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domenica 13 ott
  • Questa mattina

    Pasquale Culotta

    Pasquale Culotta è scomparso improvvisamente, lontano da Cefalù. In questi casi chi legge pensa al peggio, e infatti è così: scomparso sta per morto. Io penso che Pasquale sia scomparso e, seppur sapendo, lo immagino svanito. L’ho incontrato recentemente, per le vie di Palermo, perché una delle sue traiettorie si è incrociata con una delle mie, e lì s’è creata l’intersezione di abbracci e chiacchiere. Con Pasquale era così, ci si fermava un attimo a parlare dei progetti in corso e si veniva immersi in un tourbillon di idee, notizie, impressioni, attenzioni. Poi lui andava via, spesso trafelato, e svaniva tra la folla e le cose. Mi dispiace di non potere incontrare di nuovo il suo sorriso o lo sguardo di sottecchi, ma sarà altrove a farlo ad altri. Sì, perché per me è soltanto irrimediabilmente svanito, confuso tra persone e architetture, attraverso le quali o dietro cui lo si potrà intravedere, rimanendo accorti o attenti. Il poeta Joao Guimaraes Rosa ha scritto, e così continuo a pensare a Pasquale, “le persone non muoiono, rimangono incantate”: scomparso in questo incantamento.

    Palermo
  • 18 commenti a “Questa mattina”

    1. Cogliandro perchè non scrivi chi era Culotta, l’epitaffio va bene, ma quanti sanno chi è! Non siamo tutti del dip. o architetti.
      anita

    2. Corretto. Io sono stato architetto, ora faccio altro. Ho conosciuto Culotta qualche anno fa, in occasione di una mostra o di un convegno. Non era necessario essere del “dip” o architetti, abbiamo chiacchierato di varie cose. Poi, senza che lui sapesse chi io fossi (cioè, ero uno con cui lui aveva scambiato delle idee), mi ha invitato a cena, assieme ad altre persone. Ci siamo reincontrati, poi, perché le traiettorie della vita fanno questo scherzo, oppure il caso ci si mette di mezzo, attorno a dei progetti concreti. Ho avuto il piacere di confrontarmi con lui, meno di un anno fa, proprio in relazione ad un progetto d’architettura, un concorso pubblico. Era una persona, forse anche un buon architetto, ma soprattutto qualcuno che ascoltava oltre che parlare. Io non sono palermitano, Anita (o chi sei tu), per cui la mia frequentazione era solo amicale e devo dire, con una certa presunzione, di vera amicizia, disinteressata. Poi, è vero, Pasquale aveva ruoli pubblici, universitari, professionali, ma io avevo un’amico di cui ho voluto scrivere. In questo blog mi occupo di architettura, e Pasquale Culotta era uno degli architetti più interessanti con cui ho avuto modo di relazionarmi. Altri, e con maggiore attenzione, parleranno della sua storia personale, dei suoi allievi, delle sue architetture, delle sue relazioni, e lo faranno quasi non credendo di star parlando di una persona scomparsa, penso. Posso solo aggiungere il frammento di un aneddoto. Ho incontrato per strada Pasquale verso la fine di luglio, in Corso Vittorio Emanuele (lui andava verso il suo Dipartimento, io tornavo a casa), e ci siamo scambiati due parole a proposito della presentazione di un libro che avrebbe dovuto fare a Messina. Io avevo incontrato da poco un amministratore messinese che mi aveva dato ampie disponibilità per la cosa, e Pasquale mi disse, da direttore di Dipartimento, “Fai come se fossi io a trattare la cosa”. Una frase di circostanza? Forse, ma io non ho nessun ruolo in università a Palermo, né nel suo Dipartimento, né lavoro nel suo studio. Avevo curato editorialmente il libro, per conto della casa editrice, ma il mio potere contrattuale “universitario” era zero. Eppure, Pasquale mi accordò una fiducia incondizionata. Ecco la persona di cui ho smarrito le tracce: uno che si fidava, uno con il quale era piacevole parlare, uno che dava credito sulla base di un’amicizia. Insomma, ho scritto anche troppo…

    3. Anch’io ho avuto modo di conoscerlo, nonostante non sia architetto, era davvero una brava persona e sono pienamente d’accordo con Domenico “era una persona che amava parlare, ma sapeva soprattutto ascoltare e infonderti positività e fiducia” e credo che dal punto di vista umano oltre che professionale abbia dato tanto agli architetti che ha formato e come te Domenico anche alle persone che ha semplicemente incontrato sulla sua strada!
      Ieri alla notizia della sua prematura dipartita sono rimasta davvero male, ma ho riflettuto sul fatto che è stata una di quelle persone che nella vita ha fatto e dato tanto e lascia a chi l’ha conosciuto un esempio di vita: fai il tuo dovere ma quando lo fai mettici il cuore e l’anima perchè queste due componenti umane parlano di te più delle cose che hai progettato e creato ….Addio Prof. Culotta.

