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Sito: http://dizionarioperintroversi.wordpress.com/

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Biografia: Nicola Pizzolato vive, scrive e insegna a Londra dal 2007. È autore del blog Dizionario di Inglese per introversi.

Nicola Pizzolato
  • Rosalio: dieci anni e tremila chilometri dopo

    Le origini di Rosalio ci riportano indietro a un tempo ormai remoto nella storia di Palermo e della civilizzazione occidentale. YouTube era una novità; i telefonini erano molto phone e poco smart; Zuckerberg alloggiava in un dormitorio di Harvard e pensava in grande. A Palermo erano i tempi d’oro della prima giunta Cammarata, quella della ‘città più cool d’Italia’. Era il 2005, ma sembra preistoria. Continua »

    Palermo, Rosalio
  • A maggio voto per…

    I primi di maggio andrò a votare per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale della città in cui abito da molti anni. È una città caotica, con un alto tasso di disoccupazione e sempre al centro di mille polemiche e in cui il posto di sindaco è conteso principalmente tra l’uscente di centrodestra, il quale in questi anni ha fatto molte pubbliche relazioni ma non ha concluso molto, e uno di centrosinistra, un po’ attempato, che ha fatto buone cose in passato e adesso vorrebbe tornare alla guida dopo essere stato sconfitto nell’ultima tornata. Ci sono anche altri contendenti, alcuni molto giovani, che fanno la voce grossa, ma non hanno molta credibilità. Continua »

    Palermo
  • Ode alla zucca

    The Smashing Pumpkins - “Mellon Collie and the Infinite Sadness”

    Se hai la mia età, o ci sei vicino, forse ti ricordi i giorni, mesi in realtà, in cui tenevi in mano un doppio cd con una copertina blu e una bambina (o una santa?) che usciva fuori da una stella. Erano gli anni novanta. Non c’erano gli mp3 o iTunes; la musica non si scaricava, al massimo si duplicava. Ed è possibile che quell’album lo hai ascoltato in un’audiocassetta che ti aveva registrato un amico.

    Forse, come me, avevi tra i 20 e i 25 anni quando sussuravi con il labiale i testi romantici e appassionati di Billy Corgan (leggendoli dal librettino). Io l’ho fatto per molti mesi, cantando a squarciagola solo quando arrivava Muzzle, la mia preferita, perchè è un inno alla vita e all’amore perduto. Era il 1995, più o meno. Era un mondo diverso. I laureandi non sapevano ancora che sarebbero diventati precari. Non c’erano i low cost, solo voli Alitalia con lo sconto per i giovani – fino ai 26 anni, ma parevano lontani. Quasi nessuno aveva ancora sentito parlare dei call center, dove la stessa generazione avrebbe passato giornate intere con le cuffie, ma non ad ascoltare musica. Se abitavi a Palermo, come me, ti sembrava anche possibile di poter lasciare una città migliore in eredità ai tuoi figli, insieme agli album degli Smashing Pumpkins, dei Radiohead e di Jeff Buckley. Continua »

    Palermo
  • “Palermo”, lo snack

    “Palermo”, lo snack

    Paese che vai, snack che trovi. In Marocco, accanto al Mars e al Twix c’è una prelibatezza prodotta a Siviglia e importata a Casablanca: Palermo, snack al cioccolato e alla arachidi. Per la precisione, tra gli ingredienti ci sono anche zucchero, latte in polvere, cacao, lattosio, destrosio, monoidrato, E322, E471, E476. Lo mangio?

