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giovedì 28 mar
  • L’inquilino

    In casa La Mantia c’è un nuovo inquilino. Giuseppe La Masa da circa una settimana ha fatto il suo ingresso toponomastico nella quasi trentennale storia personale di Saverio. Per adesso si arrangia con una brandina, ma bisogna trovare una soluzione più stabile, e gli altri tre inquilini dovranno fare qualche sacrificio e dividersi la stanza degli ospiti. Solo uno di loro è disposto a farlo volentieri, per via delle sue virtù francescane, gli altri due sono un po’ più snob, anche se per motivi diversi.
    Il primo a prendere possesso della casa di Saverio La Mantia fu Giuseppe Paratore, nella prima metà degli anni ’80. Nato nel 1876 a Palermo e morto il secolo successivo con le ultime cifre invertite, nel 1967, giusto in tempo per perdersi il ‘68. È stato un avvocato e politico, deputato e ministro nel Regno d’Italia, membro dell’Assemblea Costituente e del Senato (di cui fu anche presidente), prima elettivo, poi a vita. La prima abitazione che Saverio ricordi ha dunque toponomasticamente contribuito a scrivere la Costituzione della Repubblica dopo aver servito la monarchia come parlamentare e ministro.
    Paratore nel ’94, l’anno dei Mondiali degli Stati Uniti, quelli del culo di Sacchi, di Baggio e Signori, del Brasile catenacciaro ma campione del mondo, passa il testimone al vescovo Venero. Uno spagnolo trapiantato in Sicilia. Girolamo Venero y Leyva, arcivescovo di Monreale dal 1620 al 1628, «lascia un’indelebile traccia nella storia episcopale monrealese», come narrano i biografi. Ma la via Venero lascia il segno anche nella più trascurabile storia personale di Saverio. Per 14 anni, dal 1994 al 2008, monsignor Venero è il padrone di casa La Mantia, con il povero Paratore dirottato nella stanza degli ospiti, quella dei cimeli e dei ricordi, che comunque Saverio provvede a tenere sempre pulita e in ordine.
    Ma è Venero che tiene le redini in anni cruciali per le vicende del padrone di casa. Gli anni dell’adolescenza, dell’università, della laurea e delle prime esperienze lavorative.
    Nel 2008 anche l’arcivescovo deve accomodarsi nella stanza degli ospiti. Per ironia della sorte deve farlo per lasciare spazio a un umile frate francescano, Francesco Da Picciano. Conosciuto anche come Francesco d’Abruzzo, finì a Palermo per ragioni militari, ma negli anni prevalse la vocazione spirituale su quella bellica. Era un rigido osservatore dei santi voti, narrano le cronache che sembrasse un redivivo S. Francesco, con tanto di profezie e miracoli. Pare che avesse anche il dono della bilocazione.
    Non era un pomposo vescovo come Venero, dunque, ma un semplice frate con l’hobby dei miracoli, e non diventa santo solo per mancanza di sponsor in Vaticano. Da morto ne compie un altro di miracolo, si trova a gestire casa La Mantia per quasi cinque anni. Ad essere precisi, in quel tentato lustro i padroni dell’appartamento sono due, con Saverio c’è anche Milena Inzerillo. Il buon Francesco vive la sua reggenza con l’umiltà del suo ordine, resta al suo posto senza intromettersi, e decide di stare in disparte anche quando il miracolo terreno della convivenza decide di andare in ferie e i due padroni di casa decidono di separarsi. Francesco si limita a prenderne atto. Resta con Milena a reggere le sorti di casa sua, ma si ricorda delle sue doti bilocatorie e torna a sdoppiarsi, mandando il suo alter ego a casa La Mantia, a fare compagnia all’onorevole Paratore e a monsignor Venero nella stanza degli ospiti, che Saverio ha nel frattempo provveduto ad ampliare e arredare per facilitare la complicata convivenza.
    E viene così il giorno del nuovo inquilino. Dopo le parentesi religiose tornano la laicità e la Storia Patria. Arriva Giuseppe La Masa, un palermitano repubblicano contemporaneo di Giuseppe Garibaldi, Rosolino Pilo e Nino Bixio. Comunque un repubblicano doc, non un monarchico riciclato come Paratore. Ma moderato, per non disturbare troppo i vicini. La Masa andò anche in esilio, e quello di La Mantia in fondo che cos’è se non un esilio in scala 1:1.000.000? Scarse capacità militari, e Saverio a Risiko perderebbe pure con Yoko Ono. L’inutile enfasi ottimistica veste come un guanto l’interismo militante di Saverio. Deputato di sinistra, si schiera all’opposizione, esattamente come il buon La Mantia, se si escludono le brevi parentesi prodiane. Il cerchio si è chiuso. Saverio ha trovato la toponomastica che più gli si addice. La Masa sarà un ottimo inquilino per casa La Mantia, e pare che andrà d’accordo anche con Paratore, Venero e Da Picciano. Hanno già organizzato uno scopone.

