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martedì 19 mar
  • Cena in agriturismo

    Io odio la Sicilia (III di IV)

    La Sicilia è quel posto dove tutti sono amici, dove tutti si vantano della propria ospitalità, accoglienza, voglia di stare insieme, competenza sociale, caciaronaggine festosa. I siciliani sono quelli che sanno divertirsi, stare in mezzo alla gente, ridere, bere, mangiare, fare all’amore. Maestro della movida, tecnico di dolce vita, il siciliano è il prototipo di quel tipo umano ricercatissimo e prezioso comunemente acclamato come “uno di compagnia”.
    Discorso tipico del siciliano è il vantarsi della propria prodigalità socievole e alimentare in occasione di banchetti. schiticchi e scampagnate varie. Segue critica di “quelli del nord” che sono taccagni, aridi e musoni.
    Da ciò si potrebbe dedurre che per il siciliano la collettività, lo stare insieme, sia un valore radicato, una pratica derivante da secoli e secoli di storia comune.
    Invece è esattamente il contrario, ed a questa munificenza apparente si contrappone una ben più profonda e solipsistica verità.
    Non è un caso, infatti, che in Sicilia ogni cosa che abbia anche una microscopica ombra di collettività sia letteralmente un disastro. Tutto ciò che è anche lontanamente “pubblico” è allo sfacelo. Bilancio pubblico, spazi pubblici, lavori pubblici, impiegati pubblici e così via.
    La Sicilia è quel posto dove le abitazioni private – ma anche i negozi privati – sono tirati a lucido, ossessivamente curati, mentre poi esci dalla porta e c’è lo schifo.
    La provincia di Palermo, ad esempio, almeno a livello estetico-igienico-sanitario, non ha nulla da invidiare alla peggiore favela sudamericana. E lo stridente contrasto tra un lindo pavimento privato e il marciapiede seppellito da merda di cane – a pochi metri di distanza l’uno dall’altro – è una suggestione che contiene chiarissimi indizi di verità per comprendere fin nel profondo l’anima profonda del siciliano.

    Palermo, Sicilia
  • 9 commenti a “Io odio la Sicilia (III di IV)”

    1. Bravo Fricano, hai fatto un’analisi lucidissima, solo che i sicilianazzi invece di prendere lo spunto per fare un’autocritica si offenderanno a leggere le tue riflessioni e ti apostroferanno di “Bettu cuntrariusu”…

    2. luoghi comuni che neanche Barbara d’Urso

    3. Cacchio…..hai scritto esattamente quello che da anni vado dicendo, la capacità di preoccuparci che il nostro privato sia sempre bello e curato, mentre per tutto ciò che è pubblico è unminnifutti assoluto. Lucida analisi…….magari riflettessero i palermitani su questo.

    4. mi piace Io odio la Sicilia (III di IV)

    5. complimenti, la pura verità. secondo me multare i siciliani per il vilipendio del territorio è troppo poco, andrebbero anche rieducati, e per i recidivi andrebbero adottati metodi rieducativi tipo arancia meccanica.

    6. Ciao a tutti, sono siciliano della provincia di Siracusa esattamente di Palazzolo Acreide, ho 56 anni e ho avuto modo nel tempo di conoscere questa straordinaria razza di siciliani, I PALERMITANI, ultimamente ho partecipato allo Street food Fest, e vi assicuro che in ogni occasione mi sono trovato meravigliosamente bene, da quando ho conosciuto i primi nel 1980 durante il militare oppure qualcuno che abbiamo a Siracusa od anche al mio paese, di sicuro facciamo subito comunella per qualsiasi cosa dalle semplici chiacchere a condivisioni di pensiero più complicate….il linguaggio che ogni tanto scherzosamente cerco di mimare allo straordinario cibo da strada tanto vantato da moltissimi che orgogliosamente diciamo che è nostro (dei siciliani) quando parliamo con i forestieri …potrei allungarmi fino a domattina ma non devo annoiarvi se no tutto questo salta!
      Una cosa la devo dire perchè e importante, in occasione dello TREET FOOD FEST io insieme a altri miei colleghi ristoratori siamo stati letteralmente assaltati da tanti di voi perassaggiare la salsiccia tradizionale di palazzolo Acreide ma con tanta educazione che dicevamo tra noi :ma siamo in svizzera!: inoltre i nostri colleghi palermitani non ci avete lasciti andare a mani vuote… ma siam dovuti passare per portare via l’IRIS.. ECC… ECC.
      DICIAMOCELO SIAMO STRAORDINARI!! ….. ma certo facciamo molti peccati gravi… io confido che pian piano riusciremo ad educare ognuno il nostro prossimo per poter evitare queste autocritiche giustissime di Nino Fricano che valgono per Palermo, per Catania ed anche per tante altre cittadine siciliane.

      Un saluto a tutti i Palermitani, spero che avete letto fino in fondo, grazie.

    7. Hai dimenticato di “pittare” (ma forse è più un autoritratto) il “tipo” palermitano più inutile, deprecabile eppure più diffuso e per questo dannoso, quello che riesce con il massimo arriminamento a fare il minimo spostamento: quello che si lamenta di tutto senza mai fare assolutamente niente.

    8. […] pubblico un post su Rosalio. Qui la prima parte. Qui la seconda parte. Qui la terza parte. Qui la quarta […]

    9. Sono capitata sul tuo blog per caso e devo farti i miei più sinceri complimenti per come sei riuscito a cogliere l’anima intrinseca della Sicilia e dei siciliani. Chi dice che si tratta di luoghi comuni probabilmente si porta dietro un’immagine favolistica e sopravvalutata di questa terra, oppure si sente ferito nell’orgoglio quando non si sente parlare solo che bene di essa.
      Io invece sottoscrivo ogni singola parola e dico agli altri: sì, la Sicilia è proprio questa: oltre a “lu soli e lu mari” non c’è altro che miseria e deprivazione, una cultura tossica dove “cu è fissa se ne sta a’ casa”

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