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venerdì 29 mar
  • Eredità e parentele culturali a Palermo

    Riceviamo e pubblichiamo questa e-mail rivolta all’ideatore del blog e firmata.

    Caro Dottor Siino,
    certamente hai notato che in questo periodo, nei mass media di Palermo e tra i cittadini palermitani, si discute più del solito di eredità culturali, che, secondo molti, hanno anch’esse influito nella formazione del carattere siciliano, e di quello palermitano in particolare (ammesso che si possa identificare, e descrivere). In realtà questa ricerca di “parentele culturali” (di solito affermate e rivendicate con orgoglio) è un’abitudine consolidata, da almeno qualche decennio: spesso si leggono varie interpretazioni nei social network locali, nei libri, e nei giornali, certe volte sentiamo le valutazioni in proposito espresse durante trasmissioni televisive e radiofoniche. Quando le conclusioni sul tema – quasi sempre affermazioni, certe! – sono espresse da cittadini palermitani, spesso si leggono e si sentono manifestazioni di fierezza, motivate dalla convinzione che le varie popolazioni che si sono succedute nel dominio della nostra Sicilia, negli ultimi 20 secoli e forse anche prima (perché no!), hanno contribuito alla formazione culturale, e del carattere, dei siciliani, in maniera variegata, e per questo complessa e ricca, insomma ci hanno omaggiato di un’eredità unica e…invidiabile.
    Ecco, al di là delle discussioni serie, e seriose, sull’argomento sopra indicato, che in questo periodo sono amplificate per via degli eventi (attuali) che si susseguono, ho pensato che, a volte, certi aneddoti che potrebbero sembrare irrilevanti, invece potrebbero rivelare verità poco evidenti meglio di dissertazioni dotte, o smentire convinzioni o luoghi comuni tramandati nei secoli.
    Per esempio, mi chiedo se una definizione comune dalle nostre parti – «semu i megghiu» – non derivi dalla affermata eredità eccezionale, e invidiata.
    Per la quale, però, non mancano le eccezioni, che…servono per confermare la regola.
    Tra le eccezioni penso a un’altra definizione usata a Palermo, certe volte con ironia ma altre volte con rabbia, per designare una parte minoritaria – per fortuna – di cittadini palermitani (in particolare tra quelli che occupano posti di rilievo, in politica per esempio) che possiedono naturalmente, e quasi sempre in modo inconsapevole, quel tipo di talento unico che si manifesta nelle gesta e azioni sociali nella forma di «assurdo che sembra inverosimile ma diventa realtà quotidiana nei fatti» più di quella che è considerata reale – e “normale” – in altre latitudini: «ciriviaddi muntati arriviaissa», è la definizione!
    Ho constatato, dicevo, che facendo ricorso a certi aneddoti, anche ad alcuni risalenti addirittura a circa 1000 anni fa, si trovano riferimenti interessanti, e forse spiegazioni, su questi due aspetti caratteriali.
    Il dibattito attuale sull’identità culturale mi ha stimolato a rileggere, tra gli altri eventi storici, anche alcune cronache, o stralci di appunti, di quei “mitici” viaggiatori arabi…sai, quelli che quando giornalisti, storici, esperti vari, palermitani, pronunciano i loro nomi lo fanno con auto compiacimento, chissà perché…forse perché l’esotismo del nome difficile evoca l’idea di importanza considerevole.
    Mi ha incuriosito il confronto delle opinioni, che ora semplifico:
    – la fierezza siciliana riferita alla propria eredità culturale, in particolare per le rivendicate influenze, e arricchimenti, ricevuti dai vari popoli che hanno dominato la Sicilia nel corso dei secoli
    – la descrizione della società siciliana – com’era circa 1000 anni fa -, e degli uomini siciliani, fatta da uno di quei viaggiatori arabi.

    Copio qui, senza commento:

    Appendice: Descrizione di Palermo e vituperi dei siciliani, in Ibn Hawqal da Gli arabi in Sicilia; Alberto Costantino.

