“Conosciamo l’Oreto e la sua valle”
Si svolgerà oggi e domani all’ecomuseo urbano Mare Memoria Viva, presso l’ex deposito locomotive Sant’Erasmo (via Messina Marine), il convegno Conosciamo l’Oreto e la sua valle organizzato dal Wwf Palermo.
Saranno due giorni di confronto e dibattito per accendere i riflettori sulle criticità che affliggono il bacino oreteo e per sensibilizzare le istituzioni alla programmazione di seri interventi di tutela, fino all’istituzione di un parco della valle dell’Oreto.
Oggi dopo i saluti del presidente del Wwf Palermo, Pietro Ciulla, prenderanno la parola Maria Luisa Marchetta, Giuseppe Casamento, Cipriano Di Maggio, Silvano Riggio e Carmelo Nasello. Nel corso della sessione pomeridiana, invece, interverranno Lorenzo Gianguzzi, Davide Bonaviri, Giovanni Giannone, Maria Antonietta Spadaro, Raffaele Savarese, Piero Todaro, Giuseppe Barbera, Giuseppe Castellese e Carlo Pezzino Rao.
Domattina seguirà quindi il dibattito Quali forme di tutela per il bacino dell’Oreto a cui sono stati invitati a partecipare diversi esponenti delle istituzioni. Previsti gli interventi dell’assessore al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, Mariarita Sgarlata, del presidente della commissione Ambiente all’Assemblea Regionale Siciliana, Giampiero Trizzino e dell’assessore al Verde del Comune di Palermo, Francesco Maria Raimondo. Prenderanno parte al dibattito anche Giuseppe Castellese, assessore Parchi e Verde Pubblico del Comune di Altofonte e un delegato in rappresentanza del Comune di Monreale. Sono stati invitati a partecipare, inoltre, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Roberto Lagalla, Piero Capizzi, sindaco di Monreale, Antonino Di Matteo, sindaco di Altofonte, nonché i presidenti delle circoscrizioni comunali Seconda, Terza e Quarta, Antonio Tomaselli, Antonino Santangelo e Silvio Moncada.
Lodevole iniziativa.
Pensate che valore aggiunto per la città se gli argini dell’Oreto venissero recuperati e rinaturalizzati. Percorsi e piste ciclabili, frassini e salici sulle sponde di un fiume che non è asciutto neanche in estate.
“Fiume” è il Tevere. L’oreto è un corso d’acqua al limite, in quanto la parte che attraversa la città non è mai più lunga di 2.50mt, un ruscello praticamente. A mio parere sarebbe più proficuo coprire questa “striscia” d’acqua e costruirci sopra qualcosa.
Veramente, in tutto il mondo le “strisce d’acqua” sono apprezzate come elementi vivi e mobili del paesaggio, che cambiano con la luce, producono fresco, e al paesaggio danno anche un significato.
A Milano si vuole riportare alla luce i Navigli; a Mestre si è già fatto con i Canali; a Bruxelles i canali delle chiatte sono oggi attrezzati con arenili. Ad Hannover lo “Ufer” è punteggiato di installazioni artistiche.
A Palermo la collina della cittadella punica (oggi Palazzo Reale e dintorni) si inquadrerebbe meglio se almeno uno dei due antichi fiumi scorresse ancora.
Se anche l’alveo dell’Oreto fosse coperto (come ripetutamente si sente proporre), la città diventerebbe ancora più afosa e anonima di come è già.
Piuttosto, il Comune dovrebbe accelerare la raccolta delle acque reflue di Villa Tasca – Mezzomonreale, e altre opere igieniche fondamentali. Ma di questo nel Convegno del WWF si parla già.
I cittadini palermitani dovrebbero smettere di commettere reati sulle sponde dell’Oreto, dei quali il meno grave è riversarci dentro i frigoriferi e le lavatrici guaste. Di questo non so se si parlerà pure, ma è una delle spine del fianco della RAP e di tutti.