16°C
mercoledì 17 apr
  • “Kals’art”, un brand fuori controllo?

    “Kals'art”

    Se il Festino è “in forse”, paralizzato dalla mancata approvazione del bilancio comunale, la manifestazione che fu simbolo del “cool” per eccellenza, Kals’art, è data parzialmente per dispersa. Se nulla è dato sapere del programma né della sua effettiva realizzazione (manca dall’estate del 2006) il brand Kals’art è però ricomparso nell’estate palermitana per delle serate. Ma chi controlla il brand Kals’art?

    Ricapitoliamo aggiungendo e partendo con un colpo di scena. Il marchio è depositato dal 2004 e registrato dal 2008 (come si evince dal sito dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi). Per essere precisi è registrato «con le lettere kals poste sopra alle lettere art» e per la classe «organizzazione conduzione e promozione di manifestazioni e di eventi di vario genere ivi inclusi manifestazioni ed eventi artistici culturali scientifici sportivi e di intrattenimento». Titolare: Studio P. Priori & B. Pedetta (Milano). Studio: Bravi Alfredo (Peschiera Borromeo – MI). Mumble? A che titolo? Come mai non lo ha registrato il Comune?

    Questo inverno si è svolto Kals’art Winter a cura della Regione.

    Ieri si è svolto l’evento di inaugurazione della domenica Kals’art by Berlin Café nei locali dell’Ex deposito delle locomotive a Sant’Erasmo (denominato da molti impropriamente “Kals’art” per via dell’enorme scritta posta all’ingresso durante una delle edizioni e rimasta lì). Il logo è in bella mostra, così come per la serata del venerdì. Sono autorizzati? Se sì da chi?

    La domanda è semplice: chi controlla il brand di Kals’art? Qualcuno lo controlla?

    AGGIORNAMENTO n.1: l’interrogazione del consigliere comunale Faraone.

    AGGIORNAMENTO n.2: l’interrogazione del consigliere comunale Spallitta.

    Palermo
  • 26 commenti a ““Kals’art”, un brand fuori controllo?”

    1. Potremmo anche chiedere (sempre al Comune, ovviamente) un po’ più di notizie sull’affidamento dell’ex deposito, che, vox populi, sembra appannaggio di pochi eletti

    2. sicuramente sarà qualche parente di…

    3. Tony, hai dimenticato alla fine di scrivere la cosa più importante: ma qualcuno paga per l’uso del brand ?
      Vuoi vedere che ora arriva il titolare del deposito del logo e chiede il conto per ogni volta che a Palermo viene usato il logo KALS’ART in concomitanza degli eventi organizzati?
      O forse noi poveri comuni mortali non lo sappiamo, ma il silenzio del titolare potrebbe consistere nel fatto che regolarmente, ogni volta che viene usato il logo KALS’ART a Palermo, c’è il Comune (l’avrebbe potuto depositare lui il logo) o l’organizzatore degli eventi (normale) che paga 😉
      Di certo è che l’avere depositato il logo per qualcuno diverso dal Comune rappresenta una situazione di indubbio vantaggio “economico”, soprattutto poi per un brand che è legato ad una serie di eventi sui quali Palermo sta tentando da anni di costruirsi una fama internazionale.

    4. Io ho visto anche un altro Brand che utilizzano molti… KAZZ’art… stupendo! 😉

    5. Avete visto che cosa succede su http://www.kalsart.it?

    6. Sandra indagheremo…
      Dart vecchia questione quella lì…

    7. Anche il nome “kalsart.it” è registrato e non è del comune di Palermo nè di B.Priori di Milano! Tanto per aggiunger dubbio a dubbio!

    8. Invece su http://www.kalsart.it/home.htm c’è un link a blogsicilia.
      Blogsicilia è mediapartner del comune di Palermo???

