro siamo noi, la nostra testa, la voglia di riscatto, l’amore per la nostra terra, la caparbia e la determminazione. Io ci credo, ho un senso se continuo a lottare, contro i raccomandati, contro l’egoismo politico, contro l’inciviltà di alcuni e la passività di altri.
Non sono figlia di nessun barone, sono umile e cammino a testa alta, sono fiera di quello che sono e delle mie lotte quotidiane, delle mie denuncie e delle mie “indagini”.
Se pensate di arrendervi in partenza, io invece ci credo, “YES WE CAN”.
claire io non so quanti anni hai, ma detto onestamente, la pensavo come te a 23, 24, 25 anni. Poi si cambia. La società inevitabilmente ti fa cambiare perchè ti logora. E per quanto le tue siano belle parole, sono troppo superficiali, perdonami. Il futuro siamo noi è una tiritera che ho sentito milioni di volte e che mi ha rotto le scatole. Che tu abbia ancora forza e voglia di lottare ti fa un grande onore, ma non parlare di arrendersi in partenza. Quì nessuno, per quello che ho letto si è arreso in partenza. Piuttosto ha deciso che meritava di più dalla vita, dopo una lotta sanguinosa, con se stesso e con gli altri. Se fossi americano anche io griderei con orgoglio yes we can! Tutti abbiamo davvero bisogno del cambiamento, ma purtroppo dopo quei brevi secondi di speranza, mi sveglio e mi accorgo che non siano in America. E per quanto quello sia un paese di grandi contraddizioni e di gravissimi problemi, è un paese in cui da 2 giorni la gente può ancora sperare. Dove viviamo noi invece…..
Tanti milanesi lasciano Milano, maledicendola, laddove altri vi si stabiliscono felicemente.La stessa cosa avviene in tante altre città.L’uomo è misura di tutte le cose, ognuno di noi ha un proprio metro per giudicare. Credo che quando lasciamo il nostro paese siamo un po come quell’albero che è stato abbattuto,le cui radici continuano a vegetare, nutrendo le nostre memorie e i nostri umori lontani. Il malessere che si prova al ritorno non è che la lenta constatazione della graduale morte clinica di ciò che eravamo e che mai torneremo ad essere. Natura vuole che ad una fine segua sempre un principio!
Sui tanti milanesi che lasciano Milano non sono così sicuro…
Io sono via da Palermo da 3 anni, da subito dopo la laurea; mi rendevo conto allora come adesso che a Palermo non c’è futuro, a meno che tu non ti accontenti di un call center( non me ne voglia nessuno, anch’io c’ho lavorato ) o di essere sfruttato da qualcuno per 400, 600, 800 euro al mese, con strutturazione e qualità del lavoro basse. Oltretutto il più delle volte chi gestisce/possiede un’attività/azienda è arrivato dov’è grazie alle ‘amicizie’ e non alla vera competenza. A Palermo basta essere amico di qualcuno per ottenere qualcosa, ma non dico niente di nuovo.
Il punto è che io voglio tornare!
Io voglio avere il diritto di potere vivere nella mia terra! Dove c’è la mia famiglia, le mia amicizie le mie radici.
Io sono a Milano adesso, ma spero in futuro di potere fare quello che faccio qua, farlo giù a Palermo, magari mettendomi in proprio.
A questo post ci sono più di 50 risposte di persone che hanno fatto come me… Se ci organizzassimo, se cominciassimo a parlare tra noi, facendo proposte, cercando di migliorare, non sarebbero più discorsi vani, o piuttosto ‘lamentele’ individuli, ma coscienza e volontà sociale per un cambiamento.
