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venerdì 19 apr
  • C’era una volta un pesce

    C’era una volta un pesce.
    Un bel pesce che nuotava nel suo fantastico mare.
    Un mare che conosceva a memoria.
    Quel pesce sono io e questo mare è casa mia.
    Vi spiego le regole del vicinato: da quella parte, subito dopo l’uscita di casa, ci stanno gli scogli pericolosi. Fate attenzione, mi raccomando.
    A destra sfrecciano gommoni e yacht, quindi meglio mantenersi bassi.
    A sinistra potete andare tranquillamente: è pulito, potete allenarvi, trovare da mangiare, andare con gli amici. L’unica cosa a cui dovrete stare attenti, a sinistra, sono i SUB!!
    Il codice dei pesci dice che se ci stanno i sub devi tornare indietro e aspettare che passino.
    Tutto qui, facilissimo.

    Ieri però è successa una cosa abbastanza strana.
    Esco di casa e svolto subito a sinistra per incontrare un’amica.
    È la terza volta che la incontro, quindi questa sera me la darà: sicuro, come la morte.
    Sarà stata l’eccitazione, sarà stata l’imprudenza, fatto sta che mi ritrovo faccia a faccia con un SUB. Un piccolo sub: otto anni al massimo.
    Non capisco come sia riuscito ad arrivare sino qui senza fare il minimo rumore.
    Che coglione che sono. Perché non ho guardato un attimo prima di uscire?
    Davvero mi tocca morire per una figa?
    Vabbe’ ormai è troppo tardi e il piccolo SUB è qui che aspetta me.
    Quella dei piccoli sub poi è la categoria peggiore. Sapete come si chiama questa? Questa si chiama SFIGA.
    I piccoli SUB, ti squartano, ti spezzettano, ti fanno l’autopsia mentre sei ancora vivo e ti portano in tour tra gli amici per far vedere che hanno imparato a far pesca subacquea.

    Lui mi guarda, io lo guardo.
    Ok dai pescami. Sono pronto.
    Io resto immobile, lui galleggia.
    Ti chiedo solo di non spezzettarmi tutto però. O di non farlo mentre sono ancora vivo almeno.
    Lui continua a guardarmi, io lo guardo ma decido di chiudere gli occhi.
    Non mi va di vedermi tutto spezzettato.
    .
    .
    Ou! E quindi? Che fai?
    Riapro gli occhi e vedo che il mio amico riprende la sua lenta e silenziosa discesa.
    Sapete come si chiama questo? Questo si chiama CULO più tecnicamente classificato come “La rivincita dei pesci medio piccoli”.
    Quando un sub sta per ucciderti l’unico modo che hai per salvarti è sperare nel passaggio di un pesce più grosso che catturerà la sua attenzione.
    Per fortuna, proprio in questo istante, un pesce più grosso ha deciso di passarmi sotto.
    Così io riuscirò a salvarmi ed incontrare la mia amica che questa sera me la darà. Sicuro, come la morte

    Vorrei non guardare sotto per non assistere a questa terribile scena. Occhio che non vede cuore che non duole. Ma ho ancora un bruciolo di umanità e, poi, metti che si tratta di un mio amico? Butto giù gli occhi e scopro che sotto di me non ci sta alcun pesce più grosso, nessun crostaceo pregiato e neanche un gioiello adagiato sul fondale.

    Ma il piccolo sub continua la sua discesa.
    Che fa? Perché non mi ha pescato? Cosa cerca?
    Non capisco.
    Allora decido di passargli nuovamente davanti. Sapete come si chiama questa? Questa si chiama CAZZATA.
    Ed invece mi sbaglio, perché gli passo davanti due, tre, quattro, dieci volte…niente.
    Provo a mordicchiarlo. Lui non mi pesca. Sembra anche divertito.
    Allora penso che forse oggi è il grande giorno. Il grande giorno, come dice mio nonno, è quel giorno in cui gli uomini smetteranno di uccidere i pesci e il mare tornerà ad essere il posto più sicuro del mondo.

    Inverto i timoni e corro a casa. Devo annunciare che ci siamo, che il grande giorno è arrivato.
    Voglio essere il primo.
    Ma non sono veloce come dovrei esserlo perché a casa mia trovo già decine di altri umani insieme alla mia famiglia. E nessuno si fa male.
    Altro che primo, qui lo sanno già tutti.
    Lo spazio che prima sembrava fatto solo per noi adesso pare l’ideale per noi e loro assieme.
    Arriva anche il piccolo sub e ride.
    Il più felice è mio nonno. Dovreste vederlo come va in giro a dare il benvenuto a tutti. Poi orgoglioso ci guarda e dice: «Che vi dicevo io? Godetevi il grande giorno».
    E allora decido che il caso di festeggiare.
    Chissenefrega se non sono stato il primo a dirlo.
    Quello che importa è che il piccolo sub non mi ha pescato e spezzettato, che questa sera riuscirò ad incontrare la mia amica e che da oggi il mare tornerà ad essere il posto più sicuro al mondo.
    Sicuro, come la morte.

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