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sabato 20 apr
  • Mimmo Fini, Sperone Blues

    Siete mai stati allo Sperone?

    Non passati, proprio stati intendo, non credo, non penso, non so.
    C’è gente che ci vive, ci abita, ci muore, come in tutti i posti, pure il mare c’è allo Sperone, sei sai trovarlo.
    Ci si passa in macchina, per andare al Forum, e spesso quando ci si passa in macchina si commenta, mai per lodare, questo pezzo di terra, in riva al mare, a sud di nessun nord, dove i numeri civici sono scritti a mano libera, tremolante, sulle pareti di case che nessun piano regolatore ha mai previsto.
    È qui che nasce, Mimmo Fini, uno che fa blues, anche se periferici.
    Mimmo Fini fa musica popolare, nell’unico significato possibile, musica che piace al popolo, in un Palermo in cui la maggior parte di quelli che dicono di fare musica popolare, il popolo li ignora, ahiloro.

    A vederlo nelle foto, pare giovane giovane come certi eroi di Guccini, di anni ne ha 28 ha fatto sold out al Teatro Golden, i suoi video che sfiorano 700mila (sì mila) numeri che fanno impallidire i “cantanti” che vanno in copertina alle (poche) superstiti riviste indie.
    Per le ragazze che vestono Artigli e Free Joy è una sorta di Scamarcio periferico, meno tenebroso, ma non per questo meno erotico, non è un cantante impegnato, ma di sti tempi, non lo è quasi più nessuno, parla d’amore, e ne parla bene, almeno a giudicare dall’effetto delle sue canzoni, ripetute come il Padre Nostro nelle feste di piazza, dove la birra è Moretti, ma non regionale.
    Tanta energia, pezzi che occhieggiano senza timidezza ad altrove latini, un filo rumorosi, una voce che cavalca le chitarre e ritmi caribici con stile e grinta se non con classe.
    Vieni cummè (in origine con un altro teen idol periferico, Christian Rosselli) fa numeri da Club Dogo sul Tubo, pompa nelle Smart con tuneggiate e nei karaoke pub più dei pezzi del Liga giovane, Mi sono innamorato a distanza di quasi tre anni, continua ad essere la colonna sonora di quelli che a scuola latino non l’hanno fatto e forse nemmeno la scuola.
    I 3100 ascolti su Spotify, la dicono lunga sul digital divide, tra i quartieri residenziali e la periferia e come e di come i fondi europei per la formazione (quando c’erano) si sarebbero dovuti spendere.
    Amore, baci, e turbamenti su ritmi latini, video in cui tra donne in bichini quasi da video rap si alternano drammi di coppia con sullo sfondo il cemento.

    Ospiti, Palermo
  • Un commento a “Mimmo Fini, Sperone Blues”

    1. Chiedere a un buon professore di italiano quando si deve scrivere “ha” o “a” è un consiglio che dovresti seguire.

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