Montaggi
Come in un film, taglio pezzi della tua vita e ci insinuo pezzi della mia. Quando tu e io eravamo due persone qualsiasi ciascuna sconosciuta all’altra. Il montaggio fa miracoli, cambia tutte le scene del dopo. È magnifico, mi nutro dell’ossimoro dei miei occhi chiusi che guardano noi due in un abbraccio. Uniti. Telefono: contrattempi, non vieni. Sei già stanca di me.
Gentile signor Billitteri,
leggo ogni giorno i suoi racconti di tre righe e puntualmente mi ritrovo con un grande interrogativo: che vorrà dire?
So bene che non esiste un senso comune per l’arte, ma so anche che esiste un altro senso, quello compiuto, che ci aiuta a comprendere le cose.
Non ho nulla di personale contro di lei, però ho molto a cuore le sorti della letteratura, della parola scritta in generale, del sano orticello in cui si coltiva un’idea narrativa.
Vede, signor Billitteri, io – per indole, per difetto, per congiunzione astrale – sono continuamente alla ricerca del bello, perché come scriveva Oscar Wilde, che lei di certo avrà letto, “eletti sono gli uomini ai quali le belle cose richiamano soltanto la bellezza”.
E’ questo il punto.
Ci siamo distratti troppo dalla ricerca della bellezza. Insomma ci accontentiamo di una risata grassa, di un’allegoria che non capiamo fino in fondo, di un pastiche di parole che suonano bene e che, alla fine, sanno di nulla.
I lettori di Rosalio sono tantissimi. Sono certa che alcuni di loro hanno il mio stesso orizzonte. Molti invece ne hanno un altro, non meno luminoso, ma diverso. Ed è a loro che mi rivolgo, oltre che a lei.
Perchè le sue, mi perdoni, non sono perle di ermetismo, né novelle brevissime. Sono esperimenti di un “piccolo chimico” linguistico, in cui il permanganato di potassio colora di viola l’acqua della provetta e non si sa il perché.
La mia parte buona di appassionata lettrice mi spinge a seguirla, nella speranza di un miglioramento (ecco perché continuo a leggerla). Quella cattiva – di cui sono vittima in questo momento – mi implora di chiederle di pensarci su.
Non è vero che nel nome della libertà di gusto si debba accettare qualunque cosa e accoglierla come una felice novità. Le cose hanno un nome, una collocazione, subiscono un giudizio.
Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus
La ringrazio per il commento molto chiaro ma anche molto garbato. Il suo invito alla riflessione viene accolto. Avrei molte cose da rispondere ma non lo faccio per lasciare freschezza ai rilievi. Scrivo queste parole solo perché sia chiaro che al suo post ho dedicato la massima attenzione. Grazie
La ringrazio anch’io per il garbo che, di riflesso, ha usato con me. Sa, di questi tempi non è facile dissentire con serenità…
Le auguro un buon lavoro.
Io scrivo perchè voglio dire, anche oggi, che questi brevi raccontini mi emozionano ogni giorno.
E per me l’arte è emozione…
E per me l’artista è colui che è capace di emozionare…
L’idea è molto bella. Montare una storia a piacimento. Questa però è una storia molto triste. Almeno così a me sembra. La dissoluzione di un’ unione sentimentale in poche righe. Non sappiamo il motivo ma l’accenno al telefono fa pensare ad un rapporto dissanguato non da qualcosa di eclatante e definitivo ma forse da un allignare di disagi, logorii, rancori e rimorsi andati a male. Risalendo dalla fine all’inizio della storia si arriva all’abbraccio ( chissà forse montando il racconto “all’incontrario”, poteva scapparci un qualche messaggo di speranza…), abbraccio che così mi fa pensare alla ricerca di una spiegazione della fine nella fisicità dei comportamenti, nei segni dei corpi, nei velenosi stillicidi del quotidiano. Come a irridere la retorica della felicità nella coppia.
Manuelo, il fatto che in tre righe ci hai infilato tutte quelle cose bellissime ma lascia sperare che raccontini così facciano appunto, scattare il meccanismo dell’approfondimento. In fondo è quello che desidero. Lo scrittore stringe un patto col lettore e gli offre uno spunto di riflessione. Ti ringrazio davvero tantissimo
Si, l’avevo immaginato, billi. A me questo tuo breve racconto è piaciuto molto. Mi ha fatto pensare, ricordare. ” Come in un film ” dici all’inizio. E prima, mentre scrivevo, mi tornava alla mente un film di qualche tempo fa. Un film di un regista francese, secondo me molto bravo, Francois Ozon: ” Cinqueperdue-Frammenti di vita amorosa “. La disgregazione di una coppia, raccontata a ritroso, in cinque frammenti narrativi che dal presente risalgono al passato. Per irridere la retorica cui accennavo prima, Ozon si serve degli echi di alcune canzoni sentimentali italiane. A te è bastato un telefono.
@Giulia,
come vede c’è chi, come me, come Manuelo, apprezza.
La invito pertanto a leggere soltanto quando prevale la sua parte speranzosa, o propositiva, altrimenti volti pagina, con serenità, sono certa che Billi non se ne adonterà.
Il suo garbo lascia comunque spazio alla polemica, ed io me ne sono appropriata… mi consenta…
credo che oggi billi giulia e manuelo abbiano dato un grande contributo a rosalio, per me è stato un piacere leggerli, scambi profondi ed estremamente rispettosi, da persone adulte e consapevoli.
bello.
scusate, mi ero scordata del grande lobo 🙂
L’importante secondo me è “reagire”. Non siamo più abituati a farlo. Ci stanno abituando alle reazioni prefissate. Ne è un esempio la televisione o anche certo cinema italiano di successo, intimamente televisivo. Tutto è schematico, meccanico. Se c’è da intenerisi, per esempio, nessuna ironia deve “guastare” questi momenti. Tutto deve essere chiaro, deve “funzionare”, lo spettatore ( il lettore ) non deve perdere tempo per capire, interpretare, deve vedere ( leggere ), e dopo essere contento di averlo fatto. Questo è lo specchio perfetto dell’Italia di oggi. Quella che prima si commuove per Eluana e grida all’omicidio e poi spia i ragazzotti del “Grande Fratello” che si accoppiano sotto le telecamere.
Spesso siamo da soli a fare il montaggio, con questi risultati !