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martedì 19 mar
  • Palermitani: istruzioni per l’uso 2

    Palermitani. Istruzioni per l’uso. Parte sesta. Esempio 1: Per strada. Decido di criticare ad alta voce. «Guarda come ha posteggiato la macchina quello! Sullo scivolo per le carrozzine, e di traverso le strisce pedonali». Uno sconosciuto mi si avvicina: «Senta, prima di prendersela con un solo maleducato, pensi all’altro mezzo milione di maleducati che posteggiano anche peggio; in doppia e tripla fila, davanti ai passi carrabili ecc». Se ne va, lasciandomi con la sgradevole sensazione di avere una visione gretta e ristretta della realtà, viziata dal malumore del momento. Esempio 2: sempre per strada. Rimango imbottigliato in un corridoio di auto parcheggiate in quadrupla fila. Ri-decido di criticare ad alta voce: «Ma guarda come hanno messo le macchine questi! Andrebbero multati tutti! Un esercito di vigili, ci vorrebbe!». Mi si accosta un altro sconosciuto: «Senta, prima di sbraitare contro dei poveracci che magari dovevano correre al lavoro o in farmacia, e che non sapevano dove posteggiare, se la prenda con chi dovrebbe pianificare il traffico. I signori con le auto blu, quelli che comandano!». E se ne va, lasciandomi con la sgradevole sensazione di essere un borghese viziato, nemico del popolo, ignaro dei complessi e sferraglianti meccanismi che ci governano dall’alto. Esempio 3: passo da Palazzo delle Aquile. Mi viene dal cuore: abbasso il finestrino e dico, ad alta voce, a tutti e a nessuno: «Guardali! Loro problemi di traffico e posteggio non ne hanno! Ecco perché se ne fregano!». Mi si avvicina uno sconosciuto, appena sbucato dal portone del municipio. «Senta», mi dice. «È inutile che se la prende con i nostri amministratori. Vada a Roma. Strilli con chi comanda davvero. E smettiamola di accanirci sempre contro i soliti noti!». Esempio 4: dopo essere riuscito a posteggiare, rifletto in silenzio. E se avessero ragione? E se ci andassi davvero, a Roma? Alla testa dell’acqua? Poi rido di me, di quegli altri, e dimentico.
    Non vorrei essere rimpallato a Timbuctù, dove – chissà – tutti i mali di Palermo hanno ragionevole e inconfutabile origine. E magari ritrovarmi in compagnia di qualche sconosciuto cammello che prende parola e mi bramisce: «Senta, lei…».

    Palermo
  • 22 commenti a “Palermitani: istruzioni per l’uso 2”

    1. Il problema reale è che ognuno di noi dovrebbe chiedersi cosa ha fatto e cosa sta facendo per migliorare le cose.
      Criticare il prossimo è troppo facile.

    2. E se noi ci comportiamo correttamente non abbiamo il diritto di criticare, segnalare e sanzionare chi non lo fa? La filosofia del “ma che critichi a fare” è un “laissez faire” inconcludente e pernicioso.

    3. Ma tutti tu, li trovi i tipi strani?
      A parte gli scherzi, io non mi lamento più da tempo: agisco, nel mio piccolo.
      Ad esempio, quando trovo una macchina posteggiata male, ma veramente male, le “stocco” direttamente i tergicristalli.
      Accussì, s’insignano…

    4. @Fabrix: AHHH allora sei tu quel gran pezzo di corn*** che mi ha stoccato i tergicristalli! Ma ti devo incocciare, prima o poi! 😉

    5. Scrivere, ironizzare e raccontare equivale a lamentarsi e criticare il prossimo? Non so. E’ un’equazione che va al di là della mia comprensione. Ma se così è, allora sono un lamentatore e un criticone di professione. Chiedo venia. Chi se la sente, se la tenga.
      @Numero primo: cosa fare per migliorare le cose. Io me lo chiedo spesso. La risposta è negli scritti che pubblico e che puoi leggere qui. E’ il mio modo di agire: scrivere, pensare e sperare di tonificare la fantasia e il senso critico di chi legge, se non altro. Purtroppo non sono un appassionato di playstation, non vado allo stadio e non so organizzare cortei. Pesto lamentele su una tastiera, è la mia malattia. Forse è inutile, forse no. Di sicuro non facilissima. A ciascuno il suo.
      Per il resto – e forse a titolo di civetteria – posso dire di non vivere in un eremo. Torno ora dalla commemorazione dell’omicidio di Libero Grassi in via Alfieri dove, alle otto meno un quarto della mattina c’erano solo politici e uno sparuto, sparutissimo gruppo di cittadini, i più con la maglietta di addiopizzo. A proposito di chiedersi quello che si fa prima di criticare gli altri.

    6. Ah, non sono d’accordo col la cantilena, ripetuta in ogni occasione, che criticare il prossimo è troppo facile. Facile, facilissimo, è offendere il prossimo. Per criticare – con cognizione di causa e leggerezza – ci vogliono le palle. E la capacità di saperle usare.

