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e-mail: scudisha@hotmail.com

Biografia: Claudia Scuderi, nata a Palermo la sera di un’inquieta notte di Aprile del lontano 1983, ad oggi si definisce un perfetto esempio di apolide. Apolide è colui che è privo di alcuna cittadinanza, e, visti i continui e repentini spostamenti di mese in mese alla ricerca di esperienze sempre nuove, si definisce un’apolide coi fiocchi.
Laureata in comunicazione pubblica con la simpatica votazione di 109/110 ha svolto la tesi, dal tema che rendeva dubbiosi relatrice e assistente, all’interno degli studi di una nota stazione radiofonica che le ha permesso di unire “l’utile al dilettevole” e per la quale, ogni volta che può, gioca a fare l’ospite. La materia in questione era Teoria e Tecniche dei nuovi media. Il titolo, L’era polimediale: IL CASO RADIO DEEJAY. Cocciuta come poche va avanti nelle sue scelte non curante dell’opinione pubblica.
Massima: volere è potere.
Attualmente collabora per la Goigest, storico ufficio stampa di Giorgio Gaber e Ombretta Colli che, ad oggi, vanta la promozione di clienti quali La7, le Officine Smeraldo e una serie di personaggi del mondo dello spettacolo nazionale e internazionale.
Nel suo cuore, sempre, il Palermo Teatro Festival – Nuovo Montevergini che ha visto nascere, crescere, e che sente “suo”.
Gli eventi (di qualsiasi forma o natura) sono la sua passione. Non rinuncerebbe mai allo storico trio Ferrera, Geraci, Alfione. Il suo nomignolo, coniato da Philippe Daverio e ormai noto ai più, è Alfietta super.
Il suo grazie: alla mamma.

Claudia Scuderi
  • E questo è solo l’inizio

    L’incipit. L’incipit è sempre faticoso, come in tutte le cose.
    Che sia un esame all’università, il primo giorno di lavoro, il primo appuntamento, l’avvio è il momento cruciale, se parti bene poi vai come un treno, se sbagli in partenza, beh, come si dice, parti svantaggiato.
    Sono stata definita “malata di troppa vita”, dal celebre testo dell’altrettanto celebre Lorenzo Cherubini, detto Jovanotti (no, niente citazione troppo forbite per adesso) e probabilmente è vero, lo sono. Il termine “malato” ha chiaramente un accezione tanto positiva, nel caso specifico, quanto negativa, ed è per questo che essere malate di troppa vita ha i suoi pro e i suoi contro.
    Corro. Corro sempre. Faccio mille cose al minuto, penso mille pensieri al secondo, non mi riposo mai veramente (tranne quando dormo, non sono un sicario, grazie a Dio) e se avessi la possibilità di esprimere 1 solo desiderio nella vita non sarebbe per la fame nel mondo, ahimé ( e qui rischio di apparire un po’ cinica), sarebbe il tempo: vorrei che una giornata fosse fatta di almeno 30 ore, 24 sono davvero troppo poche per fare tutto. Mi rammarico del fatto che noi italiani ci “svegliamo” sempre troppo tardi nella vita. Continua »

    Cassate da Milano
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