    In un moto di patriottismo da turista panormita all’estero lo mangio. Scarto l’involucro plastificato. Dall’odore, sembra un Mars. Lo addento, ma è durissimo. E adesso che si è spezzato fa un odore strano. La parte in cioccolato è buona, ma il resto ha un sapore di stantio. Arrivo a tre quarti, con un po’ di sforzo. Poi lo butto, con tutta la carta. Mi resta il sapore di una beffa, e l’intuizione di una metafora: pure all’estero Palermo non è quella che vorrei che fosse…

    Palermo
  • “Palermo”, la nuova fragranza

    “Palermo” di Byredo

    L’ho visto oggi nella vetrina principale di Liberty, negozio chic di Londra, e vale un post. No, non è un flacone all’essenza di percolato. È la creazione di uno svedese, tale Ben Gorham, fondatore di Byredo, e di Jérôme Epinette, profumiere (si chiamano così?) francese. Il nome della preziosa bottiglietta viene dall’essenza al bergamotto che la caratterizza. La pianta, secondo l’iperbolica descrizione pubblicitaria, fu piantata dagli emiri berberi e da allora profuma la Sicilia. E qui forse Gorham si sbaglia. Non era nato in Calabria il bergamotto? Ma tutto fa brodo. Anzi, in questo caso, profumo.

    Costo? 115 euro. Ecco uno che ha saputo sfruttare il brand Palermo. Bisognava nascere a Stoccolma.

    Palermo
  • Analisi logica

    Lo leggo e lo rileggo, ma non lo capisco. Niente di importante, naturalmente. Solo un trafiletto del Giornale dei Sicilia che ho ritagliato qualche giorno fa (Sant’Erasmo, ai precari la bonifica della spiaggia, 23 giugno) e che mi dovrebbe spiegare come viene speso un milione di euro di soldi pubblici.

    Allora, il Comune sta affidando ad alcuni precari la “bonifica” del tratto di spiaggia vicino Sant’Erasmo. Per le spiagge libere di Barcarello, Vergine Maria e Arenella invece “nulla di fatto”. Perché? Perché i 60 LSU avrebbero bisogno di un corso di formazione «prima dell’attività pratica». Ma ci vuole un corso di formazione per pulire una spiaggia? E quelli di Sant’Erasmo allora? Lo hanno già fatto? L’assessore alle risorse umane Roberto Clemente dice che il corso partirà, ma, forse troppo tardi per la stagione balneare (spiega la cronista, Chiara Lizio). Costo? Clemente: «Circa un milione di euro che la Spo [che sta per?] aveva avuto dal ministero dell’Ambiente tramite la Regione, indirizzato agli ex Pip». Fine dell’articolo.

    Mi ci sono sfinniciato. Ho perso tempo a fare l’analisi logica di ogni frase, ma c’è molto che mi sfugge. Perché bonificare le spiagge dopo la stagione balneare, non si deve ricominciare da capo l’estate prossima? Chi fa le docenze del corso di formazione, come sono assegnate? Perché tutto costa così tanto, non percepiscono gli LSU già uno stipendio? Come fa il Comune a utilizzare fondi che dal governo erano andati dalla Regione? Perché Clemente è così sibillino? Perché la cronista non spiega un bel niente? È l’articolo che non va o è la condotta dell’assessore che non è trasparente?

    Palermo
  • Otto modi di vedere Palermo

    I
    Dal finestrino dell’aereo, di notte. Filiera di luci riflessa su mare nero. Appare solo per un attimo e ti sembra quasi di sentire l’odore di casa. Questo perché gli occhi governano anche gli altri sensi. Poi, l’aereo si avvicina a destinazione e la Città scompare dietro le montagne. Su una di queste una volta si scagliò un aereo. A bordo c’era una zia che non conobbi mai. Di quel fatto non si ricorda quasi più nessuno. Ecco perché lo scrivo.

    II
    Dal Monte, seduti sotto i pini. Mosaico di calcestruzzo, che si tinge di rosa quando tramonta il sole. È romantico, in un certo senso. Anche se la si osserva da soli. Come faceva quella vergine bionda che fuggiva dalla città araba e da un’offerta di matrimonio, ma allora il cemento non c’era.

    III
    Dal cavalcavia di via Belgio, in auto. Dove guidare è un film in lenta moviola. Dove non ti sganci un millimetro dalla prossima auto, altrimenti perdi. Dove la vita è purgatorio. Dove, forse, stai già maturando un cancro ai polmoni. Dove ti troverai di nuovo domani mattina.

