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venerdì 29 mar
  • La strategia Rifiuti Zero, una realtà

    La Sicilia, oggi, potrebbe avere una grande opportunità se le scelte politico-amministrative andassero nel senso della strategia “Rifiuti Zero”, dove una gestione dei rifiuti innovativa porterebbe nuovi posti di lavoro, ricchezza per le imprese locali, educazione al senso di comunità ed alla sostenibilità. Sessanta giorni di tempo al Commissario per l’emergenza rifiuti in Sicilia per elaborare un nuovo piano dei rifiuti che deve prevedere però, secondo le imposizioni del governo nazionale, gli impianti di incenerimento dei rifiuti che danneggerebbero fortemente la Sicilia.

    La strategia Rifiuti Zero, promossa nel mondo dal prof. Paul Connett, docente di chimica ambientale e tossicologica della St. Lawrence University di New York, è oggi una risposta concreta nella gestione dei rifiuti e delle risorse. L’eccesso di consumismo ha generato nelle nostre società un’aumento della produzione dei rifiuti facendo perdere di vista il punto centrale della questione.
    I rifiuti non sono altro che oggetti derivati da una cattiva progettazione industriale che l’ambiente non può più tollerare.
    Per raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero entro il 2020” tutta la comunità dovrebbe impegnarsi a percorre buone pratiche che conducono verso “Rifiuti Zero”.
    Ogni cittadino dovrebbe separare alla fonte i prodotti post-consumo, con la consapevolezza che i rifiuti non sono altro che risorse da recuperare. Ma è fondamentale che le amministrazioni organizzino la raccolta differenziata porta a porta che rappresenta un trampolino di lancio per raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero”. In Italia ci sono avanzati e validi sistemi di raccolta capillare porta a porta.
    In Toscana, Capannori è il primo comune italiano ad aver adottato una delibera sulla strategia “Rifiuti Zero” e l’ultimo, in ordine di tempo, è Livorno che lo scorso 24 luglio ha approvato all’unanimità la delibera per un’inversione di tendenza nella gestione dei rifiuti nel proprio territorio. La frazione organica dei rifiuti dovrebbe essere trattata con il compostaggio. Ridare la sostanza organica alla terra ha il vantaggio di sottrarre alla discarica tonnellate di materiale putrescibile con notevoli benefici ambientali anche in termini di riduzione delle emissioni in atmosfera. Il materiale di scarto quali carta, plastica e vetro dovrebbero essere diretti in impianti di selezione. Il rifiuto urbano residuo andrebbe trattato in impianti a freddo, con la stabilizzazione ed il recupero della materia.
    Buone pratiche, come il riutilizzo, la riparazione e lo smontaggio degli oggetti dismessi, dovrebbero essere organizzate in centri appositi in modo da rimettere nel commercio i materiali attribuendone un valore economico.

    Eco centro rifiuti zero

    In California, ad esempio, nell’Urban Ore Ecopark si possono acquistare diversi oggetti in disuso e da recuperare; dai mobili alle ceramiche, dai sanitari all’abbigliamento. Questo tipo di strutture creano nuovi posti di lavoro e offrono un valido servizio alla comunità.

    Urban Ore Ecopark

    Sono anche molto importanti le iniziative per la riduzione dei rifiuti e per gli incentivi economici. Un’iniziativa rilevante è la sostituzione dei sacchetti di plastica con le sporte in cotone e la distribuzione alla spina di prodotti quali acqua, latte, vino, shampoo e detersivi.
    Più si è virtuosi meno si dovrebbe pagare la tassa sui rifiuti.
    La frazione residua del rifiuto, dopo una buona raccolta differenziata andrebbe esaminata. È un percorso essenziale per raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero”. Il primo Centro di Ricerca della parte residuale dei rifiuti, unico di questo genere in Italia ed in Europa, è sorto proprio di recente a Capannori con un comitato scientifico presieduto dal prof. Paul Connett. L’obiettivo del centro, come afferma Rossano Ercolini, responsabile del progetto dal titolo Passi concreti verso Rifiuti Zero, è quello di arrivare a riprogettare gli imballagi ed i materiali ad oggi non riciclabili o non compostabili. Grazie ad un pool di esperti verrà analizzato quello che rimane nel 20 per cento del rifiuto indifferenziato in modo tale che niente possa andare senza filtro in discarica. Un’altra funzione importante del centro è quella di andare da valle a monte coinvolgendo la responsabilità del produttore.
    Lo smaltimento e la gestione dei rifiuti sono ingiustamente considerati un problema pubblico e non una responsabilità estesa del produttore, così come ha stabilito la Direttiva europea 98/2008. Nel centro verranno quindi analizzati gli scarti “anomali” che risultano come una patologia. In questo processo verrà chiamato in causa il CONAI con i relativi consorzi di filiera in uno sforzo teso a ridurre gli imballaggi (a partire dal monouso) e ad estendere la responsabilità dei produttori a tutto il ciclo di vita dei loro prodotti. In seguito si proporranno soluzioni, riprogettando gli imballaggi grazie al lavoro di ecodesigner.
    Ultimo passo, la chiusura della discarica temporanea entro il 2020.