    «… L’irrigazione de’ giardini si fa più comunemente per mezzo di canali; ché molti giardini v’ha, oltre i campi non irrigui, sì come in Siria e in altri paesi. Con tutto ciò nella più parte de’ quartieri e della [stessa] città, l’acqua si trae da’ pozzi, ed è grave e malsana.
    Han preso a berne per difetto d’acqua viva, per poco [uso a] riflettere e pel gran mangiar che fanno di cipolle. E veramente cotesto cibo, di cui son ghiotti e il prendon crudo, lor guasta i sensi. Non v’ha tra loro uom di qualsivoglia condizione che non ne mangi ogni dì e non ne faccia mangiar mattina e sera in casa sua. Ecco ciò che ha offuscata loro immaginativa; offesi i cervelli; perturbati i sensi; alterate le intelligenze; assopiti gli spiriti; annebbiati i volti; stemprata la costituzione sì fattamente che lor non avviene quasi mai di vedere dirittamente le cose.
    Va messo anco nel novero [il fatto] che qui v’ha più di trecento maestri di scuola che educano i giovanetti. A sentirli, essi sono nel paese gli uomini di Dio, sono la gente più virtuosa e degna:
    non ostante che ognun sappia la poca loro capacità e la loro leggerezza di cervello, sono adoperati come testimoni [ne’ contratti] e come depositarii. Ma il vero è che costoro si buttano a quel mestiere per fuggir la guerra sacra e scansare ogni fazione militare. Io ho composto un libro su questi, nel quale ho raccolte le notizie che li concernono…»

    Ospiti
  • 11 commenti a “Eredità e parentele culturali a Palermo”

    1. In partica come demolire, con una testimonianza del passato ma attualissima, le magnificazioni che taluni (direi molti) di noi palermitani continuano a blaterare riguardo alla società palermitana.

    2. In pratica*

    3. Splendido il contributo di Antonio, davvero da incorniciare e da tramandare alle future generazioni siciliane. Francamente questa commistione con gli arabi e di conseguenza con la loro cultura o civiltà non l’ho mai digerita nè accettata, e, al di là delle convinzioni personali, l’ho sempre ritenuta quasi imposta. I siciliani per tradizione e indole nulla hanno mai avuto a che spartire e mai l’avranno con una civiltà per nulla progredita, con gente che guarda chi non vive secondo le sue regole con rancore, con disprezzo. E non mi sto addentrando nel fondamentalismo, in virtù del quale un banda allargata di malati di mente compie da tempo indicibili atrocità mentre il mondo civile li guada se agire, ma alla mentalità di questa gente che non va accolta nè integrata, nè in Sicilia nè in Italia nè in Europa, ma non perchè siamo cattivi o razzisti ma perché è essa stessa che non vuole integrarsi, non ne ha nessuna intenzione. Nel sito internet dei musulmani residenti in Italia mi sono imbattuto casualmente in una ragazza islamica, mi pare marocchina, che molto serenamente scriveva che lei in Italia vive bene, lavora e sta per mettere famiglia, ma che pur accettando di convivere con gli italiani che la ospitano, non potrà mai avere a che fare con loro perché miscredenti, perché per lei esistono solo i musulmani che sono i suoi fratelli. E’ solo un esempio, magari banale, ma lo cito per far capire che questi sono fissati con la religione, per loro esiste solo quella, la vivono in maniera più o meno moderata come una specie di ossessione, dalle loro regole non si esce, non si può sgarrare, chi lo fa è un miscredente, una persona nel caso dei fondamentalisti da uccidere per fare contento Allah, nel caso dei cosiddetti moderati da emarginare, da trattare con disprezzo. Francamente la follia di questo governo di irresponsabili sinistrati finto buonisti sulle spalle degli altri, che sta riempiendo pericolosamente il nostro Paese di clandestini di cui non sappiamo nulla, cosa facevano, cosa fanno e cosa faranno, è sotto gli occhi di tutti, gli italiani sono al collasso, alla disperazione, vessati da tasse, da una delinquenza autorizzata e impunita e da migliaia e migliaia di stranieri che l’Europa non vuole e che vengono presi e scaricati nel nostro territorio senza alcun criterio. E mentre molti, tantissimi, italiani non arrivano alla terza settimana del mese, i soldi si spendono per costruire moschee e centri islamici, spesso covi di fanatici malati di mente pronti a tutto, si è costretti ad assistere alle bravate di gente arrogante come il parlamentare Chaouki, un marocchino pagato lautamente dagli italiani per sedere nel Parlamento italiano, che sponsorizza i motivetti dell’amichetto rapper inneggiante alla guerra santa in Europa o che va a portare solidarietà e conforto alla famigliola dell’islamica convertita che al momento si trova con quelli dell’Isis, finita in galera per terrorismo. Un parlamentare italiano, in realtà arabo trapiantato in Italia, che solidarizza con chi ci vuole decapitare. Ripeto, mi sto attenendo solo a qualche esempio. Non mi dilungo più, ho fatto la sintesi di quelli che sono tanti temi che avrebbero bisogno di altri spazi, dico solo che la grande Oriana Fallaci ci aveva messo in guardia su quella che è la civiltà araba, del fatto che non esiste un Islam moderato. Se in Arabia Saudita, che passa per paese islamico moderato, l’altro giorno hanno condannato a duecento frustate una donna rea di essere stata stuprata da sette uomini, è facile immaginare cosa succede ogni giorno nei paesi islamici più integralisti. Concludo dicendo che è sempre sbagliato fare di tutta l’erba un fascio, che esistono anche arabi che mal sopportano queste follie che nel XXI secolo non dovrebbero esistere, i giovani turchi di Gezi Park ne sono solo un esempio, ma la stragrande maggioranza è validamente rappresentata da quella ragazza musulmana residente in Italia che menzionavo qui sopra.

