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domenica 6 lug
  • Le quote rosa non servono a un tubo

    Mi duole dirlo, ma Mara Carfagna ha ragione. Benchè io stesso alla vigilia potessi pensare il contrario, le recenti elezioni amministrative in Sicilia ci hanno dato la prova provata che non c’è cosa più inutile delle quote rosa.

    In Sicilia si è votato con una nuova legge elettorale: sistema proporzionale con sbarramento al 5%, voto di preferenza e quote rosa, ovvero l’obbligo da parte di ogni lista di contenere il 30% dei candidati donna, posizionati nella lista alternando ad ogni nome maschile un nome femminile. Semplice e lineare.
    Il risultato? Se escludiamo Rita Borsellino (alla quale proprio la nuova legge elettorale garantisce un seggio da deputato in qualità di candidato della minoranza), su novanta parlamentari eletti le donne sono tre due. Si, proprio così: t-r-e d-u-e.

    Non è finita. Se andiamo a vedere chi sono le tre donne elette, scopriamo che due di loro fanno parte del centrodestra (Giusy Savarino, Udc e Giulia Adamo, Fi) e una soltanto del centrosinistra (Francesca Cantafia, Ds).
    Altra bomba: nell’ultima legislatura – eletta senza le quote rosa – le donne erano addirittura quattro, una in più rispetto a questa eletta due in più rispetto a queste elette con le quote rosa. Ed erano tutte del centrodestra (sì, proprio così: il centrosinistra non aveva eletto nemmeno un deputato donna).

    E ora – preso atto del fatto che il problema della rappresentanza femminile non deriva tanto dalla misoginia dell’attuale classe politica quanto da un’arretratezza culturale ed una concezione del potere di stampo medievale e sessista, e appurato che non ci sarebbe niente di più sbagliato per il centrosinistra di pensare di essere anche minimamente differente rispetto all’altra parte – che si fa? Continuiamo a delirare di quote rosa o facciamo un passo indietro e ricominciamo tutto da capo?

    (crosspostato su Progetto Mayhem)

    Errata corrige: a causa di un refuso su questa pagina ho inserito tra le donne elette l’inesistente Francesca Cantafia, dei Ds. Esiste invece Francesco Cantafia, ds eletto a Palermo e – soprattutto – uomo.
    Il ragionamento di cui sopra ne esce rafforzato: le donne elette con le quote rosa in queste elezioni regionali sono quindi due, e sono entrambe del centrodestra. Sono quindi due in più delle quattro dell’ultima legislatura, elette senza quote rosa e – ancora – tutte nel centrodestra. Per la seconda elezione consecutiva il centrosinistra non elegge all’Ars nemmeno una donna. Ribadisco, quindi: il problema non è politico, è culturale. Non è di una sola parte, ma è perfettamente trasversale.

    Ospiti
  • 15 commenti a “Le quote rosa non servono a un tubo”

    1. Ho cercato di leggere il post cercando di fissare l’attenzione sul testo, senza lasciarmi distrarre dalla foto dell’autore: non ci sono riuscito!
      Un’espressione così “acuta” soggioga il lettore più di qualsiasi concetto questo possa esprimere.

    2. Sarà bella la tua di faccia! Complimenti per il commento pertinente!

    3. no la faccia non è malaccio è l’espressione a lasciare a desiderare.

    4. Non sono d’accordo su nulla di quello che si dice in questo post. Innanzitutto questa pessima legge elettorale non è stata applicata. A parte la lista Borsellino nessun’altra ha applicato la regola di alternare i nomi dei candidati, tutt’altro (vedi qui). Inoltre si parla propriamente di quote rosa quando si riservano un tot di seggi alle donne o alle minoranze e in questa legge non c’è niente di tutto questo. Chi parla così delle quote rosa (ma il ragionamento si può applicare a qualunque gruppo discriminato, anche per ragioni etniche, razziali e religiose) non sa l’effetto benefico per democrazie che esse hanno avuto in tutti i paesi europei dove sono state applicate. Esiste una vasta letteratura sull’argomento. Infine, la Carfagna. La soubrette dice che le quote rosa non sono servite per portarla in parlamento. E’ vero infatti, ma finchè le donne che siedono in parlamento non hanno capacità personali ma solo belle gambe oltre metà della popolazione resterà non rappresentata.

