Stabilito come smaltire “organico” e “indifferenziato”, pronta, scatta la molla del “quando” e del “dove” in modo, diciamo così, personalizzato.
L’arte di costruirsi delle regole a proprio uso e costume, stiracchiando la flessibilità dell’interpretazione peggio degli elastici del base jumping, è qualità che in questa città non manca.
Una vettura posteggiata in seconda fila ci indispone, ci innervosisce, ci indigna, ma se è la nostra: «Giusto il tempo di comprare le sigarette», «Il tempo di un caffè», «Solo il tempo di lasciare il bambino a scuola», e così via.
Anche il tempo, unità di misura oramai determinata con precisione matematica, a Palermo acquisisce prerogative di elasticità a nostro uso e consumo.
Se ci possiamo prendere il lusso di rendere flessibile il tempo, figuriamoci se non possiamo farlo con i nostri rifiuti domestici, ma alla nostra maniera.
Tenersi a casa l’umido per tre giorni in attesa del ritiro?
Non se ne parla. Continua »
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