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e-mail: fede_virgola@yahoo.it

Biografia: Vivo a testa in giù perché scarabocchio dal sud. Scrivo di pancia: nei fogli, sulla pelle e sui muri. Giornalista di professione, sognatrice di nascita. Nasco a Palermo, città dove vivo, mangio e amo. Dopo gli studi classici e in giurisprudenza, mi iscrivo in scienze della comunicazione, corso di laurea inerente alle mie passioni. Collaboratrice editoriale per diverse testate, sono attenta a fenomeni di costume, eventi, culturali e non. Mi sono occupata di produzione di contenuti, social networking e pubbliche relazioni. Oltre alla scrittura, amo ogni aspetto creativo della vita, per questo mi dedico alla fotografia, la pittura e la letteratura. Dopo foto, disegni e libri divorati tutto d'un fiato, infatti, il prossimo obiettivo è scriverlo un libro.

Federica Virga
  • Il mio nome è Munnizza De Trash e anche io sono street art

    Ciao, mi chiamo Munniss De Trash, per gli amici di quartiere semplicemente Munnizza e ho un paio di settimane. Mi trovo dentro uno scatolone che scherma il sole e a volte la pioggia, così da non mortificarmi per il cattivo odore che emano al passaggio di padroni e fidi al guinzaglio.
    Sono nata a seguito di un pranzo della domenica, uno di quei banchetti luculliani che fanno gola e saziano. Devo dire che non si sono risparmiati: pasta con broccoli in tegame, salsiccia e spezzatino, parmigiana di melanzane. E poi cannoli e cassatelle ma, in tutta sincerità, di quelli è rimasto solo il vassoio di cartone. Non appena si sono ritrovati tutti a pancia piena, dopo l’ultima sigaretta e un goccino di limoncello, hanno sciolto le righe e sono tornati alle loro case.

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    Palermo
  • Sei Unione Sportiva Città di Palermo per chi pensa tu sia solo un cannolo

    Che ti finiu laria cara Palermo. Città di cannoli e cupole rosse. Gnuri e basolato. Città di mare e brina. Di frutta martorana, fontane e porte. Cara Palermo, culla di cultura e degrado in egual sorta, maestra dell’ars furbitia, padrona del “promontorio più bello del mondo”. Tu Palermo, che profumi di limone e frittura, hai una luce gialla e le quattro ruote del carretto. Tu che sei l’unica nello stivale a festeggiare il patrono per due volte in un anno, prima con babbaluci e polpo bollito, poi con l’acchianata, fondendo il sacro al profano perché in fondo la Santuzza “su mierita!”. Stavolta devo dirtelo: li hai fatti propri incazzare.
    E quindi una mattina ti sei svegliata e non eri più tu. Cioè, spieghiamoci. Non che tu possa cambiare, sei “irredimibile” come disse Sciascia in una condanna calligrafica senza possibilità d’appello. Ma chi ti ha fatto questo scherzetto era stanco di te. Della tua castigata bellezza che tutto ha, ma tutto toglie in cui complice è l’estremo egoismo di chi non si prende cura di te e ti dà per scontata. Immobile ai flussi del tempo, ferita da un fendente caduco e inefficace. Continua »

    Palermo
  • “Scopare è un’arte non un mestiere”, parola di fake

    «Salve gente. Benvenuti». Con buona grazia dell’educazione, mi auguro sempre sia questo il benvenuto che ogni uomo in carne e ossa o in fotina e status possa riservare a chi entra a far parte di una nuova community (reale o virtuale che sia).
    Ma non sempre è così. Nel social network del genialoide oltreoceano valutato più di una fuoriserie a quattro ruote, Mr. Mark Zuckerberg, il classico messaggio di benvenuto lascia spazio a un più severo: “Persone che potresti conoscere”. Che poi a pensarci bene, sembra un monito, tipo il «Lasciate ogni speranza voi che entrate» oppure «La legge è uguale per tutti».
    E insomma, inizio a setacciare come un cane da tartufo, che non si sa mai, qualcuno magari lo conosco per davvero. Nomi, foto, attività, a-m-i-c-i in comune. Ex compagni, ex amici, ex e basta. Ma durante lo scroll, ai volti noti preferisco le “Persone che effettivamente non conosco”. Volti patinati e mole di contatti da far rabbrividire persino Gianni Morandi. Sbircio qua e là e per un casuale effetto domino mi ritrovo a curiosare nel profilo di una signorina molto ma molto bella.
    Si chiama Annarita Zammù. Ricciolina, sulla trentina, decisamente un bel sorriso. Continua »