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    Palermitan in London, Palermo
  • General pratictioner vs. medico di famiglia

    «Vai a Londra? E sei stai male?», mi diceva mia madre quando partivo per le vacanze. Ma anche a Londra ci dovrà essere un medico di famiglia. E in effetti c’è, si chiama general pratictioner o, come dicono tutti, gippì. Ma non è esattamente la stessa cosa e ora che ci vivo, a Londra, mi viene naturale fare un confronto. La zona dove vivo a Londra è a basso reddito, come quella in cui vivevo a Palermo, non so esattamente come funzioni a un livello più alto, ma dal confronto vengono fuori sorprese sconvolgenti, per chi ha una visione monolitica di Palermo.

    Quando vado dal gippì telefono un paio di giorni prima, perché è sempre pieno. Il gippì non lavora quasi mai da solo, di solito insieme ad altri gippì. E qui la prima novità, se non lo specifichi quando prenoti, la segretaria ti mette a casaccio con uno dei tanti medici dello studio (certe volte sei o sette). Non ce n’è uno che “ti appartiene”. E naturalmente non avrai mai il numero personale di un medico. Arrivo allo studio all’orario dell’appuntamento e tocco uno schermo dove poi inserisco la mia data di nascita. Il sistema mi riconosce e mi metto a sedere. Un altro schermo sulla parete mi indica quando vengo chiamato e in quale stanza devo andare, di solito entro 10 minuti dal mio appuntamento fissato. Fino al momento in cui entro dal dottore non c’è bisogno che parlo con nessuno e nessuno mi chiede niente.

    Andiamo a Palermo. Il mio dottore la segretaria non ce l’aveva. Mezzo’ora o più prima dell’orario di ricevimento, qualcuno si piazzava già in attesa davanti alla saracinesca chiusa. Continua »

    Palermo
  • La Palermo di Mollica

    Una foto di Mimì Mollica

    Le foto di Palermo di Mimì Mollica, panormita espatriato, circolano da un po’ di tempo sulle testate anglosassoni, prima sulla Financial Times Magazine, poi su Burn, una rivista online curata dalla Magnum, e ora sul Guardian. Mollica ritrae la città nella tradizione da fotoreporter di Letizia Battaglia, ma concentrandosi di più sulle ambiguità della vita quotidiana che, attraverso il suo obiettivo, acquistano qualcosa di inquietante. Le foto ritraggono la Palermo che tutti conosciamo, ma ce la fanno vedere con la lente d’ingrandimento. Sono foto che disgustano, divertono e fanno pensare. Mollica sostiene che parlano di mafia, anche se non ci sono cadaveri eccellenti e pozze di sangue, ma solo personaggi dall’aspetto losco, edifici di cemento armato e cani randagi. O sono invece delle foto di persone normali, in un posto normale, dove lo stereotipo mafioso è imposto dall’autore? Si potrebbe aprire un dibattito, ma prima bisogna farsi un giro.

    Palermo
  • Cose che piacciono ai palermitani

    Parlare di Palermo
    Gli abitanti di Palermo amano parlare di Palermo. Il palermitano di qualunque età, livello d’istruzione o classe sociale a più riprese durante la giornata si ritroverà, spesso inconsapevolmente, a discutere, denigrare o glorificare Palermo. Alcuni palermitani a volte ostentano un moderato interesse in politica, nell’arte o nei grandi sistemi, ma le conversazioni più infiammate, coinvolgenti e durature avranno per oggetto la città. Interrogato da un forestiero sulla sua relazione con Palermo, il palermitano risponderà che è una relazione di “amore/odio”. Quello che si odia e che si ama varia a seconda dell’individuo e le variazioni sono a volte straordinarie. Per esempio, si incontrano alcuni che di Palermo amano “la gente” e altri che di Palermo odiano “la gente”. Da notare che in questi infinite dissertazioni Palermo non è intesa come l’insieme dei suoi abitanti o il risultato di scelte e comportamenti individuali, ma come entità a se stante, dotata di vita propria, complessa e immutabile, tragicamente affascinante, fatalmente attraente e talmente onnipresente da non potere che essere oggetto di continuo scrutinio. Sembra che Palermo abbia qualcosa di inevitabile. Continua »

