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giovedì 28 mar
  • Faccio outing, anche io avevo “il gruppo”

    C’era un tempo in cui il venerdi sera si usciva, mi ero fatta anche una teoria al riguardo ero convinta che “il gruppo”, entità della quale ho fatto parte per un paio di anni, si risvegliasse nel crepuscolo di questa giornata per poi ripiombare in un sonno quasi letargico la domenica sera. Da solo ognuno di noi non aveva un senso, né uno scopo ben definito.

    Il primo giorno di risveglio era il più tranquillo infatti eravamo in pochi ad uscire, quello di totale ripresa invece era il sabato, interamente proiettato alle 22: bisognava collocare gli amici nelle macchine anche se non eri tu a guidarle, quando scattava l’ora X, riunirsi sotto casa della fortunata che stava in centro, la quale quando apriva il portone era accolta, come una regina da tutti noi sudditi. Eravamo almeno una ventina con delle “guest stars” che ogni tanto apparivano, facendo aumentare a dismisura il numero gia’ elevato del gruppo, da lì si sceglieva un posto grande, spazioso, adibito a certi tipi di amicizie allargate. Molte volte si finiva nei famigerati discopub, posti che personalmente ho sempre detestato e che forse adesso non sono più in voga.
    Odiavo stare in piedi per delle ore, con i tacchi alti, che in passato usavo, era davvero una tortura cinese.
    Per alleviare la sofferenza mi davo alle bevande alcoliche, ero una delle poche ragazze che consumava grammi di alcool a differenza delle brave ragazze che non bevevano o di quelle che erano fissate con la linea (ancora non lo ero).

    Il mio negroni ed io, insieme attraversavamo la pista.

    Uno dei momenti peggiori era verso la fine della serata, quando partivano i balli latino americani!

    Lì “il gruppo” aveva una disgregazione poco omogenea, era il momento nel quale le frequentatrici delle palestre avrebbero potuto colpire il cuore di qualche baldo giovane attraverso il ballo latino-americano grazie alla musica dei Los Locos, durante la loro esibizione, gli altri guardavano l’orologio nervosamente, vi lascio immaginare a quale fazione appartenessi.

    Finalmente la serata finiva, il trucco sul mio viso cercava di resistere alla meno peggio nonostante avessi sudato e dentro di me tanta voglia di tornare a casa ma mancava ancora la tappa fondamentale palermitana: il pezzo!

    Altra sosta infinita in rosticceria, ma questa storia la conosce ogni palermitano che mette il naso fuori dalla porta di casa dopo le 22, io non mangiavo non perché non mi andasse ma a consumare il pezzo in pubblico non sono mai stata brava, sono lenta e mi sarei sporcata mentre i ragazzi si strafogavano di pizzette e arancine alle 3 di notte spalmando sul loro viso gli unguenti elargiti da essi.
    E così il fulcro del weekend si concludeva portandoci inesorabilmente verso la domenica la quale ci offriva delle possibilità diverse, c’era più spazio alla creatività, si poteva fare la classica gita fuori porta, con salsiccia nel portabagagli, questo però implicava il dovere stare tutto il giorno a contatto con “il gruppo” e osservarsi sotto un’altra luce: quella sportiva. Bisognava assistere ai soliti tristissimi rituali in cui: le donne sgomitano per chi dovesse lavare l’insalata, con l’intento di mostrare all’uomo delle caverne la propria maestria nel gestire il focolare e gli uomini invece attenti alla brace che ardeva.
    Io mi defilavo, cercavo animaletti.

    Tornavo sempre con un gran mal di testa, una volta però mi sono divertita: era il primo anno del Grande fratello e abbiamo simulato il gioco, votando per chi dovesse abbandonare la casa: all’unisono abbiamo fatto lo stesso nome.

    L’altra alternativa urbana, nei mesi invernali era il cinema, preferibilmente 18:30 o 20:30 perché poi veniva rilasciato l’ormone sonno del gruppo che ti obbligava a dormire fino al venerdì successivo.

    Da almeno quattro o cinque anni, ho smesso con questa vita, mi sono dedicata all’introspezione dopo l’essermi circondata del vuoto per anni, nei rapporti sono sempre andata alla sostanza ed invece mi ero trovata invischiata in una massa di gente che stava insieme solo per non guardare in faccia la solitudine che albergava intorno a loro.