    Palermo
  • Dieci tipi di influencer

    Chi ce l’ha alto, chi ce l’ha basso, chi lo vuole corto, chi lo brama lungo. Il fenomeno Social Influencer ha contagiato davvero tutti, rendendo ogni “influenzatore della rete” curioso di misurare il suo Klout. Ma che cosa è ‘sto Klout? È un indice che tramite un algoritmo calcola il peso specifico dei singoli sui social network. Ma chi è davvero un “influencer”? Esiste davvero qualcuno in grado di influenzare il pensiero di altri? Di trasformarsi in un trendsetter “al sacco”? Di veicolare pensieri e opinioni dei propri followers? Ungaretti lo aveva predetto d’altronde «Si sta come influencer / sui social / Klout». Continua »

    Palermo
  • Nino è morto

    Il protagonista di questa storia è Nino. Non so se nella sua vita terrena questo fosse il suo vero nome o addirittura se avesse un nome. Non so niente di lui, eccetto che la sua fine si sta perpetrando sul ciglio di una strada di periferia. Nino era un cane e le uniche cose che so sul suo conto le deduco e le immagino. Penso fosse domestico perché ha un collare, non so se sia scappato oppure abbandonato, so solo che la sua carcassa giace esanime lungo via Umberto Maddalena, la “conigliera” che congiunge la città alla splendida Monreale. Continua »

    Palermo
  • Nessuna vigilanza al Civico ed è “futti-futti” dei giocattoli dei bimbi

    «I bambini non si toccano». Inizia così la mia chiacchierata con Ilde Vulpetti, Direttrice Area Operativa Aslti – Onlus “Liberi di crescere”, l’associazione che supporta economicamente, professionalmente e psicologicamente, il reparto di Oncologia pediatrica ora all’interno dell’Ospedale Civico di Palermo (prima all’interno dell’Ospedale dei Bambini).

    Ma facciamo un passo indietro. È domenica pomeriggio, sono circa le 19:30 di sera e all’edificio 17C Maurizio Ascoli del Civico non c’è nessuno. Oltre la porta a vetri del piano terra si trova l’ambulatorio di day hospital di oncoematologia pediatrica, vale a dire l’unità ospedaliera dedita alla cura dei bambini affetti da tumore. Durante tutta la settimana i piccoli pazienti – quelli non ricoverati al reparto di degenza che si trova al terzo piano dello stesso stabile – affrontano cicli di chemioterapia, prelievi e terapie per sconfiggere il male. Continua »

    Palermo
  • ‘U specchiu avi ru facci, ma a ttia ti nni fa viriri sulu una

    Ho ricevuto un regalo di carta e di penna. Questo dono non prende polvere sugli scaffali e non rischia di essere cestinato o peggio riciclato ad una tombola a Natale. Non è costato nulla, eppure molto, ma nonostante questo non è avaro. Non si deteriora con il passare del tempo, non entra dentro ad un cassetto e non ingombra. Posso portarlo in tasca, negli occhi, nei gesti, nella mente e nei discorsi. Non pesa assai anche se sazia più di un cibo grasso. Continua »

    Palermo
  • Palermo è una milf per la sua Fashion week

    Milano, Parigi, Londra, New York. Ok, consideratele pure le capitali della cultura, patrie di storie e civiltà, avanguardiste fin dal cassonetto dei rifiuti e masticatrici di design a 32 denti. Ma perché quest’esclusiva della moda proprio a loro? Siamo pronti pure noi. Mamma Palermo non conosce il bon ton a tavola perché preferisce mangiare cibo da strada con le mani direttamente per strada, non rispetta le regole al volante perché è donna… Ma sui tacchi a spillo cammina benissimo. Palermo è una milf, genitore di figli già grandi ma piena di fascino. Fascino clandestino, occulto, vanitoso, espresso segretamente nei volti di chi ha messo al mondo. E allora perché la settimana della moda la organizzate solo lì?

