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giovedì 28 mar
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    La paura fa 90? No: si chiama Cuffaro

    Non mancano le questioni su cui in Sicilia la gente o la politica potrebbe alzare i toni. Eppure una parte dei deputati regionali e non solo, ha preferito focalizzare l’attenzione sul fatto che proprio ieri, Totò Cuffaro è stato presente a Palazzo dei Normanni, ad un convegno in cui si parlava di carceri e dei figli dei detenuti. Nella locandina era presente il suo nome. Sotto, la dicitura: ex carcerato. Punto. Nient’altro. Nessuno slogan che ricordasse che, lui, Totò Cuffaro, in quel Palazzo era di casa, essendo stato prima deputato regionale e poi anche presidente della Regione.
    Ma c’è chi, proprio nella sala “Mattarella”, non lo voleva. Ed i protagonisti di questa alzata di scudi, con tanto di sit-in, sono stati gli onorevoli del MoVimento 5 stelle, seguiti dal popolo delle Agende rosse. Due anni fa, nel 2016, fu nientemeno l’allora presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, anche lui ex movimento giovanile della Dc come Cuffaro, a negare l’uso della Sala “Mattarella”. «Occorre dare a volte dei segnali, inopportuna la sua presenza nella sala intitolata a Mattarella – giustificava il rifiuto di Cuffaro nel 2016, Ardizzone – sono stato io a dire no al convegno come già fatto in passato per analoga richiesta per presentare il suo libro».

    In politichese non si è lasciata attendere poco dopo, la risposta dell’ex presidente. «La decisione di Ardizzone» – affermava l’ex detenuto – «è un problema suo e non mio, suo e della sua coscienza. Io non voglio fare nessuna polemica, però penso che la politica debba prendersi le sue responsabilità. Victor Hugo ha scritto che detenuti si rimane tutta la vita. Io non mi vergogno di esserlo stato e Ardizzone mi ha ricordato quanta verità ci sia nella amara affermazione dello scrittore».

    Ma i tempi sono altri: oggi il presidente dell’Ars in carica, Gianfranco Miccichè con il suo modo di fare, “naif” ha dato il benvenuto nella sala di palazzo dei Normanni all’ex collega politico Cuffaro.

    Invece i pentestellati inviavano ai giornali note dai toni molto accesi. «Una petizione su change.org e un hashtag #SenzaVergogna per dire no al ritorno dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, che ha scontato una condanna a sette anni per favoreggiamento alla mafia, a palazzo dei Normanni, sede del Parlamento regionale, in veste di relatore, ad un convegno sul sistema carcerario, organizzato dal deputato regionale dell’Udc Vincenzo Figuccia».

    Eppure il convegno è stato fatto in una sala gremita di persone che attendeva soltanto l’intervento di Totò Cuffaro. La gente ha atteso quasi tre ore che l’ex politico parlasse pubblicamente. La gente ha anche aspettato a seguito del convegno di salutarlo, di poter parlare con lui.

    Come mai tutto questo affetto nei confronti dell’ex presidente? Per alcuni, questo affetto è dettato da un barbaro clientelismo dettato dalla sua politica, per molti a parer mio, invece, non è nient’altro che affetto e stima verso una persona che ha scontato una pena carceraria dignitosa senza mai commettere una sbavatura mediatica appena uscito dal penitenziario. Non possiamo nasconderci dientro un dito: la forza mediatica di Cuffaro fa paura a molti. Per il popolino, per le borgate, per tanta gente, oramai è affermazione comune credere che il democristiano di Raffadali è uno dei pochissimi che nel mondo contemporaneo della politica siciliana ha pagato aspramente certe nefandezze che hanno tolto dignità a tutta l’Isola. Per questo ad oggi ha la veste da super eroe. Perché è uno di loro. Perché ha subito le sofferenze del carcere come qualsiasi cittadino di borgata seppur faceva parte dei colletti bianchi della politica siciliana. Sfido chiunque a scendere per le strade, nelle borgate, tra la gente di Palermo o della Sicilia e chiedere: preferisce Totò Cuffaro o i politici di oggi? Queste parole magari potrebbero risultare una sorta di lettera d’amore nei confronti dell’ex carcerato. Una bavosa serenata. Ma chi davvero mi conosce sa che non ho mai scritto melodie a politici o ex politici di qualsiasi schieramento. Chi mi conosce sa, che problemi vissuti sulla mia pelle a discapito della mia professione, ho dovuto rivedere questo “ego-giustizionalista” che ad alcuni, professionisti della legalità, piace molto. Non starò qui a criticare i grillini per le loro scelte ideologiche, ma stando alla loro mission – ossia quella di portare trasparenza e sovvertire le sorti di questa Regione, – li inviterei a concentrarsi su numerosi nodi da poter risolvere, piuttosto che perdere la loro concertazione a causa di un ex carcerato, oggi uomo libero.

    Palermo, Sicilia
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