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venerdì 26 apr
  • Percorsi

    Scendo da casa alle 7:00.
    Percorro una stretta strada poco trafficata che sbocca poi in via Paruta.
    Più avanti ci sono le discariche che costeggiano il marciapiede. Materassi, mobili scardinati e ramaglie.
    Imbocco di nuovo una stradina e incontro un’altra discarica che però hanno finalmente recintato in modo tale che la gente non possa più buttare lì le sue cose. Le buttano, invece, venti metri più a destra, proprio davanti ad un enorme cancello dove sta scritto a caratteri cubitali e in rosso “SI PREGA DI NON DEPORRE RIFIUTI DAVANTI AL CANCELLO”.
    Arrivo alla circonvallazione dopo avere superato un paio di mazzetti di fiori legati intorno ad un albero, ai quali non riesco a non dedicare ogni giorno uno sguardo, facendomi stringere il cuore.
    Sul cavalcavia spesso c’è un gruppetto di persone che guarda verso Pagliarelli, la grande struttura carceraria circondata da un recinto giallo.
    Salutano e si sbracciano facendo piccoli saltelli.
    Lontano da dietro le sbarre, si intravede una maglietta o un qualcosa di simile che si agita come per dire: “Ciao, guardatemi, io sono qui”. Uguale come quando segni sulla cartolina con una freccetta il tuo albergo e poi la mandi ad amici e parenti.
    Oggi c’era una sola persona sul cavalcavia. Un signore in abito scuro, anziano. Aveva in mano un fazzoletto bianco e lo agitava, come per dire: “Visto? Vedi che non posso dormire al pensiero di te chiuso là dentro? Sono scappato giù dal letto all’alba, noi vecchi dormiamo poco, e poi a quest’ora non mi vede nessuno, ma anche quando fosse…”.
    E mi viene da pensare, chissà chi saluta. Un figlio, un fratello o chissà chi.
    Le finestre del Pagliarelli sono piene di magliette appese alle sbarre, alcune ad asciugare, altre per parare il sole caldo che quando sorge schiaffeggia il blocco ad est.
    Corro per il viale delle Scienze e passo davanti all’Università ancora chiusa, sfiorando il cartello col nome della mia città con su scritto con la vernice nera “FUOCO ALLE CARCERI”.
    Passo davanti alla bella Cattedrale tutta illuminata dalla luce del mattino. Di fronte ci sono due o tre macchine della polizia e gli agenti chiacchierano davanti al bar in attesa di un buon caffè.
    Ecco via Emerico Amari.
    Già in lontananza si vedono le maestose navi da crociera attraccate al molo.
    I primi crocieristi mattinieri passeggiano in pantaloncini corti, cappellino e sandali con le calze.
    Le carrozzelle che li porteranno in giro per cifre irragionevoli, sono in attesa e, nell’attesa, i cavalli macinano i foraggi. Un giovane cocchiere dorme ancora nella sua carrozzella mentre gli altri in canottiera con le facce brutte e non sbarbate, ridono sguaiatamente.
    Ecco il mio ufficio. Le auto dei residenti cominciano a lasciare il posto a quelle degli impiegati che fanno a gara a chi parcheggia più vicino.
    Sui suoi muri chiari campeggiano le scritte “CT MERDA”, “ULTRA’ CURVA NORD”, “PINO STRONZO” e vari disegni di inconfondibile natura fallica, fatti da mano giovane e poco avvezza all’arte.
    Sono le 7:30.
    Zigzagando tra le cacche di cane entro e timbro il cartellino con la mia foto di quindici anni fa. Una maglietta verdina, una selva di capelli ricci e un sorriso da quindici anni meno. Mi ricordo ancora il momento in cui feci quella foto. Ero una dei pochi che si sottoponeva all’esperimento “foto gratis per il badge per provare la nuova Kodak istantanea di Andrea”.
    Quando alla SISA, invece di dare la tessera punti, sfodero per sbaglio il mio usurato cartellino, lo pigliano in mano, lo guardano e dicono: “Signora ma è lei? miiiiiiiiiiii com’era giovaneeeeeeeeee”.
    È a questo punto che provo una specie di pungolo al centro dello stomaco ma poi mi passa subito.
    In ufficio si chiacchiera, un po’ di lavoro e non, caffè, telefonate di lavoro e non, e vai che è già ora di tornare a casa.
    Stesso percorso o quasi, ovviamente a ritroso, altra inclinazione solare, altra umanità da guardare.

