‘U pupu cu l’anchi torti
‘U sai chi mi misiru i morti? ‘U pupu cu l’anchi torti.
Faceva così la tiritera che dicevamo da bambini quando si avvicinava il 2 novembre, giorno dei defunti.
Eravamo eccitati e speravamo di ricevere in regalo l’ultimo modello di “colt” come quella che avevamo visto usare nell’ultimo western; le femminucce parlottavano e si facevano i dispetti ancor prima “‘u sai, i morti mi porteranno Cicciobello chi chianci e si piscia ‘i supra”; si sperava inoltre in lecca lecca enormi e coloratissimi, liquirizie a metro e bomboloni.
A provvedere naturalmente erano i genitori che si facevano accompagnare dai nonni “vivi” (con la speranza che mettessero mani in sacchetta); “a’ Liviedda” (a piazza Olivella) dove si organizzava “la fiera dei morti”.
Si trovava di tutto, pupi ri pezza, Barbie e Ken, cavadduzzi ri plastica russi, machinicchi ra polizia, camiuna ri pumpieri, bambole ri porcellana, ecc.
A me è rimasto impresso un giocattolo fatto dagli artigiani locali, era una semplice basetta in legno dipinta con colori forti, aveva ruote ai lati e sopra una specie di pulcinella in cartapesta che reggeva tra le mani due piattini in alluminio da banda musicale, al tutto erano applicate due barre ed un “manubrio”, bastava spingerlo ed un “magico” congegno faceva sì che il pulcinella battesse i piattini (sdang, sdand, sdang), certo, non era la PlayStation3, ma sicuramente poesia pura. Continua »
























Ultimi commenti (172.557)