Palermo, città di servizi (?), I.C.T. (!) e sviluppo economico
Palermo non è una città industriale in Sicilia.
E nemmeno una città turistica ai livelli di Firenze o Venezia.
È sede di notevoli rappresentanze di istituzioni regionali e locali, fondamentalmente. Città di servizi si chiamano se non rientrano nell’area delle città industriali né in quelle turistiche.
Ma…se pronunciamo la frase “Palermo città di servizi” ci vien subito da ridere a crepapelle!
Non saranno di certo 2-4 centri commerciali appena inaugurati a fare di Palermo una città industriale, anche perché gli articoli commercializzati in questi iperspazi non sono prodotti in loco. Quindi se Palermo deve restare imbrigliata all’interno della classificazione delle città di servizi, almeno per qualche decennio o secolo, bisogna tentare di capire “come” può svolgere questa funzione al meglio.
(E mi sorprendo pure…a constatare che c’è una corrente economica di pensiero che considera l’economia dei servizi più redditizia di quella dei prodotti, ai giorni nostri!)
Per servizi si intende la varietà e tipologia di attività a favore dei cittadini e delle imprese, che può essere di carattere sociale, sanitaria, culturale, della mobilità, economica, ambientale, ecc.
È proprio questa la tipologia di servizi di cui si lamenta il popolo e le piccole e medie imprese palermitane. Le lamentele, ovviamente, sono riferite alla scarsa qualità ed all’inefficienza dei servizi stessi erogati dalle istituzioni pubbliche, e anche private.
Come migliorare, quindi, la scarsa qualità dei servizi in una città (di servizi)?
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