    5. Nicola, la legge sulle quote rosa almeno questa volta è stata applicata alla lettera. In caso contrario le elezioni sarebbero state invalidate!
      La legge infatti prevede l’alternanza uomo – donna solo per le liste regionali, quelle che attribuiscono il premio di maggioranza di nove seggi alla coalizione vincitrice. Alle tre onorevoli elette bisognerà quindi aggiungere le quattro in lista con Cuffaro.

    6. Aggiungo che a me questa legge elettorale tutto sommato non dispiace. Assicura stabilità e spinge i partiti ad allearsi e a superare divisioni francamente incomprensibili (che differenza ideologica c’è fra Rifondazione e Comunisti Italiani?).

    7. Non dispiace neanche a me, e probabilmente non dispiace a molti altri (anche nel centrosinistra), visto che ha vinto il referendum contro il volere dei 3/4 delle forze politiche isolane.
      Riguardo le donne nella lista presidenziale, non le avevo conteggiate. Errore mio, anche se non cambia di molto la situazione.

    8. avete ragione e mostrate certa sensibilità. per fare solo un esempio, sarebbe bello che qualcuno a proposito di quest’idea dell’amnistia facesse il maestro con la bacchettina: “non usciranno di prigione i pedofili”, ma i violenti contro le donne sì, pare di capire dai silenzi in proposito…
      l’arretratezza culturale in fatto di donne è un elemento su cui ancora oggi poggia la vita di tutti i giorni, non solo politica, siciliana e non. credo che questo paese debba imparare ancora tanto, prima di potersi fregiare dell’onore di sentirsi davvero civile…

    9. “a quel revisionista storico che titola che le quota rosa non servono a nulla”, ti consiglio di evitare questi proclami e di ricominciare a leggere i libri di storia (“I fili della memoria, uomini e donne nella storia, Editori Laterza”). Se a 60 anni del diritto al voto delle donne ci ritroviamo ad incrociare le dita affinchè ci siano molte più candidate donne purtroppo è causato dall’impossibilità di esporsi alla politica almeno in Sicilia dove la gestione dell “cosa pubblica” è radicalmente fallocratica. come donna non do assolutamnte il consenso di lasciare in mano agli uomini il collasso della Sicilia. Quanti di voi aldilà del voto dato alla borsellino avrebbero votato una donna? Vi siete mai chiesti quanti gruppi civici o associazioni di donne operano in Sicilia? Avete mai ascoltato le donne parlare di politica?
      Sinceramente aborro il lavoro portato finora avanti da voi maschi. E non credete di discutere di politiche di genere fino a quando non smontate il vostro lessico fallocrate e misogeno.
      Non fatevi nemmeno impiantare una vagina, documentatevi sulla difficoltà di emergere in sicilia come DONNA. Le quote rose sembrano molto più un problema nazionale che locale. I tempi della politica mista spero che finiscano presto, mi auspico un radicale separatismo di genere e lo spostamento netto della politica alle donne.

    10. Kaos, io sta legge elettorale non l’ho capita bene (e anzi se c’è qualcuno davvero ben informato si faccia avanti) ma tu peggio di me. Il 30% rosa e nomi alternati sarebbe dovuti valere per tutti i partiti e il listino di Cuffaro è scattato solo per Lo Porto. Almeno così mi spiegano persone che lavorano nelle segreterie di partiti. Figurati annullare le elezioni per questo, c’è un patto di ferro tra destra e sinistra a riguardo.