    9. Scusate ma quando si parla di kals’art non posso non itervenire 🙂

      Lo studio Priori fu lo studio che realizzo la grafica del marchio (su una proposta di nome mia e di Luca Masia), nome elaborato come ogni tanto ricordiamo con Luca sorbendoci un gelato in via Volturno. Quindi se la prorpieà intellettuale se è di qualcuono è mia e di Luca, siccome eravamo consulenti pagati dal comune è giusto che il logomarchio resti al comune stesso. La registrazione di Priori penso valga e sia stata fatta in mome e per conto del comune, per accelerare i tempi ed evitare le lungagini burocratiche che avrebbero rischiato di uscire in comunicazione con il marchio prima della registrazione.
      Immagino a suo tempo fu fatto per tutelare l’amministrazione stessa. Inoltre conosco lo studio Priori come persone corrette e perbene, quindi mi sento di sostenere che su questo fronte non esiste problema.
      In ogni caso non sono un legale ma credo che nel contratto di incarico con lo studio Priori sia stato previsto (come in ogni contratto di collaborazione) che tutte le atitività realizzate restino di proprietà del committente e comunque credo che legalemnte il comune avrebbe gioco facile in tribunale.
      Il punto è che sembra che del marchio e della sua tutela il comune non sia particolarmente interessato. Purtroppo rientra in una generale politica di abbandono e sciatteria che non penso sorprenda più di tanto, e che riguarda cose anche più preziose ed importanti per l anostra città.

      @sandra, il problema è che il marchio kals’art aveva un forte valore riconosciuto in tutta Italia, un valore di brand che negli anni si sta perdendo. In realtà credo che il logo sia usato solo dal comune (o suoi emissari) ed in maniera impropria. L’ho visto in questi anni stampato qui e li sulle cose più improbabili finaziate dal comune.
      Non mi sorprenderebbe scorpire che anche sulla cosa del deposito ci sia dietro qualche zampino comunale. Se no, peggio ancora, vuol dire che nessuno governa niente. Quindi direi tutto regolare 🙂

      Anche il sito fu registrato da una società privata che lo gestiva in sponsorizzazione per il comune, feci io l’accordo, sempre per evitare che estranei registrassero il sito perchè attraverso la burocrazia comunale era impossibile, infatti in quegli anni la direzione artistica di kals’art gestiva i contenuti, ed il gestore si pagava vendendo i banner. Riconosco che fu commesso un abuso in buona fede, perchè l’affidamento avrebbe dovto essere fatto con un concorso pubblico, ma vi assicuro che la burocrazia impediva qualunque cosa.

      Se il comune volesse rientrare in proprietà dell’indirizzo web penso potrebbe semplicemente richiederlo all’attuale gestore, che sono certo non farebbe opposizione, io stesso potrei testimoniare delll’accordo, o nel caso il comune potrebbe rivolgersi direttamente agli organi competenti (toni ne saprà più di me).

      Sul deposito locomotive la questione è diversa. E’ solo la punta di un iceberg di luoghi comunali concessi negli anni a titolo gratuito o quasi ai soliti fedelisismi.
      Se Stefania Petix o Rosalio avessero voglia, si potrebbe indagare di tutti i beni comunali dati in gestione senza gare o altro, con affitti a prezzi di liquidazione, sono tanti, molti più di quelli che pensiamo e seocndo procedure tutt’altro che rassicuranti. Per idividuarli è senmlice… seguite l’odore dei luoghi “cool” di questa città … 🙂

    10. Grazie Giovanni, ho le idee più chiare ora… Anche se rimangono molte perplessità.

    11. Giovanni Callea
      le tue spiegazioni sono dettagliate e chiare. Un grazie.
      Il fatto è che malgrado le tue bene accolte spiegazioni sulla nascita e “battesimo” del logo, questo brand sembra proprio più zoccola di una pornostar degna delle migliori produzioni firmate R.Siffredi.
      Cioè si trova unnegghiè! Anche se non c’è una regia attuale delle produzioni e manifestazioni artistiche che potrebbero legittimarne l’uso. Ma credo che con tutti i problemi che ci sono a Palermo, questo tale non può essere considerato.
      Vedo invece con piacere che lanci una bella provocazione, anche questa sempre bene accolta, dell’assegnazione dei luoghi comunali per gli eventi “culturali” senza adeguati e trasparenti bandi e a prezzi che sarebbe interessante conoscere proprio in tempi di vacche magre. La lista sarebbe davvero lunga e la trattazione nei blog, ed eventuali trasmissioni televisive, potrebbe allietare la calda estate palermitana 😉
      Sicura che D.Enia ci farebbe una dozzina di post dedicati per accendere le miccie.

