Unicredit regala terreni all’Orto botanico, ma intanto i turisti ne segnalano degrado
È di ieri la notizia che Unicredit intende regalare all’Orto Botanico di Palermo la bellezza di 13 mila metri quadrati di terreno, per ampliare quello che è uno degli orti botanici più importanti e antichi d’Europa. Si tratta di terreni adiacenti l’orto, ubicati nell’area compresa fra la via Tiro a Segno e il fiume Oreto. In realtà sono stati Comune e Università a farne richiesta alla Unicredit, come ha dichiarato lo stesso regional manager siciliano, Sebastiano Musso. Dopo le dovute verifiche l’istituto bancario ha deciso di avviare l’iter per la donazione, data l’importanza del progetto per la città di Palermo. Effettivamente l’Orto botanico di Palermo è un gioiello con le oltre 12.000 specie vegetali presenti e i suoi 210 anni di storia. Tuttavia negli ultimi anni, a causa della mancanza di fondi da parte dell’Università, e di una scarsa attenzione da parte delle istituzioni, la manutenzione dell’Orto è stata carente. Su TripAdvisor sono numerose le segnalazioni di degrado, con annesse foto, dell’orto palermitano. L’ultima recensione che ne denuncia lo stato di abbandono è di qualche giorno fa!!! Gli allarmi in tal senso si sono susseguiti con una certa regolarità: febbraio 2013, una interrogazione all’Ars lamentava che le giornate lavorative dei giardinieri che impiegati all’orto erano scese da 180 a circa 100 all’anno. Ma l’assurdo è che questi lavoratori, da ben 28 anni, sono impiegati come stagionali, con contratti rinnovati di anno in anno. Nel 1996 l’Ars approvò una legge (19/96), che prevedeva l’erogazione di un contributo annuale per tre orti botanici siciliani (Palermo-Catania-Messina). Grazie all’utilizzo di una quota del contributo il limite delle giornate lavorative fu portato a circa 180, sempre insufficienti rispetto al reale fabbisogno della struttura, ma meglio di niente. La legge, però, è finita dentro la tabella H. A dicembre del 2014 fu la stessa Università a denunciare la mancanza di fondi per la gestione della struttura, mentre si sono susseguite con regolarità le proteste dei lavoratori precari e le segnalazioni degli utenti. Il copione non cambia neanche alla fine dell’anno appena terminato, quando, furono proprio gli operai già licenziati per quell’anno (che avevano cioè finito i loro giorni per il 2015), insieme a dei volontari, a risistemare la struttura per farla riaprire dopo le devastazioni della pioggia.
Quando si tratta di cultura e ricerca in Italia non si trovano mai spicci per finanziare progetti. Anche se si tratta del primo Orto Botanico in Europa per quantità di specie ed uno degli 8 più vasti del mondo!
Certo, la donazione di Unicredit è importante ed è anche molto bello il gesto, ma allo stato attuale serve solo ad ampliare una struttura che non viene curata come dovrebbe. Si ingrandisce qualcosa che già adesso si fatica a gestire. E nessuno, ieri, ha accennato a nuovi investimenti istituzionali. Anzi il rettore ha ammesso la carenza di fondi, e si è augurato una maggiore progettualità a livello nazionale e europeo! E perché non anche a livello locale, osiamo dire noi. Il sindaco, infine, ha dichiarato che questa donazione renderà l’Orto un biglietto da visita ancor più bello per la città. Certamente, non appena le istituzioni decideranno di investire in questo progetto. Che rischia di ampliarsi monco.
(foto da Google Maps)
Comunque su trip advisor l’orto botanico ha 4 palle su 5 e le recensioni negative sono appena 45 su 513 (con solo 12 pessimo). Un po’ pochino per farne addirittura il titolo dell’articolo. O no?