    4. “Percing…tu 6 la mia percing!”
      Così mi chiamava quello straordinario uomo e “maestro” meglio noto come il Professore Architetto Pasquale Culotta. Non era solo un grande professionista ma anche un nonno…determinato e critico,ma allo stesso tempo saggio e benevolo, sempre con il sorriso sulle labbra e con la battutina pronta. Grande personalità, eccezionale architetto e maestro, ha saputo infondere nelle menti dei suoi studenti l’amore per l’architettura, che veniva fuori durante ogni lezione. Ci ha insegnato un modo diverso di accostarci all’Architettura, critico e consapevole, sempre attento all’opera dei grandi maestri che ci hanno preceduto, ad avere il coraggio di osare ma con intelligenza.
      Sono onorata di essere stata fra gli ultimi suoi allievi del suo corso “Laboratorio di Progettazione architettonica IV”, nonchè della sua “scuola di pensiero”, che continuerà a vivere grazie ai suoi assistenti: loro sapranno abilmente tramandare agli altri studenti il tesoro raccolto durante i tanti anni passati al suo fianco…

      Grandi personalità lasciano un segno…Pasquale Culotta ha scavato un solco…

    5. Mi accodo da architetto e contrattista alla facoltà di Architettura di Palermo.
      pasquale Culotta per me é, e dico é, nel senso di quello che rappresenta, in facoltà di Architettura, la persona delm dialogo.
      Uno dei pochi che cercava di superare le barricate disciplinari, uno dei pochi che stava cercando di ricomporre le diverse anime in una idea comune e condivisa, se non in tutto, almeno nelle idee fondamentali.
      Credo che la sua assenza, diventerà una straordinaria presenza di questa idea. Sono ottimista. Capisci cosa perdi quando la perdi. Ecco forse, la sua assenza renderà questa idea più presente, e con l’idea, il ricordo di lui.

    6. Ho sfiorato quest’uomo più volte…ho incontrato il docente, il padre, il collega, il nonno, l’amico…e sempre è stata una straordinaria esperienza. gli devo la passione per il mio mestiere, gli devo la misira delle cose, il coraggio di provarci sempre, l’amore per la modernità e la dignità dell’architettura…mi onoro di averci lavorato…anche se per un istante… mi onoro diaverllo sentito proprio un giorno prima della sua scomparsa…condivido cio che è già stato scritto…mi mancherà….

    7. pasquale culotta avrebbe dovuto essere mio professore di laboratorio, quest’anno.Lo è stato solo per qualche mese. Eppure, è strano quanto si possa sentire la mancanza di un uomo con il quale – in fin dei conti- ci si è solo sfiorati. Era un uomo benevolo, davvero. Uno che agli studenti dava del tu ed un sorriso senza conoscerli nemmeno, uno che se ti incontrava in corridoio ti metteva una mano sulla spalla e, correndo, ti faceva una battuta. Nei miei ricordi il prof. culotta è sempre di corsa da qualche parte. Un aneddoto. Come è rito, anche quest’anno il corso dei laboratori è stato preceduto da una prolusione dei docenti. Pasquale Culotta fungeva da coordinatore, oltre che relatore. Io lo conoscevo già di fama,e di vista, ma era la prima volta che lo vedevo come un mio possibile professore; il che mi incuteva un po’ di soggezione. Questo va detto: il prof.Culotta era una istituzione all’interno della facoltà di architettura; è lui che l’ha voluta e progettata, ne era il professore più importante, uno dei pochi ad avere voce a livello nazionale, era il preside del corso di laurea. Appunto, una istituzione. Alla fine della giornata lo incrociai mentre parlava con i suoi colleghi, dirigendosi verso l’uscita. Incrociò il mio sguardo, ed interrompendo la discussione con gli altri professori, chiese a me, studente che non conosceva, cosa ne pensassi della giornata. Mi diede del tu. “Tu che ne pensi? perchè questa giornata è stata pensata per voi ragazzi” Colto alla sprovvista, farfugliai qualcosa. Scambiammo alcune battute, poi, giunti all’uscita, presso i bagni, mi chiese come mi chiamassi. Aprì il suo solito sorriso, e mettendomi una mano sulla spalla mi disse: “Va bene, marco. Ma adesso perdonami, che devo andare un attimo in bagno”. Mi mancherà, con il suo impermeabile chiaro, la borsa stretta nel pugno, ed il passo sempre di corsa da qualche parte.