    11. Per tua informazione, non esiste una Francesca Cantafia eletta coi DS. E’ stato eletto invece Francesco Cantafia, dei DS, ma in quota celeste in quanto “masculu”

    12. Allora, ho dato una rapida lettura alla legge elettorale. In effetti mi sono sbagliato, i nove del listino regionale non diventano automaticamente onorevoli in caso di vittoria, ma solo se la coalizione non supera un determinato numero di seggi. In questo caso dunque sembra che il solo Lo Porto accederà alla carica.
      Confermo invece che l’alternanza uomo donna vale solo per la lista regionale e non per le provinciali in cui il solo vincolo è quello del 30% riservato alle donne.

    13. Chiedo venia per l’errore sul nome e il sesso del deputato Cantafia, ma la colpa del refuso non è mia: il nome è sbagliato nell’elenco degli eletti che ho utilizzato stilando il post (linkato nel post: http://itaca.netfirms.com/article_2475.shtml).
      Spero che la redazione possa correggere presto l’errore, alla luce del fatto che a questo punto le donne elette diventano due. La metà dell’ultima volta.

    14. Quote rosa?
      La partecipazione femminile in politica non si incentiva solo con le quote rosa…che, in maniera scherzosa (ma non troppo), mi fanno venire in mente piuttosto le campagne di protezione per certi animali in estinzione!