    12. Scusate se intervengo, presenterò domani stesso un’interrogazione in merito alla questione del logo e darò la risposta a Toni per publicarla(vi avviso fin d’ora che ci sarà da aspettare…). In merito alla questione degli spazi assegnati senza avviso pubblico ai soliti noti, rilevo che si continua a sbattere -nonostante le denunce fatte e gli atti ispettivi presentati in passato-, contro un muro di gomma…Ricordo che anni fà proprio all’ex deposito delle locomotive, e quindi all’interno di una struttura Comunale, fu aperto un pub, il Caffè City Port, in seguito ad un atto ispettivo, l’attività fu chiusa in un batter d’occhio. Evidentemente c’era puzza di bruciato. Lo stesso discorso ritengo che sia valido per almeno altre tre o quattro “location” di questo tipo a Palermo, dove con la scusa della cultura si affidano spazi agli amici senza fare avvisi pubblici e senza rispettare la benchè minima trasparenza. I nomi sono sempre gli stessi e li conoscete tutti…non è una questione di accanimento nei confronti di alcuno è una questione di regole che non ci sono e di cui l’Amministrazione Cammarata non è e non si fà garante, nonostante le ripetute osservazioni. Sfido chiunque, fra quelli che scrivono in questo blog a non saper fare gli imprenditori, avendo una “tetta” pubblica dove allattare periodicamente…
      Per motivi afferenti il bilancio del Comune che stiamo trattando, non potrò rispondere ad eventuali domande o commenti che potranno seguire a questo post.Me ne scuso anticipatamente..

      Davide Faraone

    13. Bene Davide, sono curioso.

    14. Mi viene la pellagra, la gotta, il fuoco di sant’antonio.

    15. Quanto spiegato dal Sig. Callea, da un lato non fa una piega, dall’altro dimostra un fare del tutto irregolare da parte del Comune. Prima o poi i nodi arriveranno al pettine e l’azienda che detiene la proprietà del marchio chiederà soldi a palate.
      Anche il discorso del dominio registrato da un’altra azienda è completamente sballato!
      Mi dite perchè l’azienda proprietaria del dominio dovrebbe cedere gratuitamente lo stesso al Comune???
      Per quanto riguarda gli spazi comunali dati in concessione a privati per svolgere spettacoli “culturali” è una della vergogne che aggevolano il non progredire di iniziative imprenditoriali al 100% private.
      Poi alla fine questi posti “culturali” si trsformano in mega locali con mega BAR per aperitivi e dopocena.
      Spero che la Petyx avvii un’inchesta in tal senso perchè a quello che dice il Sig. Faraone ci credo poco. Mi scusi ma è quello che penso!

    16. Ancora con kals’art? è rimasto questo spettro, di qualcosa sparito nel tempo.

    17. Consigliere Faraone
      oltre alle interrogazioni consiliari sull’uso del marchio kals’art perché non vi rendete propositivi:
      Proponete un regolamento comunale per l’assegnazione degli spazi comunali da adibire ad usi culturali. Introducete nel regolamento criteri e requisiti che le associazioni culturali richiedenti devono possedere e rispettare. Solo con un regolamento trasparente si puo avere la certezza che gli assegnatari degli spazi siano realmente meritevoli della conduzione e gestione di un bene pubblico. E cosi pubblicare bandi regolari per l’assegnazione.

      A che ci siete approvate pure un regolamento comunale per l’assegnazione di fondi comunali per la realizzazione di eventi culturali da realizzare a cura dei privati.

      E per finire approvate pure un regolamento comunale per l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia.
      E’ a dir poco indecente per un comune delle dimensioni di Palermo nel 2010 non essere dotati di questa tipologia di regolamenti comunali, di cui invece sono dotati tanti comunali italiani e siciliani piu piccoli di Palermo.
      Portare in consiglio questi regolamenti sarebbe gia una vera rivoluzione culturale urbana.