    8. personaggio che non passava inosservato pasquale.
      mi capitava di incontrarlo in facoltà…
      inaspettato il suo decollo… anche se non lo conoscevo molto la cosa mi rattrista parecchio…
      ciao pasquale…

    9. e re-esistiamo qua

      incantata dalle tue parole

    10. Catherine Chalier cita il Midrash per spiegare perché l’acqua delle lacrime sia salata, e spiega che “altrimenti
      si diventerebbe ciechi a forza di piangere per i morti. Mentre, a causa del sale, si smette di farlo per non
      diventare ciechi e quindi incapaci di vedere gli uomini e le donne che vivono ora, e di cui possiamo
      cogliere uno sguardo d’attesa che non bisogna deludere. Il sale delle lacrime avrebbe questo valore di
      avvertimento: farebbe male perché si smetta di far male ai viventi di ora, diventando ciechi nei loro
      confronti, con il pretesto che tutto l’amore dovrebbe essere assorbito dai morti di ieri”

    11. Quando ho saputo della notizia ero incredulo, Pasquale Culotta non c’è più!
      Resta in me il ricordo di un maestro, il mio MAESTRO,il professore Culotta!non dimenticherò mai le sue parole, il suo modo di fare,la sua straordinaria umanità! L’unica cosa che mi conforta è il ricordo che rivive attraverso i suoi insegnamenti. Grazie professore Culotta

    12. Conobbi l’Arch. Pasquale Culotta a Gela tanti anni fa, in occasione di un Convegno sulle problematiche urbanistiche di quella città. Rimasi affascinato, oltre che dai contenuti della sua relazione, dalla sua vulcanica ed appassionata oratoria. Lo rincontrai, in seguito, a Piazza Armerina presso il Vescovado, io componente della Consulta Diocesana per i BB.CC.EE., lui redattore della proposta progettuale per l’adeguamento della zona presbiteriale della Cattedrale. Tale incontro si trasformò in una lezione di Architettura. Il dibattito su tale proposta continuò a Roma il 12.10.’99, in occasione del Congresso Internazionale sull’Architettura per la Liturgia, ove la sua relazione fu ampiamente apprezzata. Lì ebbi modo, ancora una volta, di parlare con Lui e trarre dalle sue parole utili insegnamenti umani e professionali. Nell’aprile di quest’anno, a Cefalù, nei pressi del “Cafè del Molo”, casualmente ci rincontrammo. Con grande cordialità ricordammo l’intensa e fruttuosa attività della Consulta Diocesana di Piazza Armerina, per la quale si complimentava ed auspicava nuovi incontri.
      La sua scomparsa costituisce una grave perdita per l’Architettura ed il venir meno di un importante punto di riferimento umano e professionale.

    13. La morte del Prof.Pasquale Culotta giunge troppo improvvisa ed inaspettata per dire della sua opera, la cui ampia produzione merita un particolare approfondimento. Lo ricordo a Venezia alla vernice della Biennale di Architettura, era in gran forma. L’aria che si respirava in questa Biennale lo aveva rivitalizzato tanto. Per l’IN/ARCH Sicilia fece aprire tutte le ville private che aveva realizzato, insieme a B. Leone, per una cinquantina di architetti in una splendida giornata di Architettura, con Santo Giunta. Resta il rimpianto di non averlo convinto ad una maggiore collaborazione, mi sembra una delle mie occasioni perse, ma forse non era tutta colpa sua. Premiato con il Premio IN/ARCH per il Municipio di Cefalù e Socio dell’Istituto per qualche anno con Iolanda Lima. Ciao, grande Pasquale, hai spiazzato tutti, come sempre.
      Franco Porto. Presidente IN/ARCH Sicilia

    14. sono stata sua allieva due anni, prima per un laboratorio di progettazione, poi come tesista. come si può dimenticare una persona del genere…. mi ha insegnato molte cose, non solo della sua disciplina, ma mi ha anche trasmesso alcune sue perle del suo modus vivendi, come trovare il bello in ogni cosa, od osservare il mono sempre come fosse la prima volta. non lo incontrerò più per le scale. niente più sorrisi. addio professore.

