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giovedì 28 mar
  • Cambiare Palermo anche se sembra impossibile, uno stimolo da New York

    Leggendo un libro che parla di strategia ho imparato qualcosa di nuovo su un argomento che potrebbe dare non pochi spunti sia ai decisori che agli abitanti sia a chi cerca di fare qualcosa tra mille difficoltà nella nostra città. C’è un esempio che riguarda il New York Police Department, la polizia di New York e un problema molto serio: come superare gli ostacoli in un’organizzazione (anche la città lo è, sintetizzando ed evitando di annoiarvi con la teoria sociologica) per l’esecuzione di una strategia. Di quale strategia parlo? Quella che porterà questa città a cambiare volto. Sono pazzo? Voi più di me (se pensate che debba rimanere così)…

    Il libro cita quattro ostacoli principali:

    • l’ostacolo cognitivo (alcuni non colgono lo scenario e non si rendono conto della necessità di cambiare);
    • le risorse limitate (non si può perché non ci sono fondi, tempo ecc. ecc.);
    • l’assenza di motivazione (perché devo cambiare? se poi è peggio?…da noi motivato dall’adagio «megghiu ‘u tintu canusciutu…»…);
    • la “politica” (che non ha interesse al cambiamento, intesa in senso lato come insieme di forze influenti).

    Attenzione, si tratta di uno schema generalizzato per risolvere i problemi. Eppure sembra poter funzionare anche per Palermo. Sembra strano a noi Gattopardi eppure…non siamo poi così speciali.

    Passiamo dai problemi alle soluzioni. Come fare per superare gli ostacoli velocemente? Ci viene in aiuto un assunto: non necessariamente dobbiamo pensare di impattare sul tutto (e su tutti da subito), possono bastare i punti critici (alcuni punti e alcune persone chiave). Chi può? Una rete di “leader”, ci sono anche in questo blog. Come? Con atti. Perché? Perché alcuni atti e alcune persone possono esercitare un’influenza sproporzionata per spezzare lo status quo. È già accaduto anche qui (la Primavera di Palermo, anche se io sto tra i critici, o la gestione Lagalla dell’Università).

    Torniamo per un momento al NYPD, il nostro esempio. Negli anni ’90 New York era una delle città messe peggio quanto a sicurezza negli Stati Uniti e puntava verso l’anarchia. Nel febbraio del 1994 Bill Bratton divenne commissario.

    Bill Bratton

    Non aveva alcun budget aggiuntivo. I suoi uomini erano demoralizzati, non motivati e serpeggiava la corruzione. Un vero incubo manageriale, eppure due anni dopo New York è diventata la grande città più sicura degli Stati Uniti e la fiducia dei newyorkesi nella polizia è passata dal 37% al 73%. Una delle linee guida era semplicissima: passare dai grandi reati alla sicurezza dei singoli. Poi non vi meravigliate quando dicono «Yes we can» e ci riescono. Anche qui abbiamo una speranza? La risposta è sì. Sono pazzo? Voi più di me (se pensate che dobbiamo negarci anche il sogno di una città diversa)…

    Come ha fatto Bratton a superare gli ostacoli citati prima?

    • Ha messo i poliziotti dentro le linee della metropolitana mostrandogli che cosa accadeva e facendoli parlare con l’utenza ;
    • ha ridistribuito le risorse umane nei punti caldi e ha ottimizzato le risorse materiali, ad esempio scambiando uffici con mezzi tra divisioni che avevano eccessi e carenze incrociate;
    • ha puntato sulla motivazione dei 76 capi delle stazioni di polizia, contando sull’influenza sui sottoposti e mettendoli in gara tra loro con riunioni obbligatorie in cui dovevano esporre i risultati ai colleghi e al vertice;
    • si è servito di un consigliere anziano, un ex poliziotto che conosceva bene i poliziotti e che lo ha aiutato a neutralizzare chi remava contro (per esempio le corti, per ragioni organizzative), si è fatto forte dei rapporti con il sindaco (Giuliani) e ha curato i rapporti con i media (che hanno supportato la sua opera).