    18. Cara Sandra, le proposte che lei indica le trova tutte, da tanto tempo, agli atti del Consiglio Comunale, presentate, quanto meno da Nadia Spallitta (le trova anche nel suo sito, in particolare proprio il “regolamento” per la concessione di contributi). Per anni (alla fine degli anni ’90) ho curato l’attività di una fondazione che si occupa di beni culturali: già allora il Comune (altra amministrazione, ovviamente…) aveva istituito una sorta di “albo” a cui le associazioni dovevano iscriversi per poter poi accedere a eventuali finanziamenti. Poi abbiamo votato, ed è stato eletto un nuovo sindaco.

    19. Ho aggiornato il post con il testo dell’interrogazione del consigliere Faraone.

    20. @sandra:
      Le sfugge che gli interlocutori di Faraone (che è all’opposizione), cioè quelli che dovrebbero approvare tali regolamenti perché hanno la maggioranza in Consiglio comunale per farlo, sono proprio gli amici di quegli amici ai quali i luoghi vengono concessi.

      E mi permetto di aggiungere che, chi come me è nato e cresciuto a Palermo, non può non pensare che, nell’indifferenza generale, questi episodi siano soltanto la “punta dell’iceberg” e che il grosso si trovi sott’acqua.

    21. calsart ci andavo. c’erano belli spettacoli, attori, attrici, ritapavone….
      uno ci andava, e vedeva.
      ‘na cosa c’era sempre, pure che si trattava di un tango a muro.
      c’era calsart e andavamo a calsart.
      ora che c’è?

    22. Quelli del Berlin hanno cancellato la parola Kals Art dalle vetrine 😀
      Che cose ridicole….

    23. Le questioni sollevate nella nota e nei commenti, sono gravi e delicate, e meritano di essere oggetto di interrogazioni -(ne sto predispondendo una anch’io con il mio gruppo)- ed il coinvolgimento della Corte dei Conti, per i probabili danni all’erario che derivano dall’utilizzo -se improprio e non autorizzato, come sembrerebbe- del logo e degli altri segni distintivi, ma altresì degli immobili comunali , laddove non si rispettino le norme di contabilità sull’uso dei beni pubblici.
      Sarà mia cura inoltrare tutti gli atti alla Procura della Corte dei Conti affinchè si accertino le resposabilità erariali.
      Con riferimento al regolamento sulla cultura, anche se non è materia della commissione consiliare alla quale appartengo , in più occasioni ho chiesto , anche in conferenza dei capigruppo, la trattazione dello stesso regolamento e degli emendamenti proposti dagli operatori culturali, ed in special modo di quelli riguardanti l’uso e l’assegnazione degli spazi pubblici, proposte che abbiamo condiviso, acquisito e promosso come gruppo consiliare (Un’Altra Storia).
      Inspiegabilmente questo regolamento, tuttavia, è fermo da quasi tre anni, con tutte le conseguenze che ne derivano, anche, sulla gestione incontrollata del patrimonio comunale.
      Inoltrerò, per la prossima conferenza dei capigruppo, ancora una volta, la domanda di trattazione della materia, chiedendo agli altri consiglieri di sostenere la richiesta, o di motivare, formalmente, affinchè si conoscano, le ragioni contrarie .

    24. Bene Nadia, sono curioso.

    25. bhe io ieri sera sono stato aò berlin al kals’art.ho pagato la drink card 8 euro.il problema non sono le 8 euro,eravamo in 3 arrivati alla cassa per consumare nessuno scontrinoXD evvaiiiiii

    26. La cosa più grave, che molti non vedono perchè non abitano nel circondario, è che lo spazio dell’ex deposito delle locomotive viene utilizzato come “discoteca all’aperto” fino alle 4 di notte, infischiandosene altamente se a quell’orario nei palazzi vicini ci sono famiglie, composte da lavoratori e bambini, che la notte vorrebbero dormire tranquillamente ma vengono sistematicamente svegliati dalla musica a tutto volume e dai ragazzi che escono mezzi ubriachi e gridano e sghignazzano. Ma non ci sono regole a Palermo e ognuno fa quello che vuole! Nessuno prende provvedimento nè le forze dell’ordine, tanto meno i politici. E’ una vergogna, Palermo non è una città civile.

  • Lascia un commento (policy dei commenti)

    Ricevi un'e-mail se ci sono nuovi commenti o iscriviti.

x
Segui Rosalio su facebook, Twitter e Instagram