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giovedì 25 apr
  • A colazione con Sergio Marino (Rap)

    Sin dall’otto dicembre la città di Palermo è evidentemente in uno stato di emergenza ma, secondo Sergio Marino, è necessaria una certa cautela quando si decide di parlare di complotti. Sono molti i cittadini che si domandano se non ci sia la precisa intenzione di rovinare Palermo, che si chiedono in che modo vengono utilizzati i soldi pubblici e che si trovano sbigottiti davanti una città che sembra abbandonata a se stessa, vittima di un circo dell’osceno, diventata uno spettacolo di squallore e morte culturale.
    Chi non conosce determinati meccanismi non può far altro che puntare il dito verso il dipendente pubblico, soprattutto oggi, che non vede tornare i propri soldi sotto forma di servizio.
    Il cittadino che nel periodo natalizio è stato abitante di una Palermo trasformata in discarica a cielo aperto si infuria, si rammarica e si danna ma, nell’esaminare le facce di questo disastro, tralascia moltissimi dettagli. Le dinamiche che hanno portato a questo punto di non ritorno sono legate tra loro in complesse matasse e restano da molti sconosciute. Criticate, ma sconosciute.
    Ogni anno in questo periodo si creano degli intoppi nel sistema provocati dall’eccessiva produzione di spazzatura. L’errore dei vertici della Rap è stato quello di chiedere ai dipendenti di lavorare secondo le proprie esigenze e di stabilire in autonomia le turnazioni. Tentativo di distendere gli animi miseramente fallito, ma se per smaltire la quantità di rifiuti che sta soffocando la città fosse sufficiente una chiacchierata tra dirigenti e dipendenti non avremmo di che discutere.
    «Primo fra tutti è colpevole l’assenteista che si era proclamato disponibile a lavorare nei giorni di festa e che invece ha preferito restare in famiglia. Ma la colpa è anche delle logiche sindacaliste che governano la città, delle posizioni privilegiate che per decenni sono state selvaggiamente garantite e che hanno creato voragini nei bilanci che ancora oggi costituiscono un dramma.
    La fase in cui ci troviamo adesso è una fase di recupero che certamente precede una seconda fase di investimento e ammodernamento ma che è immediatamente necessaria per ristrutturare il cadavere di un’azienda-relitto come l’AMIA che, definita da Sergio Marino, era solo uno stipendificio che assumeva oltre ogni ragionevolezza e dove il furto era fuori controllo (carburante compreso)».
    Il presidente Marino si è rivolto al sindacato con toni aspri, «la Rap si é sbracciata per salvare il posto di lavoro di duemila persone e il grande sacrificio chiesto alla cittadinanza merita di essere rispettato». Non è sano che una città dipenda dal capriccio di pochi e che si sopravviva a stento per la cattiva gestione e le pessime abitudini acquisite nell’Ancien Regime palermitano. Il rimprovero va anche però verso il cittadino non troppo collaborativo. Molte persone lasciano comodamente i rifiuti dove meglio credono, i mercati rionali sono una catastrofe che tira via una giornata di lavoro e i piccoli “sbarazzatori” privati scaricano di tutto agli angoli delle strade di periferia. Procedere al recupero dell’immondizia in questo modo disordinato fa decollare i costi di gestione e di personale.
    Le tasse elevate purtroppo, per il momento, sono un blando ricostituente che serve a non far fallire anche la nuova azienda e nel contempo a rimettere in carreggiata una vecchia, vecchissima mentalità che é dei dipendenti quanto dei contribuenti.
    L’acquisto della sanguisuga AMIA è il primo passo verso la guarigione da logiche malformi e dannose e il proposito di Sergio Marino, per i prossimi tre anni, é quello di restituire qualcosa ai cittadini.
    A noi viene chiesto soltanto di gettare il vetro con il vetro, la plastica con la plastica, le bucce di banana con le bucce di banana e di continuare a immortalare i dipendenti pubblici (tutti, non limitiamoci agli spazzini) in splendide foto ricordo di loro a passeggio in pieno orario d’ufficio.
    Quest’ultimo compito richiede impegno massimo vista la mole di lavoro, ma l’unione fa la forza e uniti vinceremo.
    Intanto, cortesemente, fingiamo di essere in viaggio e la carta dell’arancina buttiamola nell’indifferenziato.

    Ospiti
  • 4 commenti a “A colazione con Sergio Marino (Rap)”

    1. Ma cos’è questo? Un redazionale? “A colazione con…”
      Nessuna domanda, né comoda né scomoda; Marino parla senza legnate, visto che nessuno dall’altra parte lo ha pungolato. Tutto abbastanza pessimo…

    2. La capacità del Management si misura sui risultati.

    3. io credo non e’ sempre giusto attaccare e criticare chi gestisce un potere, a volte basto solo lasciargli esporre le idee, le intenzioni,i punti di vista.facciamoli lavorare. se poi, dobbiamo per forza fare finta di essere incazzati allora e’ un altro discorso.

    4. ma ha pagato lui almeno, giusto????

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