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domenica 6 ott
  • Sala parto: Sicilian style

    L’ostetricia ha fatto passi da gigante da quando le “mammane” controllavano i segreti della nascita e oggi forse la maggior parte dei ginecologi sono uomini, ma vi assicuro che il parto rimane, almeno da queste parti, una questione di donne. Nell’ospedale pubblico dove è nata nostra figlia Leyla è pratica corrente permettere al padre di assistere al parto, e in questo è molto avanti rispetto alla maggior parte nei quali invece è semplicemente una concessione arbitraria del medico responsabile del turno; tuttavia, in tutte le altre fasi del parto il compagno viene di solito escluso. Ma non voglio affatto polemizzare perché in realtà tale partecipazione, che io davo per scontata, non è poi così tanto cercata.

    Nelle ore in cui mia moglie era dentro l’inaccessibile sala parto per i vari controlli che si fanno durante il travaglio, ho condiviso un lungo corridoio con uomini in attesa del lieto evento. Bisogna dimenticare il luogo comune del padre che passeggia avanti e indietro nervosamente, sempre con la sigaretta accesa. Innanzitutto perché è vietato fumare e poi perché ci sono tanti altri modi di passare quelle fatidiche ore. Quello più frequente è occuparsi del telefonino. Metterlo sotto carica (è lì c’è la corsa alla sola presa disponibile), cambiare scheda, scorrere la rubrica, mandare sms, controllare il campo in ogni posizione e angolo dell’ambiente. Uno ha provato tutte le suonerie del suo UMTS, finendo per scegliere quella “Profondo rosso”, che ci ha terrorizzato decine di volte nel corso della notte. Bisogna infatti rispondere alle varie telefonate di amici e parenti e sfoderare il linguaggio esoterico che si è appena imparato. Secondo un tizio, per esempio, la moglie era dentro a fare “il trattato”, invece che il tracciato, ma il suo interlocutore al telefono non se ne convinceva.

    Dicevo che di uomini ce n’erano tanti in sala d’attesa perché dentro, con le compagne, c’erano le madri. È in momenti come questi che nel genere femminile un concentrato di conoscenze ed esperienze passa da una generazione all’altra. Le madri prendono il controllo sulle figlie doloranti, sui generi inebetiti e sulle ostetriche (anche loro in maggioranza donne) che vengono giudicate in un batter d’occhio, e severamente, nelle loro abilità. A quei futuri padri perennemente sdivacati a ridosso della porta (altro modo di attendere l’evento) le suocere comunicano attraverso lo spiraglio che ogni tanto aprono aggiornamenti veloci, buoni (“è nato, forte come un cavadduzzo”) o cattivi (“il bambino è incaprettato”). Uno a dire la verità era entrato durante il travaglio, ma ha riguadagnato l’uscita dopo dieci minuti, paonazzo e sudato, lasciando il posto alla indispettita suocera. Ho chiesto a un altro perché non entrasse ad assistere e lui mi ha risposto: “io queste cose… ci pensa sua madre”.

    Per quanto mi riguarda sono entrato, quando mi hanno permesso, e ho visto un gruppo di dottoresse straordinarie (il primario, uomo, riposava in un’altra stanza e veniva chiamato per le emergenze) avere a che fare con ogni tipo di situazioni, dal nascituro che perde battiti al cuore e deve uscire prima possibile, alla gestante che prima di entrare si è mangiata un panino con la milza e adesso ha le coliche. Ho visto anche lo spettacolo cruento ed emozionante dell’arrivo di mia figlia. Non lo dimenticherò mai e mi dispiace per gli altri.

    Leyla
    LEYLA

    Palermo
  • 9 commenti a “Sala parto: Sicilian style”

    1. Deve essere un esperienza “forte” e magnifica nello stesso tempo…..complimenti per Leyla che è bellissima e x il coraggio che hai avuto ad assistere….!!!!E’ vero anch’io sono dell’opinione che certi momenti non vanno “assolutamente” persi….e a tal proposito posso chiederti (pura curiosità femminile!?)qual’è l’ospedale cui hai fatto accenno nell’articolo?

    2. Auguri collega. Avete proprio una bedda picciridda.
      Collega con me neo babbo come me.
      Ho assisitito al parto. Niente madri o suocere per fortuna e per carità. Tutto si è svolto di mattina presto. Di comune accordo con la mia compagna non abbiamo avvertito nessuno dei parenti. Ci siamo goduti, con tutti i santissimi crismi, il momento della nascita di nostra figlia.
      Un momento assolutamante privato da condividere solo ed esclusivamente con la propria compagna (a mio modesto parere).
      Ho assistito al parto, dal travaglio fino all’espulsione della placenta. Ho scoperto cose che non sapevo di possedere lì in sala parto.
      Mia figlia giorno sette gennaio ha compiuto due mesi. Cresce bene, è bella come la mamma e si chiama Clara.
      Adesso, mentre scrivo, è in braccio a me.
      Auguri collega a te e a tua moglie.
      Avete prorprio una bedda picciridda.

    3. Beddissima è!

    4. Anchì’io ho assistito al parto, senza madri ne suocere. E’ stato bello; cruento si, ma straordinario. A volte ne parliamo e ci commuoviamo ancora. Avugurio!

    5. Ho avuto due bambine: Chiara di tre anni e Sara di un mese, a tutti e due i parti mio marito è entrato in sala parto con me dandomi coraggio, è stato bellissimo. Auguri a tutti i neo papà.

    6. Immaginate la scena. Sala Parto, padre giovane con mascella volitiva, ben piantato e muscoli ipertrofici. Il pediatra lo avvicina e gli chiede se se la sente di assistere. “Dottò faccio il carnezziere, non mi impressiono di niente”. TRE minuti dopo era disteso “lungo lungo” a terra, svenuto. Per la cronaca quello che i padri si sono persi mentre giocavano con i telefonini fuori è una scena fatta di clisteri, depilazioni, visite ginecologiche ripetute con misurazione della “dilatazione”, urla con sottofondo di battiti cardiaci e sanitari che parlano di calcio o turni di guardia…..
      Quando è nata mia figlia io pediatra in sala parto non sono svenuto!

    7. assisstere al parto della propria figlia è un’esperienza unica, forte, cruenta, ma dolcissima. futuri papà: fatelo e non ve ne pentirete

    8. auguruissimi anche da unaltro isolano 😀

    9. augurissimi anche da parte mia

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