
Chiudo con tre righe i miei resoconti relativi alla Biennale di Venezia svoltasi a Palermo nelle sedi di Palazzo Belmonte-Riso, del Palazzo Forcella-De Seta, delle Officine Sant’Erasmo, della Galleria d’architettura EXPA. Ogni volta che sono passato da EXPA, che frequento per via di un certo work in progress, ho sempre notato la presenza di ospiti a visitare l’allestimento del concorso Città-Porto. Questo significa, seppure l’analisi sia relativa, che la Biennale ha aperto Palermo ad un pubblico differente. Io non so cosa rimarrà in città dell’evento, né come i palermitani utilizzeranno, nelle varie sedi e secondo le differenti competenze, i contenuti espressi in questa manifestazione, fatto sta che Palermo, per quanto la cosa appaia impercepibile, è stata ospitata dovunque anche grazie a questo accadimento. Una volta Italo Calvino ha scritto di strade che camminavano e che bastava porvisi sopra per arrivare nel posto in cui si desiderava arrivare: una metafora del viaggio, in cui le strade “portano” dovunque. Altra cosa è spostare una città o, di contro, portare in città chi per molto tempo non è riuscito, o non ha potuto, vedere Palermo. Continua »
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