    15. Una sera di primavera del ’95 a casa, a Parigi dove allora vivevo, suona il telefono: “Sono Pasquale Culotta, ti ringrazio molto”; io non lo conoscevo di persona, ma lui aveva avuto da Paolo Zermani quel che avevo scritto sul Municipio di Cefalù prima che fosse pubblicato dalla rivista “Materia”.
      L’estate dello stesso anno, per un meraviglioso viaggio in terra di Sicilia, incontrai di persona Pasquale: con lui e Marcello Panzarella visitammo il Municipio, che conoscevo in realtà solo dai suoi disegni e dalle foto di Giovanni Chiaramonte. Da allora, con Pasquale – colto architetto del mediterraneo con una significativa influenza nordamericana – ho avuto la fortuna di condividere alcuni ragionamenti, alcune amicizie, qualche libro, gli auguri di buone feste e molti bei pensieri. L’ultima volta abbiam pranzato assieme il 29 giugno scorso – era venuto a Firenze per il convegno “Identità dell’architettura italiana” – ed era sorridente come sempre, avvolto di quella generosità umana ed intellettuale che è di quei pochi come lui. Ora, Domenico – al quale, per primo, devo la notizia – ha ragione: Pasquale è scomparso; in effetti a fine pranzo ci siam salutati con il consueto abbraccio: aveva deciso di non restare per il proseguo della sessione, dovevano andare rapidamente non so più dove, lui e la sua pervasiva ed infaticata passione per l’architettura.
      Giacomo Pirazzoli
      Università di Firenze
      Presidente Accademia di Belle Arti di Firenze

    16. Il termine maestro dovrebbe avere un nuovo sinonimo…: “PasqualeCulotta”.
      Nel corso degli studi ho incontrato tanti bravi docenti ma nessuno in grado di accendere un così ardente fuoco di passione per l’architettura. No, non è esagerato perchè Pasquale era un vulcano che, con il suo impeto ti travolgeva e scuotendoti in realtà mirava a coinvolgerti con la forza delle proprie convinzioni. Assistere alle revisioni vedendolo e ascoltandolo all’opera con il suo matitone 6B sui progetti degli studenti era impagabile ed indimenticabili sono le sue lezioni “en plain air” durante i sopralluoghi. Lo voglio ricordare seduto in alto, al teatro di Taormina, davanti il vasto paesaggio, circondato da studenti, come un’immagine senza tempo che affiora dal mito.
      Addio Prof. l’eco delle tue parole non ci lasci mai..

    17. anch’io sono una studentessa della facoltà di architettura, ma sono ancora una “cucciola” come dice il prof.sessa e non ho avuto la possibilità ed il tempo di conoscere il prof.culotta.il giorno della sua morte ero in facoltà e non appena seppi la nefasta notizia mi rattristai, pur non conoscendolo…con lui avevano fatto esami i miei genitori e sapevo dell’importanza che avesse nella facoltà.solo oggi però, cercando informazioni su una sua opera mi sono imbattuta nelle vostre splendide parole e così ho la certezza di avere perso la possibilità di avere un grande maestro e per tale motivo la mia tristezza si moltiplica….voi avete avuto la fortuna di conoscerlo….conservate gelosamente il suo ricordo,anche per tutti quelli che come me non hanno avuto il tempo di conoscerlo.

    18. uomo di vasta cultura e di grandissima disponibilità. certamente non si esagera definendolo l’anima della facoltà di architettura. al suo interno egli ha sempre cercato di portare avanti un progetto di sviluppo parallelamente ai giovani, i quali potevano trovare in lui validi aiuti e consigli. anche se ormai sono un laureato spero che i docenti possano seguire il suo esempio per far si che il suo ricordo rimanga sempre vivo nei nostri cuori.

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