    Ospiti
  • 31 commenti a “La strategia Rifiuti Zero, una realtà”

    1. non capisco solo la conclusione: “ultimo passo, chiusura della discarica temporanea nel 2020”. vuol dire che dal 2020 si lavorerebbe in just in time? inoltre, quante persone puo’ servire questa “piattaforma ecologica” se vogliamo chiamarla cosi? interessante l’idea dei prodotti alla “spina”: non c’e’ bisogno neanche di agevolazioni economiche – se io mi porto il mio contenitore shampoo, comprando solo il netto risparmio packaging et similia, dunque l’azienda stessa deve vendere ad un prezzo piu’ basso

    2. Mi spiace dover fare sempre il disfattista, quando qualcuno tira fuori post così belli e pieni di speranza. La situazione della gestione rifiuti in Sicilia è sostanzialmente ferma al 1996 e 14 anni di ritardo non si colmano in alcun modo con un piano teorico per quanto suggestivo ed auspicabile.
      In questi 14 anni le altre regioni italiane, soprattutto del nord, hanno lentamente ma inesorabilmente intrapreso la via del riciclo, riutilizzo, riuso. E’ una via che combina due componenti (tecnologica e di mentalità) senza le quali nessun miglioramento nella gestione rifiuti è possibile. Gli abitanti dei comuni sono stati abituati, nel corso di quasi 15 anni, a differenziare i propri rifiuti e hanno avuto tutto il tempo di metabolizzare il cambiamento. Contemporaneamente sono state approntate nuove infrastrutture per la gestione dei RSU che hanno permesso a gran parte dei comuni del nord di arrivare a superare la soglia del 60% di rifiuti riciclati. Infine va ricordato come l’uso integrato degli inceneritori sia parte del ciclo dei rifiuti e che quindi questi ultimi non debbano essere considerati sempre e comunque da evitare.
      In Sicilia non si è fatto nulla, in questi 14 anni, se non sporadici, isolati e a volte folcloristici tentativi. Gli anni trascorsi sotto il governo Cuffaro sono trascorsi dichiarando emergenze dopo emergenze in modo da poter derogare a tutti gli obblighi di legge (sotto emergenza era possibile che ogni comune aprisse una sua discarica), legiferando in proprio e commissionando studi e progetti mai messi in pratica. La disseminazione e proliferazione degli ATO che agivano in autonomia invece che sotto coordinamento ha prodotto deficit di bilancio ben noti a fronte di risultati sostanzialmente inesistenti.
      Inoltre, chiunque provi a raccapezzarsi nel labirinto storico-legislativo siciliano sulla materia si troverà davanti ad un compito assai arduo.
      Questo per dire che la semplice enunciazione di una good practice o di un progetto non è di per sé sufficiente a far muovere alcunché. Si tratta di un puro esercizio di stile.
      Anche perché la situazione siciliana attuale è focalizzabile eseguendo questo semplice calcolo:
      Prendiamo Palermo. Produce 1000 tonnellate di RSU al giorno. In un anno fanno 360.000 mila tonnelate di immondizia. Moltiplicate per 14 (gli anni) ed otterrete la quantità di immondizia NON riciclata, NON incenerita, NON trattata, NON differenziata che giace da qualche parte sul territorio (nello specifico, si spera sia tutta a Bellolampo).
      Tutto questo arretrato, chiamiamolo così, dovrà essere smaltito (leggasi incenerito) da qualcuno e in qualche modo, oppure nascosto e dimenticato. Ma esiste, ed occupa spazio. E parliamo solo di una sola città, seppur la più grande. Moltiplicate il discorso per tutti i comuni e le province siciliane e vi renderete conto che sostanzialmente la Sicilia è sommersa dai rifiuti.
      E parliamo dei soli RSU. Meglio non affrontare proprio il discorso dei rifiuti speciali, che andrebbero trattati ad hoc, perché a quel punto la cosa passa dal deprimente al pauroso. Basti sapere che poiché non vi sono impianti di smaltimento degni di nota in Sicilia, i rifiuti dovrebbero essere inviati al di là dello stretto, per essere processati. E fin qui nulla di strano. Ma i rifiuti speciali sono soggetti ad una sorta di tracking, per cui quando vengono imbarcati sui traghetti, ne DEVE essere presa nota.
      Bene, se confrontiamo le quantità in uscita dalla Sicilia secondo i dati registrati e li confrontiamo con la quantità di Rifiuti speciali annualmente prodotta in Sicilia… i conti non tornano, e di parecchio.
      Dove finiscono quindi i nostri rifiuti speciali?
      A voi la ricerca della risposta.

