Tutto brutto a Frosinone, dove è andato di scena l’anticalcio
In una serata che poteva rivelarsi magica per i laziali o per i palermitani, qualcuno ha deciso di fare la guerra e non di giocare a pallone.
Campanelli di allarme erano già suonati nel prepartita con dichiarazioni di sfida da ambedue le parti e nel pomeriggio, quando un tifoso del Palermo giunto allo Stirpe era stato picchiato da alcuni ultras ciociari.
Ma ciò che è successo all’interno dello stadio giallo azzurro è a dir poco inverosimile e possiamo riassumerlo con quattro episodi:
- Al fischio di inizio, davanti a 16 mila tifosi all'”Arena Stirpe”, non sembravano esserci giocatori ma gladiatori. Calci, spintoni, tackle duri, insulti, faccia a faccia minacciosi e pericolosi, e un arbitro, La Penna, apparso timoroso, incapace di mettere fine al “regolamento di conti” che si stava perpetrando davanti ai suoi occhi. Al Benito Stirpe si è giocato a sprazzi, perché la partita è stata rovinata da un atteggiamento, per lo più partito dalla squadra allenata da Moreno Longo, provocatorio e a volte violento.
- Al 18′ del secondo tempo Coronado viene sgambettato da Brighenti sulla linea dell’area di rigore avversaria. L’arbitro opta dapprima per un calcio di punizione dal limite, ma un minuto dopo cambia idea, dopo aver ricevuto un input in cuffia dall’arbitro addizionale. In campo e sugli spalti si scatena un vero e proprio inferno. La temperatura sale, tra spintoni e urla feroci. A quel punto La Penna cambia nuovamente la sua decisione: non è più rigore, è punizione dal limite. Un fatto che non ha precedenti, che alimenta sospetti: l’arbitro di Roma, che si trova a 70 chilometri da Frosinone, potrebbe aver avuto paura di qualche intimidazione? Come si spiegherebbe altrimenti il doppio cambio di valutazione, in un campionato in cui non è previsto il ricorso alla tecnologia var? Anche perché, rivisto alla moviola, il rigore era sacrosanto.
- Al Palermo basta il pareggio, ma il Frosinone è in vantaggio per il gol capolavoro di Maiello al settimo minuto del secondo tempo. Si tenta un assedio, ma in campo, smorzata ma non ultimata la tattica della “violenza e della provocazione”, va di scena l’ostruzionismo, sempre di matrice ciociara. Ostruzionismo classico, che si avvale di crampi ai polpacci per fare un riposino sull’erba e per perdere tempo, e quello di ultima introduzione, lanciare 4-5 palloni in campo per fermare ogni azione avversaria. Tutto documentato dalle telecamere di Sky.
- Alla fine del quinto minuto di recupero, l’arbitro annuncia un ulteriore extratime di 120 secondi. Ne passano però meno di 60 e Ciano approfitta di un Palermo sbilanciato in attacco per colpire in contropiede e segnare il 2 a 0. Manca un minuto, ma è già invasione di campo a Frosinone, e mentre la città festeggia la serie A, l’arbitro si ritira nello spogliatoio, probabilmente senza aver potuto effettuare il triplice fischio.
Alla fine della partita il presidente del Palermo, Giovanni Giammarva, è furioso e annuncia ricorsi, chiedendo la “non omologazione” della partita.
C’è tempo anche per dichiarazioni apparse fuori luogo e che potrebbero avere strascichi in tribunale: sono quelle dell’allenatore Moreno Longo che a fine gara ha detto: «In serie A va una squadra che ha i bilanci a posto, rischiava di andarcene un’altra che i conti a posto non ce li ha». Tutto ciò in barba alla sentenza di qualche mese fa, che ha visto il Palermo uscire “pulito” dall’inchiesta a suo carico in cui al centro dell’attenzione c’era proprio il suo bilancio.
Il presidente del Frosinone Maurizio Stirpe, sdrammatizza sui palloni in campo a fine partita: «Non perdiamo tempo con sciocchezze del genere» – ha dichiarato – «stavamo già sul 2 a 0». In realtà, quando è avvenuto il fatto, Ciano non aveva ancora siglato il secondo gol e l’episodio merita più attenzione rispetto a quella che auspicherebbe il presidente ciociaro, in quando nel 2015 è avvenuto un precedente a Bari che può fare giurisprudenza: si giocava una gara del campionato primavera tra i galletti e il Latina quando avvenne un fatto analogo, che provocò il rallentamento dello svolgimento del gioco per colpa di raccattapalle “furbetti” che perdevano tempo a riconsegnare i palloni. La gara fu omologata con la sconfitta a tavolino del Bari per 3 a 0.
I presupposti per un provvedimento “duro ed esemplare” nei confronti del Frosinone ci sono tutti, con l’aggravante che a buttare i palloni in campo sono stati tesserati della società e non raccattapalle. Il Codice di Giustizia Sportiva, all’art. 17 riguardante le sanzioni inerenti la disputa delle gare, in tal senso prevede che «La società ritenuta responsabile, anche oggettivamente, di fatti o situazioni che abbiano influito sul regolare svolgimento di una gara o che ne abbiano impedito la regolare effettuazione, viene punita con la perdita della gara stessa con il punteggio di 0‐3».
Allo Stirpe si è fatto di tutto e di più, tranne che giocare una partita regolare. Omologare questo risultato e certe azioni commesse da professionisti, creerebbe un precedente che non farebbe bene al già malconcio calcio italiano, che come ogni altra competizione dovrebbe basarsi su una regola primaria che dovrebbe vincere su tutto il resto, ovvero la lealtà sportiva.
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