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venerdì 29 mar
  • Hai presente una mano

    “Hai presente una mano. Prova a riprenderla in primissimo piano. Non ne distinguerai neppure la fibra più piccola. Ti sembrerà, né più né meno, una tessitura compatta di massa di colore chiaro”. Questa frase me l’ha detta un regista, con cui sto lavorando qui a Roma. Lui tentava di spiegarmi alcune dinamiche delle inquadrature. Il suo era un discorso molto tecnico, utile per il mio lavoro da analista dei testi. In realtà quelle sue poche parole mi hanno fatto pensare all’attesa, ai ritorni, al loro valore disarmante e alla loro capacità di riuscire a caricare di senso una parte delle nostre giornate. In questi giorni di dicembre, fatti di corse per non perdere alcuna scadenza, mi ritrovo preda di un entusiasmo, che appartiene alla mia infanzia. Sto aspettando il Natale. Era da anni che non succedeva. Attendo con ansia leggera, ma costante, che arrivi il giorno in cui tornerò nella mia terra. Mi manca la mia Isola e la sua capacità di attendere. Credo che la Sicilia abbia il dono, quando vi fai ritorno, di apparire, né più né meno, il luogo perfetto, dove le tante contraddizioni si polverizzano, per trasformarsi in un fiume in piena di scoperte. Un’Isola è un rifugio, un non luogo, dove in realtà si ritrovano tutti i posti possibili. È terra dove non ci si può perdere, perché, in un certo senso ci si è già smarriti decidendo di arrivarvi. Qui a Roma tutto è sommerso da una luce, che a volte fa male agli occhi. È come incontrare una donna dal fascino disarmante, che riesce a reinventarsi ogni giorno, per non deludere l’avidità di chi vuole curiosare nella sua vita. Questa città è bella, ma mai superficialmente e ha il potere rarissimo di farti sentire ospite gradito, che potrà fare “come se fosse a casa sua”, che potrà rimanere per tutto il tempo che vorrà. È piena di luoghi “alti”, dove poter rubare la sua bellezza, scrutandola discretamente. “La città eterna”: è un luogo comune “fottutissimo, ma quanto mai vero. Roma è infinita nella misura in cui in essa convivono le anime, a volte contrastanti, di tantissime altre città. A volte, passeggiando di sera nel rione in cui vivo, ho come la percezione di trovarmi a Parigi. Rivedo le stradine strette e fumiganti del quartiere di Saint Julien. Ci sono istanti in cui ho l’impressione di sentire la gente parlare in francese, uscendo da un bistrot. Altre volte rivedo i tetti bolognesi, con le loro tinte cariche di terra e di colori caldi. Le rarissime mattine, in cui la città si sveglia ricoperta da una nebbiolina, che pare zucchero filato, e la luce del sole penetra, ma fino a un certo punto, i contorni delle cose, pare di essere nei vicoli veneziani. Le fontane romane sembrano allargarsi e diventare minuscoli canali. Il luogo più bello, quello del rifugio, è la piazzetta delle “Quattro fontane”. È li che Roma mi regala quella sicilianità, che qui tanto mi manca. È uno slargo piccolissimo, ai cui angoli ci sono quattro fonti, su cui si affacciano quattro sculture candide, che rappresentano quattro divinità romane. È un incanto, che si trova in un crocevia strategico: il collegamento di via Sistina con Piazza di Spagna. Quando riesco ad alzarmi un po’ prima del necessario, decido di fare a piedi la strada che mi porterà al lavoro. Penetrare una città sconfinata, quando è ancora troppo presto per sentirne i rumori, ti fa provare un’esaltante senso di accoglienza. Mi immergo nei vicoli con passo veloce e provo una meraviglia sempre nuova in quel luogo che ai miei occhi diventa tale e quale a Palermo. Mi rivedo ai “Quattro canti”, a scansare la zingara al semaforo che mi chiede gli spiccioli, o a fare attenzione alle corse dei calessi, che portano in giro i turisti, sento quasi l’odore degli “sfincioni”, che esce dalle panetterie. Rimetto le vesti alle dee desnude e ricompongo nella mia mente le immagini delle quattro sante siciliane: Ninfa, Agata, Lucia, Rosalia. Immagino che, alla fine della strada, non ci sia Piazza di Spagna, ma via Ruggiero e poi piazza Politeama. Sento quella disarmante sensazione di familiarità, che ha il profumo distinto dei pochissimi luoghi che sono i nostri luoghi. Un giorno, che la mia coinquilina spagnola mi ha chiesto di mostrarle qualche immagine della Sicilia, ho voluto portarla fin alle Quattro fontane e l’ho travolta con le descrizioni della mia Isola. La Sicilia ha il fascino travolgente di una ragazzina docile, ma spregiudicata allo stesso tempo. Ha il potere famelico di farti tornare sui tuoi passi, convincendoti che nessun luogo sarà il migliore per te, se non l’Isola dove, anche in seguito alle più lunghe migrazioni, avrai bisogno di fare ritorno. Sono già tre anni che ho lasciato la mia terra e ogni volta è come pensare all’inquadratura della mano. Quando sono lontana, per un tempo più lungo di quello dovuto, riesco a penetrare tutti i particolari della mia terra, del mio luogo perfetto, e le “infinite cose deliziose”, che, da vicino, non sempre si riescono a vedere.
    Il mio capo un giorno mi ha fatto una bella domanda: “Ma perché voi siciliani, quando siete lontani dalla vostra terra, cercate sempre altra Sicilia”?
    “Perché veniamo da un’Isola”. Gli ho risposto.
    Adesso il mio desiderio è che il 23 dicembre la costa palermitana si svegli sotto quel sole, di cui si possono insuperbire solo i nostri cieli…il resto sarà un di più…

