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mercoledì 16 ott
  • Il comma 22 degli asili comunali

    Ieri ho presentato la domanda per iscrivere mia figlia Leyla nell’asilo comunale più vicino a casa mia. Leyla ha solo un mese, ma mi hanno consigliato di farlo subito, perchè per i lattanti ci sono proporzionalmente più posti rispetto alle richieste. Ho saputo dopo che i posti sono solo otto. Riuscire a essere ammessi a un asilo comunale è come vincere un terno al lotto, eppure c’è comunque una retta da pagare e la qualità dei servizi varia da un posto all’altro, passando da uno standard europeo a posti dove scappi a gambe levate nel momento in cui varchi la porta d’entrata (non ho fatto un’indagine scientifica, raccolgo storie da neo-mamme e papà).

    L’ammissione è regolata da un sistema che mi ricorda il paradosso del comma 22. Vengono privilegiati nella graduatoria coloro che hanno un reddito basso. Per esempio, come nel mio caso, le famiglie monoreddito dove gli introiti sono precari e poco sostanziosi. E vengono privilegiate le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, perchè viene loro difficile badare ai bambini. Naturalmente, tali famiglie hanno di solito introiti più sostanziosi. I due criteri quindi si escludono a vicenda. Se uno dei due genitori non ha lavoro dovrà stare col bambino (ma allora come farà a cercarlo il lavoro?), se entrambi lavorano potranno pagarsi un asilo privato.

    Al di là dei paradossi burocratici, la verità è che 25 asili pubblici per una città di un milione di abitanti sono una sciocchezza. Bisognerebbe entrare nella stanza dei bottoni di Palazzo delle Aquile. Bisognerebbe vedere il bilancio del comune, sapere come vengono spesi i soldi, vedere quanti in effetti vengano usati per scopi più utili che la costruzione di asili. Quando abitavo a Londra ogni anno il comune faceva recapitare un librettino in cui si spiegava come era speso ogni singola sterlina del budget municipale, dagli stipendi della segreteria del sindaco all’acquisto di carta igienica. Il librettino lo sfogliavo per qualche minuto e poi lo mettevo tra la carta da riciclicare. Se me lo desse il municipio di Palermo invece me lo leggerei attentamente, me lo studierei con la calcolatrice, perchè, pur non conoscendo le cifre, a occhio mi sembra che nel modo in cui vengono spesi i soldi i conti non tornino. Qualche volta vorrei pure tornare in Inghilterra, in Olanda o in Norvegia e fare domanda per l’asilo. Asilo politico.

    Palermo
  • 5 commenti a “Il comma 22 degli asili comunali”

    1. Caro Nicola ……io ho lavorato per un anno in un asilo privato e ne vedevo di tutti i colori immaggino cosa possa succedere in uno pubblico! Per non parlare poi del fatto che le povere insegnanti abilitate con regolare concorso stanno a casa oppure si devono accontentare d’altro come è successo a me!! Buona fortuna per la piccola Leyla 🙂

    2. E non sai che fra poco Leyla riceverà una lettera dal sig. Berlusconi in cui le scrive in prima persona: “Cara Leyla questa è sicuramente la prima lettera che ricevi indirizzata a te…!” Se, con meno presunzione, magari si informasse saprebbe che la bimba ha già ricevuto il codice fiscale e l’avviso per le vaccinazioni! In questa lettera la informa che riceverà in regalo 1000 euro che i suoi genitori potranno ritirare presso la circoscrizione per conto suo e spendere come ritengono opportuno, ovviamente in una minuscola nota si evince che il reddito familiare non deve superare i 50.000 euro, e meno male!
      Peccato che poi non c’è un asilo che possa ospitarti mentre i genitori vanno a “produrre”!
      Ciao e in bocca al lupo

    3. Noi ci siamo riusciti ad iscriverla nostra figlia.
      A settembre comincerà ad andare all’asilo comunale (abitare in provincia c’est plus facile)
      Avrà dieci mesi a settembre, sarà piccolina, socializzerà e speriamo che gli spuntino presto gli scaglioni.

      Per quanto riguarda la lettera del Presidente: beh! Pur essendo mancino, io, ammiro l’iniziativa. La lettera non l’abbiamo ancora ricevuta però è un bel pensiero; giusto perché nessuno prima di lui ci aveva mai pensato.