    4. Prince, condivido la parte iniziale del tuo commento dove affermi le incompatibilità caratteriali e “culturali”. Preferisco, pero’, non commentare i dettagli di vita quotidiana attuali, che hai raccontato, per evitare di allontanarmi dalle motivazioni del post, e per evitare schieramenti pro o contro, o accuse varie e superficiali. Ma avendo letto in passato i tuoi commenti suppongo che hai ponderato le tue affermazioni, e citi fatti che conosci perfettamente.
      Colgo l’occasione per sottolineare alcuni aspetti del post, ovvero la motivazione e i possibili intenti.
      – LA MOTIVAZIONE: in questo periodo si parla tanto, e certe volte in maniera martellante secondo i crismi della propaganda, di presunte influenze, addirittura eredità culturali, somiglianze, identità, genetica, riferiti a popolazioni che sono passate da qui qualche secolo fa. Nel caso degli arabi invasori della Sicilia le convinzioni si fondano spesso su LUOGHI COMUNI e propaganda tramandata. Si millanta un periodo storico – arabo-normanno in questo caso – inesistente, addirittura si attribuisce agli arabi di allora uno stile architettonico – anch’esso inesistente – nel quale non avevano niente a che vedere, se non in alcuni casi come operai da sfruttare. A parte in due casi, come si legge qui https://www.rosalio.it/2015/07/08/basta-un-mosaico-per-capire-palermo/
      Si millanta, addirittura convivenza pacifica, allora, quando gli arabi sterminarono durante 70 anni la popolazione siciliana ( a Palermo su 70.000 restarono in città solo 3000 ), i pochi rimasti vivi scapparono, o furono fatti schiavi e deportati, quelli rimasti furono ghettizzati e subirono oppressioni e imposizioni; durante il dominio arabo furono rari i periodi di tregua, si scannavano anche tra di loro, tra califfati diversi. La tolleranza e la convivenza pacifica furono opera dei NORMANNI.
      Secondo alcuni la propaganda e le mistificazioni attuali perseguono motivi geo-politici, ma io ci aggiungo una grossa dose di ignoranza dei fatti storici. Ma si tratta di propaganda e mistificazioni che attecchiscono con le persone disinformate: proprio ieri leggevo in un social network il commento di una gentile signora palermitana che definiva, con enfasi, arabo-normanno un monumento costruito (solo) DAI NORMANNI nell’anno 1071 ispirandosi con incontestabile evidenza allo stile bizantino.
      – GLI INTENTI del post sono impliciti nella motivazione ( la contestazione di luoghi comuni e mistificazioni propagandistiche ): a parte i fatti storici sintetizzati, che non corrispondono a eredità delle quali potersi vantare, ancor meno le eredità delle quali vantarsi potrebbero essere le condizioni sociali e culturali raccontate, peraltro, dagli stessi viaggiatori arabi che facevano la propaganda della civiltà araba stessa. E non sarebbe intelligente, secondo me, rivendicare “parentele culturali” con persone del livello culturale di alcuni viaggiatori ( quindi élite di allora, chissà qual’era il livello “ordinario” ! ) che facevano la propaganda… addirittura uno che attribuisce al consumo eccessivo di cipolle il livello di intelligenza e salute mentale… purtroppo non è una barzelletta, anche se, paradossalmente, è un episodio divertente ( e ben scritto ! dal traduttore, Amari ). Tra l’altro la fine della frase riportata sopra è: “… per sottrarsi a un’obbligazione imposta da Dio: la guerra santa, con i suoi onori e le sue glorie”. Preciso che il viaggiatore non era un venditore abusivo di merce contraffatta ma fu un mercante, geografo e viaggiatore, e benestante, e scrisse una sorta di “atlas dell’Islam” con commenti letterari e descrizioni delle società. Qui è riportato un episodio divertente, ma faceva una descrizione molto severa di una società che riteneva popolata da debosciati, sudici, rozzi, immondi e ovviamente dannati infedeli.
      P.S. interessante un altro stralcio, di un altro viaggiatore arabo, che copio di seguito

