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giovedì 12 dic
  • La puzza del ’92 (2): classifica avulsa

    Mondello alle quattro di notte è una festa finita male, un capodanno non tanto riuscito, come quello a Palazzo Gamma tanti anni fa che ancora c’ho il trauma, col Gabibbo e le casse a puttane.
    Mondello di notte è acida e umida, sporca, in penombra e impregnata di odori acri. Le stelle non trovano pace, smorzate da luci invadenti.
    Faccio il giro della piazza, penso a mia nonna davanti il cancello, ad accogliermi con un sorriso.
    Nonna mi voleva perito, di cosa non si sa: perito. Ora che è perita lei vorrei capisse che in fondo non era tutto sto granché.
    Ogni anno, per me, questo periodo è un giro di boa, da consumare sfidando una sirenetta la cui storia non ho mai voluto sapere: “Prima c’era una palma”. Ok, mi basta questo.
    Ad agosto, un tempo, l’estate finiva e odorava di gomma e astucci. Era la fine e l’inizio. Oggi l’estate puzza di bruciato, senza cartella, senza astucci di Daltanious e il barometro impazzito.
    Resta comunque un momento propizio per tirare le somme e scegliere con cura le tappe del prossimo circo.
    C’è caldo, inaspettatamente e malaugaratamente. Finisce che avevano ragione Al Bano e Romina quando cantavano Cara Terra Mia.
    Nick Drake canta autunnale dall’autoradio mentre io invoco le prime nubi, le giornate accorciate, il ticchettio della pioggia sui vetri: qualcosa, insomma, che ricordi lo spot del Nescafè, con lei avvolta nel suo pullover di lana a maglie larghe che si gode bellamente, da dietro la finestra, le meraviglie del creato e quel senso di evanescente solubilità.
    Penso al 27 agosto: per me è un anniversario importante.
    C’è stato un momento, senza fare facile retorica, che a Palermo c’era un altro tipo di caldo.
    E oggi, quindici anni fa, accoglievamo in città un cantautore, uno di quelli che oggi “non vanno più”, che rischiano di finire in edicola, come Dalla, tra i Dvd di Stanlio e Olio e English for you.
    Lui, il cantautore, temeva che ci si dimenticasse degli eroi. Invece, guarda la sorte, pian piano ci si va dimenticando di lui.
    Eppure quel giorno, come non si sa, eravamo tutti lì, nonostante l’impraticabilità del campo, perché di lì a breve, il Palermo avrebbe sfidato qualcosa tipo il Nola, nell’ennesimo, infinito, frustrante campionato di C.
    Mesi prima, allo stadio, avevo pianto a dirotto, condannato da una classifica avulsa.
    Mi ritrovo a fine agosto, stesso stadio, altro posto: mai visto la stadio dalla gradinata, io solo curva nord superiore. E mi ritrovo davanti questo tizio col cappello, le note struggenti di Gato Barbieri al sax, le canzoni di una vita, seppur breve, seppur neo-adolescenziale. Canzoni mai sentite, da ascoltare in silenzio: Lo stambecco ferito. È il primo concerto della mia vita e c’è solo da divertirsi, cantare, urlare ma soprattutto saltare, come non avevo fatto neanche per Palermo-Messina: 2-1, in rimonta. Palermo non è mai stata una città ideale per ammirare le stelle. Quella sera, di stelle, se ne videro proprio tante. A tratti si mischiavano con i cuoricini illuminati, a tratti cadevano e vibravano tra le parole. E i ricordi. I ricordi.

    I ricordi mi fanno compagnia mentre giro per Mondello: è quasi l’alba. Mi torna in mente la battuta di un mio amico e rido. Mi torna in mente, quest’anno più che mai, il 1992.
    Torno verso casa. È finito agosto, sono finite le vacanze, bellissime, in giro per le riserve siciliane.
    Adesso c’è da organizzare il tour per il circo e chissà cosa, dove, come, quando e perché. Nel frattempo mi confondo con il sole, come le stelle, e ripenso a una frase che quella sera di quindici anni fa mi commosse a tal punto da chiedermi se anche Venditti, magari, fosse retrocesso per classifica avulsa:
    Proteggi i nostri sogni veri dalla vita quotidiana.
    E salvali dall’odio e dal dolore.

    (Stella – A. Venditti, dall’album Da San Siro a Samarcanda, dedicata a Vito Antonino e Rocco)

    Palermo
  • 7 commenti a “La puzza del ’92 (2): classifica avulsa”

    1. Samuele..sono cresciuta a pane e Venditti.. mio padre era un suo fan accanito. Non mi portò a vedere questo concerto perchè ero troppo piccola.. ma ne parlava spesso e ogni volta gli si illuminavano gli occhi.. ti ringrazio per questo testo anche a nome di mio padre

    2. Da animatore questo era il periodo delle “bastardate” i clienti che avevano fatto il “periodo lungo” si erano tutti innamorati, soprattutto i ragazzini e noi giù tutto il giorno con ” Ricordati di mè, nelle sere che non hai da fare, e tutta la città è allagata da questo temporale..” e giù “lacrime di pioggia” ( sia di venditti che dei ragazzetti e ..non). La pioggia, ecco cosa davvero manca a quest’estate, la pioggia d’agosto che fa alzare quell’odore d’asfalto bagnato e lascia per strada gli arcobaleni degli olii con l’acqua.
      Bravo Samuele e beato tè che ancora vivi il sentimento del tour.
      Io sono felice anche sè….sò già che il tendone rimarrà piazzato qui, al massimo, si spera di cambiare l’insegna.

    3. scusate, sebbene abbia apprezzato la leggerezza e la fluidita’ della sintassi di samuele, non ci ho capito un granche di questo post…non metto in dubbio che la colpa e’ tutta mia che non ci arrivo…ma tour di che? cosa c’entra il circo? e il tendone…si riferisce al circo o a quello della spiaggia? grazie comunque di tutto e arrivederci

    4. sembra che i ragionieri siano sbarcati anche qui

    5. pensandoci bene mi è sorto un dubbio: riusciamo a ricordarci gli anni dispari? o ci ricordiamo solo quelli pari? 90 92 94 96 00…

    6. Trasudano emozioni fortissime e i ricordi mordono il tempo senza rimpianti, con compiacimento.
      Scrivi,Samuele, scrivi…
      Giuanni

    7. …giá 15 anni fa, ricordo perfettamente quel concerto, è stato dopo la maturitá, un’estate ponte tra la scuola e l’universitá e mondello…quanti ricordi Samuele, grazie!

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