Scusa Fabrizio, leggi anche tutto il resto e vedi che qualcosa non quadra, nel rapporto tra valore che ha e investimenti di cui usufruisce!. E se vai all’orto, ti accorgi da solo che la situazione è in stato di degrado!
Sì fa presto a parlare di degrado e di abbandono. Certamente ci sono tante cosa da sistemare, cosa difficile quando fondi e personale scarseggiano, ma i visitatori non dovrebbero dimenticare che l’Orto botanico è un museo all’aperto e questo lo rende soggetto agli eventi meteorologici che si avvicendano nei giorni. Così accade spesso, come nei giorni scorsi ad esempio, che appena ripulito e sistemato il vento si abbatta in modo insistente e continuato. Il risultato: rami caduti, foglie secche dappertutto, piante in vaso e tabelle informative abbattute e vasi rotti. Rimettere a posto tutto questo su una superficie di quasi 10 ettari non è semplice e non è rapido. Chi posside un giardino o anche un semplice balcone fiorito forse può capire.
Così chi visita l’Orto botanico il mattino dopo un forte vento magari noterà questi danni scambiandoli erroneamente per abbandono. Si potrebbe chiudere l’Orto un paio di giorni per ristemare tutto a dovere, ma preferiamo tenere aperto, fornire il servizio e sopportare i giudizi negativi, che sono comunque uno stimolo a migliorare.
Una cosa è certa l’Orto botanico non è né abbandonato, né trascurato.
La Direzione dell’Orto botanico
Nulla da rimproverare alla direzione dell’Orto Botanico che ,come ammettete nel vostro stesso commento, cerca di fare il meglio possibile pure con scarsità di fondi e di personale impegnato. Tuttavia il problema è delle istituzioni che devono investire di più in questo che come avete detto voi è un museo all’aperto che ha bisogno di cure continue
Meno del 10% delle recensioni sono negative eppure l’autore sente di dover titolare “I turisti ne segnalano il degrado” dedicando più di metà dell’articolo alla annosa vicenda dei lavoratori precari dell’orto botanico (e pratcamente nulla alla donazione).Probabilmente non sarà così, ma certo potrebbe sembrare che l’articolo sia stato “sollecitato” da qualche rappresentanza sindacale…
Nessuna sollecitazione al mio articolo. Solo quello che ho visto personalmente negli ultimi anni, da frequentatore assiduo dell’orto.
Se andate all’Orto Botanico di Palermo, per favore non piangete. Io l’ho visitato ultimamente dalla primavere all’autunno 2015 e ho incontrato e parlato con due giardinieri in precario [perché precario?] servizio di giardinaggio e manutenzione presso L’Orto. La verità è che sta cadendo a pezzi sebbene il comune possa gestire circa 300 giardinieri che fanno cassa per a Palermo, trecento unità sono un numero decisamente congruo per tenere in condizioni di eccellenza le ville e i giardini di Palermo. Questa eccellente donazione dell’Unicredit inerente a un terreno confinante l’Orto e necessariamente Villa Giulia, di 13 mila mq, è una notiza degna della festa popolare. Palermo gode di iniziative nobili e di grande spessore per le quali i cittadini non possono non essere contenti, anzi euforici. Ma se questa è una questione che coinvolge posivitamente l’opinione pubblica e lo splendore palermitano, la questione degrada, anzi precipita, a livello di problema dato il sitematico decadimento delle ville e giardini di Palermo che a questa città hanno donato fama e primato. Una donazione all’Orto Botanico è semplicemente un regalo irrinunciabile e dalle grandi prospettive, per esempio, turistiche oltre che scientifiche. Vero è che sia un museo a cielo a perto, ma è falso che i turisti restano soddisfatti della perenigrazione all’interno dell’Orto, ammesso che entrino, visto che la perplessità domina le comitive dissuase alla visita appena si trovano di fronte i cancelli arrugginiti e le statue o sporche o mutilate. Questa è l’attuale