15°C
mercoledì 24 apr
  • La Sicilia e Palermo contro la riforma Gelmini

    Da giorni centinaia di operatori della scuola protestano davanti al Provveditorato agli Studi di Palermo e Roma, rivendicando il diritto al lavoro e garanzie per gli studenti e la scuola. Infatti, la riforma Gelmini penalizza fortemente la Sicilia e Palermo, prevedendo una riduzione di migliaia di posti di altrettanti lavoratori palermitani che – dopo anni di insegnamento e di attività di assistenza amministrativa e tecnica da precari – pur avendo maturato il diritto ad essere assunti, improvvisamente si ritrovano disoccupati, con gravissimo danno non solo personale ma anche alla collettività, poiché così si perdono anche professionalità, passione ed esperienze acquisite da questi lavoratori. La democrazia e la libertà di un popolo si coltivano e si sviluppano attraverso l’istruzione e quindi la cultura, ed altresì attraverso il riconoscimento e l’attuazione del diritto al lavoro. Le riforme operate negli ultimi anni dall’attuale governo nazionale, soprattutto quelle rivolte al mondo della scuola, sembrano invece indirizzarsi ad obiettivi diversi ed opposti, in quanto nella ricerca di economie pubbliche, piuttosto che colpire gli sprechi delle tante Amministrazioni si preferisce smantellare il già fragile sistema scolastico, operando tagli nella spesa e quindi nell’organizzazione delle istituzioni e riduzioni del personale docente e non docente, tali da rendere difficoltoso -se non impossibile – il regolare funzionamento e la qualità dei servizi scolastici. In altre parole, non solo non si investe in un settore fondamentale per lo stesso progresso di un popolo, anzi si indebolisce il sistema generando nuove sacche di disoccupazione e di povertà culturale ed economica. Solo in questi termini può essere letta la riforma Gelmini che appare, del resto, assolutamente inadeguata ed in violazione delle norme europee e dei principi costituzionali, ed infatti, con buona pace delle direttive dell’Unione Europea – che vietano il precariato di lunga durata e impongono allo Stato dopo 36 mesi di rapporto di lavoro a termine di assumere nei ruoli pubblici i lavoratori – delude i diritti e aspettative dei docenti e del personale tecnico e amministrativo, negando quindi il diritto al lavoro per migliaia di unità e incidendo contemporaneamente sull’efficienza e la qualità delle istituzioni scolastiche. È indubbio, invece, che altre avrebbero dovuto essere le iniziative e le riforme di questo settore così delicato e fondamentale per uno Stato, e che ben diversa doveva essere la filosofia di una riforma della scuola rivolta effettivamente alla tutela degli studenti e del personale che fino ad oggi, con spirito di sacrificio e con grandi difficoltà, ha garantito comunque l’istruzione pubblica.

    Ospiti
  • 41 commenti a “La Sicilia e Palermo contro la riforma Gelmini”

    1. Non se parla abbastanza: sembrano essere altre, in questo momento, le priorità.
      I politici siciliani dove sono? Lo stesso presidente Lombardo, dopo una fugace apparizione, sembra essersene dimenticato.
      Eppure, i posti di lavoro in gioco sono pari a quelli degli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese o degli stabilizzandi precari negli uffici regionali.
      Forse la “cultura” è rimasto un problema solo per la sinistra….

    2. tutta la mia solidarieta` agli operatori scolastici!!
      manca una cosa nell`articolo cioe` che il ministero sta deliberatamente tagliando gli insegnanti di sostegno, lasciando centinaia di bambini con disabilita` e gravi problemi di apprendimento assolutamente in balia di se stessi e di classi sempre piu` affollate, con il ridimensionamento delle cattedre.

      comprensibile il bisogno di rientrare o diminuire il debito pubblico, ma non investendo nella cultura e nella preparazione, l`Italia e` condannata ad un declino sempre maggiore, e aver privato negli anni la scuola di strumenti adeguati per istrire i ragazzi ed educarli ha portato il nostro paese a standard culturali bassissimi per uno dei grandi paesi europei, come sempre ci allontaniamo dall`europa invece di prendere esempi e riformare nel senso vero e non come travestimento per tagli indiscriminati.

      purtroppo il governo Berlusconi non e` all`altezza delle sfide europee e noi ne piangiamo le conseguenze, e non esiste al momento una classe politica capace di rinnovare il sistema Italia.

      vuoi vedere che i tagli alla cultura siano da vedere in una prospettiva diversa??

    3. La situazione è chiara, ci sono X studenti e ci sono X insegnanti e amministrativi, sinceramente in eccesso rispetto al fabbisogno. Posso capire e sono d’accordo che si stia tagliando troppo, non sono d’accordo sul fatto che debbano essere assunti tutti. Secondo il mio modesto parere, da profano, qui come in tante altre situazioni, bisognerebbe fare una graduatoria NAZIONALE, che permetta quindi di smistare personale dove ce n’è effettiva necessità. Le graduatorie si esaurirebbero molto prima, anche perchè vuoi o non vuoi negli ultimi anni non sono state fatte milioni di assunzioni, ma molta gente della “vecchia guardia” di lavoratori iperprotetti andrà in pensione.

    4. nadia cara,
      per fortuna ci sono persone come te in sicilia a palermo nel mondo che si preoccupano del prossimo e cercano di aiutarlo…..

      per me la sinistra è più marcia della destra
      per me gli adulti sono meglio dei ragazzini
      per me le pedofile come i pedofili fanno schifo

      certo ciò che vogliamo fare apparire agli altri è una cosa….bisogna poi vedere nella vita privata
      come ci si comporta

      p.s. saluti da givannino tuo

    5. la scuola non funziona.
      La scuola e’ stata utilizzata come ammortizzatore sociale.
      Anche i bilanci della scuola concorrono a tenere elevato il debito pubblico.
      La vicenda e’ stata gia’ analizzata a fondo,
      ma si vede che e’ come parlare al vento,
      se poi si ritorna al punto zero.

    6. Vivo all’estero da anni e questa discussione sulla riforma della scuola in Italia ho potuto seguirla solo sui giornali. Molti argomenti lasciano perplessi. Nessuna delle persone che protesta menziona mai un numero verificabile e sostegno della sua tesi sulla carenza di insegnanti. L’impressione che si ha dall’esterno è che si tratti di un altro settore del pubblico impiego con personale in eccesso, che recrimina uno stipendio pubblico e un fantomatico diritto al posto pubblico che sarebbe sancito dalla Costituzione.
      Ho letto interviste a precari da dieci e più anni; mi domando se abbiano mai pensato che se dopo tutto questo tempo non hanno ancora un posto fisso, forse stanno cercando di lavorare in un settore nel quale un bisogno di personale non esiste o comunque non è finanziabile, visto che i precari che lavorano per una manciata di ore di supplenza l’anno non sono di certo nati con questo governo.
      L’ufficio statisitco dell’UNESCO, come molte altre organizzazioni internazionali, evidenzia un rapporto studenti insegnanti che, per i diversi gradi di istruzione, non eccede 13:1 nel periodo 2001-2007. Che siano dati falsi e queste organizzazioni lavorino tutte per la Gelmini? E se pure non fossero statistiche accurate, dai 13 ai 30 e più alunni sbandierati durante le manifestazioni c’è uno scarto considerevole. I commenti dei precari che leggo su giornali che non supportano il governo, raccontano di laureati che si sono ritrovati a insegnare perchè non trovavano altro lavoro; 9 su 10 degli intervistati ai telegiornali sono del sud. I fatti non mi sembrano deporre proprio a favore di chi protesta perchè ha perso un lavoro pubblico.

    7. Dato l’andazzo generale mi siddiò commentare, ormai qualunque notizia mi annoia ma dopo aver letto certe minchiate non riesco a esimermi. Da quando mia figlia va a scuola, 11 anni, è stata sempre in classi da 22 – 25 alunni, quest’anno dovrebbero essere 30, mia moglie insegna da 25 anni e ha sempre avuto classi da almeno 20 alunnni, a Bergamo come a Varese come a Palermo.
      Oltretutto mi sembra povera l’argomentazione circa la regionalità dei precari della scuola, chi è vissuto per qualche decennio in Padania lo sa bene: in Padania non ci sono molti precari innanzitutto perché gli indigeni, inseriti dalla nascita nel tessuto socioproduttivo, preferiscono andare a la-vu-rà già dopo il professionale se di fascia sociale mediobassa o si laureano e trovano subito lavoro nelle multinazionali o nelle PMI, magari quella del babbo o dello zio. Chi è vissuto per qualche decennio in Padania sa come gira:

      Un rapporto 13:1 sembra eccessivo ma prendiamo ad esempio il caso delle scuole medie inferiori, tenendo per buono il dato statistico medio di alunni per classe (20,68), la situazione è la seguente. Un insegnante di lettere, per completare il proprio orario, insegna in due classi, quindi un insegnante di lettere ogni 41 alunni.
      Un insegnante di matematica, insegna in tre classi, quindi un insegnante di matematica ogni 62 alunni. Un insegnante di lingua inglese o di tecnica, insegna in sei classi, quindi un insegnante di inglese o di tecnica ogni 124 alunni.
      Gli insegnanti di artistica, musica, educazione fisica, insegnano in nove classi, quindi un insegnante di artistica, musica, educazione fisica ogni 186 alunni.

      Quando si fa il paragone con altri Paesi europei, occorrerebbe analizzare meglio i diversi sistemi scolastici! Esempi:
      Nel resto d’Europa gli alunni con handicap frequentano delle scuole speciali, non sono inseriti come in Italia nella scuola di tutti (questa è una conquista di civiltà e il nostro Paese dovrebbe esserne fiero!) di conseguenza gli operatori che si occupano dei ragazzi con handicap non sono conteggiati tra gli insegnanti. In Francia, ad esempio, il disagio scolastico viene affrontato con un organico di 280.000 operatori sociali che, pur lavorando con le scuole, appartengono ad altre amministrazioni e che in nessuna statistica sono conteggiati come personale docente. Per fare dei raffronti statistici coerenti, occorrerebbe togliere dal numero degli insegnanti i italiani i 48.607 insegnanti di sostegno ed incrementare di 280.000 il numero di quelli francesi. In Italia, al contrario del resto d’Europa, la scuola materna, d’infanzia è (era) a tempo pieno e di conseguenza il numero di insegnanti di scuola materna circa 80.000 è doppio rispetto agli altri Paesi europei, circa 40.000. Così come esiste diffusissimo il tempo pieno nelle elementari e nelle medie inferiori, che naturalmente richiede un numero più elevato di insegnanti. In altri sistemi scolastici esistono tutta una serie di figure, si tratta di bibliotecari, operatori tecnologici, tecnici per vari tipi laboratori, lettori, etc. che svolgono compiti funzionali all’insegnamento senza essere insegnanti, sono molto numerosi ed in alcuni casi più del 50% del personale non è costituito da docenti. Nelle scuole italiane, tranne nelle superiori, la funzione di bibliotecario, responsabile di laboratorio informatico, ecc., è svolta dal personale docente. In conclusione io ci andrei piano con le statistiche sbandierate come verità, ci sono sicuramente inefficienze e sprechi ma quel che vedo ora è che la scuola di mia figlia inizierà in ritardo perché manca il personale ATA che ormai da anni è precario perché non vengono banditi concorsi, non perché mancano le posizioni in pianta organica. Marginalmente faccio notare a giorgio che anche l’evasione fiscale, oltre 100 MLD di Euro all’anno, concorre a tenere elavato il debito pubblico.

    8. sulla scuola e sul silenzio calato sulla protesta in questi ultimi tre anni:
      le cifre si sono conosciute subito e le abbiamo urlate per tre anni di fila.
      nel silenzio e nel vuoto di tutti quelli che erano intorno: opinione pubblica su tutti.

      adesso finalmente qualcosa si smuove nel sistema mediatico e, di conseguenza, in quello politico (accadrà mai il contrario?).
      come dire: meglio tardi che mai.
      ma tutto ciò (i tagli, lo sfalcelo, i docenti siciliani buttati per strada, le tribolazioni e le disperazioni) si sarebbero potuto evitare e contrastare da tempo.

    9. Usare la pala meccanica per ridurre il numero di piante “inutili” in una mega aiuola seguendo una linea da un punto ad un altro significa non avere, per usare un eufemismo, il senso della realtà.
      Se è pur vero che la scuola non funziona non saranno i tagli a farla funzionare. Non vedo la garanzia che quanti non saranno toccati da questi provvedimenti la faranno risorgere e tornare ad antichi splendori!
      Il marciume, la scarsa qualità dell’insegnamento e la professionalità discutibile, certamente non generali ma trasversalmente presenti, si sentiranno garantiti invece a radicalizzarsi ulteriormente inquinando inesorabilmente il destino dei nostri ragazzi.

    10. @Ortofon: ti devo dare ragione in tutto.
      Ho vissuto in Padania (lago Maggiore, prov. di VA: ci credi? A manco 10 km da Gemonio, il feudo di Bossi!).
      Insegnanti indigeni là, ma anche impiegati alle poste, e talvolta negli uffici tecnici dei comuni, trovi sempre o quasi sempre meridionali? Perché? Perché oltre a quello che hai detto tu, il meridionale, esperienza mia, appena studia e ha un pezzo di carta in mano, smamma, e s’accontenta pure di un posto “sfigato” come quello.
      Adesso sono in Germania, ma è almeno la seconda estate che mi chiamano da vari istituti tecnici per chiedere la disponibilità come ATA in laboratorio. 3 l’anno scorso e uno pochi giorni fa. Mi ero iscritto alle liste un paio di anni fa, ma nel frattempo sono emigrato pure dalla favolosa e italiota Padania. Ergo: se continuano a chiamarmi, da più parti, è evidente che perfino gli ATA mancano.
      Qui in Germania pure ci sono scuole speciali per bambini “speciali”. Lo trovo incomprensibile o forse hanno ragione loro, non lo so. Ma pare che appena un bambino mostri un po’ di ritardo nell’apprendimento, lo spostino in queste scuole. Da quello che mi raccontano i colleghi in azienda, gli insegnanti tedeschi sono un’elite, sono quelli che guardano dall’alto in basso, persino a uno che ha un buon posto in azienda. Me lo diceva a proposito di chi abita dove in questa città. Nei quartieri alti ci stanno anche gli insegnanti. Te l’immagini questo nell’Italia attuale?
      Idem in Svizzera: ho conosciuto chi, con dottorato e posto di responsabilità in laboratori governativi importanti, ha mollato. Perché? Perché dopo un anno di specializzazione, puoi insegnare. E questo, in Svizzera, porta non solo un ottimo stipendio, ma anche a 3-4 mesi di vacanze! E il tipo a questo puntava.

      Mi pare difficile, quindi, che l’UNESCO possa affermare che l’Italia sia a questi livelli, tipo Francia o Germania e Svizzera.

      Paradossalmente, gli stessi colleghi, hanno un senso di inferiorità per le scuole inferiori, materne ed elementari, nei confronti di quelle italiane, che risultano più in alto delle tedesche nelle classifiche.

    11. Già avv. Spallitta, ma perchè non spiega anche quale riforma (specificandone bene il nome) ha creato tutti questi precari. Non ritiene giusto pensare a nuovi concorsi per coprire quei posti oggi destinati, non si sa in virtù di quale privilegio, ai precari (magari riservando loro le quote di riserva previsti dalla legge)? O tutti questi giovani debbono prendere la valigia ed emigrare così lei potrà scrivere un nuovo articolo sulla fuga dei cervelli. Per non parlare che dissento totalmente dalla sua catastrofica
      affermazione che si sta rendendo “difficoltoso -se non impossibile – il regolare funzionamento e la qualità dei servizi scolastici”: va bene è sta ricominciando la campagna elettorale, però.

    12. nadia spallitta non mi sembra donna da campagna elettorale, casomai donna di lotta e d’impegno quotidiano.
      ce ne fossero di più…..

    13. dal sito Repubblica Palermo 10 settembre 2010
      Tagli al personale Ata, il Tar chiede chiarimenti
      I giudici amministrativi chiamano in causa il ministero dell’Istruzione e l’Ufficio scolastico

      Il Tar di Palermo ha chiesto chiarimenti a proposito delle procedure seguite per attuare la riduzione del personale Ata della scuola, che soltanto nel capoluogo siciliano e in provincia interessa oltre mille persone. La richiesta è stata avanzata al ministero dell’Istruzione e all’Ufficio scolastico regionale.

      I giudici amministrativi, spiega l’avvocato Nadia Spallitta, che ha promosso il ricorso, “condividono sostanzialmente i dubbi sulla legittimità dei tagli all’organico operati dal Provveditorato di Palermo e lo fanno con un provvedimento interlocutorio, la cosiddetta ordinanza istruttoria, nella quale chiedono chiarimenti sull’effettiva osservanza dei principi europei e nazionali in virtù dei quali, dopo 36 mesi, lo Stato ha l’obbligo di assumere i lavoratori. In altri termini: come può conciliarsi una riduzione che abbia ad oggetto posti che dovrebbero essere assegnati ai vincitori di concorso che abbiano svolto almeno 3 anni di attività per lo Stato?”.

      Il Tar, conclude la Spallitta, “chiede inoltre che venga dimostrata l’efficacia e l’operatività dello ‘schema di decretò in base al quale vengono operate le riduzioni degli organici, dal momento che in prima battuta questo atto sembra sprovvisto di efficacia per il nostro ordinamento. Dubito che possano intervenire risposte esaustive ai quesiti del Tar, poiché sono palesi le violazioni delle norme europee”.

    14. vedo che i commenti sono per lo più orientati a non cavalcare l’onda del prevedibile sdegno per la situazione dei precari. me ne rallegro nel senso che qualcosa nella coscienza pubblica si smuove. mi fa piacere che a dare questo segnale sia una questione intorno alla scuola. il problema dei precari è grave ma, come dicono i commentatori, a farne una colpa all’attuale governo si offre il fianco alla legittima critica di voler mimetizzare una camapgna elettorale pro domo sua. io faccio il preside e prima l’insegnante, da sempre in situazioni di trincea perchè il solo criterio per il personale scolastico è la vecchiezza anagrafica. così hanno voluto i sindacati aiutati da una sponda politica di sinistra che ha seguito una posizione a mio giudizio rivelatasi sbagliata. è normale che ciò accada, di difendere posizioni che poi si mostrano perdenti, non per questo la sinistra è un mostro e per i suoi errori sta pagando. non voglio fare polemiche che nuocciono alla scuola, mi limito a osservare poche cose. La prima è che la scuola da mezzo secolo è una fabbrica-azienda in cui si regolano problemi ed esigenze degli adulti. qualcuno qui ha detto che gli adulti sono migliori dei ragazzini. è un punto di vista sbagliato e povero. la scuola italiana non sa dare risposte ai ragazzi di oggi. neanche ai ragazzi laureati che a scuola darebbero un contributo enorme. a un problema così complesso è impossibile dare risposte unitarie basate su provvedimenti a tappeto. si mettono dentro così guardie e ladri. ho lavorato come presidente di commissione con giovani precari che, se il nostro sistema lo consentisse, io avrei assunto seduta stante per il valore professionale e la motivazione, oltre che per la disposizione a entrare in contatto con i giovani studenti. dicontro, sono costretto a relazionarmi con docenti e altro personale scolastico non precario che in un qualunque sistema mirato all’efficacia e centrato sui bisogni degli alunni non troverebbero posto. giustamente, aggiungo, perché inadatti ma, qui e ora, inamovibili. voglio ricordare che l’ultimo libro bianco sull’istruzione (ministro fioroni) immaginava momenti valutativi per alunni, dirigenti e scuole. non ne prevedeva per i docenti e il personale scolastico. vorrà pur dire qualcosa. detto ciò resta il problema grave del lavoro ma è appunto un problema diverso da quello che oggi si vuole far passare per un problema della scuola. i governi dovrebbero pensare a logiche di sviluppo capaci di offrire lavoro, creando condizioni per cui gli aspiranti lavoratori si adoperino per meritarselo. l’art. 5 della Costituzione viene citato erroneamente come fonte del diritto al lavoro. esso invece sancisce il valore di dovere-diritto del lavoro. e se pensate al periodo storico in cui è stato scritto, vi apparirà più illuminante. quello che va infine detto dei precari è che si tratta di un problema legato alla ricerca del lavoro. non necessariamente deve dare una risposta la scuola su cui gravano scelte di politica lavorativa per adulti che non a caso rendono insopportabile la scuola ai giovani che la frequentano. dare risposte ai precari non significa necessariamente assumerli nella scuola né la loro protesta può tradursi in un blocco di assunzione per i giovani laureati che sono portatori di un know how spesso più utile agli studenti. occorre, cioè, selezionare e avere il coraggio di farlo. altrimenti avremo altre chiacchiere per l’infinito.

    15. Signor Finocchiaro, lei è preside, io sono stato presidente di consiglio di circolo oltre a essere maritato con un’insegnante di ruolo da 25 anni che haguadagnato la cattedra facendo la trafila della padania e delle valli prealpine. Circa la professionalità del corpo docente non ho molto da dire, c’è del marcio del regno di Danimarca e tra le tante cause c’è anche la mancanza di competenza e di responsabilità di chi sta al vertice, a cascata fino ai dirigenti (dirigenti!) scolastici, ma questo è nell’ordine delle cose non pretendo che tutti siano egualmente capaci, ma il sistema dovrebbe garantire uno standard attraverso regole e meccanismi compensatori e censori e invece … tanto per dirne una i compensi degli insegnanti, tra i più bassi della UE (esclusi i paese dellEst) sono rimpinguabili attivando “progetti” che sono pagati dalla UE, non dallo stato italiano, progetti a volte validi e partecipati altre volte, spesso, solo perdite di tempo per insegnanti che vengono distolti dal loro lavoro. E qui mi fermo. I precari nella scuola, lei preside lo sa, sono necessari per coprire le cattedre non assegnate a ruolo, spieghi per quale ragione esistono cattedre non assegnate. Con abile mossa i precari che il governo si toglie dallo stomaco applicando i necessari tagli per correggere la spesa pubblica … certo non chiede il denaro alle classi sociali più forti, quelle che l’hanno sostenuto elettoralmente … vengono girati alle Regioni, insomma il governo le tasse non el ha aumentate, ancora una volta, saranno le Regioni ad aumentarle e siccome i precari sono nel sud del paese ecco che i tagli li pagheremo ancora una volta noi classi più deboli del sud: le classi forti non pagavano e continueranno a non pagare, altrimenti che classi forti sarebbero?

    16. Argomento sempre in replica al preside Finocchiaro. La scuola è lo specchio della società, non può di dare risposte ai giovani perché è la società italiana che non è capace di dar risposte, non può dargliele, i giovani sono attraversati dal flusso dell’informazione globale, il potere e le strutture in Italia sono in mano ai vecchi: gerontocrazia. Ma è un argomento complesso, quello l’interazione tra giovani e anziani, perciò lo evito. Che gli insegnanti siano inamovibili salvo dolo o colpa grave è legittimo dal mio punto di vista: un insegnante non all’altezza del suo compito (demotivato, obsoleto) buttato nel mercato della carne dopo 20 anni di insegnamento che speranze ha di sopravvivere? Certo un modo per campare lo si trova, può sempre andare a battere alla Favorita o tirar carrettella al mercato ortofrutticolo. La responsabilità della formazione degli operatori, e con operatori intendo sia docenti sia personale tecnico amministrativo, ricade sull’istituzione scolastica!! Ammessa ma non concessa la buona volontà degli operatori scolastici nel formarsi per adeguare il proprio comportamento e lo il proprio standard cognitivo alle esigenze delle nuove generazioni, quali investimenti, quali finanziamenti, quale sostegno da parte dello Stato? Niente. Dovremmo parlar di precari, mia moglie lo era, per questo è migrata in Lombardia e a sue spese, anche durante le vacanze estive, ha seguito decine dico decine di corsi di perfezionamento all’estero e in Italia, lo Stato cioè il Ministero ha riconosciuto solo quelli sostenuti a partire da una certa data, dunque dal punto di vista legale ciò che ha fatto vale zero. Pensava, mia moglie, che con le certificazioni acquisite avrebbe guadagnato punti da spendere per il concorso a cattedra, non è stato così ma l’ha vinto lo stesso, due ne ha vinto. Spieghi preside per quale motivo non si sono fatti i concorsi a cattedre per coprire i posti che erano vacanti. Perché c’è crisi o perché si vuole migliorare il modello didattico pedagogico? C’è crisi, sì. Strano ma c’è crisi solo per la classe mediobassa, il 50% della popolazione, l’altro 50%, vive bene, benissimo, non si fa carico dello Stato, non ne ha bisogno o quasi e ha il potere e la capacità di prendersi il piatto. Così le classi quest’anno sono oltre i 30 alunni, manca il personale ATA per la sorveglianza, la dirigente scolastica chiederà aiuto ai genitori … aiuto? Che aiuto dovrei dare alla stimatissima dirigente scolastica (lo è davvero)? Io pago le tasse fino all’ultimo centesimo, l’aiuto lo dia chi non paga le tasse.

    17. Il ministro della pubblica istruzione ieri al telegiornale diceva che nei prossimi 7 anni saranno stabilizzati 220.000 precari. E’ una cifra enorme, tutti: i bravi, i meno bravi e quelli proprio scarsi. Ma anche se fosse come si fà a valutarli: 1) non vogliono essere valutati (vedi Repubblica di oggi); 2) si valutano tra di loro. Spero che ci siano di contro altre 220.000 nuove assunzioni se nò il tutto non ha senso (i diritti si acquisiscono vincendo un concorso e non protestando nelle piazze).
      Stalker non fraintendermi sull’avv. Spallitta, concordo che è una donna di lotta e d’impegno quotidiano e che svolge con bravura il suo ruolo, naturalmente secondo concezioni politiche di parte.

    18. Signor giovì, forse lei non sa che i precari della scuola sono (anche) vincitori di concorsi abilitanti che non sono stati immessi in ruolo, o abilitati all’insegnamento dalla SISSIS e quindi utilizzati per coprire le cattedre vacanti perché negli ultimi 20 anni non sono stati banditi concorsi per cattedre a ruolo. Perché non sono stati banditi? Perché i politici vogliono riformare (hahahahahaaaaaa) la scuola naturalmente secondo le proprie convenienze oltre alle note ragioni economiche, c’è crisi … naturalmente per la metà degli italiani, l’altra metà ingrassa benissimo dato che intrallazza e ovviamente elude il fisco o paga una frazione del dovuto?

    19. La categoria degli insegnanti è l’unica in Italia a poter svolgere il doppio lavoro. Il docente di educazione civica o giurisprudenza fa anche l’avvocato, il docente di tecnologia-costruzioni-topografia fa l’ingegnere o l’architetto, quello di scienzze ha il suo bel laboratorio di analisi, per non parlare delle supplenze pomeridiane che come dice Lei Ortophon ingrassano, in vario modo, tutti gli altri docenti. Che levassero queste storture del sistema e poi vedremmo quante cattedre libere ci sarebbero nelle scuole italiane. Vedo che concorda quindi con me che occorrono i concorsi, aldilà delle abilitazioni varie che sono da considerare parte del percorso formativo di un docente.

    20. zz ne basta solo una di z

    21. Qualunque abilitato a una professione liberale può svolgere il econdo lavoro se è un docente, lo stesso vale per la docenza universitaria Le supplenze pomeridiane son ben misera cosa, guadagnare 35 euro per un’ora di lavoro da laureato io personalmente la considero squalificante oltre che debilitante per la salute, tuttavia ci sono persone che sentono il bisogno di alzare il proprio standard di vita, dato che lo stipendio dell’insegnante per i primi 20 anni è a livello dell’operaio mentre lo status dell’insegnante era paragonabile a quello del professionista. Comunque l’evasione fiscale degli insegnanti che danno lezioni private, vietate per legge e praticate da una piccola quota rispetto alla maggior parte che ormai è oberata di lavoro pomeridiano in sede e a casa, è del tutto marginale rispetto alla colossale evasione degli artigiani, dei professionisti, dei commercianti e delle PMI. Fortunatamente adesso gli insegnanti stanno raggiungendo il livello dei miserabili dunque non c’è più neanche la necessità di mantenere lo standard, vestiario abitazione cultura, consono al ruolo. I concorsi lo Stato non li fa da vent’anni, signor giovì, erano stati predisposti in epoca democristiana, e nel periodo il cdx è rimasto al governo per oltre 11 anni. In conclusione le storture del sistema come lei dice, sono le storture che le professioni liberali, cioè gli ordini professionali, vogliono anzi esigono.

    22. Errore Orthophon tutti i dipendenti pubblici, tranne quelli della scuola, non possono svolgere alcuna libera professione ….. ripeto sarebbe opportuno anche nella scuola l’esclusività. Se proprio vuole saperlo i docenti professionisti sono quelli che concorrono maggiormente all’evasione fiscale, con la scusa della sommatoria dei redditi. Infine proprio perchè non lo dice provi a documentarsi cosa hanno fatto i governi di csx nei pochi anni in cui sono stati al governo ( e per ultimo io sono uno di quelli che rimpiange la vecchia e buona Democrazia Cristiana).

    23. Non sapevo che i docenti professionisti sono quelli che concorrono maggiormente all’evasione fiscale 😀 100 Mld all’anno come minimo: quanti sono, sti docenti professionisti? Saranno centinaia di migliaia e tutti con doppio lavoro, per incidere così fortemente su 100 miliardi di euro di evasione. Ma smettiamola! Incideranno certo, ma non per una quota maggiore, e comunque due considerazioni: innnanzitutto i professionisti “dovrebbero” riversare nella docenza la compenteza e cultura acquisita man mano nel corso dell’attività professionale, che poi le cose vadano diversamente dipende dalla mancanza di controllo e standard nella scuola e nella PA tutta. Se un insegnate di educazione fisica è avvocato non credo che abbia il diritto di far eil professionista ma se è un insegnante di diritto perché no? Ciò che conta è che eroghi il suo standard minimo di servizio, e magari qualcosa di più, dunque è una questione di controlli. L’errore (da pare dei sindacati) è stato quello di equiparare il docente all’impiegato: i docenti della scuola dovrebbero avere un ruolo a parte, come gli universitari, non essere buttati dentro il calderone degli impiegati. Nell’università i controlli (bene o male, più male che bene) sono esercitati dal nucleo di valutazione e dai pari, cioè dal Consiglio di Facoltà, dal Senato etc, non vedo perché la scuola nel suo complesso non possa essere dotata di un sistema di controllo analogo su base distrettuale (e magari più efficace ed efficiente di quello degli atenei).

    24. Incidono, incidono anche gli insegnanti-professionisti insieme a tutti gli altri. Il diritto di fare la doppia professione deve valere per tutti e non solo per gli insegnanti. Se ci sono bravi professionisti nella P.A. perchè non debbono poter fare valere le loro conoscenze anche nel privato? In realtà bisogna ammettere che quella dei professori è una categoria da sempre privilegiata e siccome ora qualcuno intacca questi privilegi (scatti professionali legati all’anzianità in primis, caso non dico unico ma quasi; tre mesi di ferie pagate)ora fanno corporativismo. ESCLUSIVITA’ della prestazione e del ruolo di dipendente pubblico, nuclei di valutazioni esterni (e non dal collega amico o parente) e si risolvono i mali della scuola. Forse. E ora la scuola mi ha scocciato

    25. Nel mio liceo gli insegnanti erano circa 90, gli studenti circa 700, quindi la media studenti/insegnanti quanto fa?

      ovvio che se consideriamo i tre insegnanti di religione otteniamo oltre 200 alunni per insegnante….

      il fatto che la matematica in italia sia una opinione, la dice lunga su quanto funzioni la scuola.

      qualcuno ha calcolato lo stipendio dell’insegnante in rapporto al numero di ore lavorate?
      gli ingegneri disoccupati della eutelia guadagnano forse di più?

    26. Per chi è interessato questo rapporto OECD sulla scuola italiana intitolato “Economic Survey of Italy 2009: Towards better schools and more equal opportunities for learning” parla anche dell’impatto della riforma.
      Tra le altre cose, ribadisce che il numero di insegnanti per alunno è molto basso e che, se accompagnati dalla creazione di un metodi di valutazione delle performances degli insegnanti, i tagli del personale in eccesso possono essere effettuati senza perdite qualitative dal punto di vista della formazione.
      Che anche l’OECD sia pagato dalla Gelmini?
      Questo è il link:
      http://www.oecd.org/document/34/0,3343,en_2649_33733_43033570_1_1_1_1,00.html

    27. Giovì non sa di cosa parla e non è l’unico quì. Innanzitutto il numero di ore lavorate consiste in una quota frontale, le 18 ore, e altrettante all’incirca di backoffice in sede e domicliari, a meno di non considerare attività d’insegnamento solo la lezione frontale escludendo la preparazione delle lezioni, dei compiti, la valutazione degli elaborati, le attività collegiali per settore e di classe, gli adempimenti burocratici periodici e ricorrente … dDa qualche parte su internet si trova una stima abbastanza realistica dei tempi di docenza, se non ricordo male è uno studio del provveditorato du Bolzano (o di Trento? boh) condotto circa 5 anni fa’. Secondo argomento, 18 ore frontali con 25, 30 e più alunni valgono almeno come 36 ore di un impiego pubblico, provare per credere e se non si è provato meglio starsene zitti, io l’ho provato solo per 2 mesi e so di che si tratta, dunque volendo parificare la remunarazione per la fatica direi che le ore da considerare sarebbero 36+18 di backoffice, motivo per cui viene riconosciuto un periodo di ferie più lungo rispetto a un qualunque lavoro d’impiegato e gli ingegneri di Eutelia sono disoccupati perché l’impresa ha fatto il c* che ha voluto e comunque stanno su un mercato competitivo, quello dell’istruzione non è un mercato, forse e non è detto neanche in USA è un quasi-mercato, dunque non c’è competizione e la disoccupazione è “programmabile” o meglio evitabile, se si vuole (basta non immettere nel sistema più risorse, cioè laureati, di quelle necessarie). Terzo argomento, le scuole in Europa occidentale sono organizzate più o meno così, 200 ore di lezione annue e conseguenti ferie per gli insegnanti, distribuite diversamente come è ovvio che sia, in UK per esempio (situazione che conosciamo abbastanza bene) le vacanze sono consistenti quanto in Italia ma sono distribuite diversamente. Quarto argomento, la valutazione può certo essere esterna ma alla pari, cioè le commissioni devono essere costituite da insegnanti, peer review, non è pensabile un sistema di valutazione di tipo burocratico. Bisogna ripensare davvero la scuola, adesso si tratta di tagli con la falciatrice travestiti da riforma, per delle ragioni più o meno oscure che trascuro di analizzare perché non ne val la pena.

    28. Crodo che sia opportuna una precisazione: secondo le direttive europee del 1999 , recepite in Italia nel 2001 , nessun datore di lavoro , nè privato nè pubblico, può intrattenere rapporti di lavoro a termine oltre i 36 mesi, superati i quali scatta l’obbligo dell’assunzione con contratti a tempo indeterminato. In altre parole le norme , poste a tutela della libertà e dignità dei lavoratori, affermano il principio secondo il quale se un datore di lavoro assume e licenzia sistematicamente , gli stessi soggetti , per anni, allora è evidente che la sua organizzazione necessita strutturalmente di quel personale e quindi ogni comportamento contrario, è elusivo degli obblighi derivanti dal rapporti di lavoro a tempo indeterminato, e lede i diritti anche costituzionalmente garantiti, dei lavoratori(scatti di anzianità, ferie, avanzamenti stipendiali, contributi, etc etc )
      Orbene violando questi principi lo Stato annualmente ha approvato un organico di diritto inferiore rispetto alle sue effettive necessità , salvo poi ad assumere, sistematicamente con contratti a termine il personale effivamente occorrente per la funzionalità della scuola, trasformando soggetti aventi diritto e titolo all’assunzione (per avere vinto concorsi pubblici o per avere maturato l’anzianitàlavorativa prevista dalle norme ) ingiustamente , in “precari” .
      Oggi, con ulteriore violazione di questi principi , disconoscendo in toto i diritti dei “precari” irritualmente creati, lo Stto va oltre e taglia posti, in relazione ai quali è invece maturato, da anni il diritto all’assunzione

    29. Il documento del OECD non significa niente di per sé, anche altri paesi europei hanno un numero di insegnanti/alunni basso, la questione è “cosa produciamo in uscita dal sistema disponendo di un rapporto i/a così favorevole” ossia “come mai abbiamo tanti insegnanti e otteniamo risultati non soddisfacenti”? Inoltre, già detto ma evidentemente chi scrive non legge, a carico del sistema scuola sono tutti gli insegnanti di sostegno, il tempo pieno etc Non si possono raffontare patate e pere, non credo che OECD vada così nel dettaglio nelle sue analisi, perlomeno io da lettore disattento o mediamente attento non me ne sono accorto, anzi dico da lettore mediamente attento che OECD mette in guardia dall’usare le proprie indagini per raffrontare sistemi diversi proprio per l’alto numero di variabili concorrenti da considerare.

    30. Nadia il fatto che i diritti siano calpestati è irrilevante, chi ha il potere dei diritti ne fa capuliato e ci riempie le salcicce.

    31. NADIA hai fatto bene a precisare l’aspetto legato alla legge che dopo 36 mesi impone al datore di lavoro di passare all’assunzione a tempo indeterminato. aiuta a fare chiarezza sulla questione e conferma l’idea che suggerivo che qui quello di cui si discute è un problema di politica del lavoro che investe il governo e il parlamento. ma è bene ribadire che non necessariamente deve essere un problema esclusivo della scuola o ricadere tutto sulle sue esauste risorse.
      ORTOPHON, concordo con molte cose da lei dette ma si evince che le sue considerazioni sono innescate da un punto di vista molto personale che solitamente non coincide con il corretto punto di vista che deve tenere chi ha il dovere e il compito di predisporre soluzioni. lei rivolge a me domande che non mi competono, potrei tuttavia risponderle a costo di annoiare gli utenti del blog con richiami storico-politici alle vicende italiane degli ultimi 50 anni. ma sono note. concludo augurandomi che talune sue precisazioni tra parentesi non vogliano essere delle riprovevoli ironie, nel qual caso lei si metterebbe fuori da una civile discussione e noi capiremmo chi è il nostro interlocutore anonimo.
      TORNO a ribadire, infine, che il precariato è un problema importante che deve trovare risposte ma con una prospettiva più ampia di quella semplicemente scolastica. resta inaccettabile la forma di protesta violenta che preannuncia addirittura impedimenti alla libera circolazione di persone e merci. i precari non sono i soli in questo confuso e disordinato paese ad avere problemi vitali ma rientrano tra quelli che scelgono forme di lotta violente. scelte che non depongono a favore della autoreferenziale tesi secondo cui senza di loro la scuola perde qualità. come dire che i 700.000 attualmente impegnati a scuola non valgono nulla senza il contributo dei 200.000 che attendono una stabilizzazione. più che una tesi mi sembrerebbe un diktat, ancora una volta, cioè, una tendenza anti democratica.

    32. Signor Finocchiaro, certamente io ho una visione personale, cioè ristretta, così come ce l’ha ristretta qualunque altro essere umano anche quello preposto a trovare soluzioni. L’onniscienza è attributo divino, non umano. E’ questione di ampiezza di vedute e secondo me lei non è nelle condizioni di poter giudicare la mia ampiezza di vedute, così come io non sono in grado di giudicare la sua. Le mie precisazioni tra parentesi sono riprovevoli ironie, è esatto: lei si permette di giudicarmi, di rimproverare: le brica l’ironia? Spero di no! Certo il giudicare fa parte delle sue skill, come fa parte di quelle di mia moglie 🙂 Io ho solo affermato che (secondo me) il principale problema della scuola è la dirigenza a partire dal vertice supremo perché non tutti sono egualmente capaci e il sistema scuola non è progettato per la maggior resilienza, dunque una cattiva direzione porta risultati disastrosi, in un quadro di autonomia 🙂 Da un certo punto di vista la scuola centralista era migliore di quella autonoma, autonoma poi in cosa dato che la dotazione finanziaria degli istituti è ridicola e perciò ci si trova a far progetti UE su progetti UE? Fino a quando? 2013 se non sbaglio, e poi? La critica la faccio a ragion veduta, sia pur con una visione estramamente parziale (non ho certo un panel di valutazione dei dirigenti in mano) perché ho lavorato nel privato per decenni in ambito nazionale e internazionale, sono stato un quadro ossia un vicedirigente e da qualche tempo lavoro nel settore publico … ma questo lei non lo sapeva. Innanzitutto dirigenti si nasce, è una questione d’indole, e poi lo si diviene con una formazione specifica. Ci sono buoni dirigenti scolastici e ce ne sono di meno buoni, tutto quì. Il problema è che nel privato il manager incapace viene cacciato via (magari a suon di milioni di Euro, dipende da quanto in alto ci si trova) mentre nel settore pubblico non è così. Ed è giusto che sia così, aggiungo, se non c’è dolo o colpa grave, ma il sistema scuola dovrebbe autoregolarsi per il miglior output e invece non è così. Il dirigente incapace dovrebbe essere spostato ad altro incarico, no? Chi giudica il dirigente incapace? E il ministro incapace?