    5. Ecco l’altro “aneddoto”…
      anche questo era un uomo di rango elevato… fu un viaggiatore e poeta arabo-andaluso, studiò scienze religiose e letteratura e diventò funzionario nell’amministrazione del wālī di Granada.
      ” … a Ibn Giubair gli sta ugualmente a cuore di celebrare i fasti come di piangere le sconfitte: il filo-islamismo di re Guglielmo è da lui registrato con compiacimento, ma non naturalmente come una larghezza di mente e mitezza d’animo di quel sovrano, bensì della superiore forza e prestigio della religione e della cultura araba; la libertà di culto nella capitale e nell’isola tutta, là dove vige indisturbata, non è per lui che un semplice esercizio di un ovvio diritto dei musulmani, mentre là dove è ostacolata e insidiata, è per la pravità diabolica degli infedeli… ”
      Francesco Gabrieli, storico.

    6. Certo Antonio, leggo la tua replica che non può che trovarmi ancora concorde, però ribadisco, a scanso di equivoci, che le mie considerazioni sono mie e soltanto mie, possono piacere o non piacere, ma sono le mie convinzioni, supportate in alcuni casi che ho citato da fatti di cronaca di dominio pubblico non da supposizioni o mistificazioni. Nel mio commento io parlo di stragrande maggioranza dei casi, va da sé che esistono musulmani che si sono perfettamente integrati in Italia come in Europa e vivono in modo pacifico e rispettoso, credo sia superfluo precisare questo. E’ di una mentalità diffusa che si discute, è sempre sbagliato generalizzare.

      Saluti.

    7. Ottimo, davvero un gran articolo.
      Demolire fior fiori di invenzioni di Michele Amari e compagnia con qualche cronaca dell’epoca.
      Riguardo la pseudo commistione con gli arabi, nessuno nei libri di scuola scrive che i Latini e soprattutto i Lombardi immigrati in Sicilia per rimpiazzarli si diedero allo sterminio dei musulmani rimasti.
      E della pulizia etnica effettuata da Federico II il quale decise di deportare tutti quelli che erano rimasti onde evitare ancora stermini.
      Altro che multiculturalismo, la Sicilia medievale é l’esempio contrario.
      I Latini ad centro ovest e i Greci ad est non volevano proprio musulmani tra le scatole.