    Siamo pronti. Liberté, egalité, socialité, pure noi vogliamo una Palermo Fashion Week! Abbiamo l’outfit giusto per far parte del circo della moda. Per certi eventi, infatti, è fondamentale indossare il capo esatto, con l’accessorio esatto, nel luogo esatto. Qua siamo tutti veri e propri trend setter: gli occhiali neri dalla montatura spessa da nerd, ci sono. La bicicletta da paladini dell’ecosostenibilità pure. Nessuno si veste total black effetto lady Diabolik, anzi. Il floreale vince su tutto, a seguire scacchi, colori pastello, ma anche fluo, jeans e borchie, e pelo di pelliccia (ovviamente sintetico). Continua »

    Palermo
  • Sento dire “top”, ma non era “la vita” dire “che toco”?

    2006. Anno in cui il “cielo è azzurro sopra Berlino”, di gol e sorrisi tricolore. Ma anche di pianti monocromo per l’ultimo giorno di scuola.
    Nella notte, lo spirito del professor Keating ha fatto sosta qua, a Palermo, regalandomi un “sogno di una notte di mezz’estate”.
    2014. Anno del primo giorno di scuola in amarcord. Ricordo ancora l’odore degli alberi all’ombra del liceo Garibaldi. Sbircio curiosa. Voglio rivivere per un giorno le mie vecchie abitudini. Robin, regalami “l’attimo fuggente” e al diavolo carpe diem!
    Ma… Ganci ha chiuso – resterò a pancia vuota senza il proverbiale rollò – e i miei compagni hanno l’iPhone in una mano, la bretella della cartella monospalla nell’altra. E il Nokia? Continua »

    Palermo
  • La catena dei libri reinterpretata alla palermitana

    «Se mi taglio esci tu! Ti amo»

    Una catena (di Sant’Antonio) ci seppellirà, anche io mi appresto ad elencare le dieci letture che hanno cambiato la mia vita:

    1. Se mi taglio esci tu – Tano Zen;
    2. Non posso fare almeno di te – Mimmo Ballarò;
    3. Io per te muoro – Caterina Munnizza;
    4. Mona mour – Emile Schifiè;
    5. Questo amore immenzo per te – Salvo Ruborgo;
    6. Io e te siamo un quore solo – Maria Di Capo;
    7. Prova ha d’amarmi – Filippo Santocannolo;
    8. Ta firi tu? – Jhon Trafic;
    9. Uellcom tu Vucciria – Mike Garrafael;
    10. Sangu mio – Pino u’ Cassatino.

    Nomino a mia volta il Genio di Palermo, Santa Rosalia e Franco ‘u Vastiddaru.

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  • A Palermo tutto è fuori posto

    Immagino l’espressione algida di un’intera famiglia di tedeschi capace di non far trapelare neppure una smorfia di sdegno. Qualche cinese di certo avrà pensato bene di immortalare la scena degna del più grande film tragicomico pensato nella storia dei film tragicomici. Alcuni americani si saranno chiesti perché “lui” sì e un bar no. Nel volto dei musulmani, invece, riesco a scrutare l’invidia di chi ha intenzione di emulare nelle proprie moschee. Il palermitano non se n’è neppure accorto.
    È un giorno come tanti a Palermo. I turisti battono a tappeto la zona del Centro storico, tra Quattro Canti e mercati tipici, fino alla Cattedrale. Qui stranamente, il silenzio tipico di questo luogo sacro è raddoppiato. Sembra quasi di ritrovarsi in un film muto in bianco e nero. Eppure in casi come questo è d’obbligo, perché quando non bastano le parole è meglio tacere. In prossimità dell’altare, una freccia indica la direzione dietro il tabernacolo. A chiare lettere si legge “WC Toilette”. “Gentili” penso subito, gli adepti dell’arcidiocesi hanno pensato di scriverlo in inglese così da poter essere compreso da tutti. Vedo turisti stupiti. Io invece non lo sono affatto.
    Qua a Palermo ogni cosa è fuori posto. Continua »