    Adesso il venerdì mi riposo, il sabato anche ed uso solo scarpe basse.

    Ospiti
  • 44 commenti a “Faccio outing, anche io avevo “il gruppo””

    1. …che tristezza…

    2. Come ti capisco… anni in cui, di venerdì sera, ma anche di sabato sera, si stava tutti per ore in piedi a decidere dove andare. Poi, si stava ore, sempre in piedi, ad entrare e poi… un sonno pazzesco e le vesciche ai piedi…. però, quando si è adolescenti, è quasi normale fare parte del “gruppo”… non rimpiango nulla.. adesso sono cresciuta, sono più matura e so anche prendere distanza da tutto e tutti… probabilmente se, non avessi fatto parte del gruppo, ora non sarei così..

    3. ma non si diceva comitiva?
      per me il gruppo era quello musicale che ogni pomeriggio si riuniva in angusti box di palazzi di persone con i picciuli.
      c’era più muffa e umidità lì dentro che in una palude….

    4. “Sono fuori dal tunnel…” cantò il Poeta…

    5. mi rispecchio in tutto ciò..

    6. E’ normale che le cose cambino. Ogni cosa a suo tempo, si suole dire e niente è più vero. Si cresce, si desiderano cose nuove e si fanno cose nuove. Tutto qui.

    7. Io sono appena uscita dal tunnel “comitiva”…la mia esperienza ha avuto risvolti da “branco” che mi hanno portata a liberarmi dalla “cattività” di certe compagnie…meglio fare quello che cavolo si vuole con chi ci pare quando si ha voglia!!

    8. invece per me è stato l’esatto contario… amiciaro e incucchiaviddichi ri muoriri… pensavo che dopo sposato e con due figli cambiasse qualcosa, invece è peggio di prima, amiciaro amiciaro e incucchiaviddichi incucchiaviddichi… forse perchè non ho mai smesso di mettere musica nei locali (da 15 anni), conosco troppa gente e inevitabilmente dovunque vado, anche solo o con famiglia, incagghio sempre qualcuno/a…
      ma quanto mi piace, assai assai assai…

    9. evidentemente hai trovato una stabilita’ emotiva che prima non avevi,
      e hai sopperito a quelle cattive abitudini con altre…(scusa la malignita’) 🙂

    10. tristezza….

    11. Anch’io ai tempi della comitiva mi lamentavo continuamente per i tempi morti e le lunghe attese nel tentativo di raccogliere tutti in un posto e decidere dove andare… ma adesso non sapete quanto rimpiango quelle sere di cazzeggio assoluto, quei bagni a mare la notte, quelle sbronze di troppo, quelle feste di laurea imboscate, in cui nessuno conosce il festeggiato!!!!
      Aiutooooo mi sento una vecchia a 24 anni!!!!

    12. E’ proprio vero questo fatto del branco, ricordo con un gruppo di tanto tempo fa che ad un certo punto il rapporto era diventato così malato che si doveva fare per forza tutto insieme, uno stress perchè poi se così non era non vi dico le offese e i musi lunghi. Comunque secondo me in fondo la comitiva ad una certa etá aveva il suo perchè e ho tantissimi bei ricordi.
      Hai descritto le serate tipo in maniera perfetta.

    13. Anche io mi rispecchio in quello che hai scritto, e anche io come te sono “uscita dal gruppo” per motivi futilissimi..ma le persone di questo “gruppo” meglio perderle che trovarle..Adesso preferisco restare a casa a vedere un film con lo zito che uscire con loro, anche se poi quando torno a casa mi sento vecchia…

    14. Posso fare il precisetto sul titolo del post? 🙂 Credo che si dica fare “come outing”…L’outing è quello che dicono gli altri su di te…come outing è quello che dici tu di te stesso. Oh, poi può darsi che mi sbaglio…

    15. vassy vassy :-))))

