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Biografia: Nato nella primavera dell'82 a Palermo, città nella quale vive (dopo una significativa parentesi monrealese), si guadagna da vivere nel settore dell'informazione. Più che un giornalista si considera però un assemblatore di notizie, un operaio specializzato. La sua catena di montaggio è il desk di un'agenzia di stampa. La lettura, l'interismo e la musica (soprattutto il britpop) sono le sue tre passioni che negli anni hanno sbaragliato la concorrenza di contendenti più effimere.
Pratica il tennis con alterne fortune e molta autoironia.

Salvatore Trapani
  • L’inquilino

    In casa La Mantia c’è un nuovo inquilino. Giuseppe La Masa da circa una settimana ha fatto il suo ingresso toponomastico nella quasi trentennale storia personale di Saverio. Per adesso si arrangia con una brandina, ma bisogna trovare una soluzione più stabile, e gli altri tre inquilini dovranno fare qualche sacrificio e dividersi la stanza degli ospiti. Solo uno di loro è disposto a farlo volentieri, per via delle sue virtù francescane, gli altri due sono un po’ più snob, anche se per motivi diversi.
    Il primo a prendere possesso della casa di Saverio La Mantia fu Giuseppe Paratore, nella prima metà degli anni ’80. Nato nel 1876 a Palermo e morto il secolo successivo con le ultime cifre invertite, nel 1967, giusto in tempo per perdersi il ‘68. È stato un avvocato e politico, deputato e ministro nel Regno d’Italia, membro dell’Assemblea Costituente e del Senato (di cui fu anche presidente), prima elettivo, poi a vita. La prima abitazione che Saverio ricordi ha dunque toponomasticamente contribuito a scrivere la Costituzione della Repubblica dopo aver servito la monarchia come parlamentare e ministro. Continua »

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  • Una riunione di lavoro come un’altra

    Per 17 minuti era stata una riunione di lavoro come un’altra, in un mercoledì come un altro. In dieci anni di attività in quell’azienda aveva vissuto diverse variazioni su un tema pressoché standard. I convenevoli iniziali, una battuta per rompere il ghiaccio, banali strategie di avvicinamento all’obiettivo e poi il momento clou in cui si capiva se l’affare era una possibilità concreta oppure era arrivato il momento di bucare la bolla di sapone e andare ognuno per la propria strada.
    Ma allo scoccare del 18esimo minuto passò per le orecchie di Anselmo Montana, direttore commerciale dell’agenzia di stampa più nota del Paese, un’informazione destinata a deflagrare nel suo cervello, provocando danni difficilmente quantificabili. Il distinto signore che gli stava davanti si era presentato come responsabile della comunicazione di un’azienda di servizi e consulenza, la CN Holding, e gli aveva appena risposto a una domanda apparentemente banale, ovvero quale fosse il significato della sigla CN. Montana quando sentì la risposta si pentì immediatamente della sua curiosità.
    «CN sta per Cosa Nostra», aveva detto con spiazzante naturalezza il distinto signore. Continua »

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