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  • Nino, continui a fare “‘u ballerino” e non “‘u truffaldino”, Palermo ha anche il suo volto

    Nino, continua a fare “'u ballerino” e non “'u truffaldino”, Palermo ha anche il tuo volto

    E se vi dicessi che il suo vero nome è Antonino Buffa? Lo so non vi dice nulla. Troppo comune e insignificante per incarnare colui che a Palermo è considerato il Re del cibo da strada. Infatti, come ogni star che si rispetti, si è corsi subito ai ripari attribuendogli un nome d’arte inconfondibile, un marchio a fuoco, che profuma di frittura e ha il gusto “maritato” del panino con la milza. Nino ‘u ballerino è focaccere da quattro generazioni, “s’annaca” durante la “conzatura” del panino (da qui “u ballerino”) e qualche tempo fa ha lasciato le sue panelle per un giorno per intrattenere una lezione universitaria sullo street food. Dalla friggitoria di corso Finocchiaro Aprile a Palermo alla cattedra della Bocconi di Milano.
    Eppure, nonostante la fama mondiale del suo pani ca meusa, di panelle e cazzilli, della sua rosticceria, Nino rappresenta il palermitano doc e non solo quello che ha nelle vene olio di frittura bollente, zibibbo e un po’ di sano colesterolo. Nino ha in sé il gene primordiale. Quella palermitanitudine che contraddistingue Buffa così come Giuseppe, Salvatore, Filippo, Domenico, Lia, Vincenzo, Lucia, Caterina, Gaetano e che può declinarsi in un unico modo: furbizia. Perché a Palermo sei furbo e lo sei dalla nascita, sei furbo più degli altri e non puoi essere fregato, al massimo fregherai. Continua »

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  • La Morte

    Forrest Gump diceva che la vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti può capitare. E non lo sappiamo perché amiamo essere cristallizzati nella nostra bolla di sapone, un’isola felice che tiene all’ingresso i cattivi dolori.
    A volte è la strada la nemica numero uno. A Palermo, in Sicilia, ogni anno il bilancio si chiude in “negativo” e alcuni angoli d’asfalto divengono veri e propri sepolcri a cielo aperto, con tanto di foto e fiori, che divengono mete di pellegrinaggio per i parenti. Altre volte invece vedi spirare i tuoi cari in una corsia d’ospedale, vuoi perché la mala sanità è un cancro più infimo di quello che porta realmente alla fine, vuoi perché alle volte è il “momento” e non esistono medici e cure così giuste da riuscire a strapparti al destino. Altre volte ancora il carico di sofferenza viene appesantito dalla condizione cimiteriale delle città. Transeat (per il momento) il degrado delle necropoli panormite, ma neppure i morti sono tutti uguali? Trovare “u postu” al feretro ormai esanime è roba assai complessa: per questo, file di bare si susseguono accatastate dentro ai depositi dei Rotoli o del Sant’Orsola. Continua »

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  • Pregiudizio e omofobia al “Pride”? Che brutte parole!