    15. Il Post e’ un grande giornale, dove si trovano davvero le notizie e il tono della comunicazione e’ sempre adatto alla notizia che viene data. Raramente si scade nel sensazionalismo, forse mai. Quindi ben venga consultare Il Post in caso di dubbio se non lo si consulti regolarmente come abbonati o semplici scrocconi quotidiani. Non e’ un caso che campino dei loro abbonamenti. Tuttavia non e’ un giornale perfetto sotto il profilo della parita’ di genere, come mi sarei aspettata. Infatti come da copione patriacale chi lavora agli abbonamenti sono tutte donne, come chi lavora agli eventi e alle varie segreterie. Sono tutte molto sorridenti ed entusiaste, mentre le foto degli uomini che si occupano di tecnologia o scrivono articoli hanno espressioni normali senza sorriso ( per un uomo si vede non e’ obbligatorio mostrare entusiamo per lavorare al Post e vendere gli abbonamenti). Al Post purtroppo, nonostante ci sia un progresso di modernita’ per gli aspetti di stampa digitale e podcast, a livello di prodotto e media di comunicazione rispetto al passato e ai toni da storytelling, tuttavia non vi e’ equilibrio tra la parte femminile del giornale e quella maschile. Inoltre i giornalisti uomini apparentemente solidali con la questione femminista di parita’ di genere nel mondo del giornalismo non pare che razzolino ne’ predichino bene. Niente di eclatante, contro le donne, ma alcuni atteggiamenti aggressivo-passivi che strisciano a volte intorno alle buone intenzioni di essere progressisti di sinistra come area politica di riferimento. Ma la mia analisi politica e’ solo intuitiva poiche’ non mi ci sono adeguatamente applicata a fare le pulci sul suo preciso orientamento. Veniamo ai singoli giornalisti, perche’ e’ li’ che casca l’asino. Gia’ la critica della composizione che forma la struttura del giornale l’ho detta che ricalca la tradizione dove sono le donne a occuparsi di fare tornare i conti, di fare tutti quei servizi alla persona che costituiscono l’attitudine alla cura degli aspetti che favoriscono il lavoro di altri. Un ruolo che viene attribuito per natura dagli uomini alle donne, ma che viene svolto forse per dovere dalle donne, che provenienti dalle retrovie di una storia patriarcale che le voleva dedite solo alle cure della famiglia e del consorte, si muovono negli ambiti lavorativi sempre un po’ chiedendo scusa di volere un posto al sole, cosa che un uomo immagina invece gli spetti di diritto. Un altro elemento che mi ha fatto storcere il naso e’ che vi sia stato un avvicendamento del Direttore del Giornale, da Luca Sofri a Francesco Costa. Chi resta sempre nel ruolo di VIcedirettrice del giornale e’ invece una donna, Elena Zacchetti, che sta li’ da quando e’ nato il giornale. Io mi domando come mai non sia diventata lei la Direttrice del Giornale. Il Signor Costa avrebbe potuto Coodirigerlo o prendere la Vicedirezione, invece anche quest’occasione ha seguito il rito di prammatica. Che delusione. Veniamo ai singoli giornalisti come promesso. Mi riferisco in particolare a un articolo di Cultura, quello che riportava il tema sollecitato da due articoli di Selvaggia Lucarelli sull’organizzazione farlocca dei concerti nel panorama italiano di musica di alto livello e conseguente meccanismo di vendita farlocca di biglietti sottocosto, dopo avere dichiarato il sold out farlocco. Purtroppo l’articolo su Il Post non e’ firmato quindi faccio le pulci a qualcuno senza sapere se sia uomo o donna, ma e’ inifluente, poiche’ ci sono donne che obbediscono alle logiche del Patriarcato poiche’ ci sono immerse e le fanno proprie. Quindi il punto e’ questo, che all’inizio dell’articolo, la collega Selvaggia Lucarelli viene ringraziata e citata puntualmente e si dice che viene riportato testualmente il tema da lei sollevato in due articoli della sua Newsletter con I suoi ragionamenti e deduzioni, cosa che non accade ad esempio in tutti gli altri contesti dove si riprendono le notizie da lei approfondite. Di solito non le danno della collega, qualcuno la definisce, blogger, scrittrice, ma non giornalista. Quindi in questo caso il/la collega e’ corretto/a. Pero’ gia’ nel titolo io noto come si voglia invece sminuire la portata della questione: “Il segreto di Pulcinella dei finti sold-out ai concerti.” E poco piu’ in la’ nell’articolo si legge che si e’ raccolto il parere di un promoter che vuole restare anonimo per non avere ritorsioni di tipo lavorativo che dice: “La ricostruzione di Lucarelli «non è così lontana dalla realtà»… I sold out finti sono «una di quelle cose che sanno tutti gli addetti ai lavori, ma che al di fuori della bolla arriva poco», e «i biglietti che vengono praticamente regalati a banche, assicurazioni e altri sponsor sono un segreto di Pulcinella», dice.” In pratica un parere del genere, di un promoter qualunque, sminuisce il lavoro di approfondimento di una giornalista come Selvaggia Lucarelli che si e’ posta di fronte a un fenomeno che la gran parte del pubblico non conosce, nei termini di un indagine seria, poiche’ tocca le passioni e i portafogli del pubblico e ha voluto spiegare che tritacarne sia anche per gli artisti e a quanto pare, ha perso il suo tempo e anche il nostro, per dirci i segreti di Pulcinella? Io sono molto indignata per questo taglio dato all’articolo e secondo me il promoter era un uomo a cui Selvaggia Lucarelli sta sulle balle perche’ e’ una giornalista, seria, molto strutturata ( riceve minacce di morte un giorno si e l’altro pure perche’ ha fatto chiudere siti pecorecci neofascisti su telegram, per sua personale iniziativa) e di successo. Io ne ho abbastanza di vedere sminuire le inchieste che fa da parte dei colleghi/e/xyz. Temi di cui poi tutti gli altri giornali si nutrono e usano quindi come propri feed. Ma ripeto almeno il Post formalmente ha detto grazie. Mi sento invece di bacchettare il Post per un’ attitudine quantomeno di disparita’ nel trattamento dei prodotti dell’ingegno femminile rispetto a quelli maschili. Non avrebbero annacquato il lavoro di un pennuto autorevole maschio, sgonfiando la notizia porta. Sono molto, ma molto, ma molto indignata, perche’ io amo il Post e anche Selvaggia Lucarelli. Spero che almeno questa critica sia presa con il giusto peso e che nel Post si cominci un percorso di scompaginazione della mentalita’ patriarcale, laddove non te l’aspetti. Grazie.

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