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sabato 27 apr
  • Aria di Hemingway

    Che c’entra Pallavicino con Hemingway? E a dirla tutta, che c’entro io con Hemingway? E, per sillogismo, io con Pallavicino?
    C’entriamo, c’entriamo, come direbbe Casini.
    C’è Aria di Libri oggi alla biblioteca del quartiere, in maiuscolo e in minuscolo.
    In maiuscolo perché la manifestazione di Libraria con il comune di Palermo, si ripete anche quest’anno, e in minuscolo perché si può trovare aria di libri e profumo di lettura anche in questa deliziosa e misconosciuta biblioteca in un’introvabile piazza di Pallavicino.
    Oggi Marco Pomar legge Il Vecchio e il Mare.
    Manco avessimo detto Gassman legge Dante.
    Vabbè, troverò qualcuno disposto ad ascoltarmi alle 16 e 30 di un giovedì qualsiasi, foss’anche la responsabile della biblioteca, o l’amica Raffaella che mi sono portato, e che deve applaudirmi per dovere.
    C’è la signora Luciana, gentile ed appassionata nella cura di quegli scaffali che sente suoi. C’è una mamma con un figlio e un amico, undicenni e spietati come loro solo sanno essere. Meglio così, avrò critici severi e giudizi spassionati.
    C’è una preside di una scuola del quartiere, munita di collega, e un padre cum bimbo assai piccolo, e altre due ragazze, e un altro signore ancora.
    Il numero legale c’è, la manifestazione si terrà. Hemingway può stare tranquillo.
    Arrivano addirittura altre persone, e si prendono sedie dalle altre stanze, ullallà.
    La signora Luciana mi ha preparato anche un sottofondo musicale, che in teoria dovrebbe rappresentare il rumore del mare, in pratica è roba tipo cillaut o come diavolo si chiama.
    Parto con la storia di Santiago, del ragazzo e del grosso pesce. Alterno narrazione di parte a lettura secca, alla quale cerco di regalare un suono accattivante, giuste pause e pathos richiesto. Che ci riesca, poi, è un’altra storia.
    I bambini mi guardano, come a De Sica, la preside annuisce sovente e una ragazza cerca anche di assentire con note e commenti non richiesti.
    Ho in pugno l’uditorio, e devo cercare di non perdermelo per strada. Devo accattivarli con la suspence ma non disintegrargli i maroni andando troppo in là col tempo.
    Tengo d’occhio l’orologio a parete davanti a me, e cerco di guadare appunti, libro e spettatori in ordine sparso. Il bimbo più piccolo alla fine cede e si schianta sul padre in un sonno meritato, come quello del vecchio alla fine del libro.
    Allo scoccare dell’ora termina la lettura e la narrazione. Raffaella lancia l’applauso.
    Pare che il tutto sia stato apprezzato. Anche i giovani virgulti, frequentatori abituali della biblioteca, sono soddisfatti. La preside mi chiede di organizzare analoga cosa alla sua scuola. Se ne parlerà.
    Un libro è fatto per leggere, d’accordo, ma un libro raccontato e ascoltato può rendere parte della magia e creare attenzione e desiderio.
    Con Aria di Libri ci proviamo. E poi tortini, te e caffè made in Fabozzi, per tutti.
    Alla prossima, con Campanile.

    Ospiti
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