    16. Ciao Simona…anch’io mi aggrego a chi ha detto…”tristezza” e come dice Cetty si diceva comitiva (ed era difficilissimo entrare, quasi alla stregua di una CASTA). Ma la vita di comitiva e i vari “momenti” (verissimi)di cui parli sono il normale percorso degli adolescenti dove ognuno si costruisce un proprio ruolo che dipende in primis dal proprio carattere. Magari come dice qualcuno non ti trovavi, le amicizia non ti valorizzavano e ti sei scoperta e capita allontanandoti.
      Ma si dice che gli amici uno se li sceglie (mentre con i parenti si è obbligati a stare)e stai con loro perchè ti trovi bene, ti diverti e soprattutto perchè cresci insieme a loro, si diventa maturi insieme e si capisce insieme che non vale più la pena stare in piedi in un posto 3 ore a decidere dove andare, a fare il muso lungo se “a lui l’hai detto a me no” o “se volgio andare in un posto che a te non piace” (…basta vedersi il giorno dopo). Ti assicuro che probabilmente io e la mia comitiva siamo l’esempio lampante del tuo post, organizziamo pasquetta a S.Martino delle Scale e solo gli intimi siamo in 30, abbiamo attraversato tutti gli stadi (dai motorini in piazzetta, al biliardo, ai combini, alle feste, ai piantoni, ai pub, ai combini, alla scuola, all’università, al lavoro) ma ci ritroviamo più uniti di prima, ognuno ha fortificato e imposto la propria personalità. Magari ci vediamo più di rado, ma quando ci si vede è una pacchia. Non esistono momenti morti e se ci sono è perchè vogliamo che ci siano. Chi fidanzato, chi lavora, chi piace il calcio, chi il Fuso orario, chi la cuba, chi la solitudine, chi stare a zonzo, l’amiciaro e il timido. Si è cresciuti tutti insieme…gli amici e la comitiva. Gli amici servono tanto all’introspezione, alla riflessione e anche a svagarsi e sfogarsi quando i problemi ti assorbono. L’importante e stare insieme, sono momenti che ti porti per tutta la vita!

    17. Scusami Serena (e non Simoma 😀 )

    18. Evviva la libertà! Sempre!

    19. La libertà sono gli amici…la prigionia è il telefono che non squilla (poi ognuno sta bene a suo modo!)

    20. grande vassily (scassaca**i) al punto giusto! (secondo me hai ragione) 😀

      per il resto anch’io ho avuto il supergruppo con l’aggravio di un mezzo informatico che faceva da collante.
      Finchè è durato, il gruppo, è stato bello ma mai quanto quando si è sfasciato! odiavo la distinzione (che in tutti i gruppi avviene) tra persone di serie A e persone di serie B…

      mi sono zitato e preferisco fare tutto con la mia zita, scegliere liberametne con chi uscire senza avere e sentire vincoli!
      domanda: ma come facevano molte coppie ad uscire sempre e dico sempre, solo con la Comitiva?

    21. A tutti quelli che hanno commentato il post scrivendo “tristezza”:

      Ma perchè?????
      Ogni cosa a suo tempo; quando si è adolescenti è normale uscire in comitiva, aiuta a relazionarsi con gli altri e a condividere idee e passioni.
      Io ho un bellissimo ricordo di quella spensieratezza, delle serate passate aspettando gli altri e poi di decidere dove andare, del male ai piedi…e soprattutto dei cornetti da Ganci!!

      Complimenti Serena per il simpatico post 🙂

    22. Il post mi sembra tutt’altro che simpatico… ripeto e sottilieno.: TRISTEZZA. Forse il post piu` triste che sia mai stato scritto a Rosalio.

    23. DEPRESSIONE…
      fantasia?…zero.

    24. Ma su con la vitaaaaa…. Per me il gruppo è sempre lo stesso da anni. La formazione di base ovviamente. A settembre compiremo i nostri bravi 12 anni da quando varcammo la soglia del nostro liceo e cominciò la nostra amicizia. Ovviamente negli anni ci sono stati degli innesti, qualcuno ci ha ronzato attorno per poi sparire…ma lo zoccolo duro sempre quello è!!! E la sera non usciamo mai “perchè dobbiamo fare qualcosa” ma facciamo solo quello che ci va. Penso che la chiave del divertimento sia quella…non ho mai praticato le uscite tanto per dire “io c’ero” oppure “io ho fatto quello”. Poi credo sia normale che condividendo solo 2 uscite serali a settimana sia un po’ difficile cementare l’amicizia con qualcuno 😉 good luck

    25. ..sarà forse perchè eri la sfigata di turno?.. quella che stava in disparte?..quella che non abitava in centro?..non eri la “diva”..Ecco perchè ti sei defilata… e orsù dicci le tue uscite ora.. oppure ti sei chiusa in ispirata clausura?
      Come qualcuno ha giè scritto.. la tristezza sta nel cellulare che non squilla il fine settimana.. nella solitudine.. nel non essere voluti. cercati.. e forse anche odiati.

