Caro Fabrizio, caro Leoluca
Per ricostruire Palermo, lo scrivo da sempre, non ci vuole un uomo forte con la soluzione in tasca, ma l’entusiasmo di una città pacificata. La stretta di mano di sabato scorso è l’inizio, l’occasione per rivedere la dualità ancestrale della nostra città: bene/male, giusto/ingiusto, mafia/antimafia.
In una scena tagliata del film su Palermo di Wim Wenders Orlando interpreta un viandante che spiega quanto a Palermo la dicotomia vita/morte, bianco/nero sia strutturale ed ancestrale. Questa dualità è in parte il fascino di Palermo e sempre più la sua trappola infernale.
La vostra stretta di mano può diventare simbolo di unità e del cambio di direzione auspicato da tutta la città. Deve idealmente allargarsi a tutte le forze che rappresentano veramente qualcosa in città, mettendo gli elementi chiave della dialettica e del confronto al servizio della costruzione di un percorso congiunto. Continua »
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