    Ospiti
  • 6 commenti a “Hai presente una mano”

    1. Talè, cu ccè!

      Ciao Beddazza!

    2. Felice di leggerti anche qui carissima Maristella….

    3. Ora ho letto con immenso piacere il tuo pezzo.
      Io per lavoro son stato lontano negli anni passati lontano dalla nostra Sicilia.
      Solo allora capì quanto per me è importante calpestare ogni giorno la terra sicula e quanto il mio corpo e la mia mente possono vivere soltanto in Sicilia.
      Da allora ho avuto la fortuna di poter rimanere definitivamente qui, in questa terra splendida piena di sorrisi e pianti.
      Amo la Sicilia! che ci posso fare?

    4. Bel pezzo Maristella,
      Anche io penso ala mia terra con insistenza quasi morbosa.Peró ogni qualvolta che ci torno,mi carico si,,mi rinfresco le narici dei profumi,desidero rivivere sempre alcune abitudini che avevo prima di andarmene ( 26 anni fa),ma peró vivendo lontano da essa,mi accorgo che qualcosa manca a questa bella Sicilia.Forse perché cerco di paragonare mentalitá e abitudini dove tuttora vivo con le nostre abitudini sicule.Forse e sbagliato,forse no,fare questi confronti,ma sento e vedo che qualcosa si potrebbe migliorare per rendere la nostra terra “genuina e pulita” i modo che la maggior parte dei sogni si potrbbero avverare.Invidio la tua capacitá di vedere solo il positivo della nostra terra,io non ci riesco,forse perché il mio desiderio é e rimane sempre lo stesso….cancellare il passato…(mafia? ) e migliorare il futuro.

    5. Hai descritto le mie sensazioni da siciliano che, come te, da tre anni vive a Roma.
      Non vedo l’ora di arrivare sul traghetto davanti alla statua di “Vos et ipsam civitatem benedicimus” giorno 23 mattina, e vedere quel sole che proprio nel giorno del ritorno non mi abbandona mai, ed è sempre diverso da quello che ho lasciato qualche minuto addietro.
      Mancano tre ore di viaggio ancora, ma io mi sento già a casa.
      Ciao Maristella, ci si “vede” qui in giro 🙂

    6. Cara Maristella….stamattina ci siamo riviste dopo tanto tempo a San leone (per l’intervista dei mattofunk)mi ha fatto tanto piacere rivederti e sapere che stai riuscendo pian piano a realizzare i tuoi sogni…..così una volta tornata in paese ho cercato di trovare un tuo blog per confermare l’opinione che ho su di te…..l’operazione è riuscita in toto….scrivi molto bene e col pezzo sulla nostra terra mi hai fatto rivivere tutte le sensazioni che ho a mia volta provato nel momento in cui ho deciso di riempire la mia vita trascorrendo un anno nella città più bella e più eclettica del mondo!
      Spero di rivederti presto e di sentire da te parole del tipo “ci sono riuscita”…..un bacione grande Raffaella!

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