Come hanno fatto i ragazzi di Addio Pizzo
Si Valentina, intendo proprio questo…
Potremmo fare Addio Lagne, scherzo, ma ovviamente sarebbe bello che un pò di gioventù si mettesse assieme per fare qualcosa di buono!
evitando i commenti “di parte”, ti ringrazio per averci svelato il finale del film 😀
Davide sono nella tua stessa situazione, a Milano, e con le tue stesse idee… Sono un pò stufo di sentire lamentele e mi piacerebbe vedere o far crescere qualche proposta. Sarebbe bello che le forze e le competenze di chi ha lasciato Palermo e continua ad amarla si potessero tradurre in qualcosa di costruttivo.
Organizziamoci.
vale, proponi,sono tutto udito:
Cosa devo fare di piu’,quando lasci un bel posto a Roma per tentare la tua chance a casa tua,per sentirsi dire che piu di una miseria di paga non possono darti?
Gli spacchi le “corna”?
Gli punti il mitra?
Fuori c’è la coda e io di stipendi miseri, di intrallazzi non ne ho accettato,partito sono.
Inutile nascondersi,io ho cugini di 40 anni che ancora non dico sistemarsi,ma trovare uno stipendio decente!
@mao questo è il mio indirizzo email:
info at davidediblasi.net … magari anche per parlarne ‘faccia a faccia’
@nissa stiamo parlando proprio di questo: non tornare a casa e elemosinare un posto da qualche parte, ma creare qualcosa di nuovo, portare a Palermo e più in generale in Sicilia nuovi modi di lavorare (che escano fuori dalla logica clientelare)… cercare di connettersi al grande flusso di lavoro del Nord e ‘delocalizzarlo’ al Sud. Internet, i nuovi modi di comunicare e di lavorare ce lo permettono.
sono d’accordo con nissa, organizzarsi sarebbe bellissimo ma cosa credi che succederà?
Io la mia scelta non la cambio, perchè il mio stesso lavoro a Palermo non esiste per esempio, e cmq non accetterei mai il ricatto morale di uno stipendio da fame sol perchè “dietro di me ce ne sono dieci che fanno a pugni per prendere il mio posto”.
Io capisco chi rimane, ma non credo che cambierà mai nulla nel mezzogiorno (non è un problema comune solo a Palermo). Non c’è sviluppo, chi governa (dx o sx non fa differenza) non ha creato le basi per nessuno sviluppo negli ultimi 50 anni finendo per generare queste anomalie lavorative.
Grazie Davide, ti ho già spedito una mail. Vediamo cosa esce fuori da questo confronto 🙂
Ok per portare una ventata di aria fresca in questa terra sventurata,ma per me è tardi, ho giocato il mio jolli 20 anni fa,altri tempi…adesso ho famiglia e non mi sembra giusto sradicare le mie figlie dal loro mondo.
Largo ai giovani,con idee innovanti e sopratutto con mentalita’ diversa.
Ps Saremmo tutti disposti a pagare,il parrucchiere,il pane o qualsiasi altro servizio piu’ caro o almeno agli standard europei e in contropartita,l’apprendista,l’operaio o l’impiegato sarebbe pagato meglio?
Via Via da questo paese che ti offre solo sofferenza e disagi….Per restare bisognerebbe fare una gran pulizia!!!!L’Italia sta diventando peggio di uno scarico di fognatura!!!!
O pulizia o Via!!!
Partire, imparare, confrontarsi, creare nuove relazioni e allargare orizzonti, subito sempre e magari anche per tutta la vita! Il cambiamento rinnova. Vieni a vedere come funziona al nord, o vai all’estero. Vedrai che qui siamo tanti, pochissimi “indigeni”. Per noi “nordici” che ci spostiamo per necessità (non tutte le realtà offrono lavoro e tenori di vita avvicinabili con stipendi precari..) è naturale e anche quando ti “sistemi” a volte il lavoro è a 50-100 km da casa e si fa i pendolari. E’ bello? A volte, a volte è solo faticoso. Se ne discute poco, si fa. Di sicuro può essere uno stimolo e un’opportunità se sai cogliere i lati buoni. Il mal di Sicilia? Lo capisco, è una terra bella e forte, ma se volete che tutti cambi e non resti com’era raccogliete energie, idee e relazioni e tornate
Basta parlare! Qualcuno deve pur cominciare ..