    3. Scusate,io non ho ancora ben inteso se comunque (fermo restando l’adozione della strategia rifiuti zero)alla fine del ciclo un inceneritore sia necessario per tutti quei rifiuti non riciclabili.(in europa mi pare la legge lo preveda comunque come terza istanza )

    4. purtroppo non ci sono oggi a Palermo, in SIcilia e in Italia delle leggi stringenti per la gestione del packaging dei prodotti aquistati. Questo non gioca a favore del contenuto del post.
      Se ne parla in sede UE di queste norme stringenti da anni ma ad oggi è ancora tutto volontario.
      I nostri amministratori politici nazionali e regionali non guardano nella stessa direzione della politica dei rifiuti zero, quindi potremmo stare decenni a fare post sulla teoria e pratica di P.Connect, ma senza speranza alcuna di cambiamenti radicali nella pratica e abitudini quotidiane di centinaia di migliaia di cittadini.
      Amaramente questa è la nostra realtà che si contrappone alla buona prassi descritta con abilità in questo post.
      Se qualche domenica o mercoledì anzicchè in 20-30mila andare allo stadio andiamo verso il palazzo della regione chiedendo l’approvazione di normative che siano in grado di realizzare la teoria dei rifiuti zero in sicilia, magari magari qualcuno potrebbe ascoltare col giusto orecchio, ma fino a quando di questa teoria se ne parlerà in qualche aula con massimo 50 presenti addetti ai lavori e sensibili al tema, aspetteremo molto a lungo …….

    5. La Strategia Rifiuti Zero 2020 è un PERCORSO di riduzione GRADUALE dei rifiuti, con l’obiettivo di ridurli a zero (o quasi) nel 2020.

      Ricordo che qui a Palermo il progetto Palermo Differenzia è arrivato all’80% di Raccolta Differenziata (nella zona servita) con il sistema ‘porta a porta’.

      Quindi ha determinato una riduzione dell’80% dei rifiuti che finiscono in discarica (da quella zona).

      Una ulteriore riduzione si ottiene attraverso:
      – la RIDUZIONE (non comprare prodotti usa e getta, non riciclabili, di scarsa qualità e breve durata, prodotti che non sono veramente utili..)
      – il RIUSO degli oggetti ancora utilizzabili (attraverso negozi e mercatini dell’usato, donazioni, scambi, riuso creativo di un oggetto per altre funzioni, il restauro,la riparazione,…)
      – COMPOSTAGGIO DOMESTICO (si può fare con la compostiera o anche in vaso con alcuni accorgimenti)
      – spingendo il RICICLO ad altre frazioni dei rifiuti (raccolta differenziata di indumenti, pile elettriche, farmaci, cartucce per stampanti, toner, batterie d’auto, olii, elettrodomestici -nonappena la nuova legge sarà operativa-,..)
      Solo così si può allungare la vita delle discariche in esaurimento e non sarà necessario costruirne di nuove.
      Senza rischi per la salute.
      Nel modo più e-c-o-n-o-m-i-c-o per i cittadini.
      Senza IMPIANTI TRUFFA (“termovalorizzatori”, “pirolisi”, “gassificatori”, “dissociatori molecolari”, “centrali a biomasse”).
      Senza impoverire le risorse del pianeta (tutte in esaurimento).

    6. REnata ciao,sei molto chiara e preparata,e grazie per quello che fai.Per favore mi spieghi soltanto : l’inceneritore,per dir meglio ,il termovalorizzatore,occorre comunque o no ? Non ho capito questa cosa.Cioe’,non certo i tre termovalorizzatori proposti qui in Sicilia (mercantilismo ideologico mafioso),ma uno sara’ comunque necessario ? Te lo chiedo tecnicamente ,e’ un elemento della catena dello smaltimento e del riciclo? oppure il principio e’ :nessun termovalorizzatore? Ti sarei grato del chiarimento .Ciao Grazie.

