Da Oriente e da Occidente
Sabato 8 aprile 2006 alle ore 18:00 s’inaugurerà presso la Galleria 61 la mostra collettiva “da Oriente e da Occidente” con opere di Giuseppe Colombo, Stefano Cumia, Giuseppe Puglisi e William Marc Zanghi.
Il titolo sorge spontaneo dal fatto che in tutto c’è un oriente e un occidente, anche in Sicilia e anche in noi e dal fatto che di questi tempi le differenze sono – molto spesso – esasperate e demonizzate con una grossa perdita per tutti e tante occasioni di sviluppo mancate.
Fortunatamente ancora l’arte (non sempre) è il porto franco dove “la diversità” è protetta e custodita per quello che è: tesoro. In questa mostra ci sono quattro giovani (tutti sui trent’anni) che dipingono e usano il mezzo ognuno a suo modo per parlare di mondi interni e esterni. Come tradizione vuole, e c’è un bel libro di Vincenzo Consolo che ne parla, gli orientali sono più introversi, quasi intimistici (Colombo e Puglisi) e gli occidentali dispiegano la loro attenzione e i loro sguardi sul mondo (Cumia e Zanghi). Potrebbe valere anche su scala globale? Non lo so, e forse i termini della questione sono riduttivi ma vale il fatto che la cultura risulta essere terreno fertile di riflessione e sperimentazione non solo di nuovi linguaggi ma anche di accostamenti, accordi, nuove prospettive del pensare e del fare.
Dunque la pittura ritorna come sfida, per riflettere i mutamenti epocali della percezione, del sentire, dell’esprimere rimanendo metro espressivo senza tempo. Prevale nella percezione degli artisti la sintesi, più che l’analisi, con la composizione di uno spazio che declina in termini nuovi sia l’oggettività che la soggettività.
I quattro artisti presentati in mostra sono molto diversi eppure tutti hanno piena consapevolezza dei termini più attuali del linguaggio che adottano. Colombo riprende visioni oniriche dei paesaggi che lo circondano e ne fa composizioni senza tempo, con maestria e leggerezza rara, Cumia attraversa temi quotidiani, figure dagli atteggiamenti scomposti e attuali, figure colte di sorpresa e paesaggi di ogni giorno, Puglisi scompone le campiture in piccole pennellate che da sole riescono a fare entrare lo spettatore in particolari atmosfere tra l’astratto della forma e la concretezza delle allusioni visive, infine Zanghi, che rivela le infinite combinazioni dell’attualità in una sorta di distopia metropolitana, in cui le visioni delle città si fanno acide, corrosive, enormi. All’inaugurazione (a cui siete tutti invitati) saranno presenti gli artisti e sarà presentato un catalogo con il testo di Davide Lacagnina.
La mostra rimarrà aperta fino al 13 maggio.
Dal martedì al venerdì 17:00 – 20:00 e sabato 10:00 – 13:00 e 17:00 – 20:00.
Mi rivolgo a te, come esperta di settore, un mio amico sta esponendo qua, nella più totale indifferenza. Amico non perché lo pensio io, bravo, artista decisamente interessante.
Sta esponendo a Palazzo Branciforte, nel più completo silenzio, direi. Rispetto anche a chi potrebbe essere interessato, in qualunque modo. che spazio e dialogo esistono per l’arte contemporanea in Sicilia, mi chiedo? e lo chiedo anche a te, come specialista.
ti in vio cmq, il riferimento dell’artista di cui ti parlavo, conoscere non fa mai male a nessuno, alla fine.
Mostra di Nucasio Pizzolato, terra d’amare, fino al 19 Aprile.
cara teresa, ho visto la mostra di nicasio, sono andata all’inaugurazione.
quello che tu dici è praticamente normale qui a palermo, nel senso che verso l’arte contemporanea non c’è alcuna attenzione nè a livello pubblico (soprattutto e devo dire che la cosa ha radici antiche) nè – di conseguenza – a livello privato. per quanto riguarda la mostra di pizzolato, sconta il fatto che sia un “nuovo” spazio apertosi da poco all’arte contemporanea ma la curatrice è una persona in gamba (giusi diana) e quindi vedrai che verrà fuori. poco, come tradizione vuole, ma verrà fuori.
Una cosa mi chiedo, Cristina, é poco conosciuta perchè? Ovviamente mi sono risposta. Secondo me per due motivi: l’uno l’estremo provincialismo di gran parte delle persone teoricamente ‘abbienti’, in città, ormai costituite da commercianti, o altri, con la strana e nostalgica rincorsa verso un mai esistito passato di tradizioni storiche familiari, che compensano con una devozione verso le cose antiche mai tramandate, quasi a rifacimento di una tradizione nobiliare familiare mai posseduta; il secondo,l’assoluta ignoranza della contemporaneità, spesso prodottasi, sia per le cose anzidette, sia per la difficoltà scolastica di raggiungere mai nei programmi, il ‘900, addirittura, piuttosto che i movimenti contemporanei, cosa che stabilisce una cultura di base sull’argomento pressocché ferma alla fine del XIX-inizi XX sec.
Terza riflessione, nei meccanismi di promozione di certi artisti o di certe correnti, si dovrebbe tenere conto proprio di questa limitazione culturale diffusa, magari promuovendo delle giornate di divulgazione dell’arte moderna e contemporanea, con linguaggi semplici e diffondibili ai molti, con la promozione di testi, di happening, non necessariamente solo perchi cultori, ma con l’intenzione opposta, di rendere certi concetti e certe esperienze comprensibili ai molti.
Altra riflessione, nel gioco dei circoli ristretti, spesso i galleristi, finiscono non tanto per promuovere gli artisti, ma per guadagnare su di loro, con una percentuale sui giorni di esposizione, sulla pubblicazione di depliant e brochure, fini a se stessi, e davvero non utili ad una reale promozione, né crescita di certi fenomeni.
Sono riflessioni che faccio, magari sbagliate, Cristina.
Fatto sta che ho suggerito al mio amico, che già a Roma ha venduto parecchi quadri, vai via da qui, questo non é un posto utile, a quello che fai.