A me Milano ha fatto schifo.
Roma mi fa sentire in un paesazzo perchè faccio casa-metro-lavoro.
Ma soprattutto sono diventato in entrambi i casi un ingranaggio.
Ho smesso di pensare con la mia testa.
Sì, belli sono 1800 euro al mese.
Ma per cosa viviamo? Ve lo siete mai chiesti?
Per forza dobbiamo chiedercelo a 50 anni e posare i milioni agli psicanalisti cognitivi-comportamentali che ci proveranno a convincerci che della nostra vita siamo stati padroni, in fondo?
Siamo schiavi.
Contenti.
Ognuno ha le sue esperienze sulla diaspora siciliana,non mi sembra che allo stato attuale Palermo offri possibilita concrete di carriera a qualsiasi livello sociale,e su questo concordiamo tutti o no?
Di soluzioni a medio-lungo termine,a parte il precariato neanche l’ombra,cosa fare per cambiare radicalmente la mentalita dell’imprenditoria siciliana?Bho!!!Intanto io devo mangiare e mettere su famiglia.
Ps i miei genitori,dopo varie esperienze al nord hanno provato e deciso di dover vivere la loro vita a Palermo,
adesso si ritrovano soli con i tre figli e nipotini lontani.
oh, però, che lagnusìa! oggi mica si emigra per andare in belgio in miniera, neanche si scappa su barconi stracolmi e fatiscienti in cerca di un pezzo di pane.
la maggior parte dei commenti parlano di urgenze e bisogni personali, tranne pochi che allargano l’orizzonte e includono il NOI, pensando a qualcosa di condiviso. il problema di questa terra è l’individualismo…tengo famiglia…quello che potevo fare l’ho fatto quando ero giovane ed è tutto inutile, questa terra non da speranze e bla bla bla…sempre e solo rassegnazione, circoscritta al proprio raggio di azione o alle proprie ambizioni!
quando sono partita dalla mia città non l’ho fatto perchè lì non avevo speranze, anzi, forse l’ho fatto perchè avevo dei sogni…
non sono migliore di altri, magari solo un po’ più folle!
Nissa, mi dispiace per i tuoi genitori, ma hanno scelto,per loro magari è meglio così; vedi, noi tutti abbiamo la possibilità di scegliere secondo quello che al momento ci sembra il nostro bene, l’importante è avere consapevolezza di quello che si fa e assumersi la responsabilità di quella scelta. E poi, via, diamo un pò di fiducia alle nostre scelte, e cerchiamo di viverle con più leggerezza e di darli un senso bello x noi, altrimenti come dice Tommaso, di cosa possiamo essere contenti?
folle e simpatica, brava stalker!
Mi rispecchio in pieno nelle tue parole cara Giorgia, purtroppo credo che il dilemma che ti poni sia comune alla maggior parte dei/delle ragazzi/e che finiscono la scuola e/o l’università e convinti ke finalmente i problemi sono finiti si affacciano nel mondo del lavoro pieni di speranze ke immediatamente perderanno scoprendo ben presto la tragica realtà Italiana, e ancor peggiore,Palermitana:
1. Non esistono concorsi pubblici, se ne trovi qualcuno i posti sn pochissimi ke manco vale la pena finire kissà dove tanto già il posto è assegnato a qualke raccomandato prima ancora ke il concorso si svolga.
2. Vai in giro a cercare lavoro per privati, o t costringono a lavorare in nero o sei sottopagato, o t sfruttano + di quanto possono.