    7. gli Impianti Truffa ci saranno sempre finche’ in politica ci sara’ spazio per gente con
      VOCAZIONE A DELINQUERE
      Non saranno termovalorizzatori,ma state tranquilli che non manchera’ l’inventiva.
      .
      Il Pianeta prima o poi si dissolvera’ come una capocchia di un fiammifero.Quindi basta con tutti questi difensori di ogni cmq della superficie di questo pianeta.La gente deve avere una vita decente
      e questo non e’ possibile dicendo sempre NO a qualsiasi esigenza.
      .
      Tutto quello che e’ successo in Sicilia e nel Sud d’Italia e’ semplicemente VERGOGNOSO perche’ i lestofanti sono sempre stati pronti a speculare sui Rifiuti.
      .
      Tantissimi altri paesi il problema l’hanno risolto
      senza piantare tutte queste grane ed hanno soluzioni compatibili con quello che consente la tecnologia di oggi.
      .
      Una nota al Post.
      Strategia Rifiuti Zero ,una realta’,
      e’ una enunciazione profondamente errata,
      attuabile dopo moltissimi se.
      Se questo fosse cosi’,se si facesse quello,se quelli si comportassero in tal modo,etc.,etc,etc.
      In sostanza non tiene conto dell’elemento umano,che e’ inaffidabile.
      .
      La realta’ palermitana di oggi e’ che c’e’ troppa gente che non ci prova nemmeno a fare la RD
      (basta che date un’occhiata dentro i cassonetti).
      Perche’ anche fare la RD e’ un impegno,e poi non trovi mai un unico sito in cui ci sono tutte le campane “riposte assieme” per la raccolta RD,
      ovvero ci sono campane che per mesi non vengono svuotate.
      Quindi la pigrizia regna su tutta la linea.

    8. caro Sergio, caro Luciano, se a partire dal 2020 non avremo più i rifiuti, a che servono le discariche e gli inceneritori?

    9. personalmente ringrazio ogni singola persona che è fa parte attivamente di RZ, perchè ogni azione atta a risvegliare comportamenti responsabili sono per me degni di rispetto:
      Forse le cose non cambieranno mai fino in fondo, forse ci saranno piccoli cambiamenti o grandi cambiamenti…sarò anche un’illusa ottimista ma probabilmente se tutti ci unissimo per un bene comune come quello portato avanti nel caso specifico da RZ, forse passettino dopo passettino i risultati li potremmo non vedere ma VIVERLI.
      Love&Light

    10. fra tutti i commenti che ho letto quello di Sandra Lo Verde centra il bersaglio. Parlare di buoni progetti è bello, ma diventa costruttivo se anche la gente, i cittadini rispondono all’appello, cominciano a riflettere con la propria testa ( se ce l’hanno) e prendono coscienza del problema. Altrimenti Lombardo, longamano di Berlusconi, farà i suoi giochetti per confondere i semplici e porterà avanti i progetti di businness, gli stessi di Cuffaro.

    11. Renata ,per favore,rispondimi,aita !!!! questi inceneritori,anche se in terza istanza ,devono comunque essere previsti anche secondo normativa europea ?(mi riferisco al mio commneto -domanda precedente)
      Ciao

    12. La strategia Rifiuti Zero 2020 è l’ unica strategia che rispetta le condizioni che sono state imposte alla nostra vita: siamo su un pianeta nel quale tutto rientra nei cicli del nascere e morire, del comporsi e disfarsi eterno. Quindi tutto si ricicla o come dice Lavoisier: Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
      Di consequenza tutto quel che produciamo dovrebbe essere riciclabile e rientrare nel riciclo. Se oggetti non sono riciclabili, allora sono veleni. I veleni non riciclabili soffocano il nostro pianeta e peggiorano le nostre condizioni di vita. Trasmettiamo veleni ai figli.
      Questo succede con gli inceneritori che producono inquinanti dell’ aria e del suolo. Un terzo di quanto bruciato sono le ceneri tossiche che devono essere stoccate come rifiuti speciali. Ma anche le discariche producono tanto inquinamento: i rifiuti indifferenziati buttati in una buca producono percolato tossico che dev’ essere prelevato e depurato con alti costi (se no entra nelle falde acquifere com’ è successo a Bellolampo) e anche biogas che può essere catturato in minima parte, mentre il resto (60%) va in atmosfera e contribuisce alla cappa che soffoca la città a secondo da dove soffiano i venti.