    26. ….sarò probabilmente l’unica, ma durante l’adolescenza ho incontrato persone che m hanno isolato,dunque nn voluto nella loro esclusiva èlite,ho vissuto l’adolescenza cn poche amiche che ormai nn vedo piu,le cui capacità organizzative nn erano certo delle migliori,quindi potete ben capire che certe cose m sn venute a mancare,proprio perchè nn c era nessuno che m venisse a chiamare o che m ascoltasse quando ne avevo bisogno,ricordo che il telefono nn squillava mai….eppure questo vivere al di fuori dal gruppo,m ha fortificato,nn so se reso migliore,nn voglio sparare cazzate, però c sn atteggiamenti che ancora adesso nn riesco a capire…di certo però m sn mancate molte esperienze e credo anche un pò d’affetto incondizionato!

    27. @Thommyx
      Il tuo contributo è veramente notevole…non riesci neanche a motivare il tuo commento!
      Sarà che sei triste tu??

    28. Lucia,
      perdonami ma non devi aspettare che qualcuno ti chiami o circondarti da amiche con cui non ti trovi bene.
      Inutile aspettare la manna dal cielo!
      Spesso siamo noi che ci intestardiamo a frequentare persone con cui non abbiamo niente in comune e poi ci dichiariamo vittime delle sfortuna.
      Nella vita bisogna essere attivi, non aspettare gli altri ma cercare noi nuove amicizie con cui condividere interessi e passioni…su con un pò di fantasia!
      E che diamine!

    29. mmm. che belli questi racconti autobiografici!
      beh sono cose che tutti conosciamo. no?
      è un po’ di etno antropologia moderna?
      comunque ti consiglio di scriverci un libro su sta cosa.
      c’è gente che li pubblica e li vende anche.
      CMQ grande Lucia che sei stata fuori dalla comitiva.

    30. Col nome di outing il movimento di liberazione omosessuale statunitense ha indicato la pratica politica di rivelare pubblicamente, per ritorsione, l’omosessualità di alcune persone segretamente omosessuali, le quali attaccano pubblicamente l’omosessualità: per esempio sacerdoti o uomini politici. In Italia spesso viene usato, erroneamente, per indicare invece qualcuno che ha fatto una rivelazione su se stesso, non sempre relativa all’omosessualità.

      si può dire Auto Outing…
      ma comunque ormai si usa dire fare Outing… non siamo così precisini

    31. Si usa dire “fare Outing” come si usa dire “a me mi…”…sempre sbagliato è…ma siccome, come disse qualcuno, il linguaggio parte dal basso e si muove su palafitte…vada per “fare outing”…Chi vorrà fare “come outing” imparerà…:-)

    32. Io la comitiva vera e propria l’ho avuta in tarda età…forse 22 o 23 anni…non ricordo più..cmq era un piccolo sistema autonomo in cui ognuno dei partecipanti aveva un ruolo ben preciso! Il saggio, l’ubriacone, la maniaca delle diete, la single convinta, la bruttina stagionata, la coppia indissolubile. A pensarci adesso ogni uscita era una sorta di psicodramma, in cui ognuno recitava le proprie battute…e se qualcuno usciva dallo schema di sicuro aveva qualche problema che tutti facevamo a gare per risolvere. Non ho una visione del tutto negativa di quel periodo; ho imparato a relazionarmi meglio con le persone, ho capito cosa vuol dire poter contare sempre su qualcuno. Poi anche il mio gruppo si è sciolto, c’è stato un valzer di coppie che lo ha minato alle fondamenta. Continuare allo stesso modo non era più possibile…che sia sempre il sesso a rovinare tutto? Boh!

    33. x luigi
      cos hai mangiato a pranzo?

