Offrire alla collettività best practice, esempi di buona amministrazione, di questi tempi non è facile. Ma un’istruttiva indicazione di buon governo si può offrire anche in negativo, indicando esempi da non seguire assolutamente: le worst practice, per l’appunto. È la linea da tempo intrapresa dalla Regione Siciliana, inimitabile scuola in questo campo. Prendiamo ad esempio il tema delle partecipazioni regionali: dopo anni di retorica sulla presunta maggiore efficienza della gestione privatistica rispetto a quella pubblica, il bollettino di guerra delle rilevanti perdite societarie subite da tale gestione sta ora inducendo il governo Lombardo ad un’inversione di marcia con la dismissione di ben 22 delle 33 partecipazioni detenute.
Se è vano piangere sul latte versato, qualche doverosa considerazione va fatta soprattutto a favore delle giovani generazioni perché sia chiaro, nonostante i germi della cultura greca colonizzatrice, che non c’è nessun tragico e ineluttabile destino, nessun fato da subire senza speranza, nessun capriccio degli Dei cui addebitare l’ingiusto spreco di tante potenzialità di sviluppo economico vero, la fuga di tanti cervelli costretti ad emigrare e le tante occasioni di lavoro perse per coloro che hanno comunque deciso di restare. No, la causa di tutto ciò è solamente addebitabile ai meccanismi – formalmente – democratici di costruzione del consenso, di selezione della più squalificata e squalificante classe dirigente che la storia repubblicana conosca, grazie anche all’assenza di un’informazione indipendente che faccia da contrappeso al potere politico e non rappresenti invece un “pezzo del potere”, capace di solo scrivere o “sotto dettatura” del Palazzo o per denunciare le malefatte di una parte, ma solo nell’interesse dell’altra. Mi riferisco, ovviamente e sconsolatamente, a politici, sindacalisti e giornalisti dei partiti di destra come di sinistra. Continua »
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