      Visto che oltre l’ 85% dei rifiuti palermitani è riciclabile, si dovrebbero differenziare i rifiuti e avviarli al riciclo. Questa soluzione porterebbe meno inquinamento, risparmio di risorse e TARSU, e anche lavoro in piccole industrie del riciclo che potrebbero nascere

    13. Ti rispondo io REnato, sì l’inceneritore è previsto dalla normativa europea per lo smaltimento del residuo non riciclabile in alcun modo, il livello minimo di recupero previsto è il 65% dunque il 35% (o meno) dovrebbe andare al vaglio preincenerimento che a sua volta mediamente sottrae un altro 10% dunque secondo la normativa europea dovrebbe essere incenerito circa il 32% del totale RSU, o meno se si spinge il concetto di Rifiuti Zero. Secondo me RZero è un’utopia ma ci si può avvicinare molto, solo che … solo che bisogna tenere conto del “fattore umano” 🙁

    14. Mi piace la visione espressa da giorgio, quella ci ha portato al punto in cui siamo: il pianeta brucerà come una capocchia di fiammifero, meglio godere nel fuoco che immalinconirsi nella pace e dunque perché non farlo bruciare quanto prima? 🙂

    15. ..grazie ortophon,molto chiaro.
      quindi chiedo a Te (e a Renata:) secondo questa normativa quindi almeno un termovalorizzatore in Sicilia saremmo costretto a costruirlo ?

    16. Non c’è bisogno di inceneritori: sul residuo non riciclabile si può lavorare. Si può con il tempo migliorare la produzione industriale, gli imballaggi per renderli riciclbili. Nel frattempo si può usare il residuo come a Vedelago: si sbriciola e si usa all’ interno di materiali inerti.

      Oltrettutto ci vuole il rispetto delle norme e dei cittadini che non possono pagare soltanto. Governare significa provvedere anche alle necessità della città tutta e non significa approfittare di occasioni di affari (come un inceneritore)

      Le norme prevedono la raccolta differenziata che a Palermo quasi non esiste
      http://www.causes.com/causes/45430/about?m=240f0305

      e in ogni caso un po’ più di trasparenza ci vorrebbe per questa gestione stramba o no?
      http://www.facebook.com/notes/antonella-monastra/rifiuti-e-rimpalli-di-responsabilita-piu-trasparenz#!/note.php?note_id=442964751220

    17. patrizia, bellissimo post.
      aspettando che il carrozzone si muova, possiamo sempre cominciare a fare il nostro, differenziando, compostando, e soprattutto non comprando, per quanto ci è possibile, merce impacchettata di petrolio.
      per esempio iniziando, come più di qualcuno ha detto, a comprare alla spina
      ognuno di noi può fare tantissimo intanto che i mammasantissima si sveglino, continuando a cercare di dargli la sveglia.
      altrimenti possiamo sempre continuare a lamentarci che niente funziona…che non c’è alibi migliore per la non assunzione di responsabilità individuali sui nostri consumi, sprechi, rifiuti, e voti.

    18. Ringrazio tutti per i commenti lasciati. Cerchero´ di fare delle puntualizzazioni e di dare delle risposte alle domande piu´frequenti.

      1)Rifiuti Zero non e´ una generica utopia ma un concreto modello di gestione dei rifiuti e delle risorse operante ormai in molte aree del mondo ‘sviluppato’ e non. Quindi non stiamo parlando di buoni propositi ma di scelte concrete, attuabili alla luce delle buone pratiche diffuse in grandi e piccole citta’ nel contesto internazionale e ormai anche italiano.
      San Francisco, con 850.000 abitanti, raggiunge e supera ormai il 75% di sottrazione dalla discarica considerando l’insieme dei rifiuti solidi urbani e speciali; Los Angeles, 4 milioni e mezzo di abitanti, raggiunge attuando la strategia Rifiuti Zero il 65% di sottrazione dalla discarica, Canberra, 350.000 abitanti, e’ stata la prima capitale internazionale ad adottare una strategia ‘No waste’; molte citta’ e regioni del Canada e degli Stati Uniti (recentemente Massachuset ha adottato il piano Rifiuti Zero entro il 2020, dell’Australia e della Nuova Zelanda, citta’ del Brasile, Buenos Aires e Rosario in Argentina applicano la strada Rifiuti Zero.