3. Il mercato del lavoro a Pa offre solo posti presso i callcenter. Un laureato, a Palermo, dopo anni di studio può solo lavorare presso i callcenter (io x esempio) dove quando si rendono conto delle tue capacità (se se ne rendono conto) ti cominciano a caricare di responsabilità e mansioni superiori…peccato che la promozione non arriva mai e ke lo stipendio rimane sempre lo stesso!
4. Cerchi su internet offerte di lavoro consone con il tuo titolo di studio, ovunque trovi scritto: “Requisiti: Esperienza lavorativa sul campo 1 anno, 2 anni, 3, 4 anni…7 anni”. Viene spontaneo chiedersi: “Ma se non cominci mai a lavorare come te li fai sti anni di esperienza???”, allora pensi, vabbè, ne vale della mia carriera, mi accontento di fare un semplice stage anche non retribuito, ma almeno maturo un po’ di esperienza nel mio campo! Macchè ti chiedono anche la raccomandazione per lavorare “a gratis”!!
Insomma Giorgia, io credo che emigrare sia la soluzione più semplice e che se continueremo a farlo senza ribellarci a questa situazione insostenibile, qui non cambierà mai niente! Ma purtroppo cambiare una mentalità che ci tramandiamo da secoli e secoli, ormai radicata nel nostro DNA non è per niente facile, quindi pur di sopravvivere alla fine optiamo tutti per l’emigrazione, me compresa.
Vale 🙂
vale,mao,davide…se riuscite davvero a fare GRUPPO a disposizione….addiopizzo milano potrebbe fare comodo.
pequod
Beh, che ben venga. La mia ragazza è dei vostri e più di una volta le dicevo quanto sia brutto non poter aiutarvi da qui. Vediamo cosa esce fuori. Con Davide siamo già in contatto…
Ho cambiato per scelta e per convenienza 4 città in tre anni due delle quali fuori Italia. La speranza e la voglia di rientrare continua a diminuire insieme alla sensazione di appartenenza. La Sicilia cambia naturalmente e vistosamente in peggio, basti guardare i profili degli ultimi tre presidenti della regione tanto per mantenersi sintetici. Mi piacerebbe poter scrivere che il mio percorso di carriera e quello di tante persone migliori di me porterà qualcosa indietro alla nostra terra prima o poi, ma non ci spero particolarmente e vi invito a non nutrire alcuna speranza. Mi dispiace leggere spesso e partecipare a questo genere di commenti, un abbraccio a tutti voi lontani da casa ed a tutti quelli che pur soffrendo un disagio non sono riusciti ad andar via.
Giorgia, che tenerezza! mi rivedo nei tuoi dubbi, gli stessi che avevo trent’anni fa. Io ho ceduto, vissuto praticamente all’estero da allora e non mi sono mai pentito, anzi viva Iddio, è stata una “great ride”… Non saprei cosa consigliarti. Accenno solo due riflessioni che mi pungolano:
– Guarda con favore all’estero. Non foss’altro per “tornare”. Nulla è più piacevole e struggente di desiderare il ritorno.
– Dov’è il nostro Sicilian Obama? Anche da noi “change is needed. Ma questo è un altro paio di maniche.
Ti abbraccio, con vera tenerezza.
Stalker,”quasi”tutti sono partiti per avere dei sogni,e sopratutto non sottostare a certe regole che vigono ancora tuttora.
Credimi una proposta seria per cambiare la mentalita’ altamente radicata in questa terra mi farebbe piacere,vedo che qualcosa forse si sta muovendo da alcuni utenti,gli auguro di cuore che possa cambiare lo status quo palermitano, e chi vuole “emigrare” lo faccia solo per scelta e non per bisogno!
…mi rivedo nelle tue parole.
è come vivere a metà la propria vita, tra un SE e un DAI,OGGI FORSE POTREBBE ESSERE.
Credo che ognuno di noi debba mettere davanti le proprie aspirazioni e volontà di essere e poi ASPETTARE L’OCCASIONE.
QUELLA GIUSTA PERO’.