    8. ‘Le popolazioni che si sono succedute’.
      Ecco sta proprio li l’errore, pensare che un popolo straniero sia arrivato in massa e abbia scalzato o addirittura preso il posto della popolazione nativa.
      Allo stesso motivo gli indiani e i pakistani sarebbero discendenti degli inglesi, buona parte degli africani sub-sahariani discendono dai francesi e i russi dall’orda d’oro di Gengis Khan, potrei continuare all’infinito.
      Le dominazioni straniere riguardano una piccola élite straniera che governa un territorio e una popolazione straniera.
      Questo é quello che é avvenuto in Sicilia come in gran parte d’Italia e d’Europa.

    9. sarebbe interessante la precisazione di lex se la spiegasse meglio.
      E se leggesse meglio quello che è stato scritto, forse.
      Per esempio il significato di popolazione… qui in modo semplice
      http://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=popolazione
      Qui in maniera un po’ complicata
      http://www.quadernodiepidemiologia.it/epi/defin/con_pop.htm
      In ogni caso, intesi come popolo, etnia, ci si riferisce alle popolazioni – senza distinzioni di numero ed il significato di popolazione non cambia relativamente ai numeri – che si sono succedute nel dominio, (ripeto: nel dominio; è scritto sopra), in Sicilia nei secoli. Ed anche ad alcune molto antiche che popolavano la Sicilia. Nessuno ha scritto sostituire in blocco, ma che si sono SUCCEDUTE NEL DOMINIO, dove in genere un dominatore ne rimpiazzava un altro; dominatori che appartenevano, in ogni caso, a una popolazione, un popolo, e portavano – imponevano – le loro abitudini, i loro metodi, la loro cultura. Per quel che riguarda gli insediamenti e le invasioni in massa anch’esse si sono verificate, a parte Siculi, Sicani, Elimi, e poi Fenici e Greci, nei secoli successivi i Vandali e poi gli Ostrogoti.
      Ed anche coi bizantini: “Dopo la conquista bizantina anche per motivi di amministrazione fiscale, l’isola siciliana viene sempre più assorbita nell’orbita politica, economica e culturale di Costantinopoli, e sempre più staccata da Roma e da Ravenna. Tra funzionari, amministratori e soldati (decine di migliaia) provenienti da Oriente, in Sicilia si ricomincia a parlare il greco, ed è un fenomeno che andrà sempre più crescendo in conseguenza anche di altri eventi successivi, come ad esempio dopo che l’imperatore Costante II trasferirà la sua sede a Siracusa dal 663 al 668”. Nel periodo al quale si riferisce in particolare il post; gli arabi operarono una sorta di sostituzione etnica, in quanto tra sterminio di siciliani, altri fuggiti, ed altri deportati, in cambio per ripopolare “importarono” berberi, arabi, turchi, persiani, etc. secondo alcune fonti ne portarono 500.000, secondo altre 1 milione, numeri enormi per l’epoca. Ma nessuno sopra ha scritto SOSTITUZIONE TOTALE, nelle varie epoche, della popolazione indigena preesistente, anche se gli arabi vi si sono avvicinati. Piuttosto l’autore del post CITA le rivendicazioni di quei siciliani che ritengono di avere beneficiato di varie eredità culturali dalle diverse popolazioni che sono venute a dominare. Che si tratti di grandi o medi numeri poco importa, non cambia il concetto di popolazione (popolo, etnia) dominante ed a quella appartengono quella sono indipendentemente dal numero; a parte il fatto che l’élite non veniva sola.

    10. Correggo: Nel periodo al quale si riferisce in particolare il post, gli arabi operarono una sorta di sostituzione etnica, in quanto tra sterminio di siciliani ( che erano mischiati a bizantini )

    11. 500.000 nel corso di circa 250 anni ( nelle fonti, e in particolare quelle che ne calcolano di più forse sono compresi quelli nati in Sicilia ? )

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