    Ecco come ha fatto. E noi? Seguono alcuni appunti che penso debbano essere raccolti da chi ambisce a ruoli manageriali in città (anche i politici, ovviamente) e che potrebbero servire come metro di paragone dovendo votare o scegliere.

    • Si analizzi seriamente e sul campo lo scenario (e pressiamo affinché i responsabili vadano sul campo piuttosto che stare nella turris eburnea…);
    • si taglino gli sprechi e si ottimizzino le risorse;
    • si punti sulla motivazione dei soggetti chiave;
    • si punti sui “buoni” che possono portare verso il cambiamento (sia come elettori che come manager) e si isolino i “cattivi” (chi mantiene lo status quo).

    Ovviamente il Bratton palermitano deve essere scelto con cura (apriamo bene gli occhi) e ci sarà da remare. Che cosa aspettate a farvi canottieri?

    Palermo
  • 29 commenti a “Cambiare Palermo anche se sembra impossibile, uno stimolo da New York”

    1. In parole povere:
      Avere rispetto del proprio lavoro
      Fare rispettare le leggi

    2. Solo una cosa Tony, il tuo esempio alla fine, gira e rigira, va a finire alla solita questione della scelta dei leader, che, ancora in vista di elezioni, diventa pratica delle solite elite!

      Una cosa che mi ha acceso l’attenzione rispetto al tuo post, è stata che lo stesso identico esempio della sicurezza a Ny, lo faceva Gladwell nel punto critico per spiegare come in quel caso l’attivazione di un sistema virale fosse stata l’arma vincente. Diciamo che il fatto che l’esempio sia vecchio e sempre lo stesso è un po’ indicativo del fatto che le soluzioni e forse anche la replicabilità di questi fenomeni non è proprio semplice da mettere in atto.

      Però secondo me, il tuo post va preso sul serio, perché pone il problema del cambiamento che sta a cuore a molti concittadini.

      Prendendolo sul serio, mi vengono in mente alcune considerazioni:
      1) Anche prima di Giuliani, Ny era una grande città. Riflettere che Giuliani non ha costruito una grande città ma è stato motore di un rinnovamento e uno che è riuscito ad attivare dei meccanismi virtuosi, ridimensiona l’alone di santità che ci si aspetta dal prossimo leader e d’altra parte fa emergere quanto nocivi e dannosi siano i leader che associano l’identità e le risorse della nostra di città alla gestione politica e partitica di turno. Per me Palermo rimane una bella città, complessa e ricca di sfumature e valore a prescindere dal fatto che ci sia Cammarata o Orlando o chi vuoi tu, il che significa che anche se per colpa di alcuni politici la munnizza non venga tolta regolarmente dalle nostre strade (o che alcune zone di Ny fossero infestate da criminali) o che ci sia una gestione della cosa pubblica quanto meno disinvolta, questo non implica che Palermo sia immediatamente tabula rasa, realtà marginale e infeconda come propongono alcuni (leader anche su questo blog). Il problema è riattivare non costruire da zero.
      2) Questa idea che la città parli con una voce sola (di un leader che la rappresenti metafisicamente) secondo me è sbagliata. Le città sono plurali e i leader dovrebbero cominciare a indicare la propria rappresentanza e gli interessi di parte che rappresentano, piuttosto che farsi alfieri di una presunta “palermitanità” da difendere e salvaguardare. In questo Rosalio ha molto da insegnare alla città: a Palermo pure io (non perché l’ho inventato io questo slogan ehehhe) dovrebbe diventare la parola d’ordine delle nuove leadership, pensare la città come pluralità, in cui, come sarebbe ovvio!, la composizione delle istanze e degli interessi arrivi successivamente all’articolazione della proposta politica. Per chiarire, io porto avanti una proposta davvero Rappresentando il mio gruppo, i miei interessi in città e poi in separata sede (per esempio organi amministrativi, consigli e quant’altro) il peso della mia istanza e del mio gruppo, si comporrà con quello del mio vicino palermitano. Questo permetterebbe di attivare partecipazione alla vita democratica della città. Se un partito mi chiede di scendere in campo per difendere la libertà questo è così generico da non significare niente e da non attivare nessun comportamento virtuoso se invece mi si chiede di battermi perché l’area dove io vivo quotidianamente diventi più vivibile secondo precisi criteri, questo mi motiverebbe molto di più ottenendo perfino il risultato di promuovere senso civico. Libertà è partecipazione anche in questo senso.
      3) Come si sceglie il leader? A partire da quello che ha già fatto e dal fatto che ha saputo già innescare quel cambiamento che nella proposta politica si vorrebbe allargare a tutta la città.
      4) Ricambio generazionale. Ricambio generazionale. Ricambio generazionale.
      Le cose buone che negli ultimi anni sono venute in questa città (per esempio Rosalio, per esempio Addiopizzo, per esempio i comitati cittadini organizzati via web, per esempio Expa, per esempio gli artisti che in questo momento rappresentano la città in giro) sono venute da thirty-something. Noi siamo una risorsa della nostra città e se nessuno ci aprirà la porta, sarebbe il caso che questa posta ce l’aprissimo noi. Preferibilmente a calci. Preferibilmente sorridendo. Saludos!

