Profilo e post di

e-mail: giacomocacciatore@gmail.com

Biografia: Scrittore, giornalista, editor e sceneggiatore, è nato a Polistena (Reggio Calabria) nel 1967, ma vive da sempre a Palermo. È laureato in Lingue e letterature straniere. Ha collaborato dal 1999 al 2007 come narratore e corsivista con l’edizione siciliana del quotidiano la Repubblica. Attualmente tiene una rubrica (“Il cacciatore”) sul mensile I Love Sicilia. I suoi racconti sono stati pubblicati in due raccolte – Nostra signora dei sospiri e Palermo, amore e coltelli – e in alcune antologie, tra le quali Portes d'Italie (Fleuve Noir, 2001), 14 colpi al cuore, Anime nere reloaded, Bad prisma (Mondadori, 2002, 2008, 2009), Duri a morire (Dario Flaccovio, 2003) e Fotofinish (Ed. Ambiente, 2007). Con il saggio Il terrorista dei generi - Tutto il cinema di Lucio Fulci, scritto insieme a Paolo Albiero, ha vinto il Premio Efebo d’Oro speciale 2005 per il miglior libro di cinema. Il suo romanzo d’esordio, L’uomo di spalle (Dario Flaccovio, 2005), è uscito in Francia per Rivages. Del 2007 è il suo secondo romanzo, Figlio di Vetro (Einaudi, i Coralli), tradotto in Germania (Rowohlt), in Francia (Liana Levi) e in Spagna (451 Editores) e finalista a quattro premi nazionali. Cacciatore ha scritto (con Raffaella Catalano e Gery Palazzotto) e anche diretto la docufiction Il mago dei soldi (Novantacento ed.). Il suo lavoro più recente è Salina, la sabbia che resta (Dario Flaccovio, 2010), scritto con gli stessi coautori.

Giacomo Cacciatore
  • Pensieri sfigati

    Palermo è una città che si tocca di continuo le palle, in mancanza d’altro. Da noi il nemico può non avere un volto, ma di sicuro porta disgrazia. Io, che di Palermo amo gli spigoli imprevisti e i vicoli poco battuti, ho smesso di essere superstizioso da quando mi sono imbattuto nel concetto di “onnipotenza dei pensieri”. La definizione è di Sigmund Freud, ed è contenuta nel suo breve quanto illuminante saggio sul “perturbante”. Ma l’onnipotenza dei pensieri mi era già familiare, sia perché l’avevo praticata a lungo senza rendermene conto (nel periodo, appunto in cui la superstizione mi imponeva scaramanzie più o meno divertenti o invalidanti) sia in seduta. Implorando la clemenza dei miei amici psicologi e psicoterapeuti, provo a dare una spiegazione da trivio su ciò che ho capito del “pensiero onnipotente”. Ogni volta che incappiamo in una coincidenza che ci spiazza; ogni volta che associamo un nome, un volto, un oggetto a un evento spiacevole che crediamo stia per realizzarsi; ogni volta che ci capita un guaio e lo attribuiamo agli influssi negativi e misteriosi di chi reputiamo sgradevole, malvagio o invidioso; ogni volta che evitiamo un certo numero, un certo colore, un certo luogo; ogni volta, insomma, che ci agitiamo come degli idioti aggrappandoci a rimedi apotropaici e animistici di vario tipo (toccandoci le palle se siamo maschietti, accusando di stregoneria l’amica dallo sguardo che non ci piace – di solito semplicemente più acuto del nostro – se siamo femminucce), stiamo sfoderando il peggio del narcisismo, elevando non solo i nostri pensieri e i nostri personalissimi (e magari noiosissimi) grattacapi da quattro soldi al rango di evento fondamentale dell’universo, di legge naturale che governa gli elementi della natura, ma “proiettando” i nostri limiti su uno schermo gigantesco. Continua »

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