      2) Il modello Rifiuti Zero e quindi rispondo alla domanda ‘se sia necessario almeno un inceneritore’ non prevede nel momento in cui un’entita’ amministrativa la assume nessuna forma di trattamento termico. Esso infatti mira a rompere se pur gradualmente con la logica del iper consumo che sta alla base della modalita’ dello smaltimento rappresentata dal ricorso all’incenerimento (la Danimarca che e’ il paese europeo che incenerisce di piu’, circa il 50% dei propri rifiuti, produce la piu’ alta quantita’ procapite di rifiuto attestandosi oltre gli 800 kg procapite l’anno, confermando quanto sopra detto.
      Questa ‘messa al bando’ dell’incenerimento non proviene da un approccio dogmatico ma semplicemente dalla necessita’ di porre l’enfasi principale non sullo smaltimento ma sulla riduzione e sul riciclo e compostaggio degli scarti. Quello che residua deve essere, come scritto nel mio post, esaminato e studiato, in modo tale che cio’ che ancora deve andare a smaltimento, nonostante la messa in atto delle buone pratiche, deve essere gradualmente riprogettato in modo tale da renderlo per lo meno riciclabile e compostabile. In questo periodo in cui permangono ancora elementi di ‘patologia’ la stabilizzazione della frazione residua e il tentativo che ormai anche su scala industriale e’ possibile realizzare attraverso impianti a freddo, necessariamente deve fare i conti con una discarica ‘ad interim’ nella quale pero’ non devono andare rifiuti tossici e o rifiuti recuperabili e non stabilizzati.

      3)Per quanto riguarda la normativa europea riaffermata atraverso la direttiva 98/2008 essa prevede piani obbligatori per la riduzione dei rifiuti non piu’ generici e rinviabili come avvenuto nel passato, prevede inoltre che non meno del 50% degli scarti debba essere riciclato (il che vuol dire almeno un 60/65% di RD). Il passaggio successivo non e’ affatto vero che debba essere l’inceneritore se pur dotato del recupero di energia. Dal punto di vista normativo niente obbliga a ricorrere a questa modalita’ di trattamento che e’ inclusa nella categoria di smaltimento, ritenuta RESIDUALE. Questo significa che e’ possibile ricorrere a forme di trattamento della frazione residua, che prima di tutto la studino e che poi la riducano il piu’ possibile attraverso il recupero dei materiali cartecei residui, del vetro e dei metalli residui e delle stesse plastiche eterogenee. Questo approccio che possiamo definire di stabilizzazione (per la frazione organica sporca residua) e di preconcentrazione delle plastiche (che possono essere avviate a forme di sottoriclaggio) permette di trasformare quel 25/30% residuo in meno del 15% da mettere in discarica a termine. Se consideriamo che con l’inceneritore dovremmo comunque mettere in discarica circa il 30% di cio’ che viene bruciato ma sotto forma di rifiuti speciali e pericolosi, si capisce come il confronto vada a vantaggio della prima ipotesi.

      4) Per quanto riguarda la riduzione dei rifitui e degli imballaggi essa rientra negli impegni normativi imposti dalla direttiva europea citata, in via di recepimento nel nostro paese. Qualsiasi piano di gestione dei rifiuti ne deve obbligatoriamente tener conto, pena procedura di infrazione e sanzione da parte dell’Unione Europea.
      Quindi il quadro della situazione va oltre i puri importanti appelli ai comportamenti virtuosi di noi tutti, acquistare meno imballaggi, ridurre l’acquisto di materiali mono uso ecc, ma coinvolge “meccanismi attuativi”. Noi possiamo e dobbiamo operare imponendo il massimo controllo per il rispetto di cio’ che le leggi gia’ ora impongono.

      5) Bisogna dare il massimo risalto alle buone pratiche che si stanno diffondendo in Italia… ma anche in Sicilia. Dal 2009 un drappello di sette comuni siciliani e’ entrato a far parte della top 10 dei comuni ricicloni. Si pensi che ad esempio la Toscana ne ha appena otto, la Calabria quattro e quindi ormai la Sicilia comincia a dare importanti segni di innovazione. Occorre che questi comuni, anziche’ essere considerati eccezioni, diventino la locomotiva del cambiamento e possano davvero costituire la norma genrale. Se loro lo stanno facendo e’ possibile che anche altri comuni lo facciano.

      Per finire il frequente “se” adoperato nel mio post e’ esplicitamente voluto, nel senso che noi indichiamo una strada. Se questa viene scelta e’ quella giusta. Noi dobbiamo lavorare perche’ venga scelto questo percorco.