    3. questo spirito mi piace!!!!

      l'”effetto boomerang” di chi parte e torna più motivato a cambiare le cose qui vedo che dilaga, ne sono strafelice!

      YES WE CAN!

    4. Sono d’accordo con lo spirito dell’articolo di TonY e dell’intervento di Francesco,che pur con le differenze e precisazioni espresse si completano a vicenda.
      Dobbiamo crederci,dobbiamo riprendere in mano le redini dalla partecipazione democratica,tante realta’ si muovono in questo momento ,aderiamo anche noi personalmente,e’ nostro imprescindibile e inderogabile dovere partecipare a questo movimento di rinascita,da qualsiasi parte sorga non possiamo perdere questo treno,cercando poi di trovare una forma di coordinamento e di unione delle esperienze,per aggregare forze nuove ,positive e propositive,nuovi e piu’ credibili leader.
      Palermo ha bisogno che sua coscienza critica si spenda e si metta in gioco ,in azione,senza paure ,ne’ reticenze,senza temere di sporcarsi le mani,avendo grande considerazione di se’ e rispetto degli altri.
      La rovina nostra e’ cominciata da quando nelle ultime tornate elettorali abbiamo visto le liste elettorali affollarsi di tanti dubbi personaggi la cui unica occupazione quotidiana era stare seduti mattine pomeriggi interi ai bar di quartiere….senza nemmeno leggere il giornale.
      Saluti..Coraggio.Auguri di buon lavoro e buon impegno!

    5. Il comportamento motivazionale, il rendere tutti partecipi e primari attori del conseguimento di un risultato, il rendere fruttuosa una sana concorrenza interna fra responsabili, la creazione di un senso di appartenenza e di un senso strategico comune, l’eliminazione della resistenza al cambiamento etc etc sono teorie ben conosciute da parecchi anni e applicate nelle grandi imprese. Funziona, eccome se funziona. Ma funziona solo se fin dal punto più apicale di un’Organizzazione lo si vuole applicare. E’ un processo che deve partire dall’alto (sia esso un CEO, un Sindaco o un capo magazziniere). Non possiamo, ad esempio, fare leva e sperare che il singolo bravo spazzino inneschi un comportamento virtuoso in 10mila colleghi per risalire fino al Presidente della sua Società e quindi risolvere i problemi legati alla raccolta e spazzamento dei rifiuti.
      Il virtuosismo e la convinzione deve partire dall’alto. C’è poco da fare!
      Nella fattispecie dell’Amministrazione Pubblica deve partire dalla politica, è la politica che deve avere convinzione e dare il kick-off ad un progetto del genere attraverso una serie di comportamenti virtuosi ma soprattutto attraverso la scelta dei manager da insediare nei punti chiave della gestione della cosa pubblica.
      Ai politici in fondo non viene chiesto nulla di più se non decidere un indirizzo (politico) e scegliere bene le donne e gli uomini che lo devono attuare.
      Se però i nostri politici continuano ad insediare nei luoghi chiave (ma anche in quelli non chiave) utili idioti incapaci pure di pagare una bolletta alle poste (figuriamoci gestire risorse umane, contratti, bilanci, progetti e quant’altro…) allora non abbiamo dove andare.