    Palermo
  • La verità su Noemi e Berlusconi

    Scusate la presunzione, ma io conosco la verità su Noemi e Berlusconi. “Io so”, avrebbe detto Pasolini. Non perché sia a conoscenza di notizie riservate, non perché sia stato fulminato da una rivelazione divina e non perché, come invece Pasolini, sia uno scrittore o un intellettuale. Ma perché ho vissuto nella periferia di Palermo per molti anni della mia vita, dove la gente parla e ragiona in un certo modo e ho il sospetto, anzi la certezza, che questa mia formazione mi aiuti a capire i comportamenti di Berlusconi.

    Dunque, dove vivevo io una certa espressione era chiara e intellegibile a tutti e penso sia comprensibile a molti, richiede l’uso del verbo coltivare, ma non riferito a una pianta (coltivo una rosa) o a un attributo immateriale (coltivo il mio gusto per la pittura), ma a una ragazza. Me la sto coltivando. Mi viene in mente quel signore di mezz’età di mia conoscenza che aveva un laboratorio artigianale a Resuttana dove prendeva, pagandole niente o pochi soldi, delle diciottenni, appena uscite dall’artistico. Continua »

    Palermo
  • Palermo, “modellino” d’Italia

    Negli ultimi anni lo scaffale dei libri su Palermo si è riempito di titoli interessanti, soprattutto romanzi. I Baroni (Feltrinelli) di Nicola Gardini – l’odissea di uno studioso che “per sbaglio” vince un concorso all’Università di Palermo – dovrebbe trovare posto in quello scaffale.

    Nicola Gardini - “I Baroni”

    Alla storia di Gardini mi sono avvicinato per motivi biografici – ero finito anche io in un simile girone infernale popolato da tracontanti baroni – ma ho trovato che istruisce e intrattiene tutti. È una confessione liberatoria nella forma di un romanzo più che un libro-denuncia. E infatti i personaggi (veri, appartenenti per la maggior parte alla facoltà di Scienze della Formazione) sono indicati con uno pseudonimo. Sono appena tornato da Palermo e ho notato che, nell’ambiente universitario, tutti si divertono a decifrare chi siano questo e quello, in particolare i vendicativi “Corona” e “Fecaloro” che fanno tribolare il protagonista per sette anni. Gardini fu “colpevole” di aver vinto, per beghe interne ai membri della commissione, un posto da ricercatore in letteratura comparata. Una cosa che non dovrebbe mai accadere – che vinca qualcuno in base ai meriti e in barba al “predestinato” candidato interno. Ignorato prima, poi osteggiato e infine umiliato, Gardini lascia Palermo e il sistema italiano e vince la cattedra a Oxford. Continua »

    Palermo
  • Un’arancina a Notting Hill

    La mia ricerca dell’arancina londinese inizia per caso nel lussuoso shopping centre di Whiteleys, a Queensway, dove si trovano prelibatezze da tutto il mondo. Il mio occhio cade su una perfetta sfera croccante, dorata, piuttosto grande. Mi ricorda molto l’arancina bomba del bar Touring, uno dei due archetipi dell’arancina palermitana (l’altra è quella del bar Alba – la differenza non è solo di ricetta, ma di base sociale, come spiegavo in un vecchio post di Rosalio). Ho appena mangiato, ma penso che sia una buona idea farsela incartare. “Mi dà quella, ehm, rice ball?” “Cosa? Quale?”, dice spaesata la commessa, che è turca. Insomma, si viene a capire che quell’arancina perfetta non è affatto un’arancina, ma uno scotch egg, un “uovo scozzese”, praticamente un uovo sodo, in un involucro di carne di maiale, impanato e fritto (ciò non mi sorprende da parte degli scozzesi, che sono tristemente noti per impanare e friggere le barre di Mars).