    4. Caro Nicola,

      benvenuto nel mondo dei genitori che devono contrastare con l’amministrazione comunale. Hai ragione quando scrivi che 25 asili comunali sono un’inezia. Qualche mese fa questa Amministrazione pubblicò un rapporto pieno di cifre e numeri, ricco di nuove tecniche di analisi geostatistiche e stabilì, udite, udite che i posti erano e sono pochi.
      Non mi risulta però che abbiamo aperto nuove sezioni o addirittura nuovi asili. A questo aggiungici la naturale ritrosia dei palermitani nel distaccarsi dai loro pupi, l’esistenza reti familiari ed in ultimo la naturale mal disposizione verso tutto ciò che è pubblico. Allora otterrai il numero reale dei posti nido di cui questa felicissima città avrebbe bisogno.
      Sarebbe bello conoscere, oltre a dati contenuti in quel rapporto, che è sul sito del Comune da qualche parte,il numero dei pupi che frequentano le scuole private.
      Considera che ormai da un decennio circa nascono, ogni anno, in città 7500-8000 bimbi residenti. Facciamoci allora due conti e ridiamo.
      Per non parlare dell’Isee e le relative fasce in cui è suddiviso. Della serie o sei evasore, o sei disperato oppure il posto al nido te lo puoi sognare.Ma se non sei un evasore attento e hai bisogno di mandare il tuo pupo al nido fino alle 3 del pomeriggio (richiesta assolutamente classica), dimenticati di poterti comprare un auto nuova o di fare un mutuo per la casa e qualunque altro progetto di crescita del tuo piccolo patrimonio familiare: al Comune dovrai mollare la bellezza di 184.37 euri al mese per 10 mesi all’anno. Scusa se è poco(i dati sono presi da http://www.comune.palermo.it/Comune/scuole.htm ultima fascia di reddito).
      Altro discorso sulla qualità del servizio.
      Io ho mandato mia figlia al Braccio di Ferro, dietro casa tua, e all’epoca, circa 6 anni fa mi sono trovato abbastanza bene. Ero diventato forse il loro più grande sponsor.
      Insegnanti comunicativi, motivati, presenti, pieni di cura, mensa biologica interna , coordinati da un tutor e seguiti da un equipe pedagogica etc.etc.
      E poi?
      Poi è arrivato il commissario Serio e non sapendo cosa fare dell’enorme massa di Lsu di cui il Comune all’epoca disponeva e dispone ancora oggi, ha mandato in ogni asilo nido la bellezza di circa 5-6 ex detenuti (non sto scherzando) in ogni plesso. Insomma per farla breve la mia piccolina, adesso settenne, ha passato gli ultimi due mesi della sua esperienza comunale spaventata ed avvinghiata alle robuste gambe delle sue due maestre e così tutta l’esperienza di sperimentazione che avevano fatto se ne è andata a quel paese….Per farla breve che di cose da dire che ne sarebbero a quintali, mi consta personalmente che la situazione sia andata a peggiorare.
      E’ saltata la figura del coordinatore in ogni nido, lavorano in “autogestione”
      e da circa dieci anni gli insegnanti non seguono alcun corso di aggiornamento.

      Un ultima cosa: secondo te dei 1000 euri che ho ricevuto per il secondo pupo appena nato che cosa me ne dovrei fare??
      Dovrei sostituirmi io allo Stato nelle scelte di assistenza sociale oppure investirli in azioni mediaset ?
      A presto Papà Attonito e Basito

    5. Noi siamo una famiglia monoreddito, e nonostante questo abbiamo sempre pagato l’asilo privato (3.000 euro l’anno, mica patatine) e meno male che l’università mi da un piccolo rimborso, un’intervento socio assistenziale, come lo chiamano loro; 200 euro l’anno. Per 3.000 di spesa! L’asico comunale lo lascerei perdere, ne ho girati tanti. Uno in particolare mi ha colpito: a parte la condizione igienica, le pareti scrostate, l’incuria e la maleducazione degli addetti, in questo asilo perla dell’europa ed esempio di servizio pubblico all’avanguardia prendono solo 12 bambini e mio figlio è il 51esimo in lista d’attesa; 50 + 12, che sono tutte riconferme dell’anno prima =62 e tutti prima di mio figlio. Abbiamo fatto una riflessione. Il comune di Palermo tiene in piedi un’asilo con una direttrice, 2 maestre, 5 dicasi 5 bidelli (stecco in bocca, sdivacati sulle sedie con le braccia penzolanti lungo i fianchi, a domanda non rispondono, tutti ex detenuti, che quasi quasi temi per il tuo tenero ed indifeso virgulto), un’impresa di pulizia, il catering, la luce il riscaldamento. Domanda: quanto spende il comune di Palermo per mantenere un’asilo con 12 dicasi 12 bambini? Non è uno spreco? E allora non ci resta che pagare 3.000 euro l’anno e sorridere quando vedo i cartelloni di mio compare cammarata che dice “palermo amata e ritrovata”! Puh!!!

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