    6. @LEle
      il tuo ragionamento e’ giusto.
      Ma ancora sei un passo indietro rispetto alla verita’.
      LA verita’ e’ questa: il POLITICO DEVI ESSERE TU ,basta con i “politici” delegati .Perche’ non ti impegni DIRETTAMENTE ? oppure spingi ,tramite gruppi,movimenti ,associazioni,perche’i prossimi politici siano convinti assertori di quanto tu dici.

    7. Ciao Folklorista,
      scusa ma sono abbastanza disilluso e, come si suol dire, “abbiamo già dato”.
      Germanicamente sono convinto che il mio dovere sia pagare le tasse, fare la differenziata, indossare le cinture di sicurezza, non gettare la carta a terra, rispettare tutte le norme legali e le norme di civile convivenza e pretendere un adeguato ritorno da tutto ciò.
      C’è un errore di base nell’associazionismo che tu proponi, che è un vizio italico su cui l’inadeguata (unfit!) politica italiana conta. Ossia la necessità di dover fare casino per ottenere dei sacrosanti (e minimali) diritti. Non è così che può e deve funzionare. Ognuno deve fare il suo lavoro e i politici, che sono i nostri delegati affinchè facciano funzionare le cose, anche.
      Se io mi metto a fare il politico chi si mette poi a fare il mio lavoro?
      Perchè mi si chiede sempre di intervenire in emergenza, da privato cittadino, per tutto ciò che succede? Perchè mi devo impegnare direttamente spendendo tempo e denaro per far spazzare la strada dove abito? Forse gli oltre 200 euro di TARSU che pago non bastano? E tutti gli ICI che ho pagato negli anni? E l’IRPEF? E l’IVA pagata tre volte su ogni prodotto? E i contributi? E i fondi di solidarietà? I bolli, la benzina a 1,40?

      La verità, sempre secondo me, è che quando si entra in quella cabina elettorale bisogna scegliere in piena coscienza e non secondo convenienza.
      Nella fattispecie panormita se si eleggessero persone perbene (destra sinistra o centro che siano) e non certi personaggi da cabaret di quart’ordine (del resto basta sentirli parlare no?) vedresti che, come d’incanto, piano piano le cose inizierebbero a funzionare.
      Senza bisogno che Lele o Folklorista si mettano a fare la turilla in giro per la città (volutamente minuscola).