    Scotch eggs

    Parlando parlando poi vengo a sapere che anche i turchi hanno una cosa dall’aspetto simile, ma dentro ci trovi lenticchie e bulgur, una specie di couscous. Paese che vai, arancina che trovi.

    Ma adesso mi è venuta davvero voglia di un’arancina e non lontano, a Notting Hill, so che c’è Arancina, la friggitoria di tre romani e un palermitano, me ne hanno parlato in molti. Continua »

    Palermitan in London
  • Lontani dalla Sicilia

    Di passaggio in città, per il solito breve pellegrinaggio estivo di quelli che sono andati via da Palermo, sono attratto per strada da una copertina esposta in un’edicola. Mi fermo. Guardo meglio. Guardo ancora. Compro una copia e vado.

    Si tratta di un rivista patinata, specializzata in gossip palermitano. Totalmente vacua, in un certo senso, molto politica in un altro, perché fa continuamente l’apologia della nostra classe dirigente, se si può chiamare tale. Scorro le pagine, dentro c’è tutta la Palermo che “conta”, con foto e nomi ben in evidenza.

    In passato i contenuti di questa rivista mi hanno anche strappato un sorriso, questa volta però ho decisamente una smorfia di disappunto. In copertina, nella posa di VIP, ci sono Massimo Ciancimino e sua moglie Carlotta. Il titolo: “Lontani dalla Sicilia”. Massimo è naturalmente il figlio di Vito, mafioso, assessore e sindaco di Palermo, l’individuo forse responsabile più di ogni altro della Palermo che abbiamo ora. Che meriti ha il figlio di un tale personaggio, lui stesso inquisito per gravi crimini, per guadagnarsi l’aura di status symbol? Come parlerà l’articolo di Vito Ciancimino e della mafia? Con queste domande in mente, apro la rivista. Continua »

    Palermo, Sicilia
  • Quattro spot contro il pizzo

    Mi sono piaciuti gli spot contro il pizzo diretti da Simona Lianza e prodotti dai palermitani di Zerocento. All’inizio la scelta di usare il linguaggio dell’“onore” mi ha fatto storcere il muso, ma poi ho pensato che può essere anche un modo di combattere la mafia sul suo stesso terreno culturale. Invece che basarsi su una mini-storia accattivante, gli spot puntano su un messaggio diretto, affidato ad attori siciliani. Mi è piaciuto in particolare, per la sceneggiatura e per la regia, quello di Marcello Mazzarella dove mi sono divertito anche a riconoscere dei miei amici nella “folla” finale. Continua »

    Palermo
  • La mafia come modello d’impresa?

    Sono rimasto di sasso leggendo ieri l’articolo sul Guardian che descrive Bernardo Provenzano come un manager modello (How to do business like the Mafia). I successi editoriali e cinematografici anglosassoni sul tema della mafia attestano la loro permanente fascinazione con questa nostra iattura. Eppure è la prima volta che sento Provenzano additato come esempio da seguire per l’amministrazione delle aziende. I suoi metodi – tenere un basso profilo, mediare, creare consenso, essere flessibili e modesti, rinnovarsi e sperare in Dio – sono definiti “lungimiranti”. Provenzano non è più un boss, ma un “Mafia entrepreneur”, un imprenditore mafioso.

