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  • 23 maggio 2024, tre ragionamenti intorno alla polemica

    23 maggio 2024, tre ragionamenti intorno alla polemica

    Sulla coincidenza temporale con il 23 maggio della prova concorsuale per dirigenti scolastici, che si svolge tra le 14 e 30 alle 15 e 30 da quanto leggiamo, si sono alzati alti i toni della polemica.

    Si possono comprendere i motivi della lamentela. Si poteva trovare una data diversa. Alla fine della prova ci sarà solo per pochi insegnanti impegnati nel concorso il tempo per arrivare sotto l’albero Falcone. Partendo da questo fatto possiamo provare tuttavia a ragionare intorno a tre questioni.

    La prima è che l’antimafia, ce lo diciamo sempre, non è soltanto il 23 maggio, il 19 luglio, uccisione di Borsellino e di quasi tutta la scorta, o il 15 settembre, omicidio di Don Puglisi, per fare soltanto pochi esempi. Perché altrimenti dovremmo stare attenti, sempre per fare soltanto altri pochi esempi, se si organizza qualcosa di diverso il 30 aprile, uccisione di Pio La Torre, oppure il 29 agosto, morte per mano mafiosa di Libero Grassi, o il 29 luglio, quando un attentato mafioso simile a quello di Capaci e Via D’Amelio uccise anche Rocco Chinnici. Le date sono ovviamente importanti, dietro di esse ci sono le persone scomparse, le loro storie, la nostra storia, e dunque tanti importanti nostri pezzi di memoria personale e collettiva. Ma fermarsi alle date, questa più importante quella meno, può essere un limite. Quello di un’antimafia che non sa dire e fare molto altro il singolo corteo o che addirittura organizza contro cortei nell’ambito dello stesso movimento, come avvenuto lo scorso anno il 23 maggio e come avviene di fatto pure quest’anno.

    La seconda questione riguarda proprio la coincidenza temporale della prova con il giorno pieno di eventi commemorativi e di riflessione. Va detto innanzitutto che ciò non pregiudica affatto la consueta massiccia presenza di scuole con circa cinquemila discenti e ovviamente tanti e tante insegnanti e dirigenti scolastici nella trentaduesima ricorrenza della strage di Capaci. Ma il punto è un altro. Celebrare la prima prova selettiva per futuri presidi, proprio nella vicinanza di una giornata così significativa, certo non nello stesso giorno, potrebbe essere un segnale positivo verso la scuola italiana. Insomma, nelle giornate in cui si fa memoria antimafia, selezioniamo i futuri dirigenti scolastici della scuola pubblica. Ai quali rimarrà nella memoria personale di aver effettuato l’accesso preselettivo proprio in collegamento con il 23 maggio. E magari, mi piace pensare, diranno alle comunità scolastiche dove saranno destinati, qualora promossi a tale incarico, che il loro mandato ha avuto il battesimo importante proprio nelle giornate in cui il paese faceva memoria e progetta un futuro libero dalle mafie. Ecco, dal prossimo anno, scegliendo senz’altro una data diversa, ma prossima o immediatamente successiva al 23 maggio, si potrebbe mettere nell’agenda di tale ricorrenza la prova concorsuale dei futuri presidi. Non è tutto, però.

    Aggiungiamo la terza questione. Le prove Invalsi si intrecciano in questo caso temporalmente, e nell’uso delle stesse postazioni telematiche, con quelle preselettive dei Dirigenti Scolastici. Non c’è dubbio che servirebbe molto, nella lotta ai poteri mafiosi, che i livelli di apprendimento dei discenti del mezzogiorno progredissero, si tratta della parte d’Italia dove insistono in misura maggiore le mafie. Livelli di sapere e apprendimento degli studenti meridionali che vengono fotografati sempre in coda in ogni rapporto Invalsi, compreso ovviamente l’ultimo, ossia quello riguardante il 2023. Come accade del resto per le varie classifiche annuali sulla qualità della vita che immortalano in zona retrocessione le province meridionali e in special modo quelle siciliane. Gli insegnanti in tutte le regioni d’Italia fanno tanto e certamente avrebbero bisogno di maggiori riconoscimenti e di stipendi più alti. Detto ciò sarebbe il caso che la scuola del mezzogiorno si interrogasse su questo aspetto dell’apprendimento dei discenti, prima e dopo la ricorrenza del 23 maggio.

    In generale, per finire, dovremmo puntare, sempre e in tutti i settori di impegno, alla sostanza, provando a misurare di continuo i risultati raggiunti. Soprattutto per quanto riguarda la lotta ai poteri mafiosi. Altrimenti, retorica aiutando e spirito critico mancando, per citare il grande Leonardo Sciascia, rischiamo tutti di perdere di vista la luna, ossia la lotta alla mafia concreta e quotidiana da mettere in campo, concentrandoci sul dito, cioè sulle polemiche annuali all’ombra dell’Albero Falcone.

    Palermo, Sicilia
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