    8. CAro LEle
      ovviamente rispetto molto quanto dici e concordo su molti punti.
      In altri punti essenziali invece ,pur comprendendo bene le ragioni della tua posizione ,non mi sento di seguirti.Cerchero’ ,in breve , di dirti qualcosa su quello che penso prendendo spunto da cio’ che dici .Oggi cio’ che rende ineludibile una presa di posizione e un nuovo attivismo e’ il momento storico che stiamo vivendo.Fino a 10 anni or sono avrei condiviso pienamente quanto scrivi,riguardo al cittadino di fronte al politico.Ma adesso ,a mio avviso, ci troviamo manifestamente di fronte a una situazione di straordinaria poverta’,un rischio frana e crollo impellente,un tracollo istituzionale e sociale.Le premesse perche’ si realizzi quanto dici (..pretendo dai politici) non ci sono semplicemente perche’ quei politici sono impreparati .E allora cosa facciamo ? dobbiamo assistere da spettatori all’affondamento del Titanic ? oppure per quanto possiamo DOBBIAMO a noi stessi e ai nostri figli una forma di resistenza e di impegno, anche rinnovato,da vecchi lottatori se necessario,da allenatori esperti,se un giorno fummo calciatori.Non condivido invece la tua idea della turilla ,non e’ questo cio’ che le associazioni e i movimenti sono chiamati a fare.L’idea non ‘e quella del grido,della rivolta sociale,del pestare i piedi e suonare le vuvuzelas per ottenere i diritti.E’ invece quella di lanciare finalmente persone valide che sappiano semplicemente di cosa parlano quando dicono di essere attenti al bene comune.
      E ovviamente ,leggendo il tuo pensiero con la preparazione e la lealta’ che esprime di te, mi sentirei piu’ triste sapendo che persone valide come Te decidano di non impegnarsi ancora per una sola volta.Almeno per il tempo che serve a ristabilire la buona rotta.
      Ciao

    9. Io penso che scegliere di vivere a Palermo, piuttosto che in un’altra città ci obbliga ad un impegno diverso. In questo concordo pienamente con “il folklorista”. Palermo non è una città normale meno che mai germanica, è una città nella quale non basta pagare le tasse. Facciamocene una ragione e sbracciamocci, oppure andiamo via. Io non sono clemente con i miei genitori per come ci hanno consegnato Palermo, non saranno clementi con noi i nostri figli se non faremo in modo di cambiare le cose.
      Mi spiace lele ma la tua posizione è solo utile al mantenimento dello staus quo. La tua posizione, legittima ma per me affatto condivisibile, apparetemente critica, diviene uno degli ostacoli di cui parla toni. Un mio ex capo (ora amico) mi diceva se non sei la soluzione, sei il problema. Nel caso di posizioni come le tue mi sento di dire, se non cerchi la soluzione sei il problema.

    10. @Giovanni
      se io sono il problema di questa città non oso immaginare cosa possano essere certi personaggi 🙂

      Scusa ma non lo accetto, neanche per scherzo o per iperbole.

    11. lo so è difficile accettare il fatto che arriva un momento in cui non basta fare semplicemente ed ordinatamente il proprio dovere, come peraltro hanno amaramente imparato, ad esempio, i tedeschi sileziosamente complici del regime nazista.

    12. Ma per piacere…

      Chiudo qui.

      Un saluto a tutti.

    13. sbracciamoci.
      .
      vado verso la cassa,e chiedo di parlare col titolare.
      Perche’?
      venga con me che le faccio vedere.
      Si alza e mi segue.
      Ci segue anche una II persona che in un primo momento non vedo.
      Arriviamo presso l’aiuola (privata),adiacente al punto aria e punto acqua del grande distributore e mostro lo scempio maleodorante.Un tappeto di fazzolettini,bottigliette di ogni genere,spugne
      ed altri rifiuti difficili da identificare.
      E’ stato il vento di scirocco a riempire l’aiuola,esordisce il II accompagnatore dalla
      faccia dura,con tono infastidito ed ostile.
      Guardi che qui c’e’ roba che si accumula almeno da un anno,replico.E poi i rifiuti stanno dentro l’aiuola,oltre il cordolo.
      Vi pago la benzina ad 1,41 euro a litro e vorrei almeno trovare l’aiuola pulita.
      Ora chiamiamo l’Amia,mi risponde.
      Poi aggiunge,
      ma picchi’ un si talia a munnizza ca cc’e’ ffora?