      Se possibile basta con frasi della serie “Rifiuti Zero sarebbe bello… ma utopistico” infatti a credere nella fattibilita’ del progetto o quanto meno nell’importanza del progetto non sono solo sparuti comitati e gruppi di cittadini ma la stessa organizzazione delle Nazioni Unite che in ben due occasioni ha invitato in questo anno il prof. Paul Connett ad esporre davanti i membri della Commissione sulla Sostenibilita’ i “Dieci passi verso Rifiuti Zero”.

      La partita e’ aperta e noi tutti dobbiamo metterci in gioco.

    19. Grazie per gli importanti dati e chiarimenti

    20. Premetto che non ho nulla da eccepire al modello Rifiuti Zero, alla cui base c’è una filosofia di vita che condivido fin dai tempi di Alex Langer buonanima. Non c’è dubbio che l’inceneritore a valle del trattamento dei RSU è un’opzione e non un obbligo di legge e non c’è dubbio che il male sta alla radice, cioè nel modello di consumo propinatoci dalla rivoluzione industriale in poi. Ma io non combatto contro i mulini a vento, sono realista, rifiuti zero è un’utopia perché 100% in natura non esiste, mi accontenterei di arrivare al 98% e se San Francisco ha superato il 75% di riciclo c’è n’è ancora tanta di strada da fare! Più ci si avvicina al 100% più è necessario aumentare lo sforzo per raggiungere il risultato, dunque conviene fermarsi un po’ prima 🙂 Rifiuti zero è una tendenza, un obiettivo per arrivare più in là. Non trascuriamo il potere immenso dell’industria, è il fuoco di Prometeo che sta bruciando il mondo … sicuramente si può ridurre al 15% il non riciclabile ma qualcuno troverà più logico bruciare quel 15% indifferenziabile per ridurne il volume al 5% di ceneri piuttosto che conferirlo per intero in discarica, a meno che non risulti conveniente fare diversamente, cioè se ci si guadagna più denaro. Insomma il concetto Rifiuti Zero a me sembra che vada in direzione opposta rispetto al modello attuale di sviluppo e agli interessi dei poteri forti, pubblici e privati, perché ho l’impressione che implichi il coinvolgimento di diverse imprese specializzate di dimensioni medio piccole coordinate da un’entità pubblica mentre l’attuale modello di gestione dei rifiuti a mesembra concepito al contrario, poche grandi aziende partner di entità pubblica che delega il trattamento e ne ricava una percentuale.

    21. Ortophon, hai ragione. E’ un modello che va in controtendenza ed è idoneo per contrastare quel che sta avanzando: Ad Aquila si è già a livello di campi di concentramento http://www.youtube.com/watch?v=Ng–OPqHeqQ&playnext=1&videos=wFzNdBQBzHk&feature=mfu_in_order. Vengono man mano escluse le leggi democratiche.
      Facciamo ognuno la sua parte. C’è bisogno di tutti. Chiediamo tutti che Palermo aderisca alla Strategia Rifiuti Zero 2020 e usi i materiali differenziati come risorse

    22. gianluigi
      quindi saresti d’accordo con chi scrive:
      ……………andiamo verso il palazzo della regione chiedendo l’approvazione di normative che siano in grado di realizzare la teoria dei rifiuti zero in icilia…………………..?????????????
      .
      Proprio dalla Sicilia volete partire?
      La Sicilia terra di soli consumi dove gli alimentari arrivano gia’ confezionati ed imballati da mezzo mondo?
      .
      Da domani lasciate nei banchi dei supermercati
      la roba pronta e confezionata,e tornate da qualche superstite bottegaio a fare la fila……..

    23. in passato,anche su Rosalio,si sono viste foto
      portate a modello di decoro urbano,e quasi sempre riguardavano Los Angeles e la California.
      Ma noi siamo la Sicilia ed in piu’ palermitani….

    24. Ciao Sergio,
      grazie della fiducia. Dato che ti ha già risposto Patrizia Lo Sciuto (al punto 3), ti copio solo l’Articolo 4 della direttiva 2008/98/CE:
      “Gerarchia dei rifiuti
      1.La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti:
      a) prevenzione;
      b) preparazione per il riutilizzo;
      c) riciclaggio;
      d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e
      e) smaltimento.”
      Il recupero energetico è solo una delle possibilità, e può essere sostituito da impianti di trattamento a freddo per ulteriore recupero di materia (Trattamento Meccanico Biologico e simili).