MAI ABBATTERSI,RAGAZZI.
Ragazzi cari, io vivo a Palermo ,nel mio caso la vita ha deciso per me,e nonostante le mille difficoltà che ho incontrato, le angherie che ho dovuto sopportare, e lo schifo che mi fa a volte vivere in questa città, ho dedicato le mie migliori energie e i miei migliori anni alla diffusione della pace, e in questo territorio è stato veramente difficile.Faccio parte di una associazione che diffonde il messaggio sulla Conoscenza interiore che porta appunto a stare bene con se stessi, senza dipendere dalle cose esterne,e quest’anno abbiamo finalmente potuto organizzare qui due conferenze sulla pace che hanno richiamato un grande numero di ospiti anche da altri paesi del mondo, una al Teatro Massimo, l’altra a Corleone, con l’oratore Prem Rawat conosciuto per il suoo contributo alla pace nel mondo. In quella occasione ho invitato anche l’Associazione Addio Pizzo e tutte le persone sensibili a questo tema . Io continuerò per questa strada, tutto questo ha dato un senso bellissimo alla mia vita qui a Palermo e darò il
il mio contributo anche attraverso questo blog che ringrazio per questa opportunità che mi dà .Comunque mi metterò in contatto con Davide. Ciao.
Nissa ha detto una cosa giustissima, “chi vuole emigrare
lo faccia solo per scelta e non per bisogno” !
Ciao a tutti! Che bellooooo !!!!
Grazie a coloro che hanno scritto (e quelli che magari scriveranno ancora in futuro) per i numerosissimi e interessantissimi commenti, le esperienze di vita, i consigli spassionati.
In particolare quelli che sono riusciti a cogliere la vera essenza del post, ossia quel profondo malessere che alberga in ognuno di noi, (e mi avete dimostrato che siete tanti…), aldilà della scelta che poi si fa. Mi rincuora dunque il fatto di non essere l’unica pazza esaurita a pensarla in questo modo… 🙂
A 18 anni sono partita perchè era una mia scelta, presa liberamente, adesso invece più gli anni passano e più la scelta diventa forzata, diventa un obbligo che nasce dal legittimo desiderio di voler vivere, e non sopravvivere!!!!!
Mi trovo daccordo con molti di voi, ma c’è una frase (di vernax) che più di tutte mi ha colpito profondamente perchè ha centrato il punto: ” è un continuo conflitto interiore, in cui palermo e Roma si sconfiggono solo se giocano fuori casa. a Roma vince palermo, a palermo vince Roma.”
Mi sono sempre sentita così anch’io quando ero fuori… e poi quando tornavo…
Per concludere comunque una cosa è certa: molti non vedono l’ora che mi tolgo dalle scatole!!!!!:D
Grazie mille e alla prossima…
VATTENE…ma non dimenticartela MAI!!!
Giorgia,
se vuoi un altro film a tema, prova con “I basilischi” di Lina Wertmuller. E’ del 1963, ma è estremamente attuale.
Ciao.
Giorgia, come tanti qui sul blog anche io sono d’accordo sul partire e fuggire da questa città e da questa Isola…dai 18 anni fino ai 31 ho vissuto un po’ in tutta Italia:Como, Milano, Parma, Roma…sono sempre andata lì dove mi ha portato il lavoro e non sempre il cuore(se fosse stato per me a Milano non ci avrei mai messo piede!!!) e guarda caso quando scadeva il contratto ed ero costretta a ritornare a Palermo, proprio in questa città anche se spedivo curriculum allo stesso modo che in altre città da Palermo nessuna risposta da tutta l’Italia l’imbarazzo della scelta…certo se vuoi andare fuori sappi che dovrai fare la gavetta in tutti i sensi…potresti lavorare con uno stupendio non soddisfacente…ma meglio di niente in fondo qui cosa trovi? call center, ma soprattutto call center outbound!!!!!!!!! non c’è lavoro peggiore, meglio fare il posteggiatore!!! Quindi armati di buona volontà e manda curriculum in ITALIA…e non farti prendere da tristi malinconie o sensi di colpa per non riuscire a cambiare la tua città…ma chi se ne frega tanto a Palermo ci puoi sempre tornare per le VACANZE e sottolineo VACANZE…in fondo Palermo con le sue tradizioni, modi di parlare e comunicare è solo divertente per passarci massimo 10 giorni e poi via di nuovo per ricominciare a lavorare e parlare di cose serie…IN BOCCA AL LUPO!!!