    L’idea della mafia come “impresa” che “vende” protezione è stata discussa in ambito accademico e credo che questo articolo rifletta questa tendenza. Trovo ogni discussione stimolante, ma l’idea in sè è piuttosto deplorevole e anche superficiale, perchè se veramente Provenzano fosse stato un “direttore generale” la sua cattura avrebbe mandato in sfascio la sua organizzazione. Evidentemente non è stato così. Non ce l’ho tanto con chi fa questi paragoni, ma intristisce pensare che in fin dei conti l’unica impresa che siamo riusciti ad esportare in mezzo mondo sia questa, provvista pure di un “brand” riconoscibile all’istante. Continua »

    Palermitan in London
  • Trentuno marzo: oggi si vota

    Nicola Pizzolato vota all'estero

    Per me le suggestioni della campagna elettorale finiscono qui. Da qualche giorno mi è arrivata una busta dal consolato con schede elettorali e liste di candidati. Le schede sono contenute in una busta bianca di buona qualità (mi sembrava la partecipazione di un matrimonio) che bisogna poi rispedire indietro. Esercito il mio diritto di voto nell’altisonante “Ripartizione Europa”, un gran salto dopo aver frequentato per molto tempo la ben più modesta ripartizione “Monte di Pietà”.

    Dei candidati però non so nulla. E anche molti simboli mi sono ignoti. Chi saranno questi della “Sinistra critica” con capolista tale Giovanni Archelao Urracci? Ed è uno scherzo o davvero vedo “Emanuele Filiberto di Savoia capolista di Valori e Futuro”? Continua »

    Palermitan in London
  • Piccoli segreti pubblici

    Circa due volte a settimana una delle mie letture preferite è Ateneo News. Per chi non lo sapesse, è la newsletter dell’agenzia di stampa dell’Università che informa le migliaia di persone nella mailing list delle magnifiche iniziative del nostro Ateneo, dalle grandi conferenze alle cose più minute – praticamente siamo a conoscenza anche di ogni volta che il Rettore si soffia il naso. La newsletter accompagna il sito Ateneo online, una testata giornalistica, che ha cura di informare proprio di tutto quello che succede in quel mondo. Rovistando negli archivi trovo che nel dicembre 2004 sia Ateneo News sia Ateneo online ricordavano che era ancora possibile per gli studenti iscriversi alle corse di trotto. Gli amanti dell’ippica prendano nota.

    Strano, dunque, che il fatto che l’Ateneo abbia bandito 42 posti per ricercatore sia passato inosservato ai curatori della testata, dei giornalisti professionisti. Sicuramente non leggono la Gazzetta Ufficiale (una lettura non molto amena) e forse non hanno accesso alle delibere del Senato accademico, ritenendole un’attività trascurabile dell’Ateneo. Forse pensano che i laureati e addottorati palermitani godano di livelli di piena occupazione e non abbiano bisogno di questa informazione, in questo caso dovrebbero leggere di più i giornali. O forse ci sono altre ragioni per una tale omissione. Certo, non è un obbligo di legge. Tuttavia, ora che ci penso, i bandi prescrivono l’affissione in via telematica sul sito unipa.it/concorsi, ma neanche lì c’è notizia dei concorsi (alle ore 11:00 del 12 marzo), l’ultimo aggiornamento risale al luglio 2007, eppure la scadenza per la presentazione delle domande è per il 7 aprile. Questa è una più grave omissione.

    Palermo
  • Via da Palermo

    Sono atterrato da poche ore. Controllo nelle mie tasche se ho abbastanza pound per pagare l’esoso passaggio ferroviario fino alla stazione di Victoria. Ho con me solo una grossa valigia. Pacchi, scatole e qualche mobile seguiranno. Insieme alla mia famiglia. Dopo quasi cinque anni, eccomi di nuovo via da Palermo. E ancora una volta non so se tornerò.

    Non ho una storia originale da raccontare. Com’è successo ad altri ero tornato a Palermo dopo anni di studi di specializzazione all’estero, nel mio caso un master e un dottorato a Londra. A Palermo avevo ricordo soltanto della vita da studente universitario e avevo voglia di sapere come era la vita “vera”, quella del lavoro, dell’indipendenza economica, com’era rivivere tra gli amici, ora che eravamo “grandi”, e godere del sole, del cibo e della cordialità della gente. Continua »

    Palermitan in London
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