    34. Quanto tempo che non sentivo parlare di “comitive”… Si, i ricordi belli rimangono ma riemerge anche lo stress: tutto si faceva insieme e se per una sera non avevi voglia di pizza (la solita scelta), ma ti andava di andare da un’altra parte… apriti cielo!!E se ti volevi allontanare un po, magari frequentare altre persone: non potevi!! Divenivi (s)oggetto di riunioni specifiche, nelle quali si esaminavano i tuoi comportamenti e, tutti si ergevano a freudiani!!!
      Comunque, sarà stato il periodo(io ora ne ho 37)ma i ruoli c’erano veramente: saggia, spardato, alcolizzato, allallata, narcisa, intellettuale, coppia di annannati, coppia happy family, alternativo, politicizzato, sfasciallitto, etc… xò si riusciva a stare tutti insieme ed a ridere!! Ora le comitive, per l’esperienza che ne ho, sono rimaste ma composte solo da coppie… quelli che si sono sposati veramente!!! C’è solo un piccolo problema: in queste comitive non sono accettati i single… apparentemente non c’è un motivo, ma credo spaventino e creino scompiglio… soprattutto in quelle “tipiche” unioni palermitane che arrivano al matrimonio dopo 15 anni di fidanzamento, quando, forse, l’amore è stato già sostituito da… qui, però, si aprirebbe un altro capitolo..:-) magari alla prossima puntata!!! E, scusatemi attenti lettori se, involontariamente, ho ferito qualcuno!

    35. leggendo i vari commenti sulle comitive mi è sorta na domanda spontanea…ma con chi azz andavate in giro???io adeso ho 35 anni e ne ho cambiate di comitive se cosi si possono chiamare,anche xkè diciamolo si usciva in comitiva anche xkè era o è il mezzo + semplice x conoscere ragazze/i,e quindi dopo aver ottenuto lo scopo finiva o si scioglieva sia xkè chi si faceva zito spariva dalla circolazione, o cmq x ki restava single non andava tanto a genio quella situazione.Io ho dei ricordi bellissimi e sto parlando dei primi anni 90 quando c’era il molo 13,la tavernetta(trav.corso olivuzza)il buzuki,il 5° mondo,ancora la champ era agli albori mi ricordo si andava alla champ quando ancora c’era solo quel locale e poi un infinita strada mal messa,ah non dimentichiamo lo zio tantillo al borgo che serate bevendo il matheus o il lancers.Erano i tempi in cui la maggior parte dei ragazzi uscivano solo il sabato sera soprattutto quando si è ancora da poco maggiorenni e ci si divertiva con poco,si a volte non c’era uniformità nella decisione xrò alla fine qualsiasi cosa si faceva ci si divertiva..anche grazie all’amico alcol che a vote faceva finire e serate in ospedale,ma sfido chiunque a negare che non sia mai successo e magari poi ricordarlo come un episodio divertente dove in quella sera ti è successo di tutto.Quindi concludendo son cavolate il fatto di dire son cresciuto non mi diverto + con le comitive,certo crescendo si esce solo con pochi amici e amiche fidate xrò non è sempre vero si è sempre aperti a nuove conoscenze sia se si è single o “ziti”,l’importante e divertirsi e stare in compagnia io la penso cosi.A voi lettori ardua sentenza

    36. Ciao Serena,

      piccola, ma importante, correzione: se ti riferisci al linguaggio della comunità gay, avresti dovuto usare “faccio coming out” (da “to come out”, uscire allo scoperto, venire fuori, sottinteso, dall’armadio) e quindi “rivelarsi”.
      Esempio: Pecorario Scanio ha fatto (mezzo) coming-out rivelando di essere (mezzo) frocio, anzi bisex.
      “Outing” è invece, non letteralmente ma quello è, “sputtanamento”, cioè rivelare di ALTRI e non di se stessi, l’orientamento sessuale e, ormai, per estensione, rivelare qualunque cosa si ritienga imbarazzante.
      Esempio: nel film In&Out, Matt Dillon fa l’outing del suo professore di liceo in TV.

    37. Un saluto dall’ultras palermitano!!!!

    38. “Adesso il venerdì mi riposo, il sabato anche ed uso solo scarpe basse”…non sei sola, siamo in due,forse anche più di due, e che bella pace abbiamo!

    39. da altre parti dicono “coming out”, ma forse sbagliano

    40. Ma che palle!!MA come si fa a fare i precisini su queste cose??? Malochiffare assoluto! 🙁

    41. riccillo

    42. IO HO AVUTO LA COMITIVA MA SI è SCIOLTA.CHI HA CAMBIATO CASA, CHI NON CI STA CHI STUDIA ETCC…QUALKUNO MI FA ENTRARE NELLA SUA COMITIVA??!!!!!IO NON HO MAI DIMENTICATO CERTI MOMENTI

    43. MA CHE STUPIDATE CHE SCRIVE QUESTA QUA !

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