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giovedì 28 mar
  • Palermo 1997

    C’era un qualcosa nell’estate del 1997 che oggi sarebbe difficile spiegare. O meglio: nell’estate del 1997 si era fondamentalmente, indissolubilmente giovani.
    Dai a un giovane una porzione di terriccio semibuio, quattro gazebo con la birra, una cover band di rock psichedelico e quegli occhi ventenni vedranno Woodstock.
    C’era questo Palermo Fest – forse c’è ancora ma è un’altra cosa – e si ballava, si cantava, ci si faceva le canne. Proprio come Woodstock. Però, quella era l’estate del 1997. L’estate della birra da Benito, uno stato di post-adolescente appannamento neurologico con occhi a fessura intenti a guardare le tartarughine moribonde che soccombevano in uno pseudo acquario. Era un artifizio estetico, l’unico che il buon Benito si era concesso per dare un tono a la page al suo chiosco ai Leoni.
    Era il periodo delle corse dei cavalli e di tutta una serie di cliché almost beat da romanzo bukowskiano d’annata.
    Serate umide di stempiati fumanti che imprecavano su Waterloo e Tuono Joe mentre le mogli si godevano sulle gradinate lo squallore di quel sì, detto con troppa imprudenza. Uno sciame di bambini correva a zanzara impazzita. Erano i figli dell’imprudenza. Io non ho mai vinto una lira. Nel 1997 c’erano le universiadi e un mio amico mi sfidò: “Scommetto che non sai cosa sono le universiadi”.
    Come no, gli risposi: “Sono le olimpiadi dell’universo e io tiferò luna”.
    Così gli dissi facendogli marameo con la mano che roteava sul naso e pregando Dio che un fulmine lo disintegrasse.
    Le universiadi mi regalarono due ori, almeno io questi ho visto: quello della pallanuoto e quello vinto dalla nazionale di calcio, alla Favorita.
    Era Italia – Corea del Sud ed eravamo parecchio divertiti da questi Sun Ji Park, Yon Ko Lin e ci tiravamo gli occhi in su con le dita facendo cin-cin-ciò, incuranti del fatto che omonimi e parenti di Kon Su Jang, qualche anno più tardi, c’avrebbero fatto un cin-cin-ciò così agli ottavi della coppa del mondo.
    Segnò Ulivi nei tempi supplementari, regalandoci la medaglia più importante. Lo stadio traboccava, nell’anno in cui il Palermo di Gnazzino era precipitato in serie C1, in quello che sarebbe stato l’anno “Battipagliese”.
    L’anno in cui Califano, in forza al Savoia, poteva essere il giocatore giusto per riportare il Palermo in cadetteria.
    A Palermo, prima dei campioni del mondo, si è sperato di avere in rosa un giocatore che si chiamava Califano.
    Califano, iscritto all’ISEF, c’era anche lui in quella finale universiade.
    La mascotte delle universiadi era un ciucchino in posizione bipede-umana, con la faccia duci, e teneva sottobraccio un tomo che poteva essere tranquillamente un Martines di Diritto costituzionale. La mascotte era fondamentalmente, indissolubilmente brutta. E sogno, Dio come lo sogno, che gli animali prendano le redini del mondo non fosse altro per disegnare una mascotte con un uomo quadrupede e gli occhioni tipo manga.
    Palermo in quei giorni era intrisa di un’aria esterofila, intensa, bella.
    Rinunciai a un concerto di Ben Harper per vedere la mia città, una volta tanto, al centro di qualcosa che non fosse un marranzano di sottofondo. Palermo mi rivolse la sua serenata d’oro. E io, grato, le girai le spalle sperando di non tornare mai più in questa conca da serie C. Palermo, nel 1997, era una città retrocessa ma entusiasta, al sogno di Califano con la maglia numero nove. Tutto il resto, a volte, è veramente noia.

    Palermo
  • 18 commenti a “Palermo 1997”

    1. mamma mia che m’hai fatto venire in mente… universiadi, palermo fest, benito io aggiungerei anche il quinto mondo (alla colonia della favorita) e le serate a villa trabia.

    2. io non andai nè all’uno nè all’altro evento, ma concordo sul fatto che nel 1997 l’atmosfera era ben altra.
      Qualcosa in meno rispetto ad ora e molto in più rispetto ad ora.