Emigrare. Palermo sta bene come sta, non vuole cambiare o essere cambiata. Tu hai la tua vita, la chance devi darla alla tua vita, non alla città.
Andando fuori io penso sempre :”Cacchio, se questa civiltà fosse a Palermo, sarebbe proprio una bella città, ci verrebbero da tutto il mondo, ci sarebbero le file alla dogana dell’aeroporto”. Ma siccome non è così, e non cambierà in pochi anni (mentre io in pochi anni cambierò) sto per prendere la decisione di andarmene. Mi piacerebbe restare qui?
Si
A queste condizioni?
No
Allora penso che la risposta sia scontata: bere o affogare. Amalgamarsi con le sabbie mobili o andare su terreni più solidi e meno sdrucciolevoli.
4 anni dopo.
Cosa è cambiato?
Buon Anno,comunque.
Anche io mi sento come te, sento però che prima o poi lascerò questa terra, almeno mi illudo sia cosi e nella speranza vado avanti sognando.
Vernax: “non sono mai riuscito ad essere coerente, in questo. non me lo so spiegare, ma è un continuo conflitto interiore, in cui palermo e roma si sconfiggono solo se giocano fuori casa. a roma vince palermo, a palermo vince roma.”
Hai spiegato benissimo il malessere che affligge anche a me, solo che nel mio caso i termini di paragone sono Monaco e Palermo. Credo sia una cosa abbastanza comune, ma qual’è la cura?
4 anni fa non ho fatto fatica a lasciare Palermo, la odiavo e volevo solo andarmene. Ma oggi le cose sono cambiate. Paradossalmente un altro paese mi ha fatto capire quanto ami casa mia e adesso combatto ogni giorno questo conflitto interiore che hai spiegato bene tu. Come si sopravvive?
Sono passati 4 anni e le cose sono solo peggiorate. Forse è la volta buona che me ne vado pure io.
Emigrare per fare nuove esperienze, per arricchirsi culturalmente, ma poi per tornare presto, e riversare la propria esperienza a servizio della propria gente e della propria terra.
Oggi ho 31 anni…
a 20 sono andato via da palermo per il nord
mi son fatto 11 anni di polentonia
e oggi che anche qui ormai e’ tutto saturo
sto preparando la mia valiga con in mano un biglietto sola andata per l’INDIA…!
partire non significa scappare….
vivi…fai il tuo percorso…
la sicilia e palermo saranno sempre li…
meglio godersele da turista…
vai! ancora tempo ci perdi? 🙂
se non ti piace puoi sempre tornare, intanto avrai provato! e non vivrai con il rimpianto.
saluti dall’inghilterra.
Se immagino la Sicilia in mano ai Singaporesi o anche ai Taiwanesi, non vedo limiti alla ricchezza di questa terra.
Detto cio’, non solo tu Giorgia ed io, dobbiamo andarcene tutti, non la meritiamo questa splendida terra.