    7. @Giacomo Cacciatore:
      Mi dispiace essere stato frainteso.
      Apprezzo molto invece il tuo modo di “lamentarti”, scrivendo così bene: una sana ironia è l’ultima arma (civile) che ci è rimasta.
      @Isaia Panduri:
      Mi dispiace ancora….guarda….se avessi saputo che era la tua macchina….t’avissi stoccato anche il tergicristallo dietro….;)

    8. @fabrix: ‘a menu spisa. Non c’è probblema, pigghiamunni un cafè.

    9. E’ giusto criticare ed è giusto farsi criticare. La critica, quando è ben espressa, è costruttiva. L’importante è non abbarbicarsi sulla vetta del monte del proprio egocentrismo.

    10. Stamattina mi sveglio e mi Hanno rubato la bici elettrica, e io Che pensavo Che due catene bastassero, e poi dicono Che a Palermo non c’è attenzione verso la mobilità sostenibile, anche questa feccia di ladri si sono accorti che la benzina è sempre piu cara e che a Palermo se si può si evita la macchina

    11. @Giuseppe
      Che catene erano? Se la lasci in strada la bici di notte, conviene usare due belle catene a maglia quadra, unite a qualche lucchettone tipo Abus Granit o Kryptonite New York. Ci vuole la motosega per romperli.

    12. Gli allagamenti però non sono stati sempre cosi’ alti. A Ney York e una casualità rara per l’uragano, qui da noi anche pero’ e stato un caso per le forti pioggie.

    13. A Palermo più che altrove. L’inciviltà impera, la furbizia è una dote, la strafottenza vince, chi sbaglia non paga, il bene comune non è di nessuno, ma subito si trasforma in una discarica a cielo aperto. A Palermo più che altrove: homo homini lupus.

    14. Ottimo post.
      In pratica è il “benaltrismo” in salsa palermitana.
      http://it.wikipedia.org/wiki/Benaltrismo

    15. @antonio lo nardo: grazie, Antonio. Era proprio l’approfondimento che mancava. Non conoscevo questo neologismo, ma centra nel segno.

    16. Volevo chiedere ma il codice della strada in vigore in Italia e’ valido anche a Palermo?

    17. Siciliano ma chì siciliano siii!!!!a palermo si può far tutto quello che si vuole.

    18. Palermo e’ una citta’ invivibile. I palermitani (p minuscola) sono in larga parte incivili. La soverchieria, il malcostume, l’aggressivita’, l’ipocrisia, l’arroganza, la falsita’, sono elementi propri di un palermitano.
      Da un palermitano.

    19. Scusami tanto Anna 🙂 sai mancavo da circa 8 mesi dalla nostra terra e percorrendo i primi chilometri dopo essere sbarcato dalla nave proveniente da Genova, rigorosamente indossavo i sistemi di ritenuta e facevo uso di auricolare per non violare il codice della strada, ma, notavo, nessuno degli altri utenti della strada facevo uso degli stessi. Notavo anche che conducenti di veicoli a due ruote non indossavano il casco. Mi assaliva un dubbio allora!!!! Non avranno abrogato il codice della strada in Sicilia visto che e’ una regione a statuto speciale???? 🙂

    20. torno adesso da pesaro,dove sono stato un mese per lavoro,lì ognuno sa come parcheggiare senza contravvenire al codice della strada,lì la gente si ferma per far passare i pedoni,lì la gente non getta cartacce dall’auto in corsa,lì la gente non fa polemica con le forze dell’ordine,lì le forze dell’ordine quasi non si vedono,nessuno si ergogna di dire: io sono pesarese…io mi vergogno tantissimo a dire che sono di palermo,perchè a palermo regna il caos e l’inciviltà più assoluta,il palermitano medio è prevaricatore nella guida,prepotente,maleducato e sporco,è un dato di fatto incontestabile.maledetti palermitani.

    21. aggiungo anche che la sanità è fatiscente,così come la cortesia dei medici,e sinceramente rinuncierei volentieri a quelle 4 cagate di panelle e cannoli alla ricotta per una città a misura d’uomo,dove la coscienza civica abbia orgoglio d’essere…non dimentichero mai il mare di mondello quest’anno..pannocchie sgranocchiate gettate in acqua,assorbenti intimi,mozziconi di sigarette…un popolo veramente accomunabile a quella materia fecale comunemente denominata merda! se solo potessi me ne andrei per sempre,perchè cambiare la città è impossibile senza creare dei campi di concentramento dove ghettizzare le bestie che rovinano la “città”.schifo.

    22. per cacciatore:puoi polemizzare e scrvere all’infinito,essere positivo e fiducioso quanto vuoi..ma stai tranquillo che u’ zù jachino se ne sbatterà sempre i coglioni delle tue forme ellittiche letterarie e continuerà a buttare carta per terra e “scuocci i muluni” dal balcone..e se lo guardi storto ti rompe anche il culo…questa città è come un corpo pieno di metastasi..servirà più di un tuo libro e di qualche magliettina di addio pizzo per rimetterla in piedi…basterebbe un buon governo di sinistra con metodi fascisti.utopia.

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