    14. Ma no Giovanni,mi sembra un po’ troppo spinta la tua pressione su Lele.Lele ha diritto di pensare quanto sopra ,evidentemente ,come lui stesso ci dice,e’ disilluso.
      In altra maniera dobbiamo trarlo ad aiutare la nostra causa .Sii piu’ “politico”.
      ciao

    15. Caro Giorgio
      e va bene ,ma non vorrai dire che la Sicilia e Palermo siano irredimibili .Tu che hai anche i numeri per essere un buon amministratore(avendo altre volte dialogato con te ne sono convinto ).Non lasciare che il pessimismo prevalga,proviamo a far la conta…probabilmente adesso saremo un po’ di piu’ a ritenere che la mafia esiste e sia un problema rispetto a trenta anni fa,cosi’ come tra qualche anno i cittadini palermitani si chideranno : ma perche’ ,come gli abitanti di Lucca o Parma , io non devo amare a m ia citta’ comprendendo che la cosa pubblica e’ anche mia e non di nessuno ?
      ciao

    16. Tony Siino, vuoi essere tu il Bratton palermitano?

    17. Francesco non è semplice ma lo dobbiamo fare…anche a “calci”, perché no? 🙂
      Zed preferirei che fossi tu. Io sono già un canottiere e tu?

    18. folklorista
      ho portato una testimonianza vissuta d’istinto.
      Quel distributore aveva almeno 3 ragazzi di colore
      alle pompe.
      Un altro gestore mi avrebbe ringraziato per la segnalazione,e fatto provvedere immediatamente.
      Questo era infastidito ed ha mostrato
      la peggiore espressione di cui puo’ essere capace
      uno che gia’ per natura ha un viso duro.
      Per molto meno la cronaca e’ piena di liti finite
      tragicamente.Mi e’ andata bene.
      Mi sono chiesto in quale mani sono finite certe attivita’.Enrico Mattei si rivolterebbe nella tomba,visto che dai tempi del film di Francesco Rosi le cose in Sicilia sono andate ancora peggio.

    19. @il folklorista
      è vero occorre essere più politici, io non so esserlo. ma se non reagiscono persone evidentemente lucide come lele allora si la battaglia è persa.
      Come dice Mario Trabucchi un importante preparatore psicologico, l’uomo è l’unico animale che nella lotta per la sopravvivenza contempla la strada dell’ autocommiserazione. Quanto sia efficace, commento io, lo vediamo sotto i nostri occhi.
      Basta autommiserarsi.
      Lele mi spiace te la sia presa, niente di personale.

    20. Vedo all’orizzonte, anche se un poco lontano, un progetto politico firmato Rosalio. Secondo me ci saranno interessanti sviluppi nei prossimi mesi.

    21. Occorre agire senza frammentazioni,chiamando a raccolta le forze positive e sane e avendo il coraggio di lavorare insieme .Lavorare proficuamente insieme ,come sapete,e’ tra le cose piu’ difficili da realizzare perche’ spesso occorre piu’ saper fare un passo indietro piuttosto che due avanti ma di troppo.Non si potra’ vivere tutti la ribalta.Spero che raggiungiamo questa maturita’.Diventa fondamentale quanto detto ,pena l’ennesima presa per i fondelli organizzata dai vecchi volponi del clientelismo e dell’aberrazione politica

    22. Scemata la cefalea, posso esprimere la mia libera opinione:Penso, che realizzare un piano simile per la nostra città, un microcosmo se paragonato a New York, ci sia bisogno di una grande spinta motivazionale da parte di chi già lavora in determinati ambiti.
      In potenza Palermo potrebbe essere più semplice da gestire rispetto alla Grande Mela,
      in atto, ci rendiamo, tutti, conto che non è così.
      Anche dei semplici corsi, potrebbero aiutare chi ormai si è perso nel nostro mare ma siamo certi che questi naufraghi siano pronti a tendere la loro mano verso chi vuole salvarli?
      Il lassismo che troppo spesso ci ha rappresentato e caratterizzato è un freno che ha arrestato la civile evoluzione di questa città.

