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venerdì 26 apr
  • Intimidazioni

    Venerdì notte a Corleone è stata incendiata l’auto di Dario Paternostro. Giornalista e sindacalista della CGIL, autore del libro “I corleonesi. Storia dei golpisti di Cosa Nostra” distribuito dall’Unità, Paternostro collabora con Narcomafie e dirige un giornale on line, Città Nuove.

    Certo l’intimidazione ha una valenza locale, ma forse è il caso di domandarsi se il messaggio non sia rivolto anche su scala più generale.

    Ancora una volta la mafia scende in campo in momenti delicati della vita politica siciliana. Non credo sia un caso che le intimidazioni ad un giornalista che si occupa di rapporti mafia-politica avvengano in un clima politico tutt’altro che sereno.
    Le elezioni regionali sono vicine e la mafia vuole far sentire il suo peso in una campagna elettorale in cui il tema della legalità e della lotta alla mafia sta diventando sempre più centrale e determinante. Basti pensare ad esempio che i candidati dell’Unione alle regionali dovranno sottoscrivere un codice etico che escluda ogni loro coinvolgimento o contiguità con ambienti mafiosi, così come è significativo il fatto che Totò Cuffaro abbia chiesto qualche giorno fa il sequestro del documentario “La mafia è bianca”, sostenendo che inquina e condiziona le scelte degli elettori.

    In questo contesto la mafia, che poggia la propria forza sul livello politico, su quello economico e su quello “culturale”, cioè del consenso e del controllo del territorio, lancia un segnale chiaro: il giornalista scomodo che indica con determinazione quali possano essere i rapporti tra mafia, politica e affari va fermato perchè, incidendo sul consenso e stimolando lo spirito critico di chi legge, può contribuire a scardinare i secolari equilibri mafiosi.

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  • 13 commenti a “Intimidazioni”

    1. I contatti mafia/politica mi sembrano abbastanza bipartisan in Sicilia.

    2. Ho appena assistito all’effetto che scatena nell’uomo l’avere una tessera ad un partito. Lo trasforma in un ASiino.

    3. Ma sulla tessera non c’è solamente l’iniziale, quindi A. Siino. 😛

    4. la mafia non è bipartisan. E’ ovunque. C’è poco (o forse molto) da dire/fare.

    5. Beh… bisogna scegliere il meno peggio, e oggi il meno peggio è a sinistra.
      Bel blog, complimenti!

      http://www.ragazzerusse.org

    6. Io avrei proposto a tutti di acquistare l’ultimo libro di paternostro. Vi lascio un link se la cosa vi interessa:

      http://blog.cuntrastamu.org/?p=87

      grazie.

    7. la mafia sarà anche bipartizan, però D’Alema non ha avuto mafiosi alle sue dipendenze (Vittorio Mangano) come qualcuno bugiardo, nano e coi capelli finti.
      Poi, sempre restando a destra, possibile che tutti quelli arrestati sono dell’UDC?
      ci avete mai fatto caso?

      siciliani, se volete combattere la mafia, dovete cominciare proprio nel seggio elettorale.

    8. E che quasi tutti i magistrati stanno a sinistra? ci avevi mai fatto caso????? (sperano tutti che dopo, per premio, si bècchino un seggio in Parlamento….:-)

    9. non è affatto vero…
      queste affermazione le fa un famoso indagato per varie porcate ai danni dello stato.
      quanti magistrati ci sono in Italia?
      guarda a caso i magistrati rossi sono quelli che indagano il nano.. e gli altri cosa sono? neri? grigi? blu?

      e i 9 anni a Dell’Utri? hai gioito perchè la giustizia ha trionfato o anche li toghe rosse?

      se quando indagano un mafioso, vi mettete a difenderlo.. bè chi è causa del mal suo pianga se stesso.

      dove abito io posso aprire un negozio senza venire taglieggiato.

      maditate…

    10. Swampthing ristudiati regole e fallacie dei sillogismi. E poi che livore! Sei nervoso? 🙂

    11. Cara Angela forse buona parte dei magistrati sta a sinistra perchè c’è più senso dello stato e delle istituzioni, mentre chi governa fa leggi e leggine per aiutare i mafiosi ed averne favori elettorali…

    12. si, sono nervoso. Ho amici siciliani che odiano la mafia. che sono scappati dalla Sicilia perché non cambia mai niente. Mi dispiace per loro, mi dipiace che ci sia una terra dove lo Stato è lontano e mi da fastidio chi china il capo e subisce in silenzio.

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