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  • 18 commenti a “L’inquilino”

    1. Mahhhhh

    2. Ma chi saccio……

    3. Geniale!

    4. picciotti l’ho letto 5 volte questo post, giuro!
      ma non l’ho capito.. 🙁
      non credo sia colpa dell’autore, però qualcuno me lo può spiegare?

    5. Presto fatto.
      Quannu unu avi pocu chiffari,
      quannu e’ sfacinnatu
      rapi la porta a lu ciriveddu
      e nsoccu succeri
      succeri.

    6. Bel post. Se e’ uno scherzo.
      Se invece non lo e’..no, no, dev’esser uno scherzo.
      Doppio mah.

    7. Salvatore, chiarisci!! Non farci sentire dei c..ni!

    8. Non merita chiarimenti, è solo un piccolo racconto, una storiella, un cazzeggio natalizio, niente di più, se anche una sola persona non l’ha capito vuol dire che lo dovevo scrivere meglio.

    9. Dai… non è difficile, per capire tutto basta sapere cosa è la toponomastica, bel raccontino Salvo, mi è piaciuto.

    10. Perche non provi a riscriverlo?
      (Meglio)

    11. Non c’è niente da riscrivere, il racconto è non banale e perfetto così

    12. …” Se c’è’ anche una sola persona che non l’ha capito,vuol dire che dovevo scriverlo meglio.”

      Così’ ha scritto l’Autore.
      .
      Dunque va riscritto..
      In subordine potrebbe spiegare cosa voleva dire e perche’.

    13. Io vorrei solo capire a cosa fa riferimente e a cosa si ispira. Ho letto un post precedente dell’autore che mi è piaciuto molto e l’ho capito…ma questo non lo capisco! Scusa Salvatore

    14. Oh! Finalmente ci siamo arrivati: e’ un racconto che prende spunto dalla toponomastica. Cioe’ dagli onomastici dei topi!
      Adesso si’ che e’ tutto chiaro.

    15. Ringrazio Nocciolina e Maso per aver apprezzato questo post e Manuela per quello precedente. Mentre Alberto, abbia pazienza, ho detto che dovevo scriverlo meglio, ma adesso non ho la minima intenzione di riscriverlo, se un giorno cambierò idea la avviso. Non c’è molto da chiarire su questo racconto, è solo un gioco basato su un capovolgimento di ruoli, che alcuni l’abbiano capito e altri no ci sta, i racconti sono di chi li legge 🙂

    16. Va bene anche così’.Bravo chi ci capisce qualcosa.
      Riscriverlo e ‘ inutile,mi pare,a questo punto.
      Piuttosto cambierei gioco.

    17. io so cosa è la toponomastica!
      infatti di primo acchitto ho pensato che il racconto facesse riferimento a una storia inventata sul cambio nome di alcune strade, poi mi sono detta ma può essere mai??
      mah…. mi sento sempre più scema!

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