    Ospiti
  • 17 commenti a “Percorsi”

    1. Ti sei scordata di menzionare le cacche (enormi e puzzolentissime) dei cavalli lungo la via Amari e incrocio Crispi. Io che lavoro proprio li non posso fare a meno di vedere (e sentire) l’olezzo e le mancate
      multe ai cocchieri. Uno schifo ed una vergogna nei confronti anche dei turisti (tanti)che passeggiano su quell’asse.

    2. E’ vero rob, è uno schifo.
      E aggiungo anche che all’estero, vedi Vienna e Salisburgo, città piene di carrozzelle, vige la regola del sacco collocato sotto l’animale o quando il cavallo alza la coda (atteggiamento di inequivocabile di svuotamento imminente) il cocchiere allunga un sacchetto a mo’ di retino per i pesci, raccoglie il prodotto che ripone in un’apposita custodia.
      Visto con i miei occhi e visto fare anche da dolci e giovani donzelle alla guida di queste carrozzelle.
      Ma sono altre città e altre culture.
      Troppo difficile prenderne l’esempio.
      Che tristezza…

    3. guardate che i cocchieri sono obbligati a non disperdere le “deiezioni” dei cavalli per strada, pena multa o sospensione licenza. In effetti, da quest’anno, molte carrozze hanno le sacche e le usano, alcuni le hanno ma non le usano e altri ancora non le tengono, tanto il problema è sempre lo stesso, se non c’è lo sbirro alle spalle uno fa come gli pare.
      p.s.: ma le sacche non le dovrebbero avere anche i vigili, poliziotti e carabinieri a cavallo, che tanto pomposamente vanno per via libertà e scacazz. per strada ?

    4. Mi pare come le cinture di sicurezza.
      I tutori dell’ordine non devono metterle per essere più pronti nell’azione.
      Mettiamo il caso che una sacca si possa attorcigliare nei “cosiddetti” del cavallo e farlo imbizzarrire proprio nel momento in cui il tutore dell’ordine si appresta ad inseguire al galoppo un malfattore.
      Ahia ahia…

    5. @iachino: sei invitato, domani per esempio che in porto ci saranno tre navi da crociera, quindi tanti turisti, quindi tanti cocchieri, a contare quanto cocchieri si attengono alle disposizioni. Glielo vuoi dire pure tu Laura (autrice del post) che non stiamo fantasticando. Iachino, li vedo (e li sento purtroppo)io ogni giorno.

    6. Te lo dico pure io.

      Mizzica, ma che piega stanno prendendo i commenti del mio post… :))))

    7. Rob, massima solidarietà; la puzza credo sia dovuta per lo più ai liquidi del cavallo, che non si insaccano e puzzano tantotantotanto. Per quelli ci vorrebbero dei bei cati d’acqua, ma sono apparecchiature fantascientifiche per questa bella e sfortunata terra che è la Sicilia.

      Cmq confermo che la maggioranza delle carrozze sono dotate di sacca.

      Laura, purtroppamente i commenti scivolarono (!?) fuori tema.

    8. Merde a parte…è proprio un bel post…scrittura sempre carina e garbata anche quando ad essere argomento di comversazione è un tema di natura non certamente aulica come immondizia ed escrementi. In realtà è solo un dettaglio su uno sguardo attento e partecipe che vive il risveglio della città..
      Brava Laura…mi stai proprio simpatica!
      Ciao e buone vacanze!!

    9. Leggendo questo post, ho provato ad immaginare nella mia mente tutte le discariche che sono fiorite nel mio quartiere.
      Ed è tristemente così….ne abbiamo tantissime.
      C’è anche quella di via nave che a volte arriva quasi ai due metri di altezza.