condizione dell’Orto Botanico palermitano! Tuttavia, ma io adoro la mia città fino alla disperazione per la sinecura che la avvolge dentro un sudario da decenni intitolato al suo necrologio, l’Orto Botanica cade a pezzi e solo la sua fama internazionale salva la storicità accademica e non quella contemporanea che ravana sulle sue briciole. Quindi, se andate a visitarlo, non piangete, ma chiedetevi invece come sia possibile raggiungere simili altissimi lvelli di incapacità amministrativa. Perché prenderci in giro? Confrontate la vostra visita cone le foto didascaliche dei tour operator e quelle solipsistiche del Giornale di Sicilia. Mosè salirebbe di nuovo sulla montagna per scendere con nuove tavole e nuovi comandamenti. Questa orribile e per certi versi incredibile-inammissibile realtà dilaga come soltanto il mostro di un Leviatano battezzato a Palermo, può fare. Infatti, il Parco della Favorita cos’altro è se non un bordello a cielo aperto? E Villa Trabia? Avete visto com’è ridotta? letteralmente rastremata di tutto, perfino dell’acqua nella vasche, depauperata dei cimeli marmorei, fatti a pezzi per un mercato clandestino che opera a venti metri dalla fontana del dio (forse è Crono) che beve alla conchiglia, ai quali hanno sottratto sia le recinzioni come alle decine di aiuole che non hanno più forma. Ma la mia domanda fa seguito a decine di incontri con i cittadini a passeggio per questi che furono luoghi incantevoli, vitali e magici. Quanto tempo ci vuole per svuotare una villa storica di tutte le sue identità? Invece, la cura di Villa Trabia è parcellizzata ai trenta metri quadrati riservati alla casina del custode che ha macchina, collaboratrice domestica e casa di destinazione.
Quindi, andate a vedere come sono ridotte le serre. Uguale sorte è toccata, malgrado le minchionate scritte sul GDS a proposito degli interventi di restauro e manutenzione, a Villa Giulia o alla pseudo manutenzione di Villa Garibaldi (p.zza Marina) dove, come in tutti gli altri giardini palermitani, ma proprio tutti, non esistono né fiori né fioriture, ma spariscono i reperti bronzei o marmorei e le inferriate in ghisa liberty. Parlare bene della sorte dei nostri giardini è pura follia, e la città che metabolizza le fesserie sulla bellezza immarcescibile di ville, fontane e giardini palermitani, non può non essere che schizofrenica. La società palermitana è schizofrenica. Una città di pazzi, quella che non ha occhi, né orecchie, né labbra. Insomma, lo specchio delle allodole riflette l’ipocrisia di questa continua è terroristica lotta tra regione e comune, dove una cosa inutile di governatore sulla dirittura del quinto rimpasto fa i dispetti al sindaco Orlando come i bambini d’asilo litigano per le merendine nello zaino. Che ne sapete della diatriba sull’approvvigionamento idrico alla città di Palermo? C’è solo da vomitare. Ma è solo una delle migliaia di inefficienze che portano Palermo verso il suo necrologio. Dunque, quasi nulla di quanto si legge nei media è immanenza figurata la quale invece perdura nell’illusione della pubblicità asservita ai cucuzzari del governo rispetto la verità sul pessimo stato di salute della variegata vetrina che furono le splendide storicità palermitane. Avete visto la Palazzina cinese? E Villa Malfitano? E il Parco Cassarà? E Villa Napoli? Insomma, siamo i super campioni della nuda proprietà e i super eroi delle peggiori minchionate. E ne sono più che certo: soltanto il Parco della Favorita, se fosse come dovrebbe essere (l’Università di Palermo ha nel cassetto lo stato originale sia architettonico che immobiliare che della viabilità all’interno del Parco che confina anche con VIlla Niscemi) sarebbe un richiamo turistico di almeno quattro milioni di visitatori all’anno. La più vera ricchezza!
Grazie per l’attenzione, Marcello Scurria.