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giovedì 18 apr
  • Natale

    Ai tempi degli antichi romani per Natale si portavano generi di conforto ai più bisognosi, senza impegnarsi in feste festini e abbondanti abbuffate di regali, alberi e i Babbi Natale manco a parlarne. La famigliola palestinese perseguitata e costretta a riparare nella grotta di Betlemme non aveva ancora trovato posto nei tanti presepi. La vicenda di quel povero bimbo sfuggito ad Erode e nato al freddo e gelo suscitava sentimenti di carità che niente hanno a che spartire con le contemporanee corse consumistiche. Solo l’arrivo dei re magi il 6 gennaio coincideva con il regalare qualche piccolo giocattolo ai bambini. E i tre re sono stati sempre e soltanto tre. Solo una stolta pubblicità di questi tempi è stata in grado di inventarsene un quarto. Non bastavano i tre portatori di oro incenso e mirra. Forse ce ne voleva un quarto che portasse in dono un telefonino o un videogioco per il bambinello. La nostra storia dapprima veniva segnata da avanti Cristo e dopo Cristo, ora invece i riferimenti sono prima della televisione e dopo la televisione. La tv con la sua prorompente pubblicità ha cambiato le abitudini di vita delle famiglie e anche il Natale. Prima c’era l’attesa per la festa religiosa, ora siamo tutti (o quasi) attori di una snervante e orrenda commedia che si ripete uguale tutti gli anni. L’obiettivo è di essere più buoni e solidali. Alla fine siamo più nervosi, stressati e litigiosi. Via via che si avvicina natale l’allegra festosità imposta dal copione per quelli che odiano il natale si tramuta invece in una insopportabile tristezza coniugata all’allergia per tutti gli auguri di maniera. Proviamo pena per quei poveracci costretti a vestirsi da improbabili Babbi Natale. Anch’essi rispondono ad un copione inventato ed imposto negli anni ’30 del secolo scorso dai produttori della più famosa bibita americana (che non è il Chinotto). Niente può convertirci al Natale, convincerci della sua bontà e della sua necessità. Tagliamo e saccheggiamo boschi per mettere le palle agli abeti. Affumiamo tonnellate di salmone, ingurgitiamo incalcolabili quantità di dolci, tonificando le maniglie dell’amore, allargando a dismisura le nostre panze tramutate in airbag. Le donne con perenni sensi di colpa davanti alle bilance poi saranno costrette a inutili e defatiganti diete. Il clou della grande recita prevede infine la faticosa opera di mettere insieme familiari che non si parlano per tutto l’anno e che per un giorno almeno devono darsi un contegno.
    Splendido esempio del nostro fantozzianamente mostruoso Natale è il “Natale in casa Cupiello” del grande Eduardo De Filippo dove il protagonista si ostina a lavorare alla costruzione del suo presepe simbolo di una famiglia ideale (tornando alla pubblicità), tipo quella del Mulino Bianco, mentre a sua insaputa, attorno a lui, si consuma il dramma. E noi insieme al figlio a cui De Filippo chiede con ostinata ripetitività “Lucarieee’ te piace ‘o ppresepe?” rispondiamo in coro con un grido altrettanto ostinato e disperato: “‘o presepe nun me piace e manco ‘o Natale”.

    Ospiti
  • 9 commenti a “Natale”

    1. Grande e “cattivissimo”. Ma a me o presebbio me piace, anche se tutto quello che dici verissimo è (infatti le ammazzatine intrafamiliari aumentano sotto le feste). E me piace perché amo l’idea di bontà, anche se è un fantasma. Ma i fantasmi, alle volte, possono più delle persone in carne e ossa, come ci insegna “Canto di Natale”.

    2. Sono stufa di sentire ogni anno questi discorsi sulla scia del “vorrei addormentarmi per l’Immacolata e svegliarmi per l’Epifania!”.
      Propongo allora (ovviamente moooolto provocatoriamente!) di abolire per un anno il Natale. E poi vediamo l’effetto che fa!

    3. Maria Luisa, Mario Azzolini non odia il Natale ma semplicemente la trasformazione che esso ha subito negli ultimi anni. E io concordo con lui.

    4. Maria Luisa, io ci sto! Aboliamo il Natale!!!!
      p.s. Aboliamo anche le domande sul genere: Ma che fai a capodanno?
      odio!!

    5. @Zelig: visto che ti fai portavoce e/o traduttore del pensiero del Sig. Azzolini, riferiscigli da parte mia che avevo capito benissimo lo spirito del suo post, ma ciò che contesto è il modo di esprimere il suo pensiero giacchè mi sembra banale, scontato e assolutamente appiattito su luoghi comuni e frasi fatte.
      Ma questo è solo il mio parere, of course, nulla di personale…ci mancerebbe!

    6. …e ora mi tocca fare da portavoce…! ma chi cci trasi…!?? Visto che sei così drastica nel giudicare gli altri, gentile Maria Luisa, non trovi che il tuo intervento è scoordinato e fuori le righe? ….No, non puoi trovarlo.

    7. oh Mario, ci aggiungi quelli che, come me, ci viene lo choc anafilattico solo a sentire l’odore del panettone/pandoro e il “fruscio” delle decorazioni natalizie… e che ne dici della frase: “se non ci vediamo tanti auguri” (ke risuona nell’aria a pertire da novembre)… allora se ci vediamo auguri niente?

    8. Bhè effettivamente la transumanza consumistica verso il Natale non è il massimo della vita caro mio parrino, però il nostro modo di trascorrerlo e festeggiarlo in modo così intimo e normale non è poi tanto male.
      Ciao ti aspettiamo
      La tua famiglia

    9. COMUNQUE LA PENSIATE ,UN SERENO NATALE PIENO DI PACE E SERENITA’, A TUTTI QUANTI.

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