    25. @ isaia panduri
      Ha ragione che la RD in Sicilia è partita con molto ritardo(quella fatta più seriamente), ma ottenere percentuali elevate di raccolta differenziata non dipende tanto dalla cultura, ma dal METODO utilizzato.
      Nei tre step di raccolta porta a porta che sono partiti a Palermo, si sono avute IMMEDIATAMENTE percentuali del 60% e si è arrivati IN 6 SETTIMANE all’80%!
      Studi sull’argomento dicono che il metodo maggiormente usato fin ora in Sicilia (campane stradali) è il peggiore, sia per quantità (non può arrivare a superare il 30%) che per qualità (perché è lasciata alla buona volontà di chi la vuol fare, perché qualcuno può mettere dentro indifferenziato o il tipo di materiale sbagliato). Il migliore è la raccolta porta a porta (se include anche l’umido in genere si ottengono immediatamente percentuali superiori al 50%).
      La strategia gestionale migliore, sotto tutti i punti di vista, in particolare per un comune non piccolo, è quello di integrare PIU’ SISTEMI per fare la raccolta differenziata (anche “isole ecologiche”, raccolta multi-materiale -cioè tutto il secco riciclabile insieme-, campane, compostiere anziché la raccolta dell’umido,..), a seconda della zona, perché non esiste un sistema che va bene per tutte le tipologie urbanistiche e di abitazione, e per andare incontro alle esigenze dei cittadini.

    26. spero che ogni tanto ti fai un giro ,ti guardi intorno e constati che la vera unica grande strategia dei cittadini palermitani,in atto oggi,e’ quella di creare
      tantissime discariche indifferenziate.
      Cui di tanto in tanto appiccare il fuoco.
      Piu’ ne elimini,piu’ ne nascono.
      E questo nonostante il fatto che ormai da anni in tanti blog tanta gente ha scritto dando consigli
      a dx ed a manca.

    27. se una normativa europea non è ancora stata fatta propria dallo stato italiano con apposita normativa nazionale, non è una norma cogente.
      Se andiamo in qualsiasi supermercato o centro commerciale, il packaging basato su derivati del petrolio la fanno da padrone. E nessuno prende multe. Per le eventuali infrazioni dall’UE si ricorrerà ad aumentare Tarsu o Irpef comunale, no problem per chi amministrerà.
      Concordo con le buone prassi da seguire esposte abilmente dall’autrice del post, ma con l’attuale amministrazione del territorio ci possiamo scordare l’adozione di qualsiasi buona prassi. Purtroppo. E a conferma basta farsi giri vari per gli angoli della città. Fosse solo il packaging il problema, … l’eternit scaricato nelle strade, i tombini e le caditoie stradali intasate e causa dei fiumi autunnali alle prime pioggie,… i mobili abbandonati, gli elettrodomestici, gli sfabbricidi…
      Eleggerei l’autrice di questo post a sindaco della città solo per l’impegno nel campo dei rifiuti, ma sappiamo bene che in questa città maledetta non sono queste le priorità per la gente, che anche se si lamenta, poi alle urne vota sempre l’ignorante di turno che viene presentato dalla solita lista.
      Il popolo dei blog a Palermo non rappresenta nemmeno l’1% della popolazione palermitana. Siamo ancora lontanissimi dall’avere un amministrazione capace di risolvere ataviche criticità della città e capaci di valorizzare i talenti in vari campi. La politica in questa terra maledetta sostenta se stessa all’infinito. Non supporta la capacità e l’ingegno nè l’intelligenza umana messa a servizio della collettività.
      E non abbiamo ancora visto niente. Starete a vedere nei prossimi anni. “Starete” perchè io lo so già, voi non ve lo immaginate invece, credendo che il presente è il massimo dello schifo.

    28. Chiunque vada a fare il sindaco di Palermo,
      si ritrova a gestire una situazione impossibile da controllare,a meno di non fare una radicale sostituzione di TUTTI gli addetti al servizio rifiuti.Oramai sono contaminati.
      Mi e’ capitato in questi giorni di osservare uno scopino che gia’ alle 8,30 sta seduto su un muretto all’ombra avendo riempito il suo piccolo contenitore su ruote.Si vede che quello e’ il suo target quotidiano.Il resto dei rifiuti rimane li’.L’anno scorso questa persona lavorava nella stessa zona e portava una casacca fosforescente.Oggi veste in borghese.
      La stagione e’ quasi alla fine,e ci sono strade adiacenti ai parcheggi ed al mare che tutti percorriamo ogni giorno,dove di scopini non se ne sono visti.

    29. tanti bei discorsi, come sempre nel nostro belpaese!!

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