      Ma si sa, le cose sono fatte per cambiare, o forse siamo noi che cambiamo. I ventenni di adesso nel 2018 diranno che Palermo nel 2008 aveva qualcosa di diverso. é generazionale e fisiologico, non possiamo farci nulla se non rendere la nostra vita sempre bella in modo da non avere troppi rimpianti.

    3. Il 5° mondo, in inverno, era dietro la cattedrale. Bianchi e colorati tutti insieme appassionatamente, era lo slogan, più o meno:-). Musica reggae tutto il tempo ed un ambiente gradevole…bellissimoooo!!!!

    4. Non per fare la solita retorica, ma nel 1997 ci furono: la riapertura del teatro massimo, la festa del primo maggio a fondo uditore, palermo di scena, il festival del 900 e chissà quante altre iniziative culturali nelle quali non fui coinvolto ma che animarono la città come mai più è accaduto in seguito.
      Nel 1997 palermo se la giocava con Catania, in quanto a vita notturna…
      E oggi… sia Catania che Palermo sono di un deprimente e le manifestazione culturali sono… non ci sono più.

      La chiusura è: entrambe le città ai tempi avevano un sindaco di sinistra.

    5. avete scordato di citare il fatto che, nel 1997, è nata mia figlia… 😀

    6. è vero isaia, l’avevo dimenticato. è vero.

    7. Sì, in quegli anni si sognava Califano…Palermo non era solo la città dei mafiosi e del pane ca mievusa; io il Palermo l’ho seguito a Trapani, ed era la scusa per pranzare ad Erice e godere dell’inquietante atmosfera medievale…Comunque, malgrado la nebbia di Erice e “l’inverno” del calcio siciliano…eravamo in una meravigliosa Primavera siciliana….

    8. La verità è che nel 1997 eravamo tutti più giovani…
      😉

    9. fondamentalmente e indissolubilmente giovani 😉

    10. un ricordo meraviglioso, un periodo indimenticabile!

    11. nel 1997 avevo soltanto la scheda telefonica delle universiadi. troppo piccolo per uscire dal recinto di casa.

    12. Mi sono sempre chiesto se le universiadi siano state il Vero motivo per cui in quell’anno Del Piero si iscrisse al Cepu

    13. Nel 97 facevo da spola tra palermo e roma perchè studiavo lì, e gli eventi dell’estate palermitana erano citati nella rivista che si trova sull’aereo che orgoglio!!!

    14. @bea: io la spola la facevo in treno. E in treno incontrai un attore teatrale romano che si congratulava (con me) per le belle iniziative palermitane. Mi anticipò che di lì a breve sarebbero nati i “Cantieri culturali della Zisa”. Lui ora fa la “ficsio” su canale 5 (no, non è Tony Randine) 😀

    15. Una misteriosa congiunzione astrale dev’essersi verificata in quei mesi così straordinari.
      Non esagero nel dire che, nella mia vita, tutte le scoperte, i salti in avanti, le scommesse, l’energia degli anni successivi hanno tratto forza e propulsione da quell’indimenticabile 1997.
      Cosa c’era nell’aria?
      Una volta, a Milano, il mio vecchio datore di lavoro, un esperto di televisione e new media, mi disse che il consumo televisivo è in costante crescita. Una crescita leggera ma inattaccabile, un consumo che è segno – nella nostra società – di un radicato pessimismo, di un progressivo isolamento dell’individuo dalla realtà.
      Unica eccezione: il brusco, inspiegabile calo di ascolti del 1997. Il grafico fa impressione: quella linea sempre uguale, quella crescita senza scosse, imperturbabile, che all’improvviso viene risucchiata verso il basso, come nel “Maelstrom” di Edgar Allan Poe.
      Quando gliene domandai il motivo, il buon vecchio S. mi
      rispose che “si scrivono ancora libri sull’argomento”.
      Ho sempre pensato che valesse la pena di indagare, di approfondire: ma mi ha bloccato la paura di trovare una causa sciocca, “banale”, che smentisse l’eccezionale potere che ho sempre attribuito ai mesi caldi del 1997.

    16. bellissimo anno.
      lo ricordo con tanta nostalgia…

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