Notte.
Un teatro.
Una targa d’oro opaco su una parete purpurea corrosa da muffe verdi e la sua scritta: “Gran Real-Teatro Palermo”, qualche lettera pende a testa in giù sorretta da un incerto chiodo arruginito.
Era bello, invidiato, ordinato, splendido un tempo.
Ci sono dentro e lo osservo. Ora è diverso, decadente, polveroso, immerso in una densa e vischiosa penombra che avvolge tutto.
Sul palcoscenico di legno vecchio, un enorme letto, con le sue putride lenzuola, troneggia al centro. Sopra distese, tre figure accidiose giacciono in un sonno lascivo.
Sono lo Sdegno, la Civiltà e il Diritto. Un tempo erano guizzanti, alte, fiere e rispettate. Ora colano di adipe dalle loro lucide, nude pelli, paiono fuse in un solo corpo molle, indistinto.
Attorno al loro capezzale mostri impazziti ballano e recitano, gozzovigliano e copulano tra i loro stessi escrementi.
La sala è piena ma la gente seduta è ferma, sembra morta, in silenzio guarda davanti a sé, gli occhi vuoti, vitrei, riflettono, respingendole, le immagini che ricevono. Continua »
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