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Biografia: Stefania Sales è nata a Palermo nel 1974 e come la maggior parte dei suoi coetanei è stata cartoni animati e pubblicità dipendente. Da sempre appassionata di disegno si laurea in Architettura, lavora per qualche anni a Palermo, ma poi stanca di essere sottopagata e di essere sempre considerata la piccolina dello studio nonostante alla fine ne fosse il jolly tuttofare decide di trasferirsi a Barcellona dove, al momento, lavora presso eBay.
Vuole avere sempre ragione sulle cose, ma il problema è che la maggior parte delle volte ce l'ha sul serio!
Vorrebbe sempre avere tutto sotto controllo, ma non è sempre possibile, ma questo non implica che non sia pronta a rischiare e cambiare strada all'improvviso.

Stefania Sales
  • Italia – Spagna

    Premettendo che dribbling, contropiede, corner e catenaccio non sono mai stati il mio pane quotidiano, non posso comunque esimermi dal parlare della partita che stasera vedrà incollate alla tv migliaia di persone: Italia-Spagna.
    Sono giorni che qui a Barcelona non si parla d’altro, i giornali titolano “Este domingo se cena ‘espaguetis'” (questa domenica si mangiano spaghetti), si respira voglia di rivalsa, i luoghi comuni sono sulla bocca di tutti, noi siamo quelli che mettono gli occhiali da sole anche di notte, i vestiti firmati, perennemente abbronzati e sembra che mangiamo spaghetti a qualsiasi ora del giorno.
    Le foto di Louis Enrique che piange, con il naso sanguinante, per il colpo di Tassotti duranti i mondiali americani, imperversano sulle prime pagine dei quotidiani sportivi, c’è, addirittura, chi esorta alla vendetta asserendo che Tassotti sarà presente nella panchina azzurra.
    Ma quello che più mi ha colpita è stato questa mattina un articolo del Què, uno di quei quotidiani che distribuiscono all’ingresso della metropolitana, che il lavoratore assonnato sfoglia durante il tragitto che lo conduce all’ufficio senza neanche farci troppo caso e poi poggia sulla scrivania dimenticandosi della sua presenza per tutta la giornata, ma una mattina erano svelati i motivi per vincere la partita dell’anno contro la “bestia nera” Italia, come potevo restare indifferente? Continua »

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  • La cuccia

    A Palermo forse sono in pochi a sapere che nonostante la cospicua presenza di randagi per le strade della città esistono dei rifugi dove ci sono persone che senza chiedere nulla in cambio fanno tutto ciò che è in loro potere per rendere la vita degli amici a quattro zampe poco fortunati un po’ più serena.
    Uno di questi è il rifugio “La cuccia” nato grazie alla dedizione della signora Cettina Ruggieri la quale, insieme ad alcuni volontari, dedica tutte le sue energie per mandarlo avanti, cosa decisamente non facile sia per motivi logistici che per motivi economici.
    Dal 2005 il rifugio, nonostante le ripetute richieste non riesce ad ottenere alcuna sovvenzione da parte del comune, che, puntualmente, promette, ma purtroppo non mantiene mai.
    Ormai lo spazio è davvero poco, non è più possibile prendere cani, ma nonostante questo quotidianamente, per quanto ormai sia reato abbandonarli, ci sono due occhietti languidi che ti guardano legati ad un palo. Continua »

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  • Da dove vieni?

    Vivendo in una città che non è la mia, a maggior ragione vivendo all’estero, mi capita spesso, chiacchierando con qualcuno appena conosciuto, che mi venga posta la fatidica domanda “da dove vieni?” e alla mia risposta “Palermo, Sicilia” il 90% delle volte l’interlocutore incalza con: “Ah, Palemmo…”. “Intanto io non ho mai detto Palemmo, ma Palermo e poi che cosa vorresti dire con quei puntini di sospensione?”, ma posso solo pensarle queste parole perché senza troppi complimenti seguono quelle fantomatiche 5 letterine “MAFIA”.
    Mi sembra di rivivere quando, a tredici anni, in gita scolastica ad Atene, in un negozietto sotto l’Acropoli, insieme ad altre mie compagne sono stata perquisita solo perché quando avevano chiesto di dove eravamo avevamo risposto Palermo. Ricordo ancora le loro mani nelle mie tasche mentre continuavano a ripetere a mo’ di cantilena “mafia”.
    Che umiliazione, io che non ho mai preso neanche un’oliva in un bancone del capo, perquisita come una criminale solo perché Palermo=mafia! Continua »

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  • Pedalando per Barcellona

    È domenica mattina a Barcellona e tre amiche decidono di fare una gita fuori porta, e così armate di buona volontà anziché ricorrere alla metro afosa e collassata, per raggiungere la stazione del treno, si convincono ad utilizzare il mezzo tanto pubblicizzato dal sindaco della città: il bicing, biciclette pubbliche al servizio del cittadino, con sei euro ti inviano la tessera personale ed il gioco è fatto.
    La città è piena di manifesti, una vera e propria invasione, a questo punto pensi che sia tutto semplice, basta andare al parcheggio più vicino casa, prendere la tua biciclettina bianca e rossa e andare a parcheggiarla vicino alla stazione del treno, d’altronde sulla mappa che hanno inviato con la tessera i parcheggi segnati sono in ogni dove e, udite udite, ben due puntini rossi con la b di bicing sembrano quasi lampeggiare vicino alla fermata della stazione.
    Ma appena sotto casa iniziano già i primi problemi la colonnina dice che è spiacente ma non ci sono biciclette, ma come, se ce ne sono quattro?
    In effetti, guardando bene, le bici sono fuori uso, ruote bucate, freni che non funzionano, sellini rotti, una vera catastrofe, ma noi ormai abbiamo deciso, niente metro oggi, la giornata è troppo bella per chiudersi lì dentro, meglio cercare un altro bicing, mmm la mappa ne segna un altro a 4 traverse, uff un po’ lontano, ma va bene, andiamo, ma, sorpresa, alla traversa successiva vediamo spuntare la mitica colonnina e tre, dico tre biciclette funzionanti! Che bello ce l’abbiamo fatta, saliamo ognuna sulla sua bici e ci dirigiamo alla meta. Continua »

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