    10. A ONOR DEL VERO
      questa recinzione ,IN VIA tOLOMEA N. 50,e’ stata rifatta oggi.Un anno fa era stata fatta e poi forzata.Probabilmente il materiale sara’ rimosso nei prossimi giorni.
      RESTA IL FATTO CHE NON SI OFFRE NESSUNA SOLUZIONE
      PRATICA PER I RESIDENTI DEI VILLINI.
      Adesso immagino che andranno nelle adiacenze dei 2 parcheggi Mongibello,dove esiste una situazione a dir poco indecente.

    11. Rob, smentisco la conferma: da un giro nel centro città ho incontrato solo carrozze tutte prive di sacca e le strade sono piene di m. e p. di cavallo. Mi vergogno per i turisti e per me.
      CHE SCHIFO !!

    12. Tanto per dare un’uniformità ai commenti O.T., annoto qui di seguito la seguente constatazione.
      Stamattina, passando per la via Emerico Amari zona porto, vedevansi n. 8 carrozzelle, di cui n. 4 con apposita sacca per deiezioni, il resto non possedeva alcun raccoglitore.
      Ci si interroga sul perché di tale diversificazione e ci si pongono, in ipotesi, alcune possibili cause.
      1) se le sacche le fornisce aggratis il Comune probabilmente erano esaurite così come i fondi del capitolo acquisti sacche per i cocchieri (ne fanno un numero limitato come i francobolli).
      2) se le sacche le acquistano i cocchieri, allora la categoria si divide in “fissa” (quelli che li comprano) e “scartri” (quelli che non li comprano).
      3) se le sacche le fanno le mogli dei cocchieri con la nobile arte del cucito, allora si deduce da sè, che quelli che non le hanno non sono maritati, mentre quelli che le hanno lo sono.
      Rimane comunque l’interrogativo al quale non si trova risposta, cioè come mai non si prendono i dovuti provvedimenti di quelli che poi lo ‘gnuri ci fa di corsa la sacca al suo cavallo magari all’uncinetto bello fitto fitto.
      A costo di fare un corso serale di ricamo & affini.

    13. vedi iachino che non dicevo mink…. io lavoro e vivo proprio in quell’incrocio e li vedo i signori cocchieri. e ti diro di più e spero di non essere troppo OT. Chiediti dove svuotano le sacche piene di deiezioni. Tu penserai: si allontanano, chiudono il tutto in sacchi per la spazzatura, si apprestano a gettarli dentro i cassonetti (anche se fuori orario)e ritornano al posto di lavoro. Seee, vabbè. tutto stu traffico! e poi se mi allontano mi arrobbano i clienti!
      ma perchè, non è meglio che li svuoto dentro i cestini (quelli blu attaccati ai pali che servirebbero per gettare le piccole cose per intenderci)? Certo, meglio, più facile e rapido. Ho visto pure un vassoio di cartone tipo quello delle pasticcerie/rosticcerie appoggiato a terra in un angolo al semaforo di via crispi, solo che non conteneva pasticcini….

    14. Anche dentro i cassonetti sarebbe fuori legge.
      Ci vogliono i bidoni per la raccolta differenziata per le deiezioni.
      Metterle in quelle che servono per la puppù dei cani?
      Oppure (idea brillantissima) venderle come concime a chi ne fa richiesta. Diciamo 2 euro al chilo.
      Caspita, ho inventato un nuovo businness.
      Prego passare consiglio agli ‘gnuri!

    15. a proposito di roba “fitusa”.
      Cosa c’e’ di piu’ fituso di un sacchetto di teste ed interiora di sarde in decomposizione.Una puzza acre,forte,che di piu’ non si puo’,roba che ti fa stonare il cervello.Ebbene,in via Calpurnio,a due passi dalla piazza di Mondello,questo sacchetto e’ in mezzo la strada da piu’ di dieci giorni,sotto il sole.
      La zona e’ frequentatissima,ma il sacchetto e’ sempre li’.Nessuno osa rimuoverlo e spazzini non se ne vedono
      mai in quella stradina.

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