12°C
giovedì 25 apr
  • Vulcano, né fave né piselli please

    Una gitarella a Vulcano, un giorno di luglio apparentemente simile a tanti giorni di luglio siciliano. Cammino a piedi tra le accoglienti stradine nei pressi del porto. Osservo la natura che qui dà prova quotidiana della sua enorme vitalità. Sullo sfondo in alto la sommità e le fumarole del cratere .Le ceneri grigio gialle delle pendici. E da lì i primi cespugli verdi che vincono l’arsura e il calore fino trasformarsi in giardini e poi le abitazioni, alcune turistiche e altre dei residenti, in un fresco alternarsi di vegetazione e cortili. Mentre osservo i profili distanti dei patiti dell’arrampicata che vanno e vengono dalla cima, mi accorgo anche di quelle cose più vicine. Un giardino rispetto ad altri un po’ meno curato, poi un vigneto di malvasia con tanto di scritta “produzione DOC”. Nei pressi delle piscine termali, invece, una prima occasione di avvistamento: un cartello richiama un regolamento comunale o della azienda forestale non ricordo bene, e sopra vi è scritto un obbligo che non avrei mai immaginato potesse essere tale: DIVIETO DI COLTIVAZIONE DI FAVE E PISELLI.

    Il primo approccio a tale divieto, per me affannato turista in cerca di riparo dal solleone, è in un primo momento affatto indifferente. Considero per il momento quell’avviso, più o meno, alla stregua di quei cartelli ove sta scritto: DIVIETO DI CACCIA o DIVIETO DI TRANSITO PER ANIMALI (inteso: bovini-caprini ecc.).

    Continuo il mio tour vulcanico. Dopo una prima granita, rigorosamente ai gelsi, con annessa brioche istituzionale, in preda a spirito da Odissea, mi concedo una passeggiata in bici -bike, poco mountain e molto…plan. Ancora una volta, stavolta un po’ più distante dal centro del piccolo borgo, ritrovo il cartello di divieto. No, non può essere vero. Quale sarà il motivo recondito di questa prescrizione così singolare ? Comincio a richiamare dal mio emisfero sinistro, zona lobo parietale rolandica, le mie nozioni di botanica o biologia. Forse una arcana interazione perniciosa non consente la contestuale crescita di fave e piselli in terreni con vino DOC? Oppure eventuali parassiti tipici infestanti in modo caratteristico le coltivazioni di questi ortaggi diventano pericolosi invasori delle coltivazioni di preziosa malvasia. O infestano i capperi?

    Davanti ormai alle più allucinate spiegazioni mi fermo e riconsidero l’idea di un bel bagno in piscina sulfurea. La magnifica spiaggia con acqua riscaldata naturalmente dai soffioni marini mi accoglie dopo il mascherone d’uopo con fanghi indigeni (fanghi indigeni, senz’offesa alcuna: si tratta delle sabbie salutari di Vulcanello).

    Risalgo la strada che porta al Piano, una zona piuttosto lontana dal centro e osservo la scuola, la chiesa ,alcuni campi coltivati: è l’area abitata per lo più dagli isolani, lontano dalle follie della zona turistica.

    Pensavo di essermi finalmente sbarazzato della visione di quel divieto. Invece anche lì riappare, quasi in centro dell’isola. Quasi fosse un corollario del piano regolatore.

    Antiche tradizioni, un ex voto, una promessa degli indigeni?

    Al ritorno verso il basso non posso fare più a meno di chiedere. Non scorgendo vigili urbani (meno male) chiedo al simpatico Luigi, un imprenditore di origine tedesca che insieme alla famiglia ha pensato bene, essendosi innamorato dell’isola, di venirci a vivere stabilmente, con una propria attività.

    Lui mi spiega di esser molto impegnato nel dare ai bimbi di Vulcano quei luoghi e quegli spazi, quelle occasioni che servono a socializzare e che spesso sono rare in queste isole spesso dimenticate e soggette a carenze di servizi. Si pensi ai tagli agli ospedali, punti nascita, persino adesso alle farmacie, poi alle scuole e tanto altro.

    Luigi mi spiega: il cartello con il divieto di piantare fave e piselli è proprio un segno di attenzione verso uno sfortunato bambino che soffre di favismo e che abita proprio a Vulcano. Il divieto è stato istituito, su richiesta e accordo unanime di tutti gli abitanti di Vulcano, su tutti i terreni vicini alla strada principale che collega la zona dell’abitazione alla scuola elementare (un tratto di alcuni chilometri) e che viene attraversato e percorso quotidianamente dal bambino.

    Io credo che questo bimbo sia fortunato a nascere e vivere in un luogo dove una volta tanto le leggi e i regolamenti AD PERSONAM non nascono per fini egoistici ,ma sono fatti davvero per un fine da elogiare e che rende onore al vivo senso di comunità degli abitanti di questa isola.

    Ospiti
  • 6 commenti a “Vulcano, né fave né piselli please”

    1. Bel post, i miei complimenti.

    2. Curiosità: anche agli ingressi del territorio del comune di Torretta campeggiano dei cartelli che impongono divieto assoluto di coltivazione fave, evidentemente perchè una (si spera) minima parte di popolazione è affetta da favismo, malattia ereditaria purtroppo.

    3. David 😀

    4. Fantastici

    5. gran bel pezzo.Da leggere tutto d’un fiato !

    6. Sono la mamma del bambino affetto da favismo a Vulcano, grazie per le belle parole!

  • Lascia un commento (policy dei commenti)

    Ricevi un'e-mail se ci sono nuovi commenti o iscriviti.

x
Segui Rosalio su facebook, Twitter e Instagram