Vai… io sono da 10 anni a milano ( ne ho 34) arrivata qui per “caso” , torno a palermo per la famiglia… me la godo una settimana e poi VIA…
mi sta stretta, non sopoprto più il modo di fare delle persone…
vai …
In bocca al lupo
io sono partito da quando avevo.20 anni. e non sono tornato ne’ per gli affetti familiari,ne’ per il cibo come dice qulacuno street food.ALTRE CITTA’ DANNO IL MEGLIO DI pALERMO.NON L’HO MAI AMATA E MAI SENTITA SEMPRE DISPREZZATA TUTTO DALLA a alla z.non torno mai mai manco se crepo.IO a leggere i vostri commenti mi viene di fare a pugni col computer.ma come fate a dire vai e poi torna per cambiare, ma che cambia ? niente.io sono felice della mia scelta eed accetto quelli che lòa pensano come me ovvero scordarsi del passato ,taglio radicale.io quando sono partito ricordo che tutti erano tristi,io invece ero freddo come i tedeschi e i miei nordici, cinico serafico.ciao cia ,seduto sull’aereo rilassamento felice..IO PIANGEREI SOLO SE MALEAUGURATEMENTE TORNAREILI’ .MEGLIO FARSI L’ERGASTOLO.
Dopo 8 anni di vita fuori da Palermo, in giro per l’Italia, sto valutando la possibilità di tornare a Palermo. Ovviamente non a cercare lavoro, dato che il motivo che mi ha spinto fuori dalla Sicilia è stato proprio la ricerca di un lavoro, ma a tornare a vivere a Palermo a seguito di una mobilità pubblica.
Conosco Palermo molto bene, i suoi pro e contro, ma non passano giorni che non ci penso e proprio per questo voglio tornare. Il modo di pensare dei palermitani mi piace molto, almeno di quelli all’avanguardia, odio invece tutti i palermitani che vivono fuori dalla Sicilia e sputano nel piatto dove hanno mangiato e su tutto il loro passato…
Io sono emigrato all’età di 20 anni. Non mi sono mai interessato dei vostri folklorivdevostro cibo di strada del vostro dialetto, del vostro menefreghismo della vostra aria caverernicola preistorica delle carrozze .Non mi piaceva e non piace nulla di Palermo. Io già ambivo a città serie Aosta, Torino,Alessandria, Novara, Cuneo, Asti, Vercelli, Milano, Brescia, Bergamo, Como, Cremona, Varese, Mantova, Lecco Sondrio Verona, Venezia, Padova,Genova,Savona, Imperia, Sanremo, Trento, Bolzano, Firenze, Lucca, Siena, Pisa, Livorno, Pistoia, Bologna, Parma, Reggio Emilia, Piacenza, Roma, Napoli,Salerno, Bari, Cagliari.E basta in Italia il resto per me è da piangere. All’estero Parigi, Londra, Berlino, Stoccolma, Oslo, Copenaghen, Reykjavik, Helsinki, Madrid, Barcellona, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Mosca, Kiev. Tokyo, Vienna, Berna, Budapest, Praga, New York, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Sidney. Vivo felicemente in montagna a a2600 metri di altezza lavoro, poi trekking, vino divertimento e poi a nanna.. Di voi non me ne po’ frega nulla. Non ci torno manco per le vacanze.
Cosa c’entra i discorsi della anellini al forno e la chiamo così per spregio perché piace p rovocarmi palermitani.In altri posti non si trova il cibo? No allora io faccio la fame a 3000 metri di altezza, mangio polenta, carne, tortellini, lasagne, e altri prodotti del nord. ma che mene frega dei vostri cibi locali non me ne mai fregato neanche quando vivevo da voi, io già mangiavo cibi italiani non locali, vi ho sempre denigrato dalla nascita. Visto che leggo alcuni commenti la pasta al forno, milza, dico portatevi dietro a canne i cavaddu, e la pasta alla norma alla catanese, pasta alla trapanese, arancini catanesi e messinesi, pignolata messinese baccala’messinese, cipolline siracusane, primosale ragusano. Ooo voglio vedere quante critiche ricevo ma i ne vado fier e infierisco su di voi.Amo la provocazione. Provocavo ichi controllava per le mascherine, po’ pensate che abbiate paura ahahaha