    23. Chissa’ che un sincero entusiasmo non smuova anche le pietre…

    24. Lo puoi dire forte Folklorista!!!  Una buona dose di entusiasmo ci vuole!
      Perchè nel libro di strategia che legge Tony, manca un quinto ostacolo fondamentale. Può sembrare banale ma è secondo me il più devastante in quanto tocca la “massa”, tocca direttamente ciascuno di noi: è la MANCANZA DI SPERANZA.

      Leggo da tempo Rosalio, è il mio modo per rimanere sempre collegata a Palermo.
      E troppo spesso leggo la tristezza, il rancore, il sentimento d’impotenza e, peggio, il desiderio
      di perdere se stesso nella oblio e nella rassegnazione, pur di sopravvivere.

      Alla base Palermo ha bisogno di canottieri in grado di stimolare gli altri con la loro positività ed il loro atteggiamento costruttivo. In seguito non è poi difficile trovare chi sa remare. La vera sfida è ridare la speranza e la voglia di fare qualcosa.

      Un piano politico di parte di Rosalio? Chissà? Però un ottimo primo passo per ridare fiducia e speranza, questo sì! Non solo per stimolare chi ha il coraggio e la volontà a fare il canottiere ma anche per dare l’esempio. Stai già remando da tempo Tony e si vede!

      La grinta positiva di Rosalio, di Addio Pizzo, di Libera e di tutti gli altri è contagiosa ed è in grado di ridare speranza a chi ci si avvicina.
      Bisogna però stimolare gli altri ad avvicinarsi e lasciarsi contagiare dal movimento e dalla speranza. L’uomo medio ha spesso bisogno di sentirsi far parte di un gruppo per muoversi.
      Creare progetti di gruppo con uno scopo di miglioramento, nei quali i cittadini possono spontaneamente partecipare anche senza troppi sforzi (bisogna andarci piano eh eh), questo è già un ottimo modo per contagiare e trovare nuovi canottieri.

      Io sto già remando come una dannata, con l’unico scopo di trasferirmi a Palermo per ….. remare ancora di più. Magari con la speranza di arrivare anche a contagiare gli altri…..

      Un caro saluto da Firenze

    25. senti,mia cara Chris
      che ne dici se ti affido un obiettivo,giusto per iniziare?
      Quando arrivi,trovati una squadra di “canottieri”
      per ripulire l’arenile del porticciolo di S.Erasmo.

    26. Caro Giorgio, son contenta sai? Vogliamo scommettere? Non so se sono brava a trovare i canottieri, chissà? Ma confido nella mia voglia di fare e di cambiare le cose, questa molto contagiosa.
      L’anno scorso avevo iniziato, all’improvviso e da sola, a ripulire la spiaggettina dello scalo nuovo di Marettimo. Dopo 20 minuti eravamo in 10! Adulti e bambini. Non avevamo nemmeno guanti per tutti. Lavoro compiuto in allegria! Quest’anno la spiaggettina in fondo alla cala di Sant’Elia. Ora parliamo di Sant’Erasmo? Come no!!! Non credo riuscirci durante l’ultimo w-e di novembre quando sarò giù. Magari potrei tentare tra Natale e capo d’anno…. 🙂 La vera sfida, divertente, sarebbe di riuscire a coinvolgere qualche autista dei camion che vanno a buttare nel mare il loro carico liquido e nauseante dietro la Esso. Anche se non ci credo per nulla.:-) In ogni modo Giorgio, ti farò sapere quando sarà fatto. Un caro saluto

    27. Entusiasmo,leader,trainers:Se Chris adesso ,da semplice cittadina ,riesce a coinvolgere gli amici di Marettimo e Sant’Elia,quando Chris sara’ tra gli amministratori del comune di Palermo saranno gli stessi operai dell’Amia smontando dal lavoro senza alcun ordine di servizio ,spontaneamente ,a passare da Sant’Erasmo e persino a organizzare turni di sorveglianza perche’ non accadano certi scempi .La coscienza civica,se attivata ,e’ auto gratificante.Sono d’accordo,abbiamo disimparato a sperare.Ma dobbiamo riattivare questa via.

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