    Ogni anno ci risiamo. Accanto ad una pioggia di asterischi fuxia si alternano banalissimi luoghi comune. «Amor omnia vincit» dicevano i latini. Ed è così che con orgoglio si sono riempite, come un fiume in piena, le strade della città per la parata del Palermo Pride. Un corteo umano, con oltre 40mila persone ha sfilato a festa per l’occasione. Il monito? «O si è felici o si è complici».
    Ma ritorniamo al “luogo comune”. Ogni anno, appunto, i giorni di pride si trasformano in un’occasione unica per esprimere il peggio di alcuni mammiferi umanoidi (scusate la provocazione, ma preferisco non usare il termine persone). Mi capita di ritrovarmi in giro, durante il corteo. Di assistere allo scambio di battute tra alcuni. «Talìa quanti ricchioni; ma io unn’è ca ‘unn’accetto, è ca mi parunu malati; ormai ca su tutti addà banna; pi mia pozzuno fare nszocu vogghiono ma ‘i loro casi; iddi si pozzuno accuppiari ma ‘i picciriddi hanno ‘a stari cu na matri e nu patri». Preferisco non ascoltare più e godermi i colori. Ascolto elucubrazioni specchio di banalità e preconcetti. Si rivolgono al mondo in modo goffo e grottesco, credendosi aperti e comprensivi, moderni e consapevoli del problema. Riempiono le loro frasi di “se” e soprattutto di “ma”, di giustificazioni politically correct per paura di essere scambiati per “omofobi”. Omofobi? Che brutta parola! Continua »

    Ospiti
  • Caro Mario Balotelli, se avessi potuto scegliere…

    Mario Balotelli

    Caro Mario,
    Sono Federica, ho 27 anni e non ho scelto di essere italiana.
    Sa signor Balotelli, e la chiamo “signor” nonostante i modi aristocratici non sempre l’abbiano contraddistinta e proprio per dimostrarle che questa lettera tutto è fuorché un monito razzista, le dico che nessuno in linea astratta ha scelto di essere italiano. Neppure io. Anzi le dico di più, se avessi potuto scegliere sarei nata in un paese e in un periodo storico lontano da quello governato dal suo Presidente. Anche perché io “Forza Italia” l’ho urlato soltanto durante le sue partite in Brasile e perché per me il rosso e il nero sono solo quelli di Stendhal. Continua »

    Palermo
  • Ma prima l’aperitivo non era solo al Berlin?

    Berlin Cafè

    C’era una volta Palermo, quella della prima volta e del primo aperitivo. Quello a cui «ma davvero non vieni?». Un po’ fighetto o un po’ radical chic, attributi un tempo differenti, adesso pressoché sinonimi. Insomma, c’era una volta l’aperitivo più “per strada” di sempre, l’unico. Quello che in teoria si svolgeva il mercoledì, in pratica o ti stanziavi lì dal lunedì al venerdì oppure eri sfigato. Ma adesso, come funghi proliferi di campagna, spuntano qua e là, in disordine, confondendo la mia mappa urbana di long drink. E mi chiedo: ma prima l’aperitivo non era solo al Berlin? Continua »

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  • Chiude Fiorentino, ma se fosse in vita il commendatore Alfredo…

    Alfredo Fiorentino

    E ci risiamo. Nonostante l’epilogo possa sembrare il medesimo, il prologo di questa storia ha un marchio inconfondibile che profuma di storia, garbo e cortesia. Ha il colore dell’oro e l’abito del galantuomo.
    Io lo ricordo bene il commendatore Alfredo. Se dovessi descriverlo a chi non lo ha mai conosciuto direi che era il classico nonno tenero. Nonno lo era per davvero, non essendo arrivato al traguardo centenario per un pelo, ma nei suoi gesti si poteva riconoscere la carezza di chi, nonostante tutto, nonno di sangue non fosse. Mai il tono della voce alto, sempre elegante, mai una parolaccia né una parola in dialetto. Era un uomo d’altri tempi, metodico e garbato, discreto, di quelli venuti fuori da una fotografia in bianco e nero.
    Ogni mattina, puntuale come il canto delle cicale d’estate, faceva ingresso alle 9:30 al civico 315 di via Roma di fronte l’edificio delle Poste. Prendeva posto nella sua scrivania, allocata strategicamente tra il bancone di vendita e la cassa. Una vista privilegiata la sua perché, sebbene stesse spesso con il capo chino e la sua fedele lente d’ingrandimento, al signore dell’oro non sfuggiva mai nulla. Continua »

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