Pur non essendo un melomane, ogni tanto assisto ad un’opera lirica che considero un vanto del Made in Italy culturale: sentire un tenore inglese o tedesco cantare in italiano non ha prezzo!
L’altra sera mi è toccata la prima della Turandot al Teatro di Verdura. Un teatro all’aperto davvero invidiabile, versione settecentesca e ad uso esclusivo dell’aristocrazia in vacanza ai Colli, delle contemporanee, più popolari e oggi anche un po’ decadenti, arene estive. Altre città saprebbero sicuramente sfruttare meglio una tale risorsa: particolarmente magico il gazebo del ristorante – oggi chiuso – di qualche anno fa!
Tre ore di spettacolo per arrivare ad ascoltare l’unica aria che conoscevo a memoria: “Nessun dorma”. Potrebbe essere l’inno nazionale di tutti i navigatori di internet…
Non è però degli artisti o del bravo maestro d’orchestra alla sua prima conduzione in Italia o dei meriti del valido direttore artistico del Teatro Massimo, un simpatico italoamericano, che vorrei parlare, bensì del pubblico. Un pubblico da “prima”, quindi molto borghese, di cui conoscevo molte facce. Continua »
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