    33. @Sig. Finocchiaro. La mia esposizione resta nell’astratto senza un esempio. Scuola secondaria superiore. Il corpo docente chiede al dirigente di istituire un nuovo corso ma il dirigente non presenta la richiesta agli uffici competenti, ciò viene fatto dopo qualche tempo da un istituto “concorrente” che ottiene l’approvazione e perciò si vede assegnate risorse, cattedre a ruolo etc e naturalmente acquisisce una quantità di nuovi iscritti mentre vicecersa la scuola “rinunciataria”, per via della nota “riforma” perde molte cattedre cioè docenti che devono ricucire le 18 ore tra più istituti o vengono definitivamente estromessi e perciò devono tornare in provincia. Il dirigente ha creato o no un danno oggettivo all’istituzione che dirige, pur senza dolo o colpa? Paga per questo danno? Nel privato si, quanto meno gli tagliano il 30% di bonus e per fargli capire che aria tira gli mettono accanto un vicedirigente più giovane e aggressivo 🙂 In ultimo, sì, la questione dei precari è politico economica ma è bene tenere a mente che non c’è nessuna intenzione di farsi carico dei probemi del sud e dei più deboli. Senza alcun risentimento la saluto, buon lavoro. Ortophon

    34. Io sono Pappo e anch’io ho i miei piccoli problemi

    35. Meno male che c’è ortophon

    36. Caro Ortophon, il documento OECD è uno dei tanti che fa una valutazione del sistema educativo italiano e il paragone con la media OECD ha marginale importanza. Lo rilegga con attenzione.
      Che lei creda che loro, così come l’UNESCO e la Banca Mondiale che a loro rimanda, non abbiano capito nulla del sistema scolastico italiano e che facciano analisi superficiali è cosa del tutto lecita.
      Io continuo a preferire quelle analisi, a quelle sbandierate a caso in piazza e di fonte ignota, che invece piacciono a molti in Italia.
      In un paio di settimane, ad anno scolastico iniziato in tutta Italia, apprezzeremo in concreto le grandi sciagure generate dalla riforma annunciate da chi è sceso in piazza.

    37. 18 ore sono 18 ore.
      non si può discutere su questo.

      mi sta bene che si dica che bisogna anche includere le ore di preparazione revisione ecc.
      ma il fatto che siano svolti in casa, non permette di stimarle accuratamente, inoltre il carico di lavoro non può essere equiparato per discipline differenti.

      la soluzione potrebbe essere quella di far svolgere il lavoro non frontale all’interno della scuola stessa, dopotutto la sala professori dovrebbe servire a questo!

    38. Certo che dovrebbero lavorare a scuola gli insegnanti, chi è che paga le scrivanie, il personal computer, stampante, armadio per i documenti e il materiale didattico di ciascun docente, scuole con con duecento, trecento docenti. Parlare è facile, parlare… il datore di lavoro per primo non ha interessa a questo tipo d’organizzazione. Le ore di lavoro: gli insegnanti tedeschi hanno una media di 22 ore di lezione frontale alla settimana contro le 18 degli insegnanti del nostro paese, ma bisogna tenere conto del fatto che le ore di lezione in Germania sono solo di 45 minuti, dunque gli italiani lavorano oltre 18 ore, i tedeschi poco più di 16 ore, le vacanze sono 11 settimane in entrambe i casi ma ripartite diversamente durante l’anno, lo stipendio italiano dopo 15 di anzianità 27.500 Euro quello tedesco 45.000 Euro.

      http://temi.repubblica.it/micromega-online/docenti-italiani-fannulloni-un-mito-da-sfatare/

      Per chi è interessato posto il link al documento della ricerca commissionata dal provv. di Bolzano nel 2006, “Orario e carico di lavoro degli insegnanti in Provincia di Bolzano” un caso particolare quello dell’A.A. ma pur sempre di scuola italiana si tratta. Sono 136 pagine di ricerche metodologicamente giustificate.

      http://www.apollis.it/download/19dextl1bZOy.pdf

      OECD e altri operano a un livello più alto, sistemico e perciò generico, si occupano di politica, non di sostanza, senza analisi di dettaglio le riforme vengono fatte come sono state fatte, col bulldozer e la falciatrice, tanto che per far funzionare la scuola adesso trasferiscono i precari alle Regioni, così le tasse le aumentano solo al sud (attraverso le Regioni) … insomma si trattava di tagli e di costi da far pagare al sude e ai meno abbienti. E meno male che Ortophon c’è 🙂

    39. 18 ore settimanali, 2 mesi di ferie estive (e ne metto solo 2), 15 giorni di ferie a Natale e 7 a Pasqua, doppio lavoro consentito dalla legge, responsabilità rasente allo zero (mal che vada bocciano lo studente) …. ecco perchè tutti vogliono fare i professori. Ortophon ciaoooo

  • Lascia un commento (policy dei commenti)

    Ricevi un'e-mail se ci sono nuovi commenti o iscriviti